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Messaggi del 27/09/2016

 

La Commedia Umana, la vita e il cinema di Mario Monicelli

Post n°13389 pubblicato il 27 Settembre 2016 da Ladridicinema
 

Monicelli 1Al Circolo dei Lettori – Fondazione Adolfo Pini di Milano, giovedì 29 settembre – alle 18.30 – ci sarà laSerata Monicelli, il racconto del cinema e della vita di Mario Monicelli tra aneddoti, storie, interviste e proiezioni. Una serata speciale, in occasione della recente uscita del libro La Commedia Umana (Il Saggiatore) di Sebastiano Mondadori, che vedrà quest’ultimo dialogare insieme al regista Giovanni Veronesi in un appassionante racconto sul genio di uno dei fondatori della commedia all’italiana, genere in cui l’ironia, il sarcasmo, la ferocia provocatoria della parola cinematografica sono più potenti di ogni ideologia. In una lunga conversazione con Sebastiano Mondadori, Monicelli ricostruisce passo dopo passo i suoi quasi sessanta film. Una storia personale che si intreccia a quella del nostro Paese, di cui è stato censore o testimone partecipe, mettendo in scena fatti e misfatti, vizi e piccolezze di italiani mediocri. Senza aver paura di abbandonarsi ai ricordi, il racconto passa attraverso storie e aneddoti che hanno come protagonisti Totò, Sordi, Mastroianni, Gassman, Tognazzi, Monica Vitti, Claudia Cardinale, Sophia Loren, Virna Lisi, Fellini, De Sica, Rossellini, e molti altri compagni di strada sorpresi a riflettori spenti, ed evocati da Monicelli nella sua trama preferita: un gruppo di disperati che falliscono l’impresa.

Mario Monicelli sul set di "Camera D'Albergo" (1981, Image by Cat's Collection/Corbis)

Mario Monicelli sul set di “Camera D’Albergo” (1981, Image by Cat’s Collection/Corbis)

Durante l’incontro verrà proiettato uno spezzone del documentario-intervista girato da Giovanni Veronesi e Margherita Ferrandino sul set del suo ultimo film, Le Rose del Deserto, dal titoloMuoiono Soltanto gli Str…, la frase che Mario Monicelli era solito dedicare agli amici in occasione della loro dipartita.

 
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UN BANDO EUROPEO PER IL CORTOMETRAGGIO

Post n°13388 pubblicato il 27 Settembre 2016 da Ladridicinema
 
Tag: eventi, news

Cr. P.20/09/2016
A breve una giovane coppia formata da un regista e da uno sceneggiatore potrà realizzare un cortometraggio senza doversi preoccupare della copertura dei costi di produzione.  E’ quanto prevede il Bando europeo “Noi siamo il futuro, We are the Future, Somos el Futuro”, presentato oggi alla Sapienza, Università di Roma, frutto della collaborazione tra Italia e Spagna  nell’ambito del progetto “FIESTA Il gusto del cinema italiano” e sostenuto dalla Direzione Generale Cinema del MiBACT e dalla Roma-Lazio Film Commision per la parte italiana e da MIFF - Mallorca International Film and Media Festival e Cinearte – Independent Film Network Association per la parte spagnola.   

Il bando, il primo promosso direttamente da un Paese dell’Unione, si rivolge a giovani talenti del cinema e dell’audiovisivo di età compresa tra i 18 e i 25 anni residenti in uno dei 28 paesi membri per progetti di cortometraggi di natura narrativa non documentaristica e di durata compresa fra 15 e 60 minuti.    

I vincitori avranno l’opportunità di realizzare il cortometraggio, tratto dalla sceneggiatura selezionata, a cui verrà attribuito un contributo economico del MiBACT di 25 mila euro e un sostegno alla postproduzione da parte della Roma Lazio Film Commission, inoltre verranno individuate una società di produzione italiana e una spagnola.   

