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Messaggi del 26/09/2016

 

Quantum of solace

Post n°13383 pubblicato il 26 Settembre 2016 da Ladridicinema
 


Ancora profondamente scosso dal tradimento e dalla morte di Vesper, la donna che amava, James Bond è spinto all'azione da un desiderio di vendetta. Durante un interrogatorio a Mr. White, 007 e M scoprono che una potente organizzazione, di cui neanche conoscevano l'esistenza, sta tramando alle loro spalle. La pista porta l'agente segreto a Haiti dove individua in Dominic Greene l'uomo che si cela dietro l'organismo che vede coinvolti uomini d'affari di tutte le nazioni. A Haiti fa anche la conoscenza di Camille, una giovane spia che come lui è assetata di vendetta.
Quantum Of Solace inizia laddove finiva Casino Royale e si concentra (nuovamente) sugli esordi di James Bond come agente segreto. Prendendo in prestito il titolo di un racconto breve tratto dalla raccolta "Solo per i tuoi occhi", Marc Forster sceglie di sviluppare il percorso emotivo di 007 in un film di transizione. Collocandosi nell'attimo prima che l'agente indossi il suo smoking con disinvoltura, Quantum Of Solace lascia presagire che dopo, e solo dopo, ci saranno i sorrisi ironici, gli sguardi languidi, le conquiste facili, la scioltezza di stile. 
Seguendo le orme di Martin Campbell, che aveva regalato alla spia la licenza di uccidere, Forster prosegue l'analisi introspettiva del personaggio completando il suo profilo ed esemplificandone il carattere. Accecato dalla vendetta, Bond elimina tutte le piste possibili riducendole in "binari morti", ma lungo il percorso di formazione dovrà imparare a gestire l'irruenza e perfezionare l'assetto per ottenere la fiducia di M. Il Bond di Daniel Craig deve subire un cambiamento per poter passare all'azione con l'impudenza che lo contraddistingue. Deve chiudere con il passato e cancellare il rancore.
Ambientato sullo sfondo di uno scenario politico contemporaneo (sviluppato dalla penna deconcentrata di Paul Haggis), Quantum Of Solace si libera dai cliché bondiani, dalle battute di spirito e dai gadget per tentare una strada più realistica e modernizzare la figura del più celebre agente del cinema spionistico. Se l'idea è buona e condivisibile, il film perde lo slancio cadendo in qualche lacuna di scrittura rischiando di sprecare la spinta dell'eccellenteCasino Royale. Tuttavia, grazie a uno sguardo originale e alle interpretazioni di Daniel Craig (ormai a suo agio nel ruolo) e Mathieu Amalric (che offre al villain una maschera megalomane e credibile), Marc Forster riesce a portare a termine la missione con competenza liberando James Bond dal rimpianto.

