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Monicelli, senza cultura in Italia...
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Messaggi di Marzo 2015
Post n°12257 pubblicato il 30 Marzo 2015 da Ladridicinema
I 75esimi Hunger Games sono finiti con l'arrivo della resistenza e Katniss è stata prelevata in stato incosciente assieme ad altri concorrenti ma non Peeta, per il cui recupero non c'era tempo. L'idolo del pubblico di Panem si risveglia dunque nel Distretto 13, la sede della resistenza, nuovamente costretta in una struttura gerarchica e militare con a capo un altro presidente, Coin, con la quale ben presto capisce di poter trattare. La resistenza ha infatti in Plutarch il suo esperto di comunicazione e lui intende usare l'immagine dell'eroina per convincere tutti gli altri distretti a ribellarsi e unirsi nella guerra alla capitale. Così mentre il presidente Snow sfrutta Peeta come volto (suo malgrado) del potere, la resistenza gira video di propaganda con Katniss e raccoglie adesioni in attesa di sferrare l'attacco finale. Superando le incertezze di un secondo capitolo farraginoso, Francis Lawrence sembra aver trovato la strada migliore, quella buona per raccontare la dialettica tra apparire ed essere dell'eroina più importante della narrativa per il grande pubblico dei nostri anni. La prima parte di Hunger Games: Il canto della rivolta, sebbene lontana dall'afflato pastoso e avventuroso che Gary Rossaveva donato al film d'esordio della serie, mostra d'avere ben compreso quanto sia cruciale il volto e il corpo di Katniss nel mettere in scena una storia che nei libri è narrata attraverso un dialogo interiore. Dismessa la parte di "giochi", il terzo capitolo di Hunger Games entra nel vivo della trama rivelando la vera natura dei racconti di Suzanne Collins. Non un semplice calco di Battle Royale, come sembrava inizialmente (il tema del massacro dei ragazzi da parte degli adulti è solo uno dei molti), non una critica del meccanismo del reality attraverso il quale questa oppressione è perpetrata, come sembrava nel secondo, ma più in grande l'idea comune a tutta la saga che quel che viene comunicato attraverso i media non abbia molto in comune con la vita reale, quanto realtà e sua rappresentazione siano distanti. Qualcosa che si applica al finto realismo del cinema e della televisione (ovviamente) ma anche a quello di internet (più vicino al pubblico d'elezione del film), cioè alla pretesa che l'identità gestita e negoziata quotidianamente attraverso i media digitali abbia qualcosa in comune con quella reale. La distopia di Hunger Games sembra procedere come tutte le altre viste al cinema, come la consueta storia di ribellione individuale ad un sistema dittatoriale che opprime lo spirito tramite la tecnologia, ma più la saga procede più è difficile ignorare come usi questa struttura classica per cambiare quello che conosciamo della fantascienza d'azione di grande incasso. Passando dall'altra parte della barricata, dal sistema presieduto dal presidente Snow alla resistenza della presidentessa Coin, la lotta dell'oggetto guardato per diventare soggetto si trasferisce dallo show televisivo al video di propaganda, giocando ormai a carte scoperte. In Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte I ogni immagine girata intorno a Katniss dalla troupe di cineasti militari che la segue è una bugia, riprese vere usate per dire cose false girate come, in effetti, si girano i film ad Hollywood (con un misto di green screen, postproduzione e riprese dal vero). Una complessità sconosciuta ai blockbuster suoi coevi che sarebbe comunque impossibile da raggiungere senza Jennifer Lawrence, attrice sopraffina e delicata, capace di rendere straordinarie pure le scelte banali di un regista poco audace (anche i suoi pianti sono tremolii inediti). Solo lei poteva animare quel corpo femminile sui generis, almeno per il ripetitivo mondo dei blockbuster, catalizzatore del dolore e dello struggimento come spesso è nei melodrammi ma contemporaneamente anche macchina di ribellione, ricettore passivo delle volontà altrui come nella narrativa maschilista ma sempre sul punto di diventare attivo, con una freccia o una parola, come in quella femminista. Katniss, non è una protagonista come le altre, è una donna d'azione che non intende comportarsi da uomo e, così facendo, piega il genere cinematografico intorno a sè, una che ha avuto nell'abbigliamento, nel trucco e nelle acconciature le armi di una guerra combattuta tanto sui media quanto sul campo e che si trova a dover lottare per il controllo della propria immagine, capace di fare più male con un'espressione e una parola che con una freccia. Ancora più che in passato in questo film si trova ad essere oggetto dell'attenzione delle videocamere, corpo da riprendere, volto di cui gli altri personaggi del film sono assetati e su cui si misura la rivoluzione. Quello di Jennifer Lawrence è un personaggio cruciale perchè non si chiede mai "chi sono" ma "cosa vedono di me quando appaio sugli schermi".
