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Messaggi del 09/05/2015

 

Gitanistan - Lo Stato immaginario delle famiglie Rom-Salentine

Post n°12365 pubblicato il 09 Maggio 2015 da Ladridicinema
 

Poster

Oronzo è un macellaio. Figlio di Giuseppe Rinaldi detto "Seppu lu Zingaru", negli anni '80 gestiva attraverso la ditta di famiglia gran parte del commercio di cavalli in Puglia, sdoganando e vendendo più di 200 cavalli a settimana. Claudio Giagnotti in arte "Cavallo", nipote di Oronzo, è un musicista ed un produttore musicale. Figlio di un italiano e di una rom, è un rom al 50%. Il suo gruppo musicale Mascarimirì è uno dei più conosciuti nel panorama della musica tradizionale salentina. Ma pochi sanno che Mascarmirì è una parole di origine rom, significa "Oh Madonna mia". Nel 2010 Cavallo si dedica all'album dal titolo GITANISTAN. Inizia un viaggio personale dentro le sue origini, la sua verità.

  • FOTOGRAFIAAlessandro Marti
  • PRODUZIONE: Maxman, Freim, Dilinò
  • DISTRIBUZIONE: I Wonder Pictures
  • PAESE: Francia, Italia
  • DURATA68 Min

 
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Nomi e cognomi

Post n°12364 pubblicato il 09 Maggio 2015 da Ladridicinema
 

Poster

Domenico Riva è uno stimato giornalista che da Milano rientra, con la sua famiglia, nella sua terra d'origine: un piccolo paese del Sud Italia. Direttore della più importante testata giornalistica del luogo, attiva un progressivo risveglio della coscienza civile del paese, incredibilmente adagiato su uno status quo di cui si stenta anche solo a prendere coscienza... come se certi fatti fossero roba d'altro mondo. E invece sono molte le impietose dinamiche che fanno parte della nostra realtà (al Sud e dovunque) e con le quali il giornalismo d’inchiesta è chiamato a confrontarsi spesso, anche correndo rischi. Tutto si gioca attorno ai fatti di una discarica abusiva oggetto di mire illecite e loschi traffici; Riva e i suoi, faranno il loro lavoro: raccontare i fatti. Che la verità non ha a che fare con l'essere eroi ma con il seguire i principi e il metodo cui la propria professione fa capo: una scelta che è quasi una necessità. I suoi Nomi e Cognomi sono amore per la coerenza e per la vita, per i giovani che lo seguono e che, finalmente, imparano a credere, "felici", nelle strade che percorrono e negli obiettivi che perseguono . In un susseguirsi di successi e insuccessi, vittorie e sconfitte, anche familiari, Riva porterà avanti il suo impegno, fino anche a sacrificare la sua famiglia che tanto ama.

 
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Peppino Impastato: l'ultimo atto da antimafia2000.com

Post n°12363 pubblicato il 09 Maggio 2015 da Ladridicinema
 
Tag: news

vitale-salvo-bestdi Salvo Vitale* - 9 maggio 2015
Non ho fatto a tempo a fare il mio solito salto mattutino a mare e la cosa mi ha lasciato nervoso tutto il giorno. Riascolto le cassette di Onda Pazza, comincio a trascriverne qualcuna, poi viene Vito che mi invita a fare un salto nella sua campagna. Siamo al limite del Molinazzo, la mia terra rubata e scolpita nel cuore. In un’aiola, davanti alla casa, c’è una pianta di cannabis mostruosa, alta più di due metri. Accarezzo i fiori e la mano mi rimane unta di resina. Vito scosta alcune pietre da un muretto a secco, estrae un pacco bene avvolto in un sacco di plastica bianco, lo apre e mi mostra tre pistole:
- “Che cazzo ci devi fare? La lotta armata?”
- “Diciamo che mi tengo pronto per la rivoluzione”
- “Peppino lo sapeva?”
- “Certo. Ci siamo anche allenati. Vuoi provare?”
-“Non ora e non qui. Con l’aria che tira, qualcuno sentendo gli spari, potrebbe andare dai carabinieri, che sarebbero felicissimi di avere trovato due terroristi. E poi, so già sparare”.
Vito rimette tutto a posto, tira fuori le cartine e  si arrotola una canna. Ha rinunciato a stupirmi.