 
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Skyfall

Post n°13382 pubblicato il 26 Settembre 2016 da Ladridicinema
 

Locandina Skyfall

In missione a Istanbul per conto della Regina, della Patria e di M, James Bond deve recuperare un file prezioso che contiene i nomi degli agenti infiltrati del MI6. Finito nelle mani di un killer professionista, Bond lo insegue cadendo sotto i colpi del fuoco amico. Precipitato e disperso dentro una cascata, Bond viene dichiarato morto e compianto in un formale necrologio. A redigerlo è M, che lo ha sacrificato senza riuscire a recuperare il maltolto. Pubblicate su internet le identità degli agenti operativi, M è chiamata a rispondere della questione e della sua gestione davanti al governo britannico che vorrebbe le sue dimissioni. Bond, intanto, sopravvissuto alla ‘caduta’ e alla inoperosità, è richiamato a Londra e al dovere da un attentato gravissimo alla sede del MI6. L’obiettivo è M, il criminale è Silva, un ex agente ‘venduto’ e torturato che ha coltivato la vendetta e adesso chiede il conto al suo ex direttore. Figli putativi della stessa M(adre), Bond e Silva si confronteranno a colpi di pistola, fino a esplodere o a implodere il loro passato. 
Dopo essere caduto dal cielo e dopo essersi rialzato dal fondo, James Bond si accomoda davanti a un quadro di William Turner, esposto con orgoglio alla National Gallery, perché quel dipinto rappresenta “La Valorosa Témériere” rimorchiata lungo il Tamigi e destinata alla demolizione. Una combattente temeraria che ha vinto la tracotanza di Napoleone e adesso scivola adagio verso il tramonto. Il suo e quello dell’epoca che l’ha vista eroica. Nella fruizione museale di Bond c’è l’essenza, il senso e il valore di Skyfall, ventitreesimo film della serie diretto da Sam Mendes, che riazzera il personaggio fino a ‘ucciderlo’, rifondando l’archetipo e avviandone biografia e serialità autoriali. Se con Martin Campbell Bond ricominciava dal doppio zero, con Mendes riparte da zero e da una mestizia, una sensazione densa di pena, affetto e responsabilità, derivata dalla vulnerabilità di M, ‘madre’ ideale e onnipotente minacciata da un figliolo tutt’altro che prodigo. Il cattivo di Javier Bardem, doppio oscuro di Bond e nemesi filiale di M, è l’ennesimo megalomane della saga che pratica il delirio gettando l’ordine tranquillo del mondo nell’angoscia. Nella testa e dietro lo sguardo di Mendes, quel mondo e quell’angoscia si fanno assolutamente personali, convertendo il conflitto internazionale in un dramma ‘familiare’. Il corpo materno di M, fonte aspra di insegnamenti e conflitti per Bond, viene sconvolto da una minaccia abnorme e traumatica che occupa abusivamente la scena di un legame storico, professionale, emotivo, affettivo. La vita di M è letteralmente nelle mani dell’agente di Fleming, la cui incolumità pone a Bond il problema delle sue radici, della sua provenienza e dell’impossibilità che possano costituire un terreno solido, sicuro e al riparo dall’imprevedibilità della vita. È a questo punto che il regista inglese introduce un discorso sulla tradizione, sugli echi, sul ‘marchio’, che mentre celebra i cinquant’anni di vita cinematografica di Bond produce una separazione irreversibile col passato, mai riducibile per Mendes a meri citazionismo e collezionismo. Per questa ragione l’Aston Martin DB5 argentata e armata di Sean Connery, infila di nuovo la strada e l’avventura, trattenendo romanticamente l’aura dei Bond che furono, simbolizzando una discendenza con l’agente di Daniel Craig, dando corpo (e motore) a una memoria collettiva. Antropomorfizzata, l’Aston Martin partecipa al destino di Bond e di M contro un villain ossigenato e incapace di guarire. Si chiudono invece le cicatrici di Bond, che lascia andare e si libera perché altrimenti sarebbe impossibile continuare. Quietati lutti, ombre e fantasmi, James Bond emerge dalla staticità iconica e dall’immodificabilità del passato, smantellando le spoglie epiche dell’oggetto perduto e reintegrando, rinnovati, Q e Miss Moneypenny. Al Silva superbamente eccentrico e decentrato di Bardem, agente di un mondo che non c’è più e da cui dipende patologicamente, non resta che la nevrosi e l’irriconoscenza del debito simbolico con M, vecchia e valorosa ammiraglia destinata alla ‘rimozione’. La trasmissione, nel Bond di Mendes, si realizza sullo scarto, sul resto di corpo, di carne, sull’oggetto museale (quadro o automobile). Perché in quel residuo c’è ancora tantissima vita da accogliere e perseverare dentro un’altra segretissima missione. Dentro al corpo, ieri pesante, oggi bolla di leggerezza, di Daniel Craig.