Post n°12256 pubblicato il 30 Marzo 2015 da Ladridicinema
| Jim Grant è un avvocato vedovo che vive ad Albany (New York) con la figlia. In seguito all'arresto di una componente di un gruppo pacifista radicale attivo negli anni della guerra nel Vietnam rimasta in clandestinità per decenni, un giovane giornalista, Ben Shephard, avvia una serie di indagini. La prima ed eclatante scoperta è legata proprio a Grant. L'avvocato ha un falso nome e ha fatto parte del gruppo. Su di lui pende un'accusa di omicidio nel corso di una rapina in banca. Grant è costretto ad affidare la figlia al fratello e a fuggire. L'FBI e Shepard, separatamente e con motivazioni diverse, si mettono sulle sue tracce. "I segreti sono una cosa pericolosa, Ben. Pensiamo tutti di volerli conoscere. Ma se ne hai mai avuto uno, allora saprai che significa non solo conoscere qualcosa su un'altra persona, ma anche scoprire qualcosa su noi stessi". Così dice Jim Grant/Robert Redford al giovane giornalista che insegue lo scoop ma crede anche (e ancora) all'onestà altrui. Sono passati 32 anni dall'esordio alla regia di Redford con Gente comune ma la ricerca della verità (che aveva contraddistinto i personaggi portati sullo schermo come attore) ha preso il via allora e non si è ancora fermata. Redford non si limita a mettere in scena delle persone ma vuole anche 'conoscerle' nel senso più pieno del termine. Adattando un romanzo di Neil e decidendo di interpretare il ruolo principale fa anche di più. Omaggia anche il cinema dell'amico regista Sidney Pollack scomparso nel 2008 e, insieme a lui, il Pakula di Tutti gli uomini del Presidente. Perché in La regola del silenzio - The Company You Keep si ritrovano temi e tensioni di quello che fu il cinema democratico americano di cui Pollack fu uno degli autori di punta e Redford il suo interprete ideale. La figura del giornalista vede in gioco lo sguardo pulito di Shia Labeouf contrapposto a quello routiniere e disilluso del suo capo Stanley Tucci e attraverso lui Redford ci fa sapere di non aver smesso di credere in un'informazione 'pulita'. Il suo è un Come eravamo visto a distanza e sotto una diversa angolazione. Grant, nel suo confronto con il passato e con le persone che ne avevano fatto parte, ha modo di leggere dentro se stesso scoprendo che rimanere ancorati a ciò che è stato significa rifiutarsi di crescere. Questo però non vuol dire abbandonare degli ideali ma ammettere gli errori commessi collocandoli nella giusta prospettiva. Redford continua a fare un cinema dal solido impianto narrativo, capace di far coesistere giovani attori con autentici giganti del cinema come Julie Christie o Susan Sarandon. Con la giusta attenzione all'entertainment ma senza mai dimenticare la Storia delle persone e di un'intera nazione. |
Post n°12255 pubblicato il 30 Marzo 2015 da Ladridicinema
| Debbie e Pete entrano entrambi nei quarant'anni (anche se lei ha la tendenza a cambiare data di nascita) e il momento non è dei migliori. Hanno due figlie, Sadie e Charlotte, che non si sopportano ma anche il loro rapporto è in crisi per una serie di motivi tra cui problemi sul lavoro e vita sessuale. A questo si aggiungono dei non buoni rapporti con i reciproci padri. Pensare a un futuro che li veda ancora a lungo insieme non sembra essere la cosa più facile. Ha un inizio di quelli che non si dimenticano facilmente Questi sono i 40: Debbie e Ben sono in bagno e stanno facendo l'amore quando lui le fa una rivelazione che crede le faccia piacere e che invece innesca la prima delle innumerevoli discussioni di coppia che costellano questo film. Quale sia l'oggetto del contendere ogni spettatore deve avere il piacere di scoprirlo da sé. Ciò che invece è bene sapere è che non ci troviamo di fronte all'ennesima riproposizione de La guerra dei Roses. Apatow è interessato a un altro tipo di sviluppo narrativo. Tanto per cominciare si avvale di quello che, soprattutto nelle serie tv (e qui si ritorna spesso su Lost) viene definito 'spin-off'. Cioè si prendono uno o più personaggi non principali di una serie e li si mettono al centro di una nuova creata su misura per loro. Qui tocca appunto a Debbie e Pete che in Molto incinta affiancavano i protagonisti Ben e Alison. Apatow ama scrutare nelle luci e ombre delle dinamiche familiari e per farlo pensa che sia giusto mettere in gioco la propria. Ecco allora che Debbie è sua moglie Leslie Mann (che ha compiuto quarant'anni proprio nel 2012) e Sadie e Charlotte sono le loro figlie. Grazie a questa vera e propria familiarità, a cui si aggiunge la presenza dell'amico e attore feticcio Paul Rudd, il regista e sceneggiatore porta ancora una volta sullo schermo una commedia che è molto made in Usa ma al contempo offre occasioni di riflessione dal valore universale sulle relazioni di coppie che dovrebbero essere ormai consolidate e che, proprio per lo scorrere degli anni, mettono in rilievo più i difetti che i pregi del partner. Per farlo continua a utilizzare il doppio registro che gli è da tempo congeniale: da un lato c'è l'esagerazione anche verbale (vedi le scene relative al malcapitato compagno di scuola di Sadie) e dall'altro la capacità di affrontare in modo leggero ma non superficiale temi come il rapporto genitori e figli (a tutte le età), la possibilità di coltivare i propri sogni di gioventù in un mondo che ha perso la memoria del passato anche recente e il rapporto, sempre più difficile da gestire, con una tecnologia che allarga gli orizzonti ma, al contempo, rischia di soffocare il piacere della creatività. Tutto questo, ancora una volta, in una commedia oversize (134 minuti) che cede un po' nel finale ma di cui non si avverte la lunghezza. |
Post n°12254 pubblicato il 30 Marzo 2015 da Ladridicinema
| Siamo in Africa durante la seconda guerra mondiale. Un ufficiale italiano favorisce la fuga di un prigioniero inglese affinché questi dissuada i compagni, numericamente inferiori, dal proposito di inseguirli. Questi, invece, ignorando il consiglio, riescono a catturare l'intero reparto. Dopo un intermezzo con alcuni indigeni ribelli che italiani e inglesi affrontano uniti, tutti hanno imparato, benché nemici, ad apprezzarsi. La guerra, però, continua. |