E’ quasi sera quando mi fermo alla spiaggia. Mi meraviglio nel trovare Pietro al solito posto, sempre con lo sguardo dentro il mare. Il sole del tramonto arrossa il cielo, le barche escono dal porto una dietro l’altra e sciamano per il mare. Pietro sa dove ognuna sta andando, cosa va a pescare, che strumenti usa.
-“Ti manca?” 
La domanda mi coglie di sorpresa: -“Moltissimo”.
-“Si fermava ogni sera qua, per qualche minuto. Come te. Anche quella sera”. 
Rivedo l’ultimo atto, l’ultima trasmissione insieme, il passaggio in macchina, la sosta, l’agguato, il massacro, le ricerche, la nostra testarda volontà di sapere, quasi da cacciatori di frodo, in un luogo dove la legge stava altrove, la festa guastata agli assassini, che credevano di avere eseguito tutto alla perfezione

L’ULTIMO ATTO

Hanno preso l’ordine

Stavi in alto sul palco,
sulla fine dell’utopia
a rivendicare il tuo posto
in un territorio abusivamente occupato.

Si sono ritrovati nel posto convenuto.

Tra musica e parole
dentro le case entrò l’ultima volta
la tua risata irriverente,
il gioco del tuo flauto incantatore.

Hanno apparecchiato la tavola

Scendiamo dalla tana,
qualche spazio per noi, 
ci vediamo più tardi,
è quasi buio

Hanno cominciato la caccia

Ti fermi davanti al mare
per un  tuffo nell’infinito incerto
l’acre odore di salsedine
entra nel tuo petto.

Si sono avvicinati con cautela

Quasi gocce di plancton
appena fosforescente,
sorriso bianco dell’onda, forse, oscura risata:
ti addentri nell’arcano respiro del mondo
 
Hanno catturato la preda

Su di te cala altro buio più violento,
il tempo di riandare alle paure dell’infanzia,
di ritrovarti dentro le fauci dell’orco,
avvertire  che non c’è via d’uscita

Hanno sgozzato la vittima sacrificale

Alla fine della strada
qualche sprazzo di luce e dolore
ti lascia il dubbio d’essere
sulla soglia di un mondo che avevi negato

Hanno raccolto la legna ed acceso il falò

In un grumo di sangue
dileguano i trent’anni  della tua storia
si fermano incompiute
le tue tante cose ancora da fare

Hanno disposto la carne sulla graticola

Altri aspettano, temono
che non potrai più arrivare,
ti cercano dentro la notte,
rifiutano l’oscuro presentimento

Hanno consumato il pasto

Non è rimasto nulla
se non l’oscura voragine,
brandelli di carne sul prato,
un sandalo, un occhiale, una coscia annerita

Non hanno bevuto il vino:
 
Alcuni bracconieri
convenuti al suono di un corno nell’etere
hanno interrotto  
l’ultimo atto dell’orrendo rito.

Non hanno vinto

* tratto da “Cento passi ancora – Peppino Impastato, i compagni, Felicia, l’inchiesta(ed. Rubbettino)

 
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One more day

Post n°12362 pubblicato il 09 Maggio 2015 da Ladridicinema
 

Poster

Nel film Emanuele è un ragazzo brillante ma introverso che vive con la madre Bianca, affranta dalla morte del marito per un tragico incidente. Coinvolto da alcuni colleghi di università inizia a frequentare un corso di teatro dove incontra Giulia, affascinante psicologa amica di Germano, acting coach del corso. Complici le lezioni di teatro e le parole di Germano, Emanuele e Giulia finiscono per abbandonarsi a un amore delicato e coinvolgente grazie al quale entrambi riusciranno a condividere e affrontare momenti cruciali delle proprie esistenze. Giulia la malattia, Emanuele il senso di colpa per la morte del padre.

