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Il libro della vita

Post n°13213 pubblicato il 27 Maggio 2016 da Ladridicinema
 


Un gruppetto di ragazzini si annoia alla sola idea di mettere piede in un museo. Li prende in carico, però, una guida speciale, che ha in serbo qualcosa per loro. Con voce suadente, la donna li conduce dentro la storia dei festeggiamenti messicani legati al giorno dei morti, in un viaggio attraverso tre regni sovrapposti. Protagonista della storia nella storia è Manolo Sanchez, ultimo erede di una famiglia di toreri che desidera però fare il musicista ed è innamorato dall'infanzia della bella Maria, figlia del generale Posada di San Angel. Anche il prode Joaquin è innamorato di Maria, e la loro amichevole rivalità diventa oggetto niente meno che di una scommessa tra la Morte e il suo oscuro consorte, Xibalba. 
Se per La Sposa Cadavere Tim Burton si era ispirato ad un racconto del folklore ebreo-russo, per Il Libro della vita l'idea è radicata nel culto precolombiano degli antenati defunti da compiacere, nella credenza che l'alternanza tra vita e morte funga da garanzia dell'ordine cosmico e dunque nella facilità di immaginazione di un canale di comunicazione costantemente aperto tra le due sponde. Perpetuare il ricordo dei morti, e la loro protezione, dal Messico precristiano ad oggi, non significa affatto piangerli, ma al contrario festeggiarli con danze e banchetti, costumi carnevaleschi e candele che illuminano il cammino. Una festa per gli occhi è dunque, con ogni evidenza, anche la promessa estetica del film di Gutierrez, prodotto, tra gli altri, da Guillermo Del Toro. Promessa mantenuta, con l'offerta inesauribile di un immaginario caleidoscopico e barocco, di maschere e colori. 
Sul fronte narrativo, dove vige un altrettanto tacita promessa di fuga rocambolesca nella matrioska di sfondi e avventure, il film corre pericolosamente sull'orlo del precipizio, rischiando ad ogni occasione di sgonfiarsi sul più bello, ma riuscendo miracolosamente a rialzarsi ogni volta, con l'aiuto di non poche suggestioni prese in prestito da precedenti animazioni, ma pur sempre usate a proposito. Soccorrono la storia anche una buona dose di richiami letterari e cinematografici: dal citato Tim Burton all'Iliade, con Maria al posto di Elena e lo zampino di Xibalba in luogo di Afrodite, e poi Romeo e Giulietta, Dragontrainer (Manolo non vuole uccidere i tori, come Ichab non voleva cacciare i draghi, e per questo perdono entrambi la stima del padre), InkheartLe 5 leggende (il fabbricante di candele sembra uscito direttamente dal film DreamWorks). Un pastiche cui si aggiunge una colonna sonora sullo stesso stile, che va dall'Ave Maria al tradizionale Cielito Lindo, dal pop dei Radiohead alle canzoni originali di Gustavo Santaolalla. Troppo? Forse. Ma, in fondo, è un giorno di "ricreazione".

 
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