 
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Spectre

Post n°13381 pubblicato il 26 Settembre 2016 da Ladridicinema
 


La morte sfila per le strade di Città del Messico e dietro la maschera di un teschio. In missione per conto di M, la defunta M che gli ha lasciato un video e un incarico spinoso da risolvere, James Bond sventa un attentato e uccide Marco Sciarra, terrorista legato a SPECTRE, una misteriosa organizzazione criminale e tentacolare. Il suo colpo di testa gli aliena Gareth Mallory, il nuovo M alle prese con pressioni politiche e Max Denbigh, membro del governo britannico che non vede l'ora di mandare in pensione i vecchi agenti dell'MI6 e di controllare con tanti occhi le agenzie del mondo. Congedato a tempo (in)determinato, Bond prosegue la sua indagine contro il parere di Mallory e con l'aiuto dei fedeli Q e Moneypenny. Tra un funerale e un inseguimento, una vedova consolabile e una gita in montagna, l'agente 007 stana Mr. White, una vecchia conoscenza con crisi di coscienza e una figlia da salvare. Bond si fa carico di entrambe e protegge Madeleine Swann dagli scagnozzi di SPECTRE, amministrata dal sadico Franz Oberhauser. È lui l'uomo dietro a tutto, è lui il megalomane da eliminare. Madeline la chiave per risalire. Per risalire alla sua nemesi, per risalire il suo tempo perduto.
Con Skyfall la saga di Bond compiva cinquant'anni e stilava un bilancio. Sam Mendes, reclutato tre anni fa a dirigere il passaggio, si interrogava su un 'corpo usato' dentro un mondo per cui non era più adatto. Facendo tesoro del Batman di Christopher Nolan, Mendes decostruiva la leggenda e la rifondava procurandole una grotta, affiorandone il trauma e confrontandola con un avversario psicotico. La posta in gioco era una donna, la donna, la M-amma incarnata da Judi Dench. Skyfall riconduceva la serie alle origini, eleganza e humour british, e consolidava Daniel Craig dentro lo smoking dopo Casino Royale, che lo aveva lasciato 'vedovo' e inconsolabile e Quantum of Solace, che ne segnava l'avvento. Coerente coi caratteri nevrotici della sua filmografia (Era mio padreRevolutionary Road), il suo Bond si prende tutto il tempo necessario a scavare la psicologia e alleggerisce il testosterone della serie, disegnando un agente intimo e interrotto di cui convalida la morte e poi la rinascita. Epopea crepuscolare Skyfallsprofondava nelle e ripartiva dalle lande scozzesi, luogo natale di James Bond questa volta alla prese con l'eredità materna (il video di M) per risalire a quella paterna. Per farlo avrà bisogno della sua madeleine, elemento rivelatore impersonato da una donna, la dottoressa Swann di Léa Seydoux, che lo invita a fermare l'azione per pensare e ripensarsi. A sdraiarlo sul lettino provvede invece il villain di Christoph Waltz, precipitato di un passato remoto che 'vive anche tre volte' e vorrebbe trattenerlo in un'adolescenza irriducibile affollata di Bond-girl intercambiabili e castranti. Ma il bacio di Madeleine produce il ricordo di un tempo sepolto nella memoria, riemerge alla coscienza, diventa presente e ritrova James a Bond, la saga al cinema. Perché in quel bacio c'è la dichiarazione poetica di Mendes e del suo film proustiano, che cerca e trova il perduto, che esprime le più impalpabili sfumature umane, che riscopre ed esalta, aggiornandoli all'esigenza del momento, la definizione di eroismo, l'originalità della copia, la rutilante presenza dei sentimenti, l'amore per la performance, le traiettorie e la balistica. 
Impossibile non vedere nella determinazione dei personaggi a battersi à l'ancienne (Bond e Mallory in cima) una metafora del cinema, che afferma il gusto per l'analogico, l'artigianale, i fondamentali, il campo. Nei Bond di Mendes si affrontano il passato e il mondo contemporaneo alimentando un dibattito vivace e qualche volta contraddittorio. A chi pensa che James Bond non sia (più) buono a nulla, il regista obietta e avanza una rilettura del mito che garantisce il franchise, aderisce alla tradizione e guarda al futuro. Per Mendes Bond è come il nero nella moda, ritorna sempre. Perché il nero non è mai pensiero inespresso ma sintesi di potenza che si addensa disegnando la linea, definendo la silhouette. Quella celebre del tema musicale di ogni Bond-movie, inquadrata dalla soggettiva impossibile della canna della pistola di un ipotetico avversario contro cui Bond spara. Perché lui ha sempre la licenza di uccidere. Oppure no. Come ricorda Gareth Mallory al nuovo arrivato, voyeur informatico e arrogante. Nero è pure l'inchiostro dell'octopus (simbolo di SPECTRE) e le note con cui Sam Smith scrive sui muri e sui titoli di testa ("Writing's On The Wall"), nero il buio che 'solleva' dietro di lui Franz Oberhauser e il lutto che rielabora Bond dentro la 'camera verde' di Mr. White. Luogo fisico e luogo della mente che conserva brani di memoria del protagonista e ne avvia il processo analitico. 
Pronto ad accogliere il ritorno emotivo, vivo, presente ma irrimediabilmente passato, l'agente di Fleming affronta il dolore, trova la spinta vitale e spezza l'implacabile coazione a ripetere che determina la struttura complessiva della serie. Su un treno-alcova, lo stesso di Intrigo internazionale, Craig supera il complesso (edipico) e la sessualità primordiale e incestuosa del suo personaggio. Spectre - 007 è un racconto di formazione in chiave freudiana il cui esito finale è la sostituzione della madre con la 'moglie', emblematicamente raffigurata dall'avvicendamento delle donne sulla leggendaria Aston Martin. Mezzo di fuga per scampare M in Skyfall, auto a due piazze in Spectre - 007 per inserirlo nel sistema della realtà sociale a fianco di Madeleine. 
Blockbuster spettacolare che si dà arie d'autore, popolare, intelligente e integrato in una logica commerciale aggressiva, Spectre - 007 esibisce l'appealcorporeo di Daniel Craig, il suo trionfo virile, il suo incedere fluido che impugna pistole dopo aver aggiustato i gemelli innescando un processo di armonizzazione tra corpo idea e corpo evento. Un corpo che sa rispondere efficacemente ed elegantemente ad ogni sorta di contingenza dentro un film che un incredibile atto di auto-cinefilia alimenta col suo patrimonio.

 
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L'ingorgo

Post n°13380 pubblicato il 26 Settembre 2016 da Ladridicinema
 

L'idea di partenza e la trama che si svilluppa sotterraneamente ai vari plot accozzati tra loro confermano la bravura di un regista come Comencini, tra i migliori italiani.
Ottimi gli interpreti, tra tutti Sordi e Tognazzi ma anche la Sandrelli risulta simpatica. Tremende le scene dello stupro e del saccheggio ma poco approfondite; in un film simile andava approfondito proprio l'inevitabile degenero degli itaGliani rinchiusi nelle macchine per troppo tempo, anzichè dar spazio a scenette stupide come quella del "segaiolo" o quella assurda del tizio incazzato che dopo 36 ore finalmente si calma... Ma evidentemente si è trattato di obblighi da produzione, la moda del film a scenette in itaGlia è sempre stata forte, almeno quanto quella del film rosa sullo sfondo dei palazzi da rajà (che nascondono le bidonville) a Bollywood e così anche il povero Comencini pur disponendo di una risma di attori supersonici ha dovuto adattarsi e sciupare parti del film fantasociologico per antonomasia (in itaGlia) per dar spazio alle cazzatine da "grandi magazzini" tanto care ai vanzina e al loro sterminato pubblico di bestiame (puro itaGliano).
Ave italia, quindi, e ave cesare, pagate il vostro tributo pubblico, chinate la testa e votate sempre il "meno peggio": se vi troverete un giorno bloccati in autostrada per 36 ore vi auguro buon divertimento! Arete tra gli stupratori o tra gli stuprati? Chissà? Chi se ne importa? 