Post n°12253 pubblicato il 30 Marzo 2015 da Ladridicinema
Larry, il guardiano del Museo di Storia Naturale di Manhattan, questa volta è alle prese con la strana muffa verde che sta ricoprendo gradualmente la tavola del faraone, quella che, di notte, dà vita a tutti i personaggi all'interno dell'istituzione museale. Per venire a capo del problema, e permettere alla magia notturna di continuare a fluire, Larry dovrà recarsi al British Museum: così come nel secondo episodio della minisaga la storia traeva nuova linfa dall'entrata in scena di personaggi recuperati allo Smithsonian di Washington, in questo terzo episodio a prendere vita sono un triceratopo e numerosi elefanti, tartarughe e guerrieri ninja, Garuda tibetani e Sir Lancillotto in persona - il miglior acquisto del film nella spassosa interpretazione di Dan Stevens, divo nascente del cinema anglosassone lanciato dalla serie televisiva Downton Abbey - tutti appartenenti al museo inglese. La puntata conclusiva di quella che gli stessi ideatori, a cominciare dal produttore Chris Columbus, non avrebbero immaginato diventasse un cult (e avevano concepito in parte come uno spottone per il Museo di Storia Naturale), chiude con soddisfazione la triade, compiendo tutte le mosse giuste: rimanere fedele ai personaggi, sempre coerenti nel loro "arco narrativo"; ricreare l'aura di familiarità che spinge i visitatori di un museo a tornarci più volte; aggiungere caratteri perfettamente in linea con la filosofia naif della saga; mescolare conoscenze pop di antropologia, storia e letteratura accessibili al pubblico internazionale; e infine creare magia, come la tavola del faraone, attraverso effetti visivi più incantevoli che strabilianti. Notte al Museo 3 riprende l'intuizione iniziale nel rappresentare Larry come un uomo che non vuole crescere, un Peter Pan più adatto a vivere in mezzo a personaggi di fantasia che fra la gente vera, e dotarlo di un figlio che cresce di episodio in episodio, mettendo il padre davanti alla necessità di diventare definitivamente adulto attraverso la prova più difficile: permettere al proprio bambino di diventare adulto a sua volta. L'addio finale di Ben Stiller è preceduto da una serie di distacchi che sono altrettanti commiati all'Isola che non c'è, compreso quello ad un alter ego più rozzo ma più aperto alla meraviglia. La sceneggiatura interrompe l'azione in vari punti strategici per offrire garbati spunti di riflessione che riguardano l'America nel suo insieme (esattamente come fa un museo): gli sbagli di chi crede di fare la Storia e invece reca danno ai posteri; la necessità di fidarsi anche quando non si capisce ciò che si ha davanti; la scelta di vivere anche "in un mondo senza Camelot". Notte al Museo 3 rispetta i suoi fan nel mantenere una riconoscibilità di brand e nel conservare una misura di stupore infantile, creando parentesi di emozione che nascono proprio dall'affetto che i personaggi hanno saputo suscitare, episodio dopo episodio. Come le spiegazioni scritte sui muri dei musei anglosassoni, l'intera saga resta al livello di comprensibilità di uno studente delle scuole medie, andando dunque a stanare ogni volta il ragazzino che c'è in noi. E l'ultima nota, dopo parecchie risate, è malinconica, fino a sfociare nella dedica finale a Robin "Teddy Roosevelt" Williams, qui alla sua ultima interpretazione, "per cui la magia non finirà mai".
Post n°12252 pubblicato il 30 Marzo 2015 da Ladridicinema
In Italia Cenerentola resiste indomita e aggiunge un altro milione e mezzo al suo totale, che è ora di 12.6 milioni complessivi. Tra le new entry la spunta L'ultimo lupo che però non riesce a stare sopra al milione di euro, mentre delude parecchio Home - A casa, che nonostante gli oltre 400 schermi a disposizione, si ferma a poco meno di 700mila euro. Scendono The Divergent Series - Insurgent e Ma che bella sorpresa, quest'ultimo con un incasso complessivo più che soddisfacente, superiore ai 4.5 milioni. La famiglia Bélier è sesta, con poco più di mezzo milione di euro, mentre in coda troviamo Ho ucciso Napoleone e French Connection, entrambi con medie per sala non particolarmente esaltanti, mentre resiste bene ed è prossimo a passare i 5 milioni Focus - Niente è come sembra. La prossima settimana arriva il ciclone Fast & Furious 7, che si giocherà con il disneyano Into the Woods il primo posto pasquale. In arrivo anche La scelta, Wild, Third Person e Second Chance.
Box Office USA Una ventata di aria fresca nel box office americano che vede salire al primo posto Home - A casa, il nuovo film animato della Dreamworks, che esordisce con un ottimo incasso, ben 54 milioni (il miglior esordio per Dreamworks da un bel po' di tempo), più che sufficienti per tenere a distanza la commedia Duri si diventa, seconda con 34 milioni. Terzo è The Divergent Series - Insurgent che viaggia a medie leggermente più basse rispetto al capitolo precedente e si ferma a 86 milioni complessivi. Ottima la marcia di Cenerentola che arriva a 150 milioni complessivi in America e ben 336 in tutto il mondo. Gran balzo dell'horror It Follows, molto apprezzato dalla critica, che grazie ad un notevole aumento di sale a disposizione raccoglie 4 milioni di dollari che gli valgono il quinto posto. Poco mossa la classifica, anche se va segnalato l'ennesimo megaflop del 2015 ossia The Gunman che precipita dal quinto al decimo posto con un incasso complessivo di appena 8 milioni di dollari: Sean Penn non è riuscito ad emulare il collega Liam Neeson come credibile interprete di un action movie. Fuori dalla top ten rilevanti, anche se per motivi opposti, le performance di Una folle passione (il film pluri-rimandato con la supercoppia Lawrence/Cooper e While We're Young (la commedia con Stiller, Watts e Seyfried): catastrofica la prima, ottima la seconda. La prossima settimana arriva il ciclone Fast & Furious 7, che non dovrebbe avere difficoltà ad annientare la concorrenza (peraltro non esce nessun altro film, nemmeno in limited release). Noi prevediamo un primo weekend nettamente sopra i 100 milioni di dollari e il dominio assoluto della classifica (almeno 300 milioni negli States) fino all'arrivo degli Avengers: Age of Ultron.