  • FOTOGRAFIAAngelo Stramaglia
  • PRODUZIONE: White Wolf Production
  • DISTRIBUZIONE: White Wolf Production
  • PAESE: Italia

 
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Animali nella Grande Guerra

Post n°12361 pubblicato il 09 Maggio 2015 da Ladridicinema
 

Poster

Nella Prima Guerra Mondiale, accanto agli uomini ha combattuto un esercito di animali. Muli, buoi, cani, cavalli, maiali, piccioni vennero utilizzati per lo spostamento di reparti e materiali, per le comunicazioni e per il sostentamento delle truppe. La forzata coabitazione con gli uomini avvicinò gli uni agli altri in un possibile destino di morte e sofferenza: ufficiali e militari di truppa avevano così la possibilità di dare e ricevere affetto, ma anche quella di occuparsi di esseri più deboli e del tutto dipendenti da loro. Nel corso della Grande Guerra gli animali non soltanto "combatterono" a stretto contatto con il soldato, ma contribuirono fattivamente all'alimentazione di svariate decine di milioni di militari.

  • PRODUZIONE: Red Film
  • DISTRIBUZIONE: Istituto Luce Cinecittà
  • PAESE: Italia
  • DURATA76 Min

 
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Peppino Impastato ucciso il 9 Maggio 1978: le sue idee e il suo coraggio ancora con noi da urbanpost.it

Post n°12360 pubblicato il 09 Maggio 2015 da Ladridicinema
 

Il 9 Maggio 1978 è la tragica data del ritrovamento a Cinisi, nel palermitano, dei brandelli del corpo di Peppino Impastato. Un omicidio di mafia che mise a tacere il giovane trentenne che aveva speso la sua vita a denunciare gli sporchi traffici della mafia e le sue collusioni con la politica: “La mafia è una montagna di merda”

Peppino Impastato 9 maggio 1978 venne ucciso dalla Mafia

Nella notte tra l’8 e il 9 maggio del1978 aCinisi, un piccolo paesino della cintura palermitana, si consumò il dramma della morte del trentenne Peppino Impastato. Sui binari distrutti della Palermo-Trapani la mattina del 9 maggio 1978 vennero ritrovati resti umani sparsi dappertutto e a pochi metri di distanza una Fiat 850 di proprietà di Fara Bartolotta, la zia di Peppino. Lo stesso giorno fu ritrovato a Roma in via Caetani il cadavere del presidente della Dc, Aldo Moro, dentro una Renault 4 rossa e il grande clamore mediatico riservato a questo ritrovamento fece passare in secondo piano il barbaro assassinio di Peppino Impastato. Solo dopo molti anni d’indagini si è riusciti a ricostruire la dinamica di quell’assassinio. Peppino Impastato venne ucciso in un casolare, il suo corpo imbottito di esplosivo venne fatto saltare in aria sui binari per simulare un attentato suicida. Ipotesi a lungo sostenuta anche grazie a tante falsità e depistaggi. Sono passati tanti anni, e c’è voluta la forte determinazione e tenacia della mamma Felicia e del fratello Giovanni perché Peppino Impastato fosse dichiarato vittima della mafia.

Peppino Impastato era un giovane che militando nell’estrema sinistra si batteva contro la mafia, i suoi traffici e le sue collusioni politiche. In questo modo si era posto in una posizione di forte rottura sia nella comunità di Cinisi che all’interno della sua stessa famiglia, tanto che il padre immerso nel crogiuolo mafioso lo aveva buttato fuori di casa. Peppino portava avanti la sua azione politica attraverso l’attività di comunicazione, prima aveva fondato il giornale: “Idea Socialista”, poi il Circolo “Musica e Cultura”, infine “Radio Aut” un’emittente di alternativa all’informazione conformista e reticente che trasmetteva notiziari di feroce satira contro il capo di Cosa Nostra degli anni ’70, il boss locale Tano Badalamenti.