"E’ importante - ha sottolineato il rettore Eugenio Gaudio - che l’Università possa diventare strumento per offrire opportunità di successo per i giovani". “Questo progetto – ha sottolineato Gabriella Carlucci, promotrice dell’appuntamento in rappresentanza del Mallorca International Film and Media Festival, - assume un rilevo particolare sotto il profilo culturale europeo". Per il direttore generale del Mibact, Nicola Borrelli, l’iniziativa ha l’obiettivo di valorizzare i giovani talenti del cinema e dell’audiovisivo europeo e rientra pienamente nella linea d’intervento che il Ministero sta attuando con numerose iniziative a favore di giovani filmmaker. In particolare Borrelli sottolinea come il bando “Noi siamo il futuro” incide su una fase delicata della vita di un film, ovvero sulla scrittura, non sempre al centro del sostegno pubblico.   

ll presidente della Fondazione Roma Lazio Film Commission, Luciano Sovena ha ricordato come il progetto punti a promuovere il territorio della Regione. Una parte delle riprese dovrà essere infatti girata sul territorio laziale. Alla conferenza di presentazione sono intervenuti anche il direttore del Dipartimento di Storia dell’arte e Spettacolo della Sapienza, Marina Righetti, il consigliere culturale dell'Ambasciata di Spagna a Roma, Ion de la Riva e il capo di Gabinetto del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Giampaolo D’Andrea.   

La selezione dei progetti avverrà sulla base della sceneggiatura inviata, del curriculum del regista e di quello dello sceneggiatore e terrà conto della capacità del progetto di accedere al mercato internazionale. Il bando scade alle ore 14 del 15 novembre 2016.

 
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PABLO LARRAIN: "NERUDA ALLA BORGES"

Post n°13387 pubblicato il 27 Settembre 2016 da Ladridicinema
 
Tag: news

UN PERSONAGGIO INAFFERRABILE, UN ANTI-BIOPIC, UN LAVORO SUL TEMA DEL DOPPIO... NERUDA DI PABLO LARRAIN È TUTTO QUESTO E MOLTO DI PIÙ. IN SALA IL 13 OTTOBRE CON GOOD FILMS
Un personaggio inafferrabile, un anti-biopic, un lavoro sul tema del doppio... Neruda di Pablo Larrain è tutto questo e molto di più. Il sesto (e penultimo) film del grande talento cileno ruota attorno alla figura del poeta in un momento straordinario della sua vita, i quasi due anni di latitanza, quando era senatore del Partito Comunista e venne messo sotto accusa dal presidente Gabriel Gonzalez Videla. Il film, che rappresenterà il Cile agli Oscar - ma Larrain potrebbe essere in corsa anche con Jackie, il suo primo film in lingua inglese - sarà in sala con la Good Films dal 13 ottobre.  

Siamo nel Cile del 1948, Pablo Neruda (Luis Gnecco) è un intellettuale amato dal popolo, una personalità di spicco del Paese, un uomo corpulento e gaudente, piuttosto viziato. Vive una vita dorata insieme alla seconda moglie, la pittrice Delia del Carril (Mercedes Moran). Tuttavia le sue aperte critiche al presidente (Alfredo Castro) che pure aveva appoggiato alle elezioni, lo fanno bollare come traditore della patria. Comincia a nascondersi, aiutato dall'apparato del partito, anche se sono numerose le sue sortite in giro per Santiago (ama visitare i bordelli). Lo insegue un poliziotto ostinato e ottuso Oscar Peluchonneau (Gael Garcia Bernal), figlio di una prostituta, che trova in questa battaglia una ragion d'essere, anche perché il poeta - che proprio in quel periodo sta componendo uno dei suoi capolavori, il Canto General - lascia libri e messaggi sul suo cammino destinati proprio al piccolo e insignificante sbirro. Il film ha avuto una lavorazione lunga e complessa durata cinque anni, tanto che durante una pausa Larrain ha realizzato Il Club con cui ha vinto l'Orso d'argento a Berlino.

Qual è la prospettiva storica della narrazione e quali sono i punti di contatto con il presente? 
Siamo nel 1948, alla fine della seconda guerra mondiale, dieci anni prima della rivoluzione cubana, trenta anni prima di Allende, è un mondo che definirei modernista. E' difficile fare raffronti con l'oggi, allora metà del mondo era comunista, i fascisti erano stato sconfitti da poco. Nel fare un film storico è importante non essere ingenui poiché sappiamo cosa è successo dopo, abbiamo il senno di poi. Sappiamo che l'anima del Cile è stata distrutta dal bastardo Pinochet, ma allora la gente sognava un paese che non si è mai realizzato. Quando Neruda ha ricevuto il Premio Nobel, nel 1971,  ha letto un discorso in cui si riferisce esplicitamente all'epoca della fuga e dove dice di non sapere se ha vissuto quel periodo, lo ha sognato o lo ha scritto. 