Post n°12251 pubblicato il 30 Marzo 2015 da Ladridicinema
Nel giro di ventiquattrore la vita di Anita, single e brillante manager in carriera, viene spazzata via da un uragano di guai. Il lavoro, l'amore, il futuro, tutto in macerie nel giro di un giorno. Anita si ritrova seduta sull'altalena di un parco giochi licenziata in tronco e incinta del suo capo, suo amante clandestino, sposato e padre di famiglia. Ma Anita è come un sofficino congelato, per conservarsi si è fatta fredda, glaciale. Senza scendere a compromessi, pretende che tutto torni come prima, il suo lavoro, la sua vita,la sua libertà di single senza figli. E perché questo accada è necessario ordire un piano di vendetta raffinata e senza scrupoli. Ma a volte accade che anche il piano perfetto vacilli di fronte all’imprevisto, soprattutto se l'imprevisto ha le sembianze di un timido e goffo avvocato di nome Biagio. Nel frattempo Anita cresce, la sua pancia cresce e cresce dentro di lei la capacità di aprirsi al mondo e scongelare il sofficino che ha messo al posto del cuore. Quando la sua bambina nascerà, Anita sarà una persona diversa. - DATA USCITA: 26 marzo 2015
- GENERE: Commedia
- ANNO: 2015
- REGIA: Giorgia Farina
- SCENEGGIATURA: Giorgia Farina
- ATTORI: Micaela Ramazzotti, Libero De Rienzo,Adriano Giannini, Elena Sofia Ricci, Iaia Forte, Federica Victoria Caiozzo , Monica Nappo, Bebo Storti, Pamela Villoresi, Tommaso Ragno, Erica Blanc, Luce Caponegro
Post n°12250 pubblicato il 26 Marzo 2015 da Ladridicinema
I Liquidatori, nominati dal Ministero per lo Sviluppo economico, hanno finalmente reso pubbliche le modalità e la somma richiesta per acquistare il manifesto. La pubblicazione del bando è il passaggio fondamentale per completare, speriamo positivamente, l’ultima parte di un cammino iniziato ormai tre anni fa con la chiusura della vecchia cooperativa e la nascita della nostra nuova impresa. Una liquidazione, e poi l’asta di un bene, possono essere momenti poco importanti. Nel caso nostro è l’esatto contrario perché rappresentano la vendita di una storia, del tempo e del cuore messi in campo da generazioni di donne e uomini in difesa di un «bene comune», di un patrimonio di esperienze individuali dentro un patrimonio collettivo. Perciò dire che l’asta è un momento delicato, entusiasmante, difficile, è forse perfino riduttivo. Comunque tutte le battaglie, tutti gli ostacoli affrontati e superati per arrivare all’appuntamento, ora verranno sottoposti alla prova finale: l’ultimo salto per oltrepassare l’ostacolo. Insieme a voi, in questi due anni di vita della nuova cooperativa, abbiamo lavorato per un solo obiettivo: tornare a essere padroni di noi stessi. E per raggiungere questa meta abbiamo camminato su un doppio binario: tenere in vita e in buona salute il manifesto e, contemporaneamente, attivare una campagna di finanziamento. Essere ogni giorno in edicola «per la causa» (della sinistra italiana), e nello stesso tempo, dare una solida casa e un futuro a un’informazione libera e autonoma, mantenere aperto e allargare ancora di più uno spazio intellettuale e politico. Restando fedeli alla forma che da quarantaquattro anni rappresenta una felice anomalia italiana: una testata nazionale gestita da una cooperativa pura, trasparente. Ma autonomia e indipendenza si pagano. E noi stiamo pagando salato: 26 mila euro al mese (mille euro ogni giorno che usciamo) per l’affitto della testata. Così da due anni. Fate i calcoli di quanto abbiamo dato e ancora daremo ai Liquidatori. Oltre la metà dell’esorbitante richiesta del bando d’asta. Abbiamo accettato queste condizioni proibitive per avere in cambio un contratto decennale, sottoscritto all’inizio di questa nuova avventura. Non avevamo possibilità di scelta, anche se noi, come i nostri interlocutori, sappiamo che si tratta di un affitto iperbolico, senza alcun riscontro di mercato. Come è iperbolica e fuori da ogni reale rapporto di valore la cifra di un milione e 757mila euro come prezzo di vendita del bando d’asta. Se non avessimo accettato la mannaia dei 26 mila euro al mese il manifestosarebbe uscito dalle edicole forse per sempre, il suo valore sarebbe crollato e la testata sarebbe stata preda degli affaristi del settore, merce low-cost in quel traffico di testate in cui sono specializzati finanzieri di ogni risma. Qui occorre un chiarimento, doveroso nei confronti di tutti e in particolare delle lettrici e dei lettori: semmai si presentassero all’asta una o più persone con offerte milionarie per comprare il nostro giornale, è bene sapere che gli eventuali futuri proprietari dovranno convivere per lunghi anni con questa redazione e questo vivace collettivo di lavoro. L’ultima volta che scrivevo per informarvi sullo stato del manifesto era proprio l’ultimo giorno dell’anno, il 31 dicembre 2014. Vi ringraziavo per la generosità con cui avevate aderito alla campagna di donazioni, mettendoci oggi nelle condizioni di fare una congrua offerta al momento della vendita. Ma al tempo stesso davo anche conto dello stallo, delle procedure ministeriali che andavano a rilento, del bando di vendita che non arrivava e dei liquidatori che non avrebbero rispettato la scadenza di fine anno, come concordato proprio in una riunione di tutte le parti avvenuta addirittura nel luglio del 2014 negli uffici del Ministero. Questo incomprensibile ritardo ci ha molto danneggiato per il peso dell’affitto, un macigno da trascinare ogni giorno sulle nostre spalle per scalare una montagna senza mai poterne vedere la vetta. Perché il tempo è denaro che esce dalle nostre casse per entrare in quelle della Liquidazione. E siccome passeranno altri mesi prima della conclusione delle procedure d’asta, è bene sapere che se vogliamo arrivare all’atto finale dobbiamo affrontare i «tempi» (gli affitti) supplementari. Per corrispondere all’impegnativa fase che ci attende e compensare la mensile emorragia di risorse che ci viene richiesta, metteremo in campo iniziative speciali, lungo il percorso informativo/culturale/storico avviato con i numeri speciali a venti euro. Che hanno ottenuto un grande successo, nonostante l’impegno economico fuori del comune. Queste iniziative editoriali ci permetteranno di affrontare meglio gli appuntamenti con il nostro futuro. E non solo da un punto di vista economico. Perché la vostra partecipazione ci dà anche una grande forza di «spirito». La percezione, anzi la certezza, di sapere che siamo «circondati» da una comunità di donne e di uomini, che ci segue, ci sostiene, ci critica, ci vuole bene, è il nostro pane quotidiano. E tutto questo non potrà mai essere messo in discussione da un’asta al «miglior offerente».