Il giovane Impastato si era iscritto alla facoltà di filosofia, ma la sua natura ribelle gli aveva fatto rifiutare “l’ufficialità” dello studio universitario perché riteneva che la priorità della sua vita fosse l’impegno politico nella lotta alla mafia, fino al sacrificio della vita. Peppino con la sua acuta intelligenza riusciva a cogliere gli aspetti più nascosti della realtà e riteneva che i ragazzi dovevano essere educati alla bellezza: “Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. Bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vive la curiosità e lo stupore”

 
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La lezione di Peppino Impastato non va cancellata da articolo21

Post n°12359 pubblicato il 09 Maggio 2015 da Ladridicinema
 

peppinoimpastato1

Il 9 maggio del 1978 le brigate rosse e i loro complici ammazzarono Aldo Moro. Chi aveva ideato ed eseguito il piano aveva deciso di colpire e stroncare il dialogo e l’incontro tra cattolici democratici ed i comunisti di  Enrico Berlinguer.

Al di lá di ogni dietrologia l’obiettivo era quello di stroncare un difficile esperimento che avrebbe cambiato il corso delle cose in Italia e non solo. Per opposte ragioni quel progetto politico non piaceva né ai brigatisti, né ai circoli internazionali interessati ai mantenimenti dei muri, della guerra fredda, delle cosiddette sfere di influenza. L’assassinio di Aldo Moro era per costoro un obiettivo strategico e forse,anche nel fronte della fermezza e della non trattativa, non mancò chi perseguiva lo stesso fine con altri mezzi.

Il 9 maggio fu ammazzato anche Peppino Impastato,un giovane comunista,militante di Democrazia proletaria, che, dai microfoni di Radio Aut, aveva deciso di ingaggiare la sua battaglia contro Don Tano Badalamenti ed il clan di Cinisi.

Peppino non realizzava “scoop”, ma non dava tregua, mordeva ogni giorno, urlava quello che gli altri sussurravano, denunciava le complicità ed i silenzi delle istituzioni e di tanta parte della politica, illuminava le oscurità. Non tutti lo apprezzavano, neppure tra chi mafioso non era, ma non condivideva la sua intransigenza etica, ancora prima che politica.

Il suo assassinio fu facilitato dalla indifferenza, dalla complice distrazione, dal fastidio per quel giornalista ” Non professionista” che, dai microfoni di una radio locale,osava mettere in mutande il boss dei boss, i suoi picciotti ed i suoi servitori a tariffa.

Quella lezione non andrebbe cancellata, neppure a 38 anni di distanza, perché le mafie non sono state estirpate, le connivenze neppure e le omissioni non mancano, anche se esistono donne e uomini che, ogni giorno,le contrastano con inaudita determinazione e passione civile.

Il solo fatto che,ancora oggi, esistano magistrati e cronisti, basterà ricordare i nomi di Nino Di Matteo e Sandro Ruotolo, costretti a vivere sotto scorta, indica che l’allarme é ancora attuale e che gli assassini non hanno deposto le armi.

Per contrastarli non bastano le sole azioni di polizia, ma serve anche una grande solidarietà preventiva nei confronti di chi rischia ogni giorno per la nostra sicurezza e libertà. Peppino Impastato, come Pippo Fava e come Falcone e Borsellino, sono stati molto amati “Post mortem”, sarà il caso di amare e di apprezzare chi davvero contrasta le mafie anche prima del giorno del loro funerale.

9 maggio 2015

 
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Peppino Impastato 37 anni dopo, l’Italia lo ricorda così da dire.it

Post n°12358 pubblicato il 09 Maggio 2015 da Ladridicinema
 

Peppino Impastato

Peppino Impastato

ROMA – La Mafia ‘è una montagna di merda’. Peppino Impastato, nella sua breve vita, non si è mai nascosto. Dai microfoni di Radio Aut, un’emittente radiofonica autofinanziata di ‘controinformazione’, con al centro la satira nei confronti della mafia e degli esponenti della politica locale, ha preso le distanze da quella mafia in cui anche la sua stessa famiglia era comunque ben inserita. Come raccontavano i Modena City Ramblers nella canzone ‘Cento Passi’, ‘aveva un cognome ingombrante e rispettato, di certo in quell’ambiente da lui poco onorato’. Peppino viene ucciso in un casolare, di proprietà di un privato. Un anno fa la Giunta regionale siciliana aveva firmato l’atto di avvio del procedimento per far diventare il casolare dove fu ucciso Peppino Impastato ‘luogo di interesse culturale’ e ‘monumento della legalità’. Ma ad oggi nulla è cambiato e il casolare, in occasione della ricorrenza della morte resterà chiuso e non sarà possibile visitarlo. Peppino Impastato nacque il 5 gennaio del 1948 a Cinisi, in provincia di Palermo. Oltre all’attività di informazione con la la radio autofinanziata, aveva deciso di scendere in politica per partecipare con una lista che ha il simbolo di Democrazia Proletaria, alle elezioni comunali a Cinisi. Viene ucciso dalla mafia il 9 maggio del 1978, giorno del ritrovamento del corpo di Aldo Moro in via Caetani a Roma, pochi giorni prima delle elezioni e qualche giorno dopo l’esposizione di una documentata mostra fotografica ‘sulla devastazione del territorio operata da speculatori e gruppi mafiosi’. Il suo corpo è letteralmente dilaniato da una carica di tritolo posta sui binari della linea ferrata Palermo-Trapani, le prime indagini addirittura portavano alla pista del suicidio.

