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Messaggi del 03/03/2017

 

Logan

Post n°13675 pubblicato il 03 Marzo 2017 da Ladridicinema
 

Logan - The Wolverine, è probabilmente il migliore film sugli x-men. Il migliore forse perché assistiamo a qualcosa di epico, alla fine di un'epoca. Film dove Hugh Jackman dice addio a Wolverine e lo fa attraverso una sorta di western moderno; con alcune tinte di horror per la violenza incredibile mostrata, e con un sottile humor che unisce il fumetto e il futuro che viene rappresentato a tinte fosche e che non è poi così lontano. Hugh Jackman non si offenda nessuno, è da oscar. Mai come questa volta è riuscito a tirare fuori elementi del personaggio mai visti prima, per non parlare della fisicità mostrata ancora una volta . Lo meriterebbe anche Patrick Stewart che ci fa vedere un professor X mai visto prima, debole, spaventato e malato e pieno di rimorsi. Il rapporto tra i due qui visto, sembra quello tra un padre e il figlio, un rapporto tra sopravvissuti rappresentati come deboli, malati ed esposti in pratica come qualsiasi essere umano. Sarà strano non vederli più in quei ruoli... Xmen non sarà più lo stesso. Logan è un film che ti lascia sbalordito, per come è stato realizzato e perchè non te lo aspetti da un cinecomic. L'immagine finale fa venire inevitabilmente una lacrima per chiunque ha amato questa saga, espressa magnificamente in questo film e nelle interpretazioni magnifiche dei due attori

 
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Ennio Morricone: ad agosto l'ultima esibizione del Maestro all'Arena di Verona, ma prima un concerto a Roma da rockol

Post n°13674 pubblicato il 03 Marzo 2017 da Ladridicinema
 
Tag: news

Ennio Morricone: ad agosto l'ultima esibizione del Maestro all'Arena di Verona, ma prima un concerto a Roma
Dopo i concerti annullati dello scorso maggio a Roma e dopo la laurea ad honorem che l'Università Statale di Milano ha deciso di attribuirgli, il Maestro è pronto a risalire sul podio per dirigere le sue musiche per il pubblico italiano.

 

Ennio Morricone, la prossima estate, porterà in Italia la tournée mondiale con cui sta celebrando i suoi sessant'anni di carriera, "The 60 years of music World tour": il Maestro sarà impegnato nel nostro paese con due date, una a Roma, l'altra a Verona.

Il 7 luglio Morricone dirigerà le sue musiche per il cinema in un concerto a Roma, al Foro Italico: i biglietti per la data romana saranno in vendita su TicketOne da domani, venerdì 3 marzo. Si va dai 52 euro della tribuna internazionale (più prevendita ed eventuali commissioni addizionali) ai 100 euro della platea gold (+ d.p.).

Il 30 agosto, invece, il Maestro salirà sul podio dell'Arena di Verona: l'esibizione sarà l'ultima di Ennio Morricone nell'arena scaligera. Anche i biglietti per il concerto a Verona saranno in vendita su TicketOne da domani, venerdì 3 marzo: si va dai 43 euro della gradinata non numerata (+ d.p.) ai 120 euro della platea gold (+ d.p.).

 
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Ascolti USA – Gli Oscar 2017 ottengono il peggior risultato da 9 anni a questa parte da badtv

Post n°13673 pubblicato il 03 Marzo 2017 da Ladridicinema
 
Tag: news

    Nielsen Company ha appena rilasciato i numeri ottenuti dalla cerimonia degli Oscar, andata in onda ieri sera sulla ABC.

 

La serata presentata da Jimmy Kimmel non verrà di certo ricordata per la sua conduzione bensì per quella gaffe ormai già entrata nella storia degli Academy. L’ottantanovesima edizione ha conquistato 29.07 milioni di telespettatori e il 22.4 di rating (36% di share). Si tratta di un notevole calo rispetto al risultato, già piuttosto deludente, ottenuto da Chris Rock l’anno scorso. L’anno scorso la cerimonia condotta da quest’ultimo ottenne 34.4 milioni di telespettatori.

