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Dark places

Post n°14049 pubblicato il 17 Ottobre 2017 da Ladridicinema
 


La famiglia Day è stata massacrata ormai molti anni fa. Per quel crimine la sorella più piccola è stata il testimone fondamentale utile a condannare il fratello maggiore. Dopo diversi decenni la non più piccola Libby è una donna mai realizzata, che per molto tempo ha vissuto con i soldi che elemosinava al paese, chiedendo pubblicamente donazioni in quanto "orfana", e che ormai stanno finendo. Un gruppo di appassionati di casi di cronaca irrisolti la contatta e si offre di corrisponderle un compenso per sottoporsi ad alcune domande. La cattiveria con cui si ritrova accusata da loro di aver incastrato il fratello smuove qualcosa nel suo animo cinico e lentamente la porta a voler approfondire cosa accade, sempre più consapevole di aver accusato qualcuno senza realmente essersi resa conto degli eventi.
Dark Places in nessun momento cerca di mascherare la sua provenienza letteraria (il libro "Nei luoghi oscuri" di Gillian Flyn, stessa autrice di "L'amore bugiardo" da cui è stato tratto Gone Girl). Il film si dipana con il medesimo passo di un romanzo, raccontando in parallelo la storia che si svolge nel presente e quella che si svolge nel passato, lasciando così che ci siano due centri emotivi, quello dell'intreccio di ieri e quello dell'intreccio di oggi. È sempre chiaro che dal primo deriva il secondo ma anche che quell'evento sanguinoso che ha cambiato tutto è solo un pretesto, utile ad indagare i movimenti di questi personaggi e soprattutto a stupire. La soluzione, le motivazioni e la maniera in cui si arriverà a scoprire cosa sia successo giocano infatti in un terreno che sta tra Cormac McCarthy e l'ingiustizia dei fratelli Coen. Eppure Gilles Paquet-Brenner sceglie di non somigliare a nessuno.
Al regista francese, nel momento di mettere in film e quindi comprimere questa trama, non è interessato l'elemento prettamente narrativo, sbrigato con diligenza ma senza particolare impegno. La storia è chiara e ben esposta, perché lo spazio che Paquet-Brenner ha ritagliato per sè è quello realmente filmico, quello delle immagini. Se Dark Places fosse solo composto dal racconto degli eventi saremmo di fronte ad un adattamento di pregevole fattura e ad un buon thriller, per fortuna Paquet-Brenner cerca di andare oltre e mentre il passato sbriga le incombenze più pressanti (raccontare i perché e i per come), il presente annega il volto della vera protagonista in un mare di disperazione.
Non sarà mai l'esito della ricerca della protagonista il vero apice emotivo della storia. Quello lo scopriamo nei flashback e ci viene mostrato e raccontato con dovizia di dettagli. L'apice semmai sta nella maniera in cui dentro Charlize Theron, sempre in jeans e cappello da baseball, si fa strada la consapevolezza di aver intrapreso un percorso di purificazione che fa rima con abisso. Più scende in basso nella scoperta di tutto ciò che aveva nascosto a se stessa più non può smettere. È la forza di volontà di una persona nel proseguire in un martirio di scoperte il centro reale attorno a cui ruota il film.
Non è certo la prima volta che assistiamo ad una presa di coscienza da parte di personaggi che indagano il proprio torbido passato. Eppure, la maniera in cui Dark Places si muove in ambienti malsani e nella morbosità generale (elemento dato per acquisito che mai viene messo in dubbio eppure è sempre presente) coglie lo stesso la forza del cinema. Il racconto per immagini di come Libby Day un giorno decise che sarebbe uscita dalla sua disperazione scoprendo le verità sulla tragedia che colpì la sua famiglia, è un'odissea di posti infernali, un road movie quasi videoludico in cui ogni schema ha una caratterizzazione e un mostro non da combattere ma da accettare. Di passaggio in passaggio, di incontro in incontro Libby si avvicina alla verità ma non ci interessa (tanto ci sono i flashback a mostrarcela), quello che ci interessa sempre di più è come quel volto arrabiato che Charlize Theron sfoggia dalla prima inquadratura sia costretto a resistere alla sua apocalisse personale e Dark Places, quest'inferno ha realmente capito come dipingerlo.

 
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