Perché ha scelto proprio questi mesi della sua lunga biografia?
Perché è la chiave del film, che vuole essere un film sull'universo nerudiano e non su Neruda. E' un personaggio troppo vasto, complesso e profondo. Noi abbiamo inventato un mondo, esattamente come lui aveva creato il suo. Abbiamo scritto il romanzo che ci avrebbe fatto piacere che leggesse, quasi un poema su di lui. 

Come vi siete documentati con lo sceneggiatore Guillermo Calderon?
Ci sono molte biografie di Neruda, noi ne abbiamo scelte tre, tra cui la sua autobiografia Confesso che ho vissuto; poi abbiamo anche intervistato molta gente che lo conobbe personalmente. Era un amante della cucina, del vino e delle donne, un diplomatico che ha viaggiato in tutto il mondo, un esperto di letteratura, un appassionato di romanzi polizieschi, un uomo politico, senatore del Partito Comunista. E' stato il massimo poeta del Cile e forse del mondo intero. All'inizio tutto questo mi terrorizzava, ho pensato che fosse impossibile fare un film su di lui, ma quando ho scelto una chiave diversa mi sono sentito libero. Neruda è nell'acqua, nelle piante, nell'aria, la mappa del Cile l'ha fatta lui. Io me lo porto addosso. 

Poeta e uomo politico: come avete conciliato questi due aspetti della sua personalità?
In lui non puoi separare il poeta dal politico, erano altri tempi. Immaginate un poeta americano che scrivesse oggi poesie contro Donald Trump, sarebbe assurdo. Ma Neruda nel Canto General parla proprio dei leader dell'America Latina dicendo cose terribili ma in forma poetica. Come gli altri artisti dell'epoca, con la sua opera voleva cambiare il mondo, influenzare i suoi lettori. La mia generazione non potrebbe più. Noi, come dice il subcomandante Marcos, ci limitiamo a presentare un problema perché anche gli altri se ne facciano carico.

Il film è anche un road movie.
E' un road movie, un anti biopic, un omaggio al noir degli anni '40/50, una commedia nera, un western e un film sulla comunicazione. Mi piace mostrare come un personaggio cambia nel viaggio. Neruda, in questo momento della sua vita, costruisce la sua leggenda. Ma è importante anche Oscar Peluchonneau, lo sbirro, sono due personaggi in crisi che hanno bisogno uno dell'altro per poter capire il mondo, alla fine è una storia d'amore puro. Non voglio dire di più per non rovinare la visione... 

Come ha costruito la narrazione antirealistica che gioca con lo spettatore nel tempo e nello spazio?
Quando mio fratello, che è il mio produttore, mi ha chiesto di togliere venti pagine alla sceneggiatura perché il budget non era sufficiente, ci siamo chiusi in casa per una settimana a lavorare, io e Guillermo, e alla fine avevamo venti pagine in più, un tomo grosso così. Invece di pensare una storia lineare, è tutto costruito a pezzi, sono attimi, momenti, che poi verranno assemblati nel montaggio finale. Il cinema è atmosfera, è qualcosa di viscerale. Quando il regista ti serve tutte le risposte, ti dice chi è buono e chi è cattivo, non mi piace. Un film deve essere aperto. La dialettica tra il pubblico e lo schermo è come quella del sesso fatto bene. Questo è un film su Neruda con una struttura alla Borges. Il realismo lo trovo soffocante, non fa per me. 

Cosa c'è di vero e cosa di inventato nel plot?

Il poliziotto è esistito veramente e si chiamava proprio così, ma è tutto il resto è inventato. Neruda attraversò veramente la Cordigliera per entrare in Argentina. Lì fu aiutato da persone che non sapevano chi fosse, anche se era famoso come una rockstar, ma loro non leggevano i giornali e non ascoltavano la radio, e capì il valore della fraternità, come dirà poi nel discorso di accettazione del Nobel. 
 
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OSCAR, TESTA A TESTA FUOCOAMMARE-INDIVISIBILI

Post n°13386 pubblicato il 27 Settembre 2016 da Ladridicinema
 

Cr. P.26/09/2016
''Quando i conti tornano ci trovano qua''. Così, più sarcastico che dispiaciuto, il regista napoletano Edoardo De Angelis, autore di Indivisibili, commenta la scelta di Fuocoammare di Gianfranco Rosi indicato come possibile candidato all'Oscar con cinque punti contro i quattro ottenuti dal suo film dalla commissione riunita in seno all'Anica.Indivisibili uscirà in circa 150 copie con Medusa giovedì prossimo. ''Continuerò a fare il mio lavoro tranquillamente'', ha aggiunto il regista su questo 'testa a testa' con il documentario di Rosi. De Angelis, reduce dalla trasferta al Festival di Toronto e di Londra, dopo essere passato al Festival di Venezia alle Giornate degli Autori ha ricevuto stamani dai Giornalisti Cinematografici, il Premio Francesco Pasinetti annunciato a Indivisibili come miglior film tra tutti i titoli presentati al Lido. Anche due menzioni speciali sono andate alle interpreti: Angela e Marianna Fontana.