C’è la possibilità che i dati definitivi che usciranno più tardi possano modificare il risultato. Ma difficilmente cambieranno il record negativo della serata che a quanto pare ha ottenuto i peggiori ascolti da 9 anni a questa parte.

Che cosa ne pensate di questi ascolti? Cosa dovrebbe cambiare? Fatecelo sapere nei commenti.

 
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Logan, l’ultimo (e più umano) Wolverine di Hugh Jackman da cameralook

Post n°13672 pubblicato il 03 Marzo 2017 da Ladridicinema
 
Tag: news

2029. I mutanti sono spariti, o quasi. Un Logan (Hugh Jackman) isolato e scoraggiato sta affogando le sue giornate in un nascondiglio in un remoto angolo del confine con il Messico, racimolando qualche dollaro come autista a pagamento. I suoi compagni d’esilio sono l’emarginato Calibano (Stephen Merchant) e un Professor X (Patrick Stewart) ormai malato, la cui mente prodigiosa è afflitta da crisi epilettiche sempre peggiori.

Ma i tentativi di Logan di nascondersi dal mondo e dalla sua eredità finiscono bruscamente quando una misteriosa donna arriva con una pressante richiesta: Logan deve scortare una straordinaria ragazzina (l’esordiente Dafne Keen) e portarla al sicuro. Presto Logan dovrà sfoderare gli artigli per affrontare forze oscure e nemici emersi dal suo passato in una missione di vita o di morte che porterà il vecchio guerriero su un sentiero dove compirà il suo destino.

Logan 1

Hugh Jackman ha dato vita, con grande energia, al mutante conosciuto come Wolverine, per la prima volta nel lontano 2000 nel blockbuster che ha lanciato la moderna visione dei cinecomics: X-Men diretto da Bryan Singer. Da allora, l’acclamato attore australiano, ha vestito per nove volte sul grande schermo. Fin dall’inizio, Jackman ha sempre avuto il dono di trovare l’umanità di Logan sotto il suo aspetto esteriore rude e profondamente segnato, ma grazie alle sue sfumature e alla sua recitazione molto toccante, l’attore ha dato al personaggio un aspetto a tutto tondo; quello che era una mastica sigari assolutamente solitario, ora è un fedelissimo compagno d’armi disposto a sacrificare tutto per ciò in cui crede.

Naturalmente Jackman insieme al coautore, e regista, James Mangold avevano già portato il personaggio di Logan verso nuovi luoghi lontani con il precedente episodio in solitario dell’eroe: Wolverine – L’Immortale del 2013. Quel film, tratto da una pietra miliare del percorso fumettistico, la miniserie del 1980 di Chris Claremont e Frank Miller, era soffuso dello spirito dei film noir giapponesi e di quelli di samurai, così come dei western americani. Lì Logan veniva strappato dal suo esilio volontario solo per essere trascinato in un gorgo di violenza e intrighi in Giappone. Il film ha ricevuto elogi dalla critica per la sua profonda analisi del tumulto interiore di Logan, piuttosto che fare affidamento solamente su scene d’azione o sequenze mozzafiato.

Logan 2

James Mangold, che ha sempre visto Logan come una sorta di discendente spirituale dei grandi eroi western, come il Josey Wales di Clint Eastwood (Il Texano Dagli Occhi di Ghiaccio) o lo Shane di Alan Ladd (Il Cavaliere Della Valle Solitaria), qui ha invece voluto liberarsi dell’invincibilità di Wolverine, per renderlo più vulnerabile ed esposto: “volevo esplorare i suoi aspetti più intimi e i suoi sentimenti. Volevo una storia basata sui personaggi in cui si esploriamo le paure e le debolezze di questi immensi eroi, un film che li rendesse più umani”.