 

Iniziative in tutta Italia, in occasione del ricordo della sua morte, avvenuta 37 anni fa: da un festival a suo nome organizzato a Bologna alla visione di film a tema (su tutto il celebre ‘Cento Passi’ di Marco Tullio Giordana), fino all’intitolazione di una strada a Siracusa. Queste alcune delle celebrazioni in programma: PISA: Lucia Borsellino, figlia del giudice Paolo Borsellino, sarà l’ospite ‘speciale’ della ‘Giornata dedicata alla memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi’. L’iniziativa, come ogni anno dal 2007, si svolgerà il 9 maggio; quel giorno del 1978 furono assassinati Aldo Moro e Peppino Impastato. La cerimonia ufficiale comincerà alle 10 sul Viale delle Piagge nei pressi del monumento ‘Pensieri e Presenze di Pace’ dell’artista Dolfo (all’altezza del civico 14).

 

ROMA: Due giorni di iniziative, 8 e 9 maggio presso il Parco Collina della Pace (via Casilina km. 18,00 – Finocchio RM), organizzata da Libera. Si terrà la manifestazione intitolata “Peppino Vive nel Parco, Commemorazione dell’assassinio di mafia di Peppino Impastato – Festa della Legalità”. Dopo la giornata riservata agli studenti delle scuole della zona, domani pomeriggio, ore 16, la presentazione della giornata e saluti della compagnia Teatrodanza Fuo.Ri.Terr.A.: “A chi baciamo le mani”(teatro), Flavia Famà – Libera memoria – Figlia di vittima di mafia Serafino Famà. L’Ass. Culturale Ottavo Atto proporrà “Donne di mafia” (teatro). Ancora spettacolo teatrale, “Orazione per G. Falcone e P. Borsellino”. Prevista la presenza di molte altre associazioni: Ass. Culturale D.O.C. (in direzione ostinata e contraria); Link Tor Vergata sull’università; Comunità di S. Egidio campo nomadi di salone; Il Muretto centro di aggregazione giovanile cooperativa S. S. Pietro e Paolo. VITERBO: Sempre domani, ore 10, Viterbo ricorderà Peppino Impastato con una cerimonia al parco intitolato alla sua memoria. La cerimonia avverrà all’ingresso del parco su via A. Volta (quartiere Pilastro), davanti alla targa fatta apporre nell’ottobre 2013 dall’amministrazione comunale. CINISI: Nella cittadina di Peppino tante saranno le iniziative. Ad aprire la serie di celebrazioni ci hanno pensato nei giorni scorsi quelli del Clan “Croce del Sud” del Gruppo Scout Cinisi con lo spettacolo teatrale “ Illegalità, Mafia, Corruzione…e la Politica?”. Domani dalle 21.30 sul palcoscenico di piazza Vittorio Emanuele Orlando il concerto “Voci al femminile per ricordare Peppino”, in occasione del 37esimo anniversario dalla morte di Impastato. Torna inoltre il Premio fotografico Peppino Impastato – Musica e Cultura, giunto alla seconda edizione e promosso da Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato. SAMBUCETO: Giornata di incontri, quella organizzata dall’associazione culturale Kimera a Sambuceto, in provincia di Chieti. Domani, ore 18, pomeriggio dedicato alla memoria di Peppino. Dopo la proiezione del film “I Cento Passi”, seguirà un intervento a cura dell’associazione Espressione Libre di Pescara. All’esterno performance artistica dei Writers Christian Serafini e Mirko Trifone.  ERCOLANO: Iniziativa della web radio Radio Siani, la radio della legalità dedicata al giornalista Giancarlo Siani. L’emittente prenderà parte a quella organizzata dal presidio di Libera Vomero-Arenella e dalla Fondazione Polis, nell’ambito del più ampio progetto “Gusto e parole della legalità”, che avrà luogo sabato 9 maggio alle 10 presso la libreria di azionariato popolare Iocisto (via Cimarosa 20, Napoli). Nell’ambito dell’iniziativa sarà presentato, a conclusione di un progetto con gli studenti del Liceo classico Pansini di Napoli, il fumetto “Peppino Impastato un giullare contro la mafia (di Marco Rizzo, disegnato da Lelio Bonoaccorso, edito da Beccogiallo). A seguire ci sarà una degustazione dei prodotti coltivati sui terreni confiscati alla mafia. Sabato andrà in onda su Radio Siani una puntata speciale in ricordo di Peppino Impastato. CALTANISSETTA: Il consigliere comunale Valeria Alaimo M5S ha presentato una richiesta alla presidenza del consiglio, indirizzata al Sindaco Ruvolo, per l’intitolazione del Foyer del Teatro Margherita a Peppino Impastato. SAN GIOVANNI IN PERSICETO: Tre giorni di dibattiti, concerti, mostre dedicati all’antimafia alla quinta edizione del Peppino Festival di San Giovanni in Persiceto, Comune di Bologna. Sarà tutto all’insegna, a partire da oggi fino a domenica, di musica, pensieri, parole e passi.

