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Dopo tutta la tempesta mediatica che si è scatenata contro Fantastic 4 – I Fantastici Quattro (oceano di recensioni negative e polemiche del regista con ammissione indiretta del pessimo esito del film) è difficile non rimanere un po’ sollevati dalla visione, ovviamente il risultato non può essere terribile come il pregiudizio che è montato. A differenza di veri disastri come Daredevil, Ghost Rider o Catwoman il film di Trank non è così ingenuo, non è realizzato così male, nè è così sgrammaticato, è ben recitato (soprattutto Miles Teller) e la sua idea di fotografia, scenografie e costumi è molto buona. Il problema principale è palesemente che troppe persone ci hanno messo le mani sopra, l’ultimo dei quali non particolarmente bravo, e che all’origine la sceneggiatura non era sofisticata come quelle cui ormai siamo abituati. Ci sono scene come la prima apparizione di Victor Von Doom nei panni di Destino che non solo hanno poco senso logico (in un’inquadratura non c’è, in quella dopo c’è), ma con il pessimo montaggio spezzano anche qualsiasi drammaturgia, rovinando quelli che possono essere momenti determinanti. Spesso anche le scene d’azione sono massacrate da tagli che è difficile pensare appartengano al regista di Chronicle, sono frettolosi e paiono mirati più a riparare a qualcosa che a raccontare una scena nel modo migliore. Cosa ancora peggiore alla fine questi frangenti non hanno personalità, non raccontano 4 eroi insieme, ma 4 persone che fanno quel che si vede sempre fare agli eroi da fumetti, con poco entusiasmo (ricordate il piacere visivo di veder interagire i Vendicatori o la tensione dell’azione in Batman?). L’impressione generale è che tutto sia molto frettoloso e che anche la storia proceda troppo velocemente, senza nessun momento che definisca tono e impostazione di quest’universo, senza costruire nessuna tensione drammaturgica. La cosa più importante però è il fatto che, a monte, la visione di Trank non pare comunque delle migliori. Il regista, coadiuvato alla scrittura non proprio da due talenti, è lontanissimo dal lavoro fatto da Max Landis per Chronicle e come può si rifugia in quello che pare sempre il suo riferimento principale: Akira (l’uscita dall’ospedale di Destino è identica a quella di Tetsuo). Dall’impostazione generale della trama e dai dialoghi si capisce che il suo mondo voleva posizionarsi a metà tra il divertimento Marvel e l’impegno DC, solo che dal primo universo prende la bambineria e dal secondo l’eccessiva seriosità, ovvero i loro difetti. Fantastic 4 si prende molto sul serio, vuole essere realista per quanto possibile e così facendo manca totalmente l’estasi fumettosa Marvel. Non solo quindi non ha un’ironia coinvolgente ma non ha nemmeno la profondità di affrontare temi e idee che realmente mettano alla prova senza contare che i massacri di montaggio levano alla trama qualsiasi coerenza (spesso ci si trova a chiedersi come mai i personaggi agiscano in una maniera invece che in quella che pare più logica visti poteri e rapporti di forza). Eppure alla fine ciò di cui si sente più la mancanza è il piacere estatico del “potere”, un’idea su cui la Marvel ha innestato tutti i suoi film, l’esagerazione, la liberazione e la pura goduria del volare/bruciare/allungarsi/resistere a tutto. Anche considerando solo le idee che animano i personaggi e che dovrebbero dare un senso superiore alla loro avventura si macera in concetti sconfortanti. Un esempio facile è come una buona parte dello scontro finale ruoti intorno all’idea del “singolarmente siamo deboli, insieme siamo forti”, linea trainante stantia che un film molto più smaliziato come Avengers ha totalmente scartato, partendo già dall’assunto che è bello veder lavorare insieme i protagonisti senza nemmeno dirlo, più immagine che parola. Un altro è il piano senza senso del dr. Destino, la sua caratterizzazione snaturante (più potere che cervello, quando in realtà il suo fascino sta proprio nell’essere l’opposto) e le vaghissime motivazioni che lo spingono. Iron Man ha un’arroganza che gli impedisce di tenere segreta la propria identità, Hulk una paura congenita di quel che può essere unita alla consapevolezza di essere importante (si veda la scena “Io sono sempre arrabbiato”), Bruce Wayne una missione umanitaria che lo consuma, sono i guizzi che danno anima a quei personaggi. In Fantastic 4, anche al netto del massacro di montaggio, manca proprio questo e l’impressione è che sarebbe mancato comunque.
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Inviato da: Mr.Loto
il 28/03/2022 alle 11:57
Inviato da: Mr.Loto
il 15/10/2020 alle 16:34
Inviato da: RavvedutiIn2
il 13/11/2019 alle 16:33
Inviato da: surfinia60
il 11/07/2019 alle 16:27
Inviato da: Enrico Giammarco
il 02/04/2019 alle 14:45