 
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Into darkness

Post n°13379 pubblicato il 26 Settembre 2016 da Ladridicinema
 

 
Locandina Into Darkness - Star Trek

L'insofferenza alle direttive e alla disciplina costano al capitano Kirk il comando dell'Enterprise. La flotta stellare gli leva la nave e lo separa dal suo primo ufficiale Spock, come due bambini troppo indisciplinati. Sarà l'arrivo di una minaccia imprevista e misteriosa e, di nuovo, la capacità di Kirk di mettere in luce le proprie abilità a costringere la flotta a rimetterlo al suo posto. Un uomo che la stessa razza umana ha modificato geneticamente, e poi congelato nel terrore di ciò che aveva creato, si è svegliato ed intende svegliare tutti gli altri 72 esperimenti come lui. Visto che uno solo basta a creare scompiglio e quasi demolire una città, l'obiettivo è renderlo innocuo il prima possibile. Eppure sembra che non sia lui il peggio intenzionato...
Da sempre alla ricerca dei meccanismi infallibili dell'intrattenimento, abilissimo assemblatore di affascinanti macchine calamita sguardi e narratore di gran ritmo, J. J. Abrams con il secondo film di Star Trek conferma di essere all'altezza del proprio nome e del nume tutelare che ha scelto per sè: Steven Spielberg.
Sebbene non dotato della profondità cinefila del maestro, Abrams ne ha appreso la lezione sulla semplicità narrativa e così riesce a ripetere l'ottimo exploit del suo Star Trek precedente senza davvero ripetere se stesso. Into Darkness, a dispetto del titolo, è una divertente corsa in cui la trama è srotolata durante l'azione, in cui le battute sono pronunciate correndo o al massimo camminando veloce e in cui la macchina da presa mobile al massimo riesce ad essere misteriosamente invisibile, mentre i bagliori lenticolari (anche quello un marchio dello Spielberg di fantascienza che Abrams ama enfatizzare) ampliano la prospettiva verso la grande epica.
Proseguendo la linea tracciata con il primo film Abrams si distacca sempre di più dalle caratteristiche della saga storica di Star Trek, non asseconda i fan ma cerca di parlare a tutti, lavora sul sentimentalismo del personaggio non sentimentale per eccellenza (il dr. Spock) e trasforma il western dello spazio in una space opera piena d'umorismo, ammiccamenti e ironia più che di grave austerità. Nonostante il villain scelto per questo secondo film (Kahn, già visto in un episodio della serie e poi in Star Trek II - L'ira di Kahn), sia tra i più letali e cupi mai incontrati dall'Enterprise, lo stesso il film scorre sulla propria leggerezza, lavorando sull'arma fondamentale del cinema d'azione che ambisce a diventare d'avventura: montaggio e ricerca di paesaggi che suonino inediti e vergini (in questo è molto utile il 3D, enfatizzato in tutti gli esterni con frequenti inquadrature a filo di piombo). L'inizio in chiave spielberghiana, diviso tra il furto di un oggetto sacro e il contrappunto di un pericolo imminente, lo dimostra in pieno.
Abrams non solo non ha paura di un confronto o della fedeltà con la serie (con una mano innesta un altro dei personaggi classici e con l'altra tramuta l'amicizia tra Spock e Kirk in un bromance moderno dove, come amanti, i due sovrappongono le mani da parti opposte di un vetro) ma è il primo che in questi anni di film tratti da altri lungometraggi o da materiale televisivo, cerca un rapporto diretto, continuo ed esplicito con il testo di partenza. Con l'esperienza maturata su entrambi gli schermi non si accontenta di una filiazione tra le due saghe e pretende una compenetrazione molto più complessa, perchè sa che la narrazione avviene nella testa degli spettatori, luogo in cui già esiste una mitologia trekkista con cui fare i conti (si sia fan o meno non si può ignorare l'esistenza della serie). E da gran narratore Abrams vuole indirizzare questa relazione.
Infatti non solo questo film rielabora, ribalta e rimescola molti momenti già visti negli scontri con Kahn ma con un salto metacinematografico non da poco e una metafora a questo punto sottilissima, in Into Darkness Abrams riesce effettivamente a far dialogare, nel senso stretto del termine, il suo Star Trek con lo Star Trek classico, lasciando addirittura che il secondo suggerisca al primo come risolvere la minaccia che incombe attingendo alla propria storia.

 
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Secondo grande weekend al box office per Alla Ricerca di Dory

Post n°13378 pubblicato il 26 Settembre 2016 da Ladridicinema
 

Box Office Italia
Secondo gran weekend per Alla Ricerca di Dory, che supera i 10 milioni di euro complessivi e si prepara a diventare, entro questa settimana, il film col miglior incasso della stagione 2016/2017. Si difende molto bene Bridget Jones's Baby, che ottiene 1,6 milioni di euro, dato che permette al film di entrare nella top ten assoluta annuale e che si discosta parecchio da quello americano. Completa il podio I Magnifici Sette, che però non riesce a superare il milione di euro. In discesa molti protagonisti recenti della classifica, come Trafficanti (che regge bene e ha incassato finora 1,6 milioni di euro), L'Estate Addosso e Io Prima di te, che dovrebbe chiudere la sua corsa con circa 7 milioni di euro complessivi. Flop per gli italiani Prima di Lunedì e La Vita Possibile. Questa settimana arrivano in sala ben dieci film, ma gli unici papabili per entrare in classifica sono il flop mondiale Ben Hur, che da noi potrebbe andare in controtendenza, il nuovo di Woody Allen Cafè Society, l'italiano Al Posto Tuo e l'avventura familiare Abel - Il figlio del ventoDory dovrebbe dormire sonni tranquilli anche il prossimo weekend...