 

CISCO RACCONTA COME NACQUE ‘CENTO PASSI’ – “Uno, due, tre, quattro, cinque, dieci, cento passi”. Una strofa semplice. Eppure capace di entrare nella storia della musica, di ‘dire’ la sua in un contesto così difficile com’è quello della lotta alla mafia, di fare da ‘colonna sonora’ alle piazze che si riempiono di tutti quelli che hanno qualcosa da dire per provare a migliorare la vita, la loro, di tutti. “Uno, due, tre, quattro, cinque, dieci, cento passi” è il ritornello di ‘Cento Passi’, la canzone scritta dai Modena City Ramblers di Stefano ‘Cisco’ Bellotti (oggi non è più il cantante della band). Una canzone “che è già dentro il film”, su una storia “che non conoscevo” ma che per forza ha imparato ad amare. A 37 anni dalla morte di Peppino Impastato, a questo si ispirano l’omonimo film e la canzone, Cisco racconta la ‘sua’ Cento Passi all’agenzia DIRE. Un racconto appassionato, quasi commosso. “Non conoscevo la storia di Peppino- ricorda- Sono andato al cinema a vedere il film, e ne sono rimasto colpito, anche dalla storia di Peppino. E poi questi fili che si collegano, la morte di Peppino e il ritrovamento del corpo di Aldo Moro… Ricordo che uscito dal cinema, avevo questa voglia di scrivere la canzone. In testa mi girava la frase dei passi- dice ancora all’agenzia DIRE- E sono partito con quella frase, quella che Lo Cascio dice nel film. Ho preso spunto a piene mani dal film, noi ci abbiamo messo la musica”. La canzone, sottolinea Cisco, “è uno dei pezzi che mi soddisfa fare dal vivo” ed è diventata “un patrimonio culturale comune, i ragazzi la cantano nelle manifestazioni, è andata oltre a chi l’ha fatta e chi l’ha scritta. Cosa c’è di più bello che scrivere canzoni che restano alla gente?”.

