Tag Cloud
FESTIVAL, Particolarità, STORIA, comunicazione, editoria, eventi, film in uscita, incassi, libri, musica, news, novità, premi, recensioni, trailer, tv
Monicelli, senza cultura in Italia...Area personale- Login
Chi può scrivere sul blog
Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione. I miei Blog AmiciCerca in questo Blogtutto il materiale di questo blog può essere liberamente preso, basta citarci nel momento in cui una parte del blog è stata usata. I miei link preferiti - renato zero blog - best movie - casa del cinema - filmup - trova cinema - programmazione sale roma - festival roma - Festival di Torino - Paolo Barnard - Mostra del cinema di Venezia - Festival di Berlino - antiiplomatico - l'intellettuale dissidente - articolo 21 - cinecittà news - cinematografo - potere al popolo - la riscossa - Partito comunista MenuUltimi commentiContatta l'autore
Citazioni nei Blog Amici: 28 FILM PREFERITI
Detenuto in attesa di giudizio, Il grande dittatore, Braveheart, Eyes wide shut, I cento passi, I diari della motocicletta, Il marchese del Grillo, Il miglio verde, Il piccolo diavolo, Il postino, Il regista di matrimoni, Il signore degli anelli, La grande guerra, La leggenda del pianista sull'oceano, La mala education, La vita è bella, Nuovo cinema paradiso, Quei bravi ragazzi, Roma città aperta, Romanzo criminale, Rugantino, Un borghese piccolo piccolo, Piano solo, Youth without Youth, Fantasia, Il re leone, Ratatouille, I vicerè, Saturno contro, Il padrino, Volver, Lupin e il castello di cagliostro, Il divo, Che - Guerrilla, Che-The Argentine, Milk, Nell'anno del signore, Ladri di biciclette, Le fate ignoranti, Milk, Alì, La meglio gioventù, C'era una volta in America, Il pianista, La caduta, Quando sei nato non puoi più nasconderti, Le vite degli altri, Baaria, Basta che funzioni, I vicerè, La tela animata, Il caso mattei, Salvatore Giuliano, La grande bellezza, Indagine su di un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Todo Modo, Z - L'orgia del potere TagTag Cloud
FESTIVAL, Particolarità, STORIA, comunicazione, editoria, eventi, film in uscita, incassi, libri, musica, news, novità, premi, recensioni, trailer, tv
|
Messaggi del 22/10/2017
Post n°14067 pubblicato il 22 Ottobre 2017 da Ladridicinema
Esce dopodomani Origin, l’ultimo fanta-thriller dello scrittore americano Dan Brown, 53 anni è nato nel New Hampshire I suoi libri sono stati tradotti in 52 lingue PAOLO BERTINETTI Il nuovo libro di Dan Brown, Origin, che si appresta a rinnovare lo stupefacente successo commerciale del Codice Da Vinci, uscirà dopodomani contemporaneamente nella versione originale e in traduzione nelle librerie di mezzo mondo. È facile prevedere che i suoi fan non rimarranno delusi. I codici cari a Brown si sposano con la tecnologia più avanzata e avveniristica; e dopo che verrà svelato il primo mistero, quello scientifico che è l’oggetto del romanzo, nelle ultime pagine ci sarà ancora spazio per due altre rivelazioni, una legata al tema principale (a proposito dell’intelligenza artificiale) e l’altra di natura invece del tutto privata - e davvero inaspettata. Di queste ultime due sorprese nulla è lecito dire; ma della prima, almeno fino a un certo punto, molto si può anticipare. La vicenda si svolge in Spagna ai giorni nostri, spaziando in alcuni dei suoi luoghi più rappresentativi: il monastero di Montserrat (il cui legame con la leggenda del Sacro Graal non poteva non piacere a Dan Brown), il museo Guggenheim di Bilbao, il Palazzo Reale di Madrid, l’Escurial e le perle di Gaudì a Barcellona, la Sagrada Familia e la Pedrera. Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o scomparse, sta doverosamente scritto all’inizio del libro, è assolutamente casuale. In un paio di casi, per la verità, non proprio casuale. Nel Prologo l’ipertecnologico futurologo Edmund Kirsch, nella biblioteca del monastero di Montserrat, rivela al vescovo Valdespino, al rabbino Köves e all’allamah Syed al Fadl che di lì a poco, nel corso di una sua conferenza, rivelerà al mondo il frutto della sua scoperta scientifica, che darà la risposta alle due questioni fondamentali dell’esperienza umana: da dove veniamo, cioè l’origine della vita, e dove andiamo, il futuro che ci aspetta (anche Harrison Ford, nel finale di Blade Runner, poneva le due domande). Kirsch dichiara ai tre religiosi che la risposta farà crollare le fondamenta di tutte le religioni del mondo; e posa sul tavolo il suo grosso smartphone, quasi un piccolo televisore, mostrando