Box Office USA
In America come previsto vince il weekend I Magnifici Sette, che portano a casa 35 milioni di dollari, contro i 21 dell'altra new entry Cicogne in missione, che avrà il suo bel daffare per raggiungere quota 100 milioni (con scarse possibilità di farcela). Anche questa settimana la somma dei film della top ten risulta inferiore ai 100 milioni di dollari e rispetto all'anno scorso l'incasso del weekend segna -25%. Sully perde la leadership ma resta sul podio con una perdita di poco superiore al 35% rispetto alla settimana scorsa e tocca i 92 milioni complessivi. La sua corsa dovrebbe chiudersi tra i 120 e i 130 milioni di dollari. Crollo verticale per Blair Witch, che perde quasi il 60% rispetto alla settimana scorsa. Suicide Squad tocca i 318 milioni, mentre tra le reelase limitate si fanno notare The Queen of Katwe e The Dressmaker (già uscito ovunque mesi fa e arrivato negli USA solo questo weekend). Da segnalare poi il sorpasso ufficiale di Alla Ricerca di Dory nei confronti de Il Libro della Giungla a livello mondiale, con la pellicola Pixar che vola a 969 milioni di dollari con i 965 del live action Disney. La prossima settimana la top ten dovrebbe essere molto più pimpante, visto l'arrivo in sala di tre film molto interessanti in ottica boxoffice: Deepwater HorizonMasterminds e soprattutto Miss Peregrine's Home for Peculiar Children

 
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Secondo grande weekend al box office per Alla Ricerca di Dory

Post n°13377 pubblicato il 26 Settembre 2016 da Ladridicinema
 

Box Office Italia
Secondo gran weekend per Alla Ricerca di Dory, che supera i 10 milioni di euro complessivi e si prepara a diventare, entro questa settimana, il film col miglior incasso della stagione 2016/2017. Si difende molto bene Bridget Jones's Baby, che ottiene 1,6 milioni di euro, dato che permette al film di entrare nella top ten assoluta annuale e che si discosta parecchio da quello americano. Completa il podio I Magnifici Sette, che però non riesce a superare il milione di euro. In discesa molti protagonisti recenti della classifica, come Trafficanti (che regge bene e ha incassato finora 1,6 milioni di euro), L'Estate Addosso e Io Prima di te, che dovrebbe chiudere la sua corsa con circa 7 milioni di euro complessivi. Flop per gli italiani Prima di Lunedì e La Vita Possibile. Questa settimana arrivano in sala ben dieci film, ma gli unici papabili per entrare in classifica sono il flop mondiale Ben Hur, che da noi potrebbe andare in controtendenza, il nuovo di Woody Allen Cafè Society, l'italiano Al Posto Tuo e l'avventura familiare Abel - Il figlio del ventoDory dovrebbe dormire sonni tranquilli anche il prossimo weekend...

Box Office USA
In America come previsto vince il weekend I Magnifici Sette, che portano a casa 35 milioni di dollari, contro i 21 dell'altra new entry Cicogne in missione, che avrà il suo bel daffare per raggiungere quota 100 milioni (con scarse possibilità di farcela). Anche questa settimana la somma dei film della top ten risulta inferiore ai 100 milioni di dollari e rispetto all'anno scorso l'incasso del weekend segna -25%. Sully perde la leadership ma resta sul podio con una perdita di poco superiore al 35% rispetto alla settimana scorsa e tocca i 92 milioni complessivi. La sua corsa dovrebbe chiudersi tra i 120 e i 130 milioni di dollari. Crollo verticale per Blair Witch, che perde quasi il 60% rispetto alla settimana scorsa. Suicide Squad tocca i 318 milioni, mentre tra le reelase limitate si fanno notare The Queen of Katwe e The Dressmaker (già uscito ovunque mesi fa e arrivato negli USA solo questo weekend). Da segnalare poi il sorpasso ufficiale di Alla Ricerca di Dory nei confronti de Il Libro della Giungla a livello mondiale, con la pellicola Pixar che vola a 969 milioni di dollari con i 965 del live action Disney. La prossima settimana la top ten dovrebbe essere molto più pimpante, visto l'arrivo in sala di tre film molto interessanti in ottica boxoffice: Deepwater HorizonMasterminds e soprattutto Miss Peregrine's Home for Peculiar Children

 
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La vita possibile

Post n°13376 pubblicato il 26 Settembre 2016 da Ladridicinema
 

Poster

In fuga da un marito violento, Anna e il figlio Valerio sono accolti a Torino in casa di Carla, attrice di teatro e amica di Anna di vecchia data. I due cercano di adattarsi alla nuova vita tra tante difficoltà e incomprensioni, ma l'aiuto di Carla e quello inaspettato di Mathieu, un ristoratore francese che vive nel quartiere, gli faranno trovare la forza per ricominciare.