 

In passato Cisco è stato proprio a Cinisi, la città di Peppino: “Ho avuto la fortuna di andarci, c’erano i protagonisti del film, c’erano Lo Cascio e il regista Marco Tullio Giordana. Ricordo che sul momento non mi avevano ‘inquadrato’, poi quando sono salito sul palco e intonato la canzone, da solo con un tamburo, mi hanno riconosciuto. Giordana mi disse che la canzone aveva contribuito a fare la fortuna del film e molti pensano che è la colonna sonora. Ma non è così, il film è uscito prima”. La storia di Peppino “per me è una storia di vittoria, ha avuto una fine tragica, è vero, ma i mandanti sono stati catturati, la casa di Badalamenti è diventata un museo sulla lotta alla mafia. Oggi la gente ricorda la sua storia, il suo sacrificio è stato esemplare. Possiamo raccontarla come una storia di vittoria soprattutto ai giovani, che in modo disinteressato pensano che nella vita ci si debba occupare di altro”. Cisco, oggi, vorrebbe vivere “in un paese civile, dove la gente normale prende di petto certe situazioni. Ma anche se l’Italia non è così, ogni giorno ci sono però tanti piccoli ‘Peppino Impastato’, che lottando non si piegano davanti alla ingiustizie, anche più piccole, davanti ai soprusi. L’Italia è piena di queste storie. Prendiamo la storia del giornalista Sandro Ruotolo, assurdo”. E poi l’esempio di Ercolano, quella Radio Siani, la web radio della legalità “che è una realtà molto bella, dovremmo sempre avere a che fare con queste storie, non bisogna voltarsi dall’altra parte”. Anni fa l’ex cantante dei MCR ha incontrato Felicia, la mamma di Peppino, morta nel 2004: “Ero emozionatissimo, lei era una donna di grande dignità. Fu un incontro speciale, una volta saputo chi eravamo ci volle ringraziare. La lotta e la memoria di Peppino Impastato vanno avanti anche grazie alla mamma”.

 
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Film nelle sale da giovedi

Post n°12357 pubblicato il 09 Maggio 2015 da Ladridicinema
 

 
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Matteo Garrone e Il racconto dei racconti: "Il mio fantasy masochista e incosciente per il pubblico" da coomingsoon

Post n°12356 pubblicato il 09 Maggio 2015 da Ladridicinema
 

08 maggio 2015
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Matteo Garrone e Il racconto dei racconti: "Il mio fantasy masochista e incosciente per il pubblico"

 

Evidentemente emozionato, ma anche felice e determinato. Nei corridoi, tra il suo entourage, si parla di un Matteo Garrone autodefinitosi "in trance agonistica" per la presentazione alla stampa del suo atteso Il racconto dei racconti, vero e proprio kolossal fantasy dalle radici profondamente e orgogliosamente italiane che sarà dal 14 maggio nelle sale in più di 400 copie e che nello stesso giorno verrà presentato in Concorso al Festival di Cannes
Il regista si presenta alla platea in maniera inconsueta e felicemente informale, casual non solo nell’abbigliamento: da solo, anche se i suoi collaboratori più stretti gli fan da spalla nelle prime file, e in piedi. 
"Ma non ti siedi?," gli chiede qualcuno. 
"No, preferisco così, mia piace questa soluzione più fluida, più colloquiale," risponde, che aspetta le domande dei giornalisti come aspetterebbe il servizio di un amico con cui gioca una partita del suo amato tennis.

E il primo servizio riguarda Giambattista Basile, l'autore napoletano del libro che dà il titolo al film ce che raccoglie 50 fiabe in lingua napoletana, tre delle quali sono state tradotte nelle altrettante linee narrative che s'intrecciano nel film. 
"Basile è un autore che ho subito sentito come familiare, lo trovo un genio assoluto," risponde con sicurezza Garrone. "I suoi racconti mi hanno colpito per i personaggi, per la ricchezza visiva, per la complessità delle storie. La scelta di fare un fantasy oggi in Italia è stata masochista e incosciente, forse volevo mettermi nei guai," continua il regista sulla genesi del progetto, "ma mi pareva naturale nel mio percorso artistico provare a fare il contrario di quello che avevo fatto fin a quel momento: se prima partivo dal reale per arrivare al fantastico, qui parto da fiabe che volevo far diventare reali.
Nelle opere di BasileGarrone ha anche trovato diversi punti di contatto con la sua estetica e la sua poetica: "La mia formazione pittorica," spiega, "mi faceva sentire molto mio il mondo visivo delle fiabe di Basile. E anche l'incrocio tra comico e drammatico, tra alto e basso che pervade l'opera mi sembrava vicino alla mio cinema e al mio gusto personale."