il video che illustra la sua scoperta. La conferenza, arricchita da un apparato tecnologico e mediatico stupefacente, ha luogo tre giorni dopo nel museo Guggenheim di Bilbao. Il rabbino e lo studioso islamico non potranno vederla: sono stati ammazzati prima. E nel corso della conferenza viene ammazzato lo stesso Kirsch: prima di avere rivelato i risultati della sua indagine scientifica. Kirsch, da qualche parte, doveva aver nascosto il video che aveva mostrato ai tre religiosi. Dov’è? E chi lo ha ucciso? Chi l’ha ucciso il lettore lo saprà subito. Scoprire dov’è il video è il compito che si prefiggono Langdon, professore di Harvard di cui Kirsch era stato allievo, e Ambra Vidal, direttrice del Guggenheim e fidanzata dell’erede al trono di Spagna. Inseguiti dal sicario e dai poliziotti che considerano Langdon colpevole, i due giungono a Barcellona per recuperare la password criptata che sbloccherà il video. Prima riescono a entrare nell’attico della casa più famosa di Barcellona, la Pedrera (dove Brown immagina si trovi la base di Kirsch) e poi nel’immaginario laboratorio di Kirsch presso il vero Centro Nacional de Supercomputación di Barcellona. Qui, al primo piano, c’è il «supercomputer Mare Nostrum, 4896 Intel Core che comunicano su una rete InfiniBand FDR 10»; e al piano di sopra c’è una versione perfezionata del D-Wave, il primo computer quantico della Nasa, versione circondata da un cubo metallico di osmio, il durissimo elemento chimico che gli fornisce una maggiore schermatura magnetica e termica. Lì, finalmente, Ambra e Langdon vedranno il video che contemporaneamente verrà mandato in streaming (utenti collegati: 227 milioni e mezzo). A organizzare il tutto e a dare preziosi consigli a Langdon e Ambra è stato Winston, una macchina dall’intelligenza bionica (a cui però sono dovute anche scelte inquietanti), che, a fugare timori come quelli suscitati dal supercomputer Hal 9000 di Odissea nello spazio, è stato programmato per autodistruggersi tredici ore dopo la morte di Kirsch. Dan Brown non è catastrofistico, il suo è un messaggio ottimistico a favore degli sviluppi ipertecnologici e delle supermacchine informatiche che sempre più modificheranno la nostra vita. Sta all’uomo trovare il giusto equilibrio. Infatti sull’uso che facciamo di quelle ben più «elementari» ora a disposizione una significativa stoccata la troviamo a pagina 88 del romanzo. Nel deserto, poco a Est di Dubai, dei ragazzi, scesi dai loro quad e dune buggy, guardano il cadavere del religioso islamico. «Che cosa facciamo?», si chiedono. Rimangono lì in cerchio, a fissare il cadavere. «Poi fanno quello che avrebbero fatto i teenager di tutto il mondo. Tirano fuori i cellulari e cominciano a scattare foto da mandare agli amici».
Post n°14066 pubblicato il 22 Ottobre 2017 da Ladridicinema
Post n°14065 pubblicato il 22 Ottobre 2017 da Ladridicinema
Tag: recensioni "E canterò le mie canzoni per la strada e affronterò la vita a muso duro, un guerriero senza patria e senza spada con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro". Ecco il ritornello della canzone di Pierangelo Bertoli "A muso duro" che potrebbe intonare, magari mentre si prepara per raggiungere il suo studio di fisioterapista, Emma, bella quarantenne dalla voce roca e dagli occhi azzurri come il cielo. Emma una guerriera lo è dall’età di sedici anni, e cioè da quando ha perso la vista e per guardare ha dovuto ricorrere all’immaginazione. Emma ama il rosso, è forte, autoironica, risolta e autonoma. Sul sentiero dei sentimenti si lascia guidare dall’istinto, mentre fuori di casa si affida a un bastone da ripiegare e mettere in borsetta come fosse un ventaglio, una shopper, una mappa per esplorare luoghi sconosciuti. Emma è la protagonista femminile de Il colore nascosto delle cose di Silvio Soldini, che i non vedenti li aveva già raccontati nel documentario Per altri occhi e che ha voluto fare "il film su ciechi che non c’era", un film di personaggi pacificati con la vita invece che consumati dalla rabbia, un film di individui normali e non pseudo supereroi dall’olfatto e/o udito sorprendenti, un film sulla capacità di ascoltare e sul coraggio di "fare il passo più lungo della gamba". Un film in cui si ride, anche, ma diverso, dalle precedenti opere del regista - da Il comandante e la cicogna, per esempio, o da Pane e tulipani - perché più radicato nella realtà, e più incollato alle anime non così in pena che racconta e soprattutto ai corpi: filmati da vicino, per intero o nei