Con Logan volevamo qualcosa che si sentisse fosse molto diverso, molto nuovo e, in ultima analisi, molto umano – aggiunge Hugh Jackman – perché mi sembra che la forza degli X-Men e quella di Wolverine sia più nella loro umanità piuttosto che nei superpoteri. Nell’esplorare questo personaggio per l’ultima volta, ho voluto arrivare al cuore di qualcuno che era più umano di quello che i suoi artigli potrebbero far pensare”.

Hugh Jackman

Hugh Jackman

In Logan l’eroe oramai avvizzito trova finalmente un sorprendente legame umano, ma il film offre anche la più autentica rappresentazione di Wolverine, senza filtri, con Jackman che scatena la sua rabbia berserker come mai prima d’ora (il film è vietato ai minori di 17 anni non accompagnati). Mangold ha così ha portato il film verso una direzione più matura, esplorando la fragilità umana, la mortalità e i complessi legami che tengono insieme le famiglie. “Non volevo fare un film più violento, più sexy, più esplicito o più volgare – afferma Mangold – volevo fare un film per adulti”. Il regista conclude così: “è un film sulla famiglia, su lealtà e amore. Per Logan, un personaggio che ha ostinatamente evitato l’intimità nel corso della sua lunga vita, è giunto il momento di lasciarla entrare”.

“C’è stato un senso di vita e di morte su Wolverine, so che suona drammatico, ma era questa la sensazione”.

Hugh Jackman

 
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Rosso Istanbul: un toccante tuffo nel passato per affrontare il presente con felicità da movietrainer.com

Post n°13671 pubblicato il 03 Marzo 2017 da Ladridicinema
 
Tag: news

Nel 2013 Ferzan Ozpetek regalò ai lettori il romanzo Rosso Istanbul, e in meno di un mese la Mondadori era già alla terza ristampa. A distanza di tre anni il regista turco naturalizzato italiano, insieme alla 01 Distribution, porta sul grande schermo il suo ultimo film liberamente tratto da quel successo editoriale: una delle opere più intime, autobiografiche e complesse della sua intera carriera.

L'editore Orhan Sahin, che vive all’estero da anni, si reca a Istanbul su invito del famoso cineasta Deniz Soysal per lavorare al suo libro. Fin dal primo giorno, Orhan si trova avvolto in una fitta tela di relazioni complicate, amici misteriosi e familiari di Deniz: tutti descritti nel romanzo. Mentre riscopre la sua città natia con occhi nuovi, inizieranno anche a riaccendersi in lui sentimenti dimenticati da tempo… Proprio come avviene per il protagonista, dopo 20 anni da Il bagno turco anche Ozpetek decide di tornare ancora una volta in patria per girare Rosso Istanbul, coproduzione italo-turca che vede coinvolte la R&C Produzioni di Tilde Corsi e Gianni Romoli, la BKM di Istanbul, e la Faros Film con Rai Cinema. Elegante, ipnotico, struggente, coinvolgente, misterioso e inquietante nella medesima misura dei suoi personaggi, dietro ai quali è impossibile non notare somiglianze con l’autore stesso, il film scorre con ritmo dilatato nello spazio e nel tempo. Il suono in lontananza dei battelli che solcano placidamente le acque del Bosforo, i garriti dei gabbiani, il canto melodioso dei Muezzin, i rintocchi delle campane cattoliche, le urla dei manifestanti, le sirene della polizia e il continuo rumore di martelli pneumatici formano la colonna sonora che mostra, senza mai far vedere, una città magica in mutazione dove il passato è memoria indispensabile per affrontare il cambiamento, anche se "chi guarda troppo al passato rischia di non vedere il presente". La trasformazione e il fascino di Istanbul, che il regista riesce magistralmente a rappresentare grazie soprattutto alle sonorità , va di pari passo con la metamorfosi emotiva e razionale di Orhan che, lentamente, riprenderà finalmente a vivere.