Tra le ambizioni di Garrone, anche quello di dare nuova popolarità alle opere assai poco conosciute di Basile, il cui lavoro venne ripreso da nomi forse più noti come i Grimm o Perrault. Un po' di orgoglio nostrano, quindi, che il regista non esita a rivendicare: Dentro queste storie non c'è solo la cultura napoletana, ma tutta la cultura italiana. Anche per questo, non volevo imitare i fantasy americani e inglesi e mantenere invece una visione di racconto autentica, nostrana: tanto per intenderci, nonostante il respiro internazionale del film, sono stati gli attori stranieri a venire da noi in Italia, e non io ad andare a girare all’estero."

E proprio le location, magnifiche e stupefacenti, individuate dal location manager Gennaro Aquino nel corso di 8 mesi di viaggio per la penisola, sono elemento la cui importanza supera quella scenografica e s'intreccia con il piano estetico e narrativo di tutto il film. "Eravamo alla ricerca luoghi reali che però dessero l'impressione di essere ricostruiti in studio," spiega Garrone. "Il nostro film si muove sempre tra realismo e ricostruzione, penso abbia un legame con le origini del cinema: è un film dove si sente l'artificio ma dove l'immagine ha una sua verità. Come già succeso in passato con gli altri miei film, poi, i luoghi che abbiamo trovato ci hanno suggerito una drammaturgia: in Gomorra fu il caso del solarium, qui quello del labirinto del castello di Donnafugata, in Sicilia, teatro della storia interpretata da Salma Hayek."

Oltre all'attrice messicana, Il racconto dei racconti ha come protagonisti attori come Vincent Cassel e John C. Reilly, e interpreti più giovani e meno noti come la bravissima Bebe Cave, principessa protagonista della storyline che vede coinvolto anche Toby Jones
"Il casting è partito dalla fisicità degli attori, prima ancora che dal loro talento," racconta Garrone. "Volevo interpreti che fisicamente suggerissero il carattere dei loro personaggi. Quanto a Bebe Cave, è stata una sopresa anche per me, che l'avevo subito scelta non appena visto il suo provino." 
La giovane attrice inglese è una delle tre figure femminili di rilievo di un film costruito daGarrone attorno a loro: "Non è stato facile scegliere quali racconti del Cunto de li cuntimettere in scena," dice, "e per avere una coerenza interna abbiamo scelto tre storie al femminile che affrontano tre età diverse. Ad accomunarle c'è anche il tema del desiderio, come quello della trasformazione del corpo, da sempre una mia ossessione, espresso con incredibile modernità."

Goya e i suoi CapricciTrono di spade e Mario Bava sono stati citati dal regista romano come primarie fonti d'ispirazione esterne per Il racconto dei racconti, film dalla storia produttiva complessa che il suo autore racconta così: "Abbiamo attraversato molte fasi e superato molte difficoltà: non è stato facile mettere assieme un film di questo respiro, anche se RaiCinema ha creduto da subito nel progetto. Me lo sono prodotto da solo, con l'aiuto di Alessio Lazzareschi, e poi con il supporto dell'inglese Han Way e della francese Le Pacte. Il budget complessivo è stato di 12 milioni di euro, e lasciatemi dire che mi è molto dispiaciuto dovermi rivolgere a una finanziaria francese per avere la liquidità per far partire le riprese, ma nessuna banca italiana, nonostante i contratti di produzione firmati, mi ha voluto garantire il cash flow necessario."

Sul set, poi, le difficoltà di Matteo Garrone sono state quelle di un regista che non era abituato a girare con green screen e tecnologie per lui nuove, che non poteva controllare maniacalmente e immediatamente l'immagine come è abituato a fare, e che non si è divertito così tanto come aveva immaginato in fase di scrittura: "È stata dura, ma sono contento del risultato. E spero che il pubblico lo apprezzerà: questo, nonostante Cannes, non è un film per i festival, ma un film per la sala, e il premio più bello e gradito non sarebbe uno in Croisette ma il successo presso gli spettatori." 

 
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