dettagli, alla luce oppure al buio, come in una scena iniziale in cui si sentono soltanto parole, le parole di Emma e di Teo. E Teo, di questo film che invita a rallentare i ritmi, è l’altra faccia: è l’attenzione alle apparenze e alle immagini patinate di uno spot pubblicitario, è l’evanescenza, la superficialità sentimentale e, almeno sulle prime, l’assenza. Ed è la fuga. Già, la fuga… Eccolo l’uomo in fuga di turno, "maschera" del contemporaneo cinema italiano quasi come lo erano Pantalone e Arlecchino ai tempi della Commedia dell’Arte. Quanti ce ne sono di maschi in fuga nei film di oggi, intenti a volare di fiore in fiore e a mentire spudoratamente. Il personaggio di Adriano Gianninisupera però i cliché della categoria, perché il suo uomo dei tablet sempre accesi e dei telefonini che squillano ininterrottamente un salto nel buio lo fa, abbracciando la leggerezza e aprendosi al bisogno di accudire. Certo Teo procede lentamente, e se fossimo dentro Uno, due, tre, stella i suoi sarebbero passi da lumaca alternati a passi da gambero, perché Il colore nascosto delle cose, con il suo desiderio di pedinamento e il suo voler essere la fotografia di una quotidianità, si prende i suoi tempi. E e questi tempi a volte si dilatano troppo, lasciando come sospesi i personaggi. Eppure Emma e Teo qualche impasse possono permettersela, perché a movimentarli giocando con le sfumature della loro personalità sono Giannini eValeria Golino, sempre a fuoco, sempre generosi. Argilla che si lascia plasmare dalle mani del regista, entrambi danno qualcosa di sé al ruolo che interpretano. La sfida più difficile, non c’è dubbio, l'ha vinta la Golino, semplice, bellissima e credibile anche in virtù di un utile corso di "orientamento e mobilità". E autentica, e accogliente proprio come i tanti interni nei quali Il colore nascosto delle cose è ambientato: interni spesso caldi e pieni di oggetti, che contribuiscono a stabilire un clima di intimità e di familiarità, un’atmosfera che fa sì che Emma alla fine ci appaia come un’amica o una sorella, una sorella saggia che ci invita a non dare nulla, ma proprio nulla, per scontato.
Post n°14064 pubblicato il 22 Ottobre 2017 da Ladridicinema
Tag: recensioni La carriera di Gru e Lucy come agenti segreti procede male: si sono fatti scappare il ladro ex-bambino prodigio Balthazar Bratt e sono stati licenziati. Proprio ora si palesa Dru, fratello gemello di Gru, separato alla nascita. Gru porta Lucy, Agnes, Edith e Margo a incontrare il perduto parente, che a differenza di lui dà ancora un valore alla sana malvagità, così come i Minions, che non riescono proprio ad abituarsi alla svolta buonista di Gru... Con questo Cattivissimo Me 3, la saga dell'Illumination Entertainment ha raggiunto quell'equilibrio che potrebbe consentirle di procedere quasi all'infinito, interesse del pubblico permettendo. Pierre Coffin dirige per la terza volta le peripezie del suo buffo ex-villain, coadiuvato dal Kyle Balda che due anni fa aveva diretto i virali Minions in un lungometraggio tutto per loro. Con incassi crescenti (540 milioni per Cattivissimo Me, 970 per Cattivissimo Me 2), ogni nuovo incontro con la famiglia allargata di Gru e dei Minions è diventato una rimpatriata, prima ancora di essere un film. Ciò non toglie che Cattivissimo Me 3 sia un film che funziona nell'ambito delle sue mire: quello che accade sullo schermo è progettato per coinvolgere specularmente ogni fascia di pubblico, ogni componente della famiglia accorsa al cinema a guardarlo. Genitori e figli trovano in ogni scena qualcosa in cui immedesimarsi. La regola vale persino per il cattivo vero Balthazar Bratt: il suo dipendere dagli anni Ottanta, i suoi furti al ritmo di Bad di Michael Jackson, gli creano intorno un'aura cult a prova di bomba, che possa accontentare i pochi che non rientrino nel target già larghissimo. Se questo ancora non bastasse, la clownerie dei Minions è trasversale e una risata viene strappata anche al più scettico. Non si possono in definitiva imputare a Cattivissimo Me 3 molti difetti intrinseci, ma bisognerebbe ammettere che la sua inattaccabilità dipende da un muoversi in territori sicuri e stracollaudati, al di là dei quali s'intravede un timore di spiazzare. E quindi di entusiasmare sul serio.
|
Inviato da: Mr.Loto
il 28/03/2022 alle 11:57
Inviato da: Mr.Loto
il 15/10/2020 alle 16:34
Inviato da: RavvedutiIn2
il 13/11/2019 alle 16:33
Inviato da: surfinia60
il 11/07/2019 alle 16:27
Inviato da: Enrico Giammarco
il 02/04/2019 alle 14:45