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Il teatro al cinema

Post n°128 pubblicato il 13 Febbraio 2006 da Pars1fal
Foto di Pars1fal

"The Libertine", Gb 2005, di Laurence Dunmore, con Johnny Depp, John Malkovich, Samantha Morton.

Carlo II vorrebbe che fosse ciò che Shakspeare è stato per la regina Elisabetta, il conte di Rochester vivrà irreparabilmente secondo se stesso.

"The Libertine" si apre con un avvertimento, "non vi piacerò". Ma si sa, la testardaggine è d'obbligo e allora si inizia a "scavare", anche se, devo ammettere, molti/e over 50 hanno lasciato la sala alla fine del primo tempo. Forse (certamente) per troppa volgarità? la volgarità è talmente abusata che sembra futile e sciocco pensare che possa accompagnarsi all'arte? Le oscenità fungono da spessore superficiale ma l'arte davvero non è pura e casta, "Amadeus"(1984) ne è stato un celebre esempio cinematografico. I poeti sono veggenti, sono i cantori della realtà che ci circonda. John Wilmot, come una regale spugna, assorbiva la decadenza del regno di Carlo II, facendosi specchio della depravazione, immolandosi al suo cospetto, suddito integerrimo. Non fu lui o la sua arte ad essere osannata, ma il suo alcolismo, la sua codardia, la sua fama di conquistatore. Della sua malattia poco interessa a Londra, ma la sua vita dissipata è il capolavoro sublime per la massa corrotta dal vizio.

La regia di Dunmore ci trasporta in un cinema "di recitazione", dove dialoghi e movimenti sono di possente natura (nonostante il doppiaggio...), dove la notte sovrasta la luce, fioca come le candele del palcoscenico. Le inquadrature sono lievemente instabili mentre i primi piani sono dosati in maniera adeguata, senza annoiare. Ho apprezzato molto l'uso della sfocatura, sia in movimento sia tra personaggi in primo e in secondo piano, a manifestare il centro dell'attenzione. Johnny Depp, nonostante un inizio da "macchietta" acquista spessore "atto" dopo "atto", donandoci un'altra interpretazione emotivamente coinvolgente. Ma è l'interpretazione nello specifico ad essere protagonista della pellicola, indistintamente dagli attori, come se davvero il teatro avesse traslato il suo stile nella celluloide, plasmando la nostra visione verso un tagliente piacere irrequieto.

Alcune curiosità: la censura ha ritardato notevolmente l'uscita del film, terminato nel 2004. Alcune scene sono state eliminate o addolcite, un bacio sfuggente tra Depp e Malkovich, la passione tra il conte e la sua attrice "fatale".



 
 
 
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