Per Paolo Sorrentino la scelta di Fuocoammare è masochistica. "E' un bellissimo film, ma andava candidato all'Oscar nella categoria dei documentari. Questa scelta è un inutile depotenziamento del cinema italiano che quest'anno poteva portare agli Oscar due film: un film di finzione che secondo me avrebbe avuto molte chance è Indivisibili di Edoardo De Angelis, mentre Fuocoammare può concorrere e vincere nella categoria dei documentari''. Il regista Premio Oscar, membro della commissione che ha deciso stamani presso l'Anica, ha affidato il suo commento a Repubblica.it  

 
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OSCAR, TESTA A TESTA FUOCOAMMARE-INDIVISIBILI

Post n°13385 pubblicato il 27 Settembre 2016 da Ladridicinema
 

Cr. P.26/09/2016
''Quando i conti tornano ci trovano qua''. Così, più sarcastico che dispiaciuto, il regista napoletano Edoardo De Angelis, autore di Indivisibili, commenta la scelta di Fuocoammare di Gianfranco Rosi indicato come possibile candidato all'Oscar con cinque punti contro i quattro ottenuti dal suo film dalla commissione riunita in seno all'Anica.Indivisibili uscirà in circa 150 copie con Medusa giovedì prossimo. ''Continuerò a fare il mio lavoro tranquillamente'', ha aggiunto il regista su questo 'testa a testa' con il documentario di Rosi. De Angelis, reduce dalla trasferta al Festival di Toronto e di Londra, dopo essere passato al Festival di Venezia alle Giornate degli Autori ha ricevuto stamani dai Giornalisti Cinematografici, il Premio Francesco Pasinetti annunciato a Indivisibili come miglior film tra tutti i titoli presentati al Lido. Anche due menzioni speciali sono andate alle interpreti: Angela e Marianna Fontana.

Per Paolo Sorrentino la scelta di Fuocoammare è masochistica. "E' un bellissimo film, ma andava candidato all'Oscar nella categoria dei documentari. Questa scelta è un inutile depotenziamento del cinema italiano che quest'anno poteva portare agli Oscar due film: un film di finzione che secondo me avrebbe avuto molte chance è Indivisibili di Edoardo De Angelis, mentre Fuocoammare può concorrere e vincere nella categoria dei documentari''. Il regista Premio Oscar, membro della commissione che ha deciso stamani presso l'Anica, ha affidato il suo commento a Repubblica.it  

 
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FUOCOAMMARE IN CORSA PER L'OSCAR

Post n°13384 pubblicato il 27 Settembre 2016 da Ladridicinema
 
Tag: news

Cr. P.26/09/2016
Fuocoammare di Gianfranco Rosi rappresenterà l'Italia agli Oscar. La commissione di selezione istituita dall'ANICA, su invito della Academy of Motion Picture Arts and Sciences, riunita davanti a un notaio e composta da Nicola Borrelli, Tilde Corsi, Osvaldo De Santis, Piera Detassis, Enrico Magrelli, Francesco Melzi D’Eril, Roberto Sessa, Paolo Sorrentino e Sandro Veronesi ha designato il film, già vincitore dell'Orso d'oro a Berlino, a rappresentare il cinema italiano alla selezione del Premio Oscar per il miglior film in lingua non inglese. L’annuncio delle nomination è previsto per martedì 24 gennaio 2017, mentre la cerimonia di consegna degli Oscar si terrà al Dolby Theatre di Los Angeles domenica 26 febbraio 2017. 

Gli altri film che si erano iscritti per la selezione erano: Gli ultimi saranno ultimi di Massimiliano Bruno; Indivisibili di Edoardo De Angelis; Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti; Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese; Pericle il nero di Stefano Mordini; Suburra di Stefano Sollima.