Post n°12249 pubblicato il 26 Marzo 2015 da Ladridicinema
I Liquidatori, nominati dal Ministero per lo Sviluppo economico, hanno finalmente reso pubbliche le modalità e la somma richiesta per acquistare il manifesto. La pubblicazione del bando è il passaggio fondamentale per completare, speriamo positivamente, l’ultima parte di un cammino iniziato ormai tre anni fa con la chiusura della vecchia cooperativa e la nascita della nostra nuova impresa. Una liquidazione, e poi l’asta di un bene, possono essere momenti poco importanti. Nel caso nostro è l’esatto contrario perché rappresentano la vendita di una storia, del tempo e del cuore messi in campo da generazioni di donne e uomini in difesa di un «bene comune», di un patrimonio di esperienze individuali dentro un patrimonio collettivo. Perciò dire che l’asta è un momento delicato, entusiasmante, difficile, è forse perfino riduttivo. Comunque tutte le battaglie, tutti gli ostacoli affrontati e superati per arrivare all’appuntamento, ora verranno sottoposti alla prova finale: l’ultimo salto per oltrepassare l’ostacolo. Insieme a voi, in questi due anni di vita della nuova cooperativa, abbiamo lavorato per un solo obiettivo: tornare a essere padroni di noi stessi. E per raggiungere questa meta abbiamo camminato su un doppio binario: tenere in vita e in buona salute il manifesto e, contemporaneamente, attivare una campagna di finanziamento. Essere ogni giorno in edicola «per la causa» (della sinistra italiana), e nello stesso tempo, dare una solida casa e un futuro a un’informazione libera e autonoma, mantenere aperto e allargare ancora di più uno spazio intellettuale e politico. Restando fedeli alla forma che da quarantaquattro anni rappresenta una felice anomalia italiana: una testata nazionale gestita da una cooperativa pura, trasparente. Ma autonomia e indipendenza si pagano. E noi stiamo pagando salato: 26 mila euro al mese (mille euro ogni giorno che usciamo) per l’affitto della testata. Così da due anni. Fate i calcoli di quanto abbiamo dato e ancora daremo ai Liquidatori. Oltre la metà dell’esorbitante richiesta del bando d’asta. Abbiamo accettato queste condizioni proibitive per avere in cambio un contratto decennale, sottoscritto all’inizio di questa nuova avventura. Non avevamo possibilità di scelta, anche se noi, come i nostri interlocutori, sappiamo che si tratta di un affitto iperbolico, senza alcun riscontro di mercato. Come è iperbolica e fuori da ogni reale rapporto di valore la cifra di un milione e 757mila euro come prezzo di vendita del bando d’asta. Se non avessimo accettato la mannaia dei 26 mila euro al mese il manifestosarebbe uscito dalle edicole forse per sempre, il suo valore sarebbe crollato e la testata sarebbe stata preda degli affaristi del settore, merce low-cost in quel traffico di testate in cui sono specializzati finanzieri di ogni risma. Qui occorre un chiarimento, doveroso nei confronti di tutti e in particolare delle lettrici e dei lettori: semmai si presentassero all’asta una o più persone con offerte milionarie per comprare il nostro giornale, è bene sapere che gli eventuali futuri proprietari dovranno convivere per lunghi anni con questa redazione e questo vivace collettivo di lavoro. L’ultima volta che scrivevo per informarvi sullo stato del manifesto era proprio l’ultimo giorno dell’anno, il 31 dicembre 2014. Vi ringraziavo per la generosità con cui avevate aderito alla campagna di donazioni, mettendoci oggi nelle condizioni di fare una congrua offerta al momento della vendita. Ma al tempo stesso davo anche conto dello stallo, delle procedure ministeriali che andavano a rilento, del bando di vendita che non arrivava e dei liquidatori che non avrebbero rispettato la scadenza di fine anno, come concordato proprio in una riunione di tutte le parti avvenuta addirittura nel luglio del 2014 negli uffici del Ministero. Questo incomprensibile ritardo ci ha molto danneggiato per il peso dell’affitto, un macigno da trascinare ogni giorno sulle nostre spalle per scalare una montagna senza mai poterne vedere la vetta. Perché il tempo è denaro che esce dalle nostre casse per entrare in quelle della Liquidazione. E siccome passeranno altri mesi prima della conclusione delle procedure d’asta, è bene sapere che se vogliamo arrivare all’atto finale dobbiamo affrontare i «tempi» (gli affitti) supplementari. Per corrispondere all’impegnativa fase che ci attende e compensare la mensile emorragia di risorse che ci viene richiesta, metteremo in campo iniziative speciali, lungo il percorso informativo/culturale/storico avviato con i numeri speciali a venti euro. Che hanno ottenuto un grande successo, nonostante l’impegno economico fuori del comune. Queste iniziative editoriali ci permetteranno di affrontare meglio gli appuntamenti con il nostro futuro. E non solo da un punto di vista economico. Perché la vostra partecipazione ci dà anche una grande forza di «spirito». La percezione, anzi la certezza, di sapere che siamo «circondati» da una comunità di donne e di uomini, che ci segue, ci sostiene, ci critica, ci vuole bene, è il nostro pane quotidiano. E tutto questo non potrà mai essere messo in discussione da un’asta al «miglior offerente».
