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Il conte Max

Post n°2114 pubblicato il 24 Gennaio 2009 da Ladridicinema
 

La scorsa settimana ho visto questo film del 1991, sotto la regia di Cristian DeSica. Inizierei dicendo e ci risiamo, ovvero dopo il Signor Max di Camerini nel 1937 con Vittorio De Sica e Assia Noris; e nel 1957 Il conte Max di Bianchi con DeSica e Alberto Sordi; adesso ecco un nuovo episodio, o meglio il secondo remake.
Dell'originale c'è rimasto poco. Quello che mezzo secolo fa era un giornalaio di via Veneto è oggi un meccanico con bottega a Campo de' Fiori, specializzato nel truccare i motorini degli scippatori. L'incontro con la donna della sua vita, non più una istitutrice o una segretaria, avviene nel vicolo di Roma in cui Isabella,  viene aggredita. Partita da qui, l'azione non si trasferisce a Sanremo o a Cortina ma in Francia e in Africa. E molto altro è diverso. Basti sapere che Alfredo, un bullo insofferente del suo umile mestiere, si fa dare lezioni di etichetta da un vecchio nobile spiantato al quale rende servizio come figlio del suo ex autista, e insegue a Parigi l'incantevole donna, una fotomodella, di cui si è innamorato. Fingendosi il Conte Max, Alfredo frequenta il bel mondo, ma non gli basta conquistare Isabella con un mazzo di rose, vuole portar via il patrimonio a Dellafont, un mercante d'armi che, al tavolo verde, ridusse sul lastrico il vero Conte Max. Nella speranza di raggiungerlo Alfredo cede alle eccentriche voglie della moglie di Dellafont, che vive divisa dal marito, ma è a Marrakech che si gioca la partita decisiva..
Pieno di volgarità dei nostri giorni, come scrisse la critica, DeSica comunque ci da un film divertente, non paragonabile agli altri due. Soprattutto a livello di recitazione avviene il top, con da una parte il suo muoversi disinvolto nel suo franco-romanesco, dall'altra quando rende affettuosamente omaggio a papà gran giocatore. Senza dimenticare l'ironia, ma peccato che la morale del film non c'è più. Ovvero la morale in cui si sconsigliava di nutrire ambizioni sbagliate, ma comunque la satira sociale resta. Ornella Muti, è un pò a disagio nel suo personaggio e non convince molto, o forse è sprecata nel ruolo.
Voto finale: 6

Il conte Max

Fotografia: Sergio Salvati
Montaggio: Renato Crociani
Produzione: JACOPO CAPANNA E GIUSEPPE PERUGIA PER PRODUTTORI ASSOCIATI, SILVIA VERDONE PER VITTORIA CINEMATOGRAFICA, RETEITALIA IN COLLABORAZIONE CON CLEA PRODUCTION E PRESIDENT FILM (PARIGI)
Distribuzione: ARTISTI ASSOCIATI INTERNATIONAL - PENTAVIDEO, MEDUSA VIDEO (PEPITE) - LASERDISC: PHILIPS VIDEO CLASSICS
Paese: Italia 1991
Genere: Comico
Durata: 88 Min
Formato: Colore SCOPE A COLORI
 Questo film non è attualmente programmato al cinema.
Trama del film Il conte Max:
Alfredo, un giovane romano, ripara le motociclette vicino a Campo dei Fiori ed è diventato amico del Conte Max, un anziano e spiantato gentiluomo ed ex-gaudente, il quale gli insegna i bei modi e a parlare francese, alternando le lezioni a partite di poker. Una sera una bella donna viene scippata vicino casa di Alfredo: è Isabella Matignon, fotomodella e mantenuta di un attempato Giorgio, che la vorrebbe sposare. Alfredo la soccorre e il mattino successivo le porta a casa dei fiori, ma lei è partita per Parigi. Riconosciutala sul manifesto di un noto couturier e consigliato dal conte, il giovanotto parte per la Ville Lumière rivestito a puntino e con lo smoking in valigia. All'Hotel Crillon, dove pero' Isabella è conosciuta solo come Taccona e dove Giorgio paga le spese, Alfredo le riporta un anello ed un portacipria che ha recuperati a Roma, le offre cento rose, e così Isabella, sorpresa e toccata, lo invita ad accompagnarla ad un fastoso ballo, dove lo presenta come il conte Max. Baciato dalla dea fortuna, Alfredo vince uno splendido collier con un biglietto della lotteria da lui raccolto. Quindi riesce a farsi invitare da Pierre Dellafont, miliardario mercante d'armi, grazie alla presentazione della di lui moglie Marika, per una partita a poker che regolarmente vince. Alfredo infatti sa che Dellafont è colui che ha spogliato al gioco di tutto, incluso un quadro di Renoir, cui teneva in modo particolare, l'anziano conte Max. D'accordo con Isabella che ora vive con lui e dopo aver deciso di stare in società dato il valore enorme del collier, Alfredo accetta di partire per Marrakech, dove Dellafont abita da nababbo con la madre. Il mercante vuole una clamorosa rivincita, ma soprattutto - essendo un omosessuale - vuole sposare il romano. Mentre la madre di Dellafont insiste con Isabella perché se ne torni a casa - il che sarebbe proprio quello che la ragazza desidera, data l'anomala situazione - Alfredo si avvia al sacrificio ma, al momento del si' fatale e del bacio nuziale, egli fugge nel suoi veli da odalisca, piomba all'aeroporto e qui ritrova Isabella. La quale è in partenza con un pacco sottobraccio: è il Renoir che Madame Dellafont le ha donato per ricompensarla e che naturalmente i due avventurosi consegneranno al Conte Max.

Note:
- GLI ABITI DI ORNELLA MUTI E QUELLI DELLA SFILATA DI MODA SONO DI EGON VON FURSTENBERG.- LE COREOGRAFIE DEL NUMERO DELLE 'BLUEBELL GIRLS' AL LIDO DI PARIGI SONO DI PERRE LAMBERT, I COSTUMI DI FOLCO E LE SCENOGRAFIE DI BOB RUNG.

Andrea
 
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