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Quando il mito incontra il mito: De Niro diventerà Enzo Ferrari da tuttosport

Post n°12288 pubblicato il 12 Aprile 2015 da Ladridicinema
 

Il premio Oscar interpreterà il "Drake" in una pellicola di prossima realizzazione. La regia sarà affidata presumibilmente a Clint Eastwood

Quando il mito incontra il mito: De Niro diventerà Enzo Ferrari© Ansa
TORINO - Voi ce lo vedete Robert De Niro nelle vesti di Enzo Ferrari? La domanda non è casuale: se tutto andrà bene, il grande attore di Hollywood interpreterà il “Drake” in un film che potrebbe essere girato nel nostro Paese. Un “biopic”, come si dice. Ossia una vera e propria biografia, che racconterà le gesta di Ferrari dal Dopoguerra sino agli Anni Ottanta. Il periodo, cioè, in cui Enzo Ferrari è diventato Enzo Ferrari. Lo ha rivelato qualche giorno fa lo stesso De Niro, rilasciando un'intervista al quotidiano Il Messaggero. “Per me sarebbe un'onore raccontare la vita di un uomo fuori del comune, che rivoluzionò il mondo dei motori. Mi piacerebbe interpretare un grande imprenditore che fondò la casa automobilistica più famosa del mondo intero”. Il regista potrebbe essere nientemeno che Clint Eastwood.

Su Enzo Ferrari esiste una pubblicistica sconfinata: biografie, romanzi, racconti, interviste. Ma la trasposizione sullo schermo – piccolo o grande che sia – è più scarna lascia spazio a nuove imprese. Sinora, in Italia almeno, s'è vista una miniserie con Sergio Castellitto, peraltro assai pregevole e divertente. Comprensibile: raccontare Enzo Ferrari, che è un mito nel senso letterale del termine, non è facile. C'è il rischio di banalizzarlo, di non renderne appieno lo slancio innovatore, l'attitudine al rischio imprenditoriale, i rapporti di amore e odio con i suoi piloti, considerando che tutti i grandi hanno voluto guidare per lui. E oggi vogliono guidare per la Casa che lui ha fondato.

In generale non si sono visti tantissimi film che raccontano storie di automobilismo. E' comprensibile, in un certo senso. C'è così tanta adrenalina, così tanta passione, così tanta emozione in una gara di auto, che l'argomento basta a se stesso: perché andare al cinema a guardare una “storia” di auto da corsa se si possono vedere direttamente le auto da corsa? L'esempio di questa difficoltà traspare dal film “Rush” di Ron Howard sulla rivalità tra Hunt e Lauda. Un bel lavoro, divertente, costruito con grande rispetto per l'ambientazione storica. Lauda l'ha promosso a pieno voti, Hunt non ha potuto farlo (è scomparso nel '93). Ma chiunque abbia vissuto quegli anni e conosca i fatti, si rende conto che è una storia. Bella, divertente, però sempre una storia. Più vicino alla realtà un film di molti anni prima, sulla 24 Ore di Le Mans del '71. Un clamoroso flop al botteghino, ma un cult per gli appassionati: le riprese erano girate su un'auto regolarmente iscritta (una Porsche 917). La star era Steve McQueen, un gentleman-driver come si usava in quegli anni. Prima c'era stato un film di John Frankenheimer (Gran Prix, del '66), pregevole.

Più vibranti – per così dire – due documentari. Uno racconta Fangio e le sue imprese (Fangio – Una vita a 300 all'ora) ed è un lavoro degli Anni Ottanta, con Fangio stesso sulle schermo. L'altro, più recente (è del 2014), si chiama “One” ed è un racconto oggettivo (e terribilmente crudo) di un periodo grandioso (e drammatico) della Formula 1, la fine dei Sessanta e una parte dei Settanta. Immagini autentiche, interviste di allora e interviste odierne ai personaggi di allora: straordinario. Da ricordare – senza pretesa esaustiva, ovviamente - anche “Adrenalina Blu”, il film francese (2003) che ricorda le gesta di un eroe immaginario (Michel Vaillant) che gli appassionati di auto amano quasi quanto un vero pilota.

Da ricordare, in questa veloce carrellata, la storia di Paul Newman: girò un film si Indianapolis e si appassionò così tanto da diventare lui pure un gentleman driver, correndo in svariati campionati americani ed europei, disputando la 24 Ore di Le Mans e la 24 Ore di Daytona, fondando una squadra Indy che farà correre (e vincere) nomi del calibro di Mario Andretti e Nigel Mansell. Bella e divertente la citazione di se stesso nell'Ultima Follia di Mel Brooks (1976) mentre improvvisa con una gara su una sedia a rotelle...

 
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