Post n°12248 pubblicato il 26 Marzo 2015 da Ladridicinema
Il nuovo film di Steven Spielberg si intitolerà Bridge of Spies. Ad annunciarlo è stata laDreamWorks Pictures, che produrrà il lungometraggio insieme alla Fox 2000 e Participant Media. Il protagonista del thriller, ispirato a eventi storici realmente accaduti, sarà l'attore Tom Hanksnel ruolo di James Donovan: un avvocato di Brooklyn che si ritrova al centro della Guerra Fredda quando la CIA gli affida una missione praticamente impossibile per negoziare la liberazione di un pilota americano. Fanno parte del cast anche Mark Rylance, Scott Shepherd, Amy Ryan, Sebastian Koch, e Alan Alda. Gli sceneggiatori del progetto sono Matt Charman e i fratelli Coen, che hanno cercato di catturare l'essenza di un uomo che ha rischiato ogni cosa, portandone in vita anche il racconto personale. La data di uscita nei cinema americani è prevista per il 16 ottobre 2015. A comporre la colonna sonora di Bridge of Spies sarà Thomas Newman, dopo la rinuncia diJohn Williams che ha dovuto prendersi una pausa dal lavoro a causa di alcuni problemi di salute, anche se sarà comunque l'autore delle musiche di The BFG, (basato sul classico per bambini scritto da Roald Dahl), il prossimo progetto di Spielberg.
Post n°12247 pubblicato il 26 Marzo 2015 da Ladridicinema
Il nuovo film di Steven Spielberg si intitolerà Bridge of Spies. Ad annunciarlo è stata laDreamWorks Pictures, che produrrà il lungometraggio insieme alla Fox 2000 e Participant Media. Il protagonista del thriller, ispirato a eventi storici realmente accaduti, sarà l'attore Tom Hanksnel ruolo di James Donovan: un avvocato di Brooklyn che si ritrova al centro della Guerra Fredda quando la CIA gli affida una missione praticamente impossibile per negoziare la liberazione di un pilota americano. Fanno parte del cast anche Mark Rylance, Scott Shepherd, Amy Ryan, Sebastian Koch, e Alan Alda. Gli sceneggiatori del progetto sono Matt Charman e i fratelli Coen, che hanno cercato di catturare l'essenza di un uomo che ha rischiato ogni cosa, portandone in vita anche il racconto personale. La data di uscita nei cinema americani è prevista per il 16 ottobre 2015. A comporre la colonna sonora di Bridge of Spies sarà Thomas Newman, dopo la rinuncia diJohn Williams che ha dovuto prendersi una pausa dal lavoro a causa di alcuni problemi di salute, anche se sarà comunque l'autore delle musiche di The BFG, (basato sul classico per bambini scritto da Roald Dahl), il prossimo progetto di Spielberg.
Post n°12246 pubblicato il 26 Marzo 2015 da Ladridicinema
Box Office Italia In Italia Disney "spadroneggia" e Cenerentola sfonda il muro dei 10 milioni complessivi grazie agli oltre 3 milioni incassati questa settimana: considerando che Pasqua è imminente, il film potrebbe ambire a superare il traguardo dei 20 milioni. Buona partenza per The Divergent Series - Insurgent che raccoglie 1.3 milioni e per un soffio riesce a stare davanti a Ma che bella sorpresa, terzo con 1.2 milioni e 3.7 complessivi. Tra le new entry va bene Latin Lover di Cristina Comencini, quarto con poco più di 800mila euro, mentre sembra essersi sgonfiato l'effetto "soliti idioti", visto che La solita commedia - Inferno, fa flop con poco più di mezzo milione ma una media per sala deludente. In coda troviamo La prima volta di mia figlia, deludente con un incasso di poco superiore ai 100mila euro. Tutte fuori dalla top ten le altre pellicole uscite in settimana: Fino a qui tutto bene, Chi è senza colpa, Una nuova amica (che, fra queste, ha la migliore media per sala) e Vergine giurata. La prossima settimana l'unica uscita forte è il film d'animazione Home - A casa, che arriva nelle sale assieme a French Connection, La famiglia Bélier, L'ultimo lupo e Lettere di uno sconosciuto.
Box Office USA In America The Divergent Series - Insurgent, sequel di Divergent ottiene esattamente lo stesso incasso del suo predecessore, 54 milioni di dollari, che bastano al film per ottenere la vetta della classifica, davanti a Cenerentola, che grazie ad un ottimo secondo weekend (34 milioni) arriva in America a 122 milioni (253 nel mondo). Molto deludenti le nuove entrate, in particolar modo The Gunman, che ottiene 5 milioni con un'imbarazzante media per sala di poco più di mille dollari: un altro super flop è servito. Meglio, almeno per quanto concerne la media sala, va il dramma Do You Believe? che raccoglie 4 milioni. In coda crollano Focus - Niente è come sembra, che si conferma come uno dei peggiori incassi di sempre per Will Smith, almeno negli States e Humandroid, anch'esso ben poco soddisfacente con il suo totale americano di 28 milioni. Notizie dal mondo: Big Hero 6 è diventato il miglior film d'animazione del 2014, grazie alle ottime performance in Cina, dove ha raggiunto la terza posizione all-time per un film di animazione; vola in Corea del Sud Kingsman - Secret Service (40 milioni in sei settimane). Cenerentola ha esordito questo weekend in Francia, Australia, Brasile, Spagna e U.K e la settimana scorsa è partito fortissimo in Cina con 25 milioni di dollari. Humandroid invece va male un po' ovunque. In America la prossima settimana arrivano il film d'animazione Home - A casa e la commedia Duri si diventa, ma l'attesa è tutta per Fast & Furious 7, che uscirà il 3 aprile.