 
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I Magnifici 7

Post n°13375 pubblicato il 26 Settembre 2016 da Ladridicinema
 

Titolo originale: The Magnificent Seven

Poster

Remake del celebre I Magnifici Sette, il film di John Sturges del 1960, a sua volta remake de I sette samurai di Akira Kurosawa. Quando la città di Rose Creek si ritrova sotto il tallone di ferro del magnate Bartholomew Bogue, per trovare protezione i cittadini disperati assoldano sette fuorilegge, cacciatori di taglie, giocatori d'azzardo e sicari - Sam Chisolm, Josh Farraday, Goodnight Robicheaux , Jack Horne, Billy Rocks, Vasquez e Red Harvest. Mentre preparano la città per la violenta resa dei conti che sanno essere imminente, questi sette mercenari si trovano a lottare per qualcosa che va oltre il denaro.

NOTE:

Presentato Fuori Concorso al Festival di Venezia 2016.

SOGGETTO:

I magnifici sette è il rifacimento dell'omonimo, leggendario western diretto da John Sturges nel 1960, a sua volta remake de I sette samurai di Akira Kurosawa.

 
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Frantz

Post n°13374 pubblicato il 26 Settembre 2016 da Ladridicinema
 

Poster

Nel 1919, in una cittadina della Germania, Anna si reca tutti i giorni alla tomba del suo fidanzato, caduto al fronte in Francia. Un giorno giunge un ragazzo francese, anche lui porta i fiori sulla stessa tomba, quella del suo amico tedesco, compagno nei momenti più tristi, che Pierre cerca di dimenticare. L'incontro scuote le vite dei due giovani, risollevando dubbi e paure, e costringe ciascuno a fare i conti con i propri sentimenti.

  • SCENEGGIATURAFrançois Ozon
  • DISTRIBUZIONE: Academy Two
  • PAESE: Francia, Germania
  • DURATA113 Min

 

NOTE:

Presentato in concorso al Festival di Venezia 2016.

 
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Elvis e Nixon

Post n°13373 pubblicato il 26 Settembre 2016 da Ladridicinema
 

Poster

Il film racconta dello storico incontro avvenuto tra due personalità a dir poco differenti quali Elvis Presley e Richard Nixon. In una mattina di dicembre del 1970, il Re del Rock 'n' Roll Elvis Presley si reca alla Casa Bianca chiedendo di incontrare l'uomo più potente del mondo, il presidente Richard Nixon, in seguito ad una lettera in cui gli chiedeva di "diventare un agente segreto del governo".

 
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Spira mirabilis

Post n°13372 pubblicato il 26 Settembre 2016 da Ladridicinema
 

Poster

La terra: le statue del Duomo di Milano sottoposte a una continua rigenerazione. L'acqua: Shin Kubota, uno scienziato cantante giapponese che studia la Turritopsis, una piccola medusa immortale. L'aria: Felix Rohner e Sabina Schärer, una coppia di musicisti inventori di strumenti/scultura in metallo. Il fuoco: Leola One Feather e Moses Brings Plenty, una donna sacra e un capo spirituale, e la loro piccola comunità lakota da secoli resistenti a una società che li vuole annientare. L'etere: Marina Vlady, che dentro un cinema fantasma, ci accompagna nel viaggio narrando L'Immortale di Borges.

 

NOTE:

Presentato in concorso al Festival di Venezia 2016.

 
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Film nelle sale da giovedi scorso

