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A spasso nel bosco da blogsport

Post n°13585 pubblicato il 25 Gennaio 2017 da Ladridicinema
 

Regia: Ken Kwapis



Trama iniziale

Uno scrittore si avvia suo malgrado verso il tramonto della sua esistenza. Nato in Iowa, la grande fortuna della sua vita è stata l'aver potuto viaggiare in lungo e in largo il mondo, diventando pure famoso grazie ai racconti dei suoi itinerari.

La vecchiaia però avanza e, affranto dopo un funerale, si concede una passeggiata nel verde che circonda la sua abitazione. Scopre così con suo grande stupore che proprio lì vicino passa il sentiero che percorre tutta la catena degli Appalachi. Decide cosi, in barba a tutto il resto della famiglia, di rimettersi in gioco e di percorrerla interamente.

La moglie, preoccupata, accetta alla condizione che trovi un compagno di viaggio. L'unico che a quell'età si fa avanti è un tale che non ha invitato neanche lui direttamente e che non vedeva da mezzo secolo, per più di una buona ragione..


Recensione no-spoiler

La storia è stata tratta dal racconto umoristico dello stesso Bill Bryson (il protagonista interpretato da Robert Redford), in cui narra il viaggio assieme all'amico Stephen. Voglio dire, se si capisce che non è interessante per ovvi limiti, ma perché diavolo qualcuno pensa che sia materiale fertile per un buon film? Sinceramente, e una buona parte della colpa va anche al trailer, A Spasso Nel Bosco mi ha deluso sotto molti punti di vista.

Uno si aspetterebbe di vedere panorami mozzafiato, ambienti naturali e magari di imparare qualche trucchetto noto solo ai più esperti: nulla di tutto questo! I nostri avventurieri sembrano quasi alle prime armi, nonostante una decantata esperienza decennale; per non parlare delle scenografie: quasi la metà del film si trovano in un ambiente urbano o comunque al chiuso fino al punto che, nella scena finale in cui precipitano in uno spiazzo senza la possibilità di una via di uscita pure un cieco vedrebbe che è stata girata in uno studio chiuso con una parete di roccia fintissima. Insomma, un film che attira la tua attenzione per la presunta storia nel verde, quando poi scopri che ha poco a che fare con ciò, come dovrebbe lasciarti?

Robert Redford


Direte voi: 'eh, guarda che l'oggetto del film è il viaggio interiore dei due personaggi!'. Beh, spiace dirlo ma fa acqua anche lì. I protagonisti li ho trovati scritti male, tuttavia l'aspetto che più mi ha lasciato amareggiato è stato lo scoprire le recitazioni penose che ci hanno regalato Redford e Nolte, attori di cui nutrivo la massima stima. Il primo vabbè è ormai tintissimo e con la dentiera, però in alcune scene sembrava davvero alla lezione 0 di recitazione da tanto aveva un'espressione inutile. Il secondo invece, nella solita parte dell'alcolizzato che gli è valsa un mio applauso per Warrior, anche lui non è che mi abbia convinto fino in fondo, forse qui ha invece nociuto un doppiatore scarsino. Siccome il valore di questi due mostri sacri è fuori di discussione, a chi devo dare la colpa di un così scarso risultato? Al regista? Allo sceneggiatore? Alla storia originale priva di stimoli? Non saprei con certezza.

Un altro aspetto terribile l'ho constatato infatti nella pochezza della trama: nonostante vengano introdotti lungo il percorso personaggi interessanti che avrebbero meritato un maggiore approfondimento, questi improvvisamente spariscono senza lasciare alcuna traccia. Insomma, se siete alla ricerca di un film che tratti del tema della vecchiaia, vi suggerisco molto più caldamente Quartet, il debutto alla regia di Dustin Hoffman, che in confronto a questo sembra una pellicola ispirata da una divinità.


Consigliato solamente agli amanti dell'escursionismo all'americana, ovvero tanta inesperienza, facilità di percorso e tante tante arie inutili; sconsigliato a chi, come noi italiani, abbiamo la fortuna di sapere che cos'è la vera montagna e il vero escursionismo, anche in terza età.

 
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