“Grande soddisfazione e un grosso in bocca al lupo a Gianfranco Rosi e al suo Fuocoammare, il film scelto a rappresentare l’Italia per le nomination agli Oscar. Una candidatura di grande autorevolezza perché il film affronta, con crudezza e poesia, un tema universale, che non riguarda solo l'Italia o Lampedusa ma che scuote il mondo”, questo il commento del ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini.

Da Parigi, dove si trova per l'uscita di Fuocoammare in Francia, Gianfranco Rosi, commenta con questa parole: "Questa candidatura va oltre il mio film. In questi 8 mesi è stato distribuito in più di 60 paesi. E mi sembra sia diventato un film di tutti. In un mondo in cui si continuano a erigere muri e barriere spero che possa seguire le parole di Obama: chi costruisce dei muri costruisce una prigione per se stesso''. Rosi ricorda: ''Meryl Streep mi disse a Berlino, 'vorrei che il tuo film arrivasse agli Oscar'. Sarebbe davvero un sogno portare a Los Angeles Pietro Bartolo, Samuele e Peppino''.

Fuocoammare 
è iscritto agli Oscar anche nella categoria dei documentari: ''Ringrazio la commissione per aver scelto un documentario a rappresentare l'Italia. Ho appena scoperto che anche l'Ucraina lo ha fatto. Questo testimonia che il confine tra cinema e documentario è sempre più labile''. Dalla vittoria dell'Orso d'oro a Berlino nel febbraio scorso, Rosi non si è mai fermato. ''Il messaggio di questo film arriva forte e chiaro. Ed è necessario che io lo accompagni il più possibile nel suo viaggio, anche se i paesi in cui è stato distribuito sono più di 60 e non potrò essere presente dappertutto, ma faccio il possibile spesso al fianco del magnifico Pietro Bartolo, vero testimone di questo film. Anche in questo momento siamo a Parigi insieme''.

La prossima tappa, ben prima della vera campagna Oscar, è proprio l' America. ''Il film esce il 21 ottobre negli Usa, mi dedicheranno una retrospettiva al BAM, dopo i 3 festival più importanti in America (Toronto, Telluride, New York)''. Rosi conclude ringraziando i produttori Donatella Palermo, Paolo Del Brocco di Rai Cinema, Roberto Cicutto Carla Cattani di Istituto Luce Cinecittà, Serge Lalou ''per aver creduto in questo film dal primo momento''.

Pietro Bartolo è arrivato a Parigi dopo aver accolto un altro sbarco ieri notte: "Siamo riusciti ad accendere un faro in Europa. Ora lo abbiamo acceso nel mondo. Questo grazie a Gianfranco. Io sono un medico, non un attore. Sono anni che volevamo che si accendesse questo faro e spero che attraverso questo messaggio si possa contribuire a porre fine a questa tragedia. La gente comincia a capire e voglio sognare che sarà così. Per me Gianfranco è stato il genio della lampada. Per me io già vinto tutto." La produttrice Donatella Palermo ha aggiunto: "Ha votato la coscienza di un paese offeso, violentato, lasciato solo davanti alla più grande tragedia dei nostri tempi. Mi piace pensare che abbiano votato per lo sguardo felice dei bambini raccolti dal mare, per la compassione degli uomini di Lampedusa che li accolgono".

Tra i film indicati all'Academy dai vari paesi europei troviamo Stefan Zweig: Farewell to Europe di Maria Schrader (Austria), The Ardennes di Robin Pront (Belgio), Death in Sarajevo di Danis Tanović (Oscar nel 2002 con No Man’s Land) per la Bosnia Ergegovina, Land of Mine di Martin Zandvliet per la Danimarca, Toni Erdmann di Maren Ade (Germania), Chevalier di Athina Rachel Tsangari (Grecia), Cartas da guerra di Ivo Ferreira (Portogallo), Under the Shadow di Babak Anvari (UK), Sieranevada di Cristi Puiu (Romania),Paradise di Andrej Končalovskij (Russia), Julieta di Pedro Almodovar (Spagna), Ma vie de courgette di Claude Barras (Svizzera). Fuori dall'Europa, tra gli altri: Tanna di Martin Butler e Bentley Dean (Australia),Haha to Kuraseba di Yoji Yamada (Giappone) e The Salesman di Asghar Farhadi (Iran).  

L'anno scorso il film indicato era stato Non essere cattivo di Claudio Caligari, nel 2014 Il capitale umano di Paolo Virzì e nel 2013 La grande bellezza di Paolo Sorrentino che vinse l'Oscar. 

 
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