Post n°13371 pubblicato il 26 Settembre 2016 da Ladridicinema
 

Locandina: Blair Witch
Blair Witch
Blair Witch
  • DATA USCITA: 21/09/2016
  • GENERE: Horror, Thriller
  • NAZIONALITA': USA
  • ANNO: 2016
  • REGIA: Adam Wingard
  • CAST: Corbin Reid, Wes Robinson, Valorie Curry
Locandina: Bridget Jones's Baby
Bridget Jones's Baby
Bridget Jones's Baby
  • DATA USCITA: 22/09/2016
  • GENERE: Commedia
  • NAZIONALITA': Gran Bretagna
  • ANNO: 2016
  • REGIA: Sharon Maguire
  • CAST: Renée Zellweger, Colin Firth, Patrick Dempsey
Locandina: Elvis & Nixon
Elvis & Nixon
Elvis & Nixon
  • DATA USCITA: 22/09/2016
  • GENERE: Commedia
  • NAZIONALITA': USA
  • ANNO: 2016
  • REGIA: Liza Johnson
  • CAST: Michael Shannon, Kevin Spacey, Alex Pettyfer
Locandina: Frantz
Frantz
Frantz
  • DATA USCITA: 22/09/2016
  • GENERE: Drammatico
  • NAZIONALITA': Francia, Germania
  • ANNO: 2016
  • REGIA: François Ozon
  • CAST: Pierre Niney, Paula Beer, Ernst Stötzner
Locandina: I Magnifici 7
I Magnifici 7
The Magnificent Seven
  • DATA USCITA: 22/09/2016
  • GENERE: Azione, Western, Drammatico
  • NAZIONALITA': USA
  • ANNO: 2016
  • REGIA: Antoine Fuqua
  • CAST: Denzel Washington, Chris Pratt, Ethan Hawke
Locandina: La teoria svedese dell'amore
La teoria svedese dell'amore
La teoria svedese dell'amore
  • DATA USCITA: 22/09/2016
  • GENERE: Documentario
  • NAZIONALITA': Svezia
  • ANNO: 2015
  • REGIA: Erik Gandini
  • CAST:
Locandina: La vita possibile
La vita possibile
La vita possibile
  • DATA USCITA: 22/09/2016
  • GENERE: Drammatico
  • NAZIONALITA': Italia
  • ANNO: 2016
  • REGIA: Ivano De Matteo
  • CAST: Margherita Buy, Valeria Golino, Andrea Pittorino
Locandina: Prima di lunedì
Prima di lunedì
Prima di lunedi
  • DATA USCITA: 22/09/2016
  • GENERE: Commedia
  • NAZIONALITA': Italia
  • ANNO: 2016
  • REGIA: Massimo Cappelli
  • CAST: Vincenzo Salemme, Fabio Troiano, Martina Stella
Locandina: Spira Mirabilis
Spira Mirabilis
Spira Mirabilis
  • DATA USCITA: 22/09/2016
  • GENERE: Documentario
  • NAZIONALITA': Italia
  • ANNO: 2016
  • REGIA: Martina Parenti, Massimo D'Anolfi
  • CAST:
 
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Giovani si diventa

Post n°13370 pubblicato il 26 Settembre 2016 da Ladridicinema
 

Locandina Giovani si diventa

Josh e Cornelia - lui regista di documentari in crisi creativa, lei produttrice - formano una coppia che sembra avere tutto ma a cui pare mancare moltissimo, specie l'accettazione del tempo che passa. Quando si imbattono nei giovani Jamie e Darby - anche lui regista di documentari - e cominciano a uscire con loro, la vita di Josh e Cornelia cambia e si adegua al loro stile di vita esuberante. 
Dopo aver analizzato con realismo e affetto l'inconcludenza di una ragazza di fronte alla maturità in Frances Ha, Noah Baumbach osserva il suo contrario, l'incapacità di accettare il trascorrere del tempo. E per farlo perfeziona il suo studio post-alleniano di tipi sociali e intellettuali incentrato sulla Grande Mela: a confrontarsi sono una coppia di Millennials (nati tra gli anni '80 e gli Zero) e una di Gen-Xers (nati tra gli anni '60 e gli '80), ambedue tratteggiate con dovizia di particolari. Come in un gioco di carte, Jamie e Darby recuperano gli scarti della generazione precedente e li riutilizzano per realizzare qualcosa e affermare la propria identità: non solo i vinili e le macchine da scrivere, ma persino le Vhs cancellate dal progresso tecnologico diventano uno status symbol, diventano cool. Ma la voracità intellettuale dei Millennials, il loro sincretismo del riuso, che spazia ovunque senza approfondire mai, entra ben presto in contrasto con la verticalizzazione esasperata e l'approccio rigoroso di Josh. 
Attento al dettaglio come un pittore fiammingo, Baumbach non abbandona mai il lavoro di cesello. Non c'è angolo di sceneggiatura o di dialogo, seppur rapido fino all'inudibile, che non sia studiato e perfettamente consono alla situazione: il Cd dei quarantenni rassegnati e felici non può che essere quello di Wilco, così come i primi nomi di artisti citati non possono che essere WisemanAlbert e David Maysles e Pennebaker, i padri spirituali del documentario contemporaneo. Lo spettatore intellettuale e smaliziato è così appagato e obbligato al coinvolgimento. Un Woody Allen 2.0 con qualcosa in più, benché la fedeltà nello spirito al regista di Manhattan sia totale: sarebbe impossibile pensare a Giovani si diventa tralasciando il capolavoro dell'amarezza di WoodyCrimini e misfatti, richiamato esplicitamente anche da diversi elementi della trama (il documentario irrealizzabile, l'inganno del purismo e il trionfo della menzogna e del vanesio). Diversamente dall'Alan Alda di allora, però, l'Adam Driver di oggi non è un personaggio (solo) negativo: fa quello che fa perché naturalmente portato a farlo. A guidarlo è l'istinto del mescolatore e del manipolatore di influenze, che centrifuga idee e contatti di lavoro superando il concetto di "furto" e la barriera del cinismo, dove Stiller/Josh appartiene a un mondo in cui esiste ancora un codice, con delle leggi morali, che spesso sono un mero paravento sotto cui nascondere la propria timidezza creativa o l'accettazione un po' perdente (e molto Generazione X) del concetto di irrealizzabile. La generazione (che si sente) "saltata" e che vede materializzato il proprio incubo quando il suocero e decano del documentario incontra l'ambizioso Jamie e scocca la scintilla. 
Baumbach gioca con l'ossimoro anagrafico in chiave di commedia intellettuale newyorkese e lo trasforma (apparentemente) in thriller sull'arte della truffa. Mentendo in entrambi i casi e ingannando Josh almeno quanto lo spettatore. L'unico limite di un'analisi spietata, meticolosa e assai divertente, benché in agrodolce, è rappresentato dai personaggi femminili, che non godono dello stesso trattamento approfondito di quelli maschili - specie quello di Darby, irrisolto e al più funzionale come gancio dello script. Preziosa la colonna sonora di James Murphy (LCD Soundsystem), che chiude sul David Bowie più funk e su un muro di mattoni rossi un'altra storia della Grande Mela, di sogni in frantumi e di vite che rinascono da quelle ceneri.