Post n°12245 pubblicato il 26 Marzo 2015 da Ladridicinema
Post n°12244 pubblicato il 22 Marzo 2015 da Ladridicinema
Il film racconta la storia di Hana, una bambina che cresce sulle montagne albanesi, dove vige una cultura arcaica, maschilista, basata sull'onore, che non riconosce alle donne alcuna libertà; padri, fratelli e mariti hanno su figlie, sorelle e mogli un vero e proprio potere di vita e di morte. Per sfuggire al suo destino Hana si appella proprio alla legge della sua terra, il Kanun: giura di rimanere vergine, prende il nome di Mark e si fa uomo, ottenendo così gli stessi diritti dei maschi, ma rinunciando alla sua femminilità e ad ogni forma di amore. Un rifiuto che diventerà la sua prigione. Ma qualcosa di vivo si agita sotto alle nuove vesti e questo sarà l'inizio di un viaggio a lungo rimandato. - FOTOGRAFIA: Vladan Radovic
- MONTAGGIO: Carlotta Cristiani, Jacopo Quadri
- PRODUZIONE: Vivo film, Colorado Film Production con Rai Cinema, Bord Cadre films, Match Factory Productions, Era Film
- DISTRIBUZIONE: Istituto Luce Cinecittà
- PAESE: Italia
- DURATA: 90 Min
SOGGETTO: Il film è liberamente ispirato all'omonimo romanzo di Elvira Dones (Feltrinelli 2007).
Post n°12243 pubblicato il 22 Marzo 2015 da Ladridicinema
Post n°12242 pubblicato il 15 Marzo 2015 da Ladridicinema
Dal celebrato romanzo di Irène Némirovsky, SUITE FRANCESE, è il racconto dell’amore bruciante di un uomo e una donna travolti dalla Storia. Ambientato in Francia nel 1940, il film narra della bellissima Lucile Angellier (Michelle Williams) che nell'attesa di ricevere notizie del marito prigioniero di guerra, vive un'esistenza soffocante insieme alla suocera, donna dispotica e meschina (Kristin Scott Thomas). La vita di Lucile viene stravolta quando i parigini in fuga si rifugiano nella cittadina dove vive e la città viene invasa dai soldati tedeschi che occupano le loro case. Inizialmente Lucile ignora la presenza di Bruno (Matthias Schoenaerts) un raffinato ufficiale tedesco che è stato dislocato nella loro abitazione. Ma dopo l'iniziale indifferenza, Lucile "si risveglia" e inizia a esplorare sentimenti sepolti che la porteranno inevitabilmente verso Bruno... - DATA USCITA: 12 marzo 2015
- GENERE: Drammatico, Guerra, Sentimentale
- ANNO: 2015
- REGIA: Saul Dibb
- SCENEGGIATURA: Saul Dibb, Matt Charman
- ATTORI: Michelle Williams, Kristin Scott Thomas,Matthias Schoenaerts, Sam Riley, Margot Robbie, Ruth Wilson, Lambert Wilson, Eileen Atkins, Harriet Walter,Tom Schilling
- FOTOGRAFIA: Eduard Grau
- MONTAGGIO: Chris Dickens
- PRODUZIONE: Alliance Films, Qwerty Films, Scope Pictures
- DISTRIBUZIONE: Videa
- PAESE: Canada, Francia, Gran Bretagna
- DURATA: 107 Min
Post n°12241 pubblicato il 15 Marzo 2015 da Ladridicinema
Jenny ha 17 anni e un sogno: diventare una campionessa di nuoto sincronizzato, dove eccelle nel doppio sincro in coppia con la sua amica Flavia. La sua vita spensierata di adolescente a Ostia, sul litorale romano, viene scossa dalla morte improvvisa della madre. Con suo padre Alfio e il fratellino Fabrizio è costretta a trasferirsi in un paesino di poche anime nel cuore della Maiella, terra d’origine di Alfio. Il padre è in un forte stato depressivo, nei mesi precedenti ha perso il lavoro e la casa di Ostia se l'è ripresa la banca. Lo zio Tondino li ospita in una vecchia baita di montagna, nei pressi di un albergo con un impianto di skilift e una pista da sci. Jenny è costretta a trovarsi un impiego come cameriera all'hotel Splendor e a rinunciare al diploma. Quando scopre che l'hotel ha una piscina, decide di rischiare e di andarci di notte ad allenarsi. Quando le condizioni di suo padre si aggravano lo zio lo trasferisce in un'antica badia gestita da una confraternita di preti, affinché si prendano cura di lui. Jenny rimane sola a occuparsi del fratello e vede il suo sogno allontanarsi ogni giorno di più, il bambino come l'ostacolo alla sua libertà. Una notte durante l'allenamento Jenny viene sorpresa in piscina dal custode dell'albergo, Ivan. Nascerà tra i due una relazione fatta di incontri notturni...
Post n°12240 pubblicato il 15 Marzo 2015 da Ladridicinema
Ma che bella sorpresa racconta le vicende di Guido (Claudio Bisio), romantico sognatore e professore di letteratura al liceo, la cui vita va in pezzi quando la sua fidanzata, con cui convive da anni, lo lascia per un altro uomo. Paolo (Frank Matano) - un suo ex svogliato studente diventato insegnante di educazione fisica - è il suo migliore amico e farà di tutto per aiutarlo ad uscire dalla crisi. Per questo convocherà a Napoli i milanesissimi genitori di lui, interpretati dall'inedita e fulminante coppia Renato Pozzetto - OrnellaVanoni. La vita di Guido sembra tornare a sorridere grazie all'incontro con Silvia (Chiara Baschetti), sua nuova vicina di casa. Silvia non è solo bellissima, ma si intende di sport, tifa per la sua stessa squadra, ama girare per casa in lingerie e apprezza tutti i piccoli romantici gesti che Guido ama fare: passeggiate in bicicletta, mazzi di fiori, tramonti... insomma, la donna perfetta! Ma la donna perfetta esiste? Con questo interrogativo dovranno fare i conti i nostri protagonisti, compresa la bella Giada (Valentina Lodovini), vicina di casa romantica e innamorata segretamente di Guido. - FOTOGRAFIA: Federico Masiero
- MONTAGGIO: Claudio Di Mauro
- PRODUZIONE: Colorado Film in collaborazione con Medusa Film
- DISTRIBUZIONE: Medusa Film
- PAESE: Italia
- DURATA: 91 Min
SOGGETTO: Scritto da Giovanni Bognetti con Alessandro Genovesi e ispirato alla commedia brasiliana del 2009 "A Mulher Invisivel" (nelle sale per più di 20 settimane).