Ogni lavoro di Ozpetek nasce da un’esigenza profonda che lo spinge a mettere in scena i temi a lui più cari, quali l’amicizia, l’amore, l’omosessualità, la malattia e la naturale paura della morte, l’abbandono e l’assenza, sempre narrati con grande garbo e sincerità. Ma, in Rosso Istanbul, è l’amore - sia personale che cinematografico - ad occupare il posto d’onore. Questo viene infatti coniugato in tutte le sue declinazioni: viscerale verso la propria città; smisurato per sua madre, che in età matura adorava il colore rosso; straziante per la scomparsa di un figlio, come quello delle ‘Madri del Sabato’; complicato verso la persona amata; sconfinato nei confronti delle minoranze etniche; immenso per gli esseri umani e i loro piccoli o grandi difetti. Biografia e invenzione si intrecciano dunque continuamente in ciò che viene raccontato. Yusuf, l’amante di Deniz, sarà forse la figura più reale e difficile da dimenticare, perché ciò che salta all’occhio è l’intensa delicatezza con cui Ozpetek tratteggia questo personaggio: un omaggio indimenticabile alla fragilità propria degli animi più sensibili.

L’importanza dei rapporti umani, la necessaria condivisione degli affetti e delle emozioni sono la cifra distintiva dei lavori di Ozpetek, e Rosso Istanbul non fa eccezione. I numerosi e lunghi primi piani sui volti degli attori sono più eloquenti di qualsiasi parola, ogni sguardo racchiude un non detto che sottende ogni immaginabile sfumatura di dialogo. Tutto questo è possibile sia per l’abilità del regista nel dirigere gli attori, che per l’incredibile bravura del cast artistico, interamente turco: nessuno escluso.

L’Amore, quello con la A maiuscola, non è facile da narrare, ma Ozpetek riesce a farlo anche solo inquadrando una ciotola piena d’acqua lasciata al solito posto per Tommy, un meticcio morto da anni: perché “le separazioni sono per chi ama con gli occhi. Chi ama col cuore non si separa mai”.

 
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La Battaglia di Hacksaw Ridge

Post n°13670 pubblicato il 03 Marzo 2017 da Ladridicinema
 

L'attacco alla base americana di Pearl Harbor apre un nuovo fronte delle ostilità in Giappone. Desmond Doss, cresciuto sulle montagne della Virginia e in una famiglia vessata da un padre alcolizzato, decide di arruolarsi e di servire il suo Paese. Ma Desmond non è come gli altri. Cristiano avventista e obiettore di coscienza, il ragazzo rifiuta di impugnare il fucile e uccidere un uomo. Fosse anche nemico. In un mondo dilaniato dalla guerra, Desmond ha deciso di rimettere assieme i pezzi. Arruolato come soccorritore medico e spedito sull'isola di Okinawa combatterà contro l'esercito nipponico, contro il pregiudizio dei compagni e contro i fantasmi di dentro che urlano più forte nel clangore della battaglia. 

Da William Wallace a Desmond Doss, passando per il figlio di Dio e un cacciatore Maya, il protagonista del cinema di Mel Gibson è sempre lo stesso: il guerriero. Guerriero che attraverso un percorso iniziatico realizza la propria identità e impara a dominare gli eventi.

Desmond Doss, soldato senza fucile armato di fede, costruisce l'archetipo attraverso la conoscenza e l'abbattimento della 'bestialità', superando prove qualificanti che non prevedono mai l'esercizio della violenza e l'efferatezza del gesto omicida. Se Hacksaw Ridge è un film bellico che rievoca la battaglia di Okinawa, gli assalti e i ripiegamenti dell'esercito americano su e giù da una scogliera strategica e contro l'inespugnabile sbarramento nipponico, il suo eroe fuori norma è un obiettore di coscienza che crede in Dio e realizza la fusione tra destino individuale, missione storica e rispetto della legge divina. 

 
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