 
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Star Trek - il futuro è adesso

Post n°13369 pubblicato il 26 Settembre 2016 da Ladridicinema
 

Locandina Star Trek - Il futuro ha inizio

James Tiberius Kirk è nato tra le stelle ed è cresciuto nell'Iowa, ribelle e ostinato vuole conoscere il nome della bella Uhura, onorare la memoria del padre, servire una causa, esplorare nuovi mondi e arrivare là dove nessun uomo è giunto prima. Spock è nato sul pianeta Vulcano da madre umana e padre vulcaniano, razionale e controllato pratica la disciplina del Kolinahr per purificarsi dalle emozioni, ama con virtuoso trasporto Uhura, domina la sua metà umana e si arruola nella Flotta stellare. È sull'Enterprise, prestigiosa nave spaziale governata dal Capitano Christopher Pike, che i due giovani si incontrano e si scontrano per affrontare un temibile nemico venuto dal futuro. Nero, diabolico Capitano Romulano, ha infatti deciso di distruggere tutti i pianeti della Federazione per mettere a tacere il dolore di una perdita incommensurabile. Tra passato, presente e futuro, Kirk e Spock si arrenderanno a una grande amicizia e curveranno lo spaziotempo, salpando verso l'ultima frontiera. 
Non è mai facile adattare un'opera letteraria per lo schermo, rielaborarla e conformarla alle esigenze e alle restrizioni del mezzo filmico, figuriamoci realizzare la versione cinematografica della più celebre serie di fantascienza della storia della televisione americana. Eppure, tre stagioni e dieci film dopo, J.J. Abrams ha accettato la sfida Star Trek e ha varato una nuova nave stellare, esplorando nuovi mondi e nuove possibilità narrative, nel rispetto del culto e del mito e nell'osservanza della tradizione. Tele-trasportata dal passato e radicalmente trasformata da un trucco tecnologicamente più avanzato, torna l'Enterprise, carica del "suo" equipaggio: l'istintivo capitano Kirk, l'alieno Spock, l'ufficiale medico Leonard McCoy, l'ufficiale delle comunicazioni Uhura, l'ingegnere dei miracoli Montgomery Scott, il guardiamarina russo e adolescente Pavel Checov e, al comando dell'acceleratore nei viaggi spaziali, lo schermidore Sulu. A non tornare sarà invece il già dato della saga e il già vissuto dai personaggi, perché il regista newyorkese li farà implodere come il pianeta Vulcano, alterandone per sempre i destini, girando il timone del tempo e dirigendosi verso un sequel ancora tutto da inventare.
Star Trek è anche e soprattutto, dunque, una sorprendente dimostrazione della natura del racconto, che offre una prestazione in maggiore dei più antichi meccanismi della gestione dell'attenzione spettatoriale. Così, con la magnifica esagerazione di chi ritiene che nessun'altra storia come questa sia stata mai raccontata, il narratore Abrams stabilisce un'identità (autoriale) e una paternità al film e gira un prequel (che prequel non è) che introduce i personaggi (Kirk e Spock) e l'ambito di azione che gli compete (la Federazione Unita dei Pianeti e la Frontiera). L'autore concepisce letteralmente le origini dei "figli delle stelle", eroi e avversari precipitati in una dimensione spazio-temporale anomala, riflessi al presente di un passato già accaduto. Kirk e Spock sono giovani eroi contrastati, bisognosi di confrontarsi con se stessi oltre che con l'impresa da portare a termine. Il riscatto riguarda un percorso insito nelle insicurezze dell'individuo: essere degno erede di un padre eroico (il primo) e dominare il dissidio interiore vulcaniano-umano (il secondo). Il conseguente superamento della crisi fornirà la misura della loro grandezza, perché il potere non si dà senza spiegazione, un passaggio obbligato, un ingresso che definisca l'eroe e segnali l'ipotesi di un destino al di là di ogni rotta conosciuta. 
Per Abrams le storie sono sempre profondamente legate al tempo che la storia impiega a raccontare il proprio tempo. Non c'è mondo (o spazio) di finzione che una scrupolosa narrazione non possa estendere, espandere, rilanciare, curvare indefinitamente, ovviando al naturale invecchiamento del personaggio (e dell'attore). Star Trek by J.J. Abrams fa rivivere Kirk e Spock, attingendo a un passato enorme la rotta per il futuro. Il presente intanto ha la perfezione di un algoritmo, una successione (in)finita di atti d'amore organizzati in ordine logico, dove l'Enterprise incrocia il Millennium Falcon, due irriducibili ricercatori incorrono in due prodi cavalieri Jedi, la Forza circonda la Federazione, mantenendo unita la galassia. Quella trekkista e quella starwarista.

 
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