Post n°12239 pubblicato il 14 Marzo 2015 da Ladridicinema
di Gabriele Ottaviani Da siffatta deriva libertaria, tutta tesa all’affermazione del primato dei diritti di libertà individuali nei confronti della nozione di Stato (e di società) socialista, conseguì la messa in scena, da parte della sinistra radical-neoborghese-libertaria, di una sorta di “controcultura”, ormai completamente post-marxista, fondata sull’esaltazione delle dinamiche di uniformazione culturale planetaria (melting pot culturale), in versione hippy e anarcoide-postmoderna. Paolo Borgognone è certamente uno studioso e uno storico appassionato e preparato, competente per quello che concerne la sua materia. E la sua materia è la Russia. Si può non condividere le sue idee (ritiene per esempio, come nell’intervista che noi di Convenzionali gli abbiamo fatto per voi, che il dissolvimento dell’Unione Sovietica sia stata la più grande catastrofe geopolitica e ideologica della storia del ventesimo secolo, e forse non tutti sono d’accordo), ma non v’è alcun dubbio in merito al fatto che sappia argomentarle. Diffusamente, proponendo al lettore una messe di documenti, dati, citazioni. Borgognone propone un’interpretazione, e alimenta una discussione, meglio, una riflessione. Questo testo, volutamente complesso e imponente, e forse non ci sono alternative, data la particolarità e la grandezza del fenomeno, ma scritto comunque con un’impostazione divulgativa, si intitola Capire la Russia, è edito da Zambon, fa a chi lo legge delle domande, manifesta un punto di vista comunque interessante, e chiede soprattutto a chi sfoglia le sue pagine di mettersi in discussione. Soprattutto, di discutere le proprie convinzioni, che gli derivano, con ogni probabilità, non da un’esperienza diretta, da un contatto, per così dire, immediato, bensì da fonti esterne, riportate, dai mezzi di comunicazione di massa. Che sono uno strumento fondamentale di conoscenza, ma naturalmente ogni notizia va verificata, non creduta per atto di fede. Ognuno di noi, forse, ha un’immagine della Russia, se non in base a quello che si è studiato o in qualche caso vissuto, almeno degli ultimi decenni, dalla caduta dell’Unione Sovietica in poi, si è fatto un’idea, ammesso e non concesso che ne sappia qualcosa, della guerra in Cecenia, di Eltsin o Putin, ha un’opinione relativamente all’importanza delle relazioni internazionali con il più esteso Paese del globo, con cui intercorre una fitta rete di scambi, commerciali e non solo. Borgognone vuole provare a spiegare cosa sia la Russia, in un modo assai interessante, perché mette il lettore di fronte alla possibilità di tentare di analizzare questa realtà in un certo senso dall’interno, ascoltandosi ad essa attraverso una voce che suona molto credibile nel momento in cui riproduce il senso comune di un “russo medio”. Noi forse siamo di norma abituati a giudicare una realtà diversa, e quindi a ritenerla affine a noi, oppure a respingerla, traslando semplicemente i nostri modelli comportamentali nell’altro contesto, senza tenere conto che certi atteggiamenti per noi usuali in verità possono risultare per altri incomprensibili, per mentalità o consuetudini. Borgognone chiede uno sforzo, culturale e intellettuale, interiore. Una sfida stimolante, un libro di notevole sostanza.
Post n°12238 pubblicato il 14 Marzo 2015 da Ladridicinema
Tim Burton torna a dirigere un live-action per gli Studi Disney. Questa volta è il turno dell'elefantino Dumbo tornare davanti alle telecamere. Ecco cosa sappiamo. La seconda notizia più strana che sentirai oggi, è che Disney girerà un live-action di Dumbo. La notizia più strana è che a dirigerlo ci sarà Tim Burton. L'idea è talmente strana che potrebbe anche funzionare. Negli ultimi anni, il regista ha già lavorato a un live-action per gli Studi Disney. Il suo Alice nel Paese delle Meraviglie con Mia Wasikowska ha donato al classico dei toni dark che hanno ricevuto recensioni molto varie. cartoonbrew Dumbo immaginato come un personaggio di Tim Burton / Disegno di Dennis Cornetta Adesso è arrivato anche il turno di Dumbo di trasformarsi e assumere una nuova forma. Disney ha già confermato che il film sarà un remake della pellicola animata del 1941 con protagonista il celebre elefantino. Il progetto è ancora nelle prime fasi di elaborazione e per ora non si conoscono altri dettagli. L'unica cosa certa è che, con Burton al timone, la storia avrà toni più cupi rispetto all'originale. Disney ha anche altri live-action in via di sviluppo. Dopo il successo di Malefica e Cenerentola fra i titoli in lavorazione ora ci sono Il Libro della Jungla, Pete's Dragon, La Bella e la Bestia e il sequel di Alice nel Paese delle Meraviglie. Tutti i nuovi film accosteranno attori reali a tecniche di CGI, riproponendoci i Classici Disney sotto una nuova luce.
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Inviato da: Mr.Loto
il 28/03/2022 alle 11:57
Inviato da: Mr.Loto
il 15/10/2020 alle 16:34
Inviato da: RavvedutiIn2
il 13/11/2019 alle 16:33
Inviato da: surfinia60
il 11/07/2019 alle 16:27
Inviato da: Enrico Giammarco
il 02/04/2019 alle 14:45