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« Iervolino contro i rifiutiIl paese in mano a Mastella »

Rutelli: un uomo, una garanzia

Post n°135 pubblicato il 19 Gennaio 2008 da yankeeDDL
 

Ovvero: finche' c'e' Rutelli c'e' speranza.
Sono giorni cupi questi: De Magistris e' stato spostato da Catanzaro contro ogni regola di buon senso: Mastella invece di nascondersi dalla vergogna continua a fare il bello ed il cattivo tempo ed ad imporre le sue richieste assurde.

Per fortuna c'abbiamo Rutelli, che non si smentisce mai. Qui un pezzo del TG1 in cui pretende di sapere cos'e' l'arte ... e sbaglia clamorosamente un congiuntivo da terza elementare. «Chi glielo avesse detto, a Eufronio, che si sarebbe trovato dentro al Tg1, 2.500 anni fa!»
Vi ricordate il portale Italia.it? Nei link preferiti (qui) trovate il mitico video in cui parla "inglese" come un analfabeta. Tale video era per il lancio del portale Italia.it, famosissimo sito web che, immagino, voi tutti visitiate giornalmente.
Bene, a parte voi, quel sito non lo visitava nessuno, ma proprio nessuno, cosi' e' stato chiuso, cosi' in sordina.
Beh, succede, direte voi ... si, succede, ma, in genere, se si sono spesi oltre 45 milioni di euro per aprirlo, quando si chiude deve saltare almeno una testa (quella di Rutelli in questo caso).

Tuttavia, come ben sappiamo, in Italia i giornali raccontano solo cio' che fa comodo ai politici, e cosi' ... zitti e mosca. Alcuni, per fortuna, parlano .. leggete qui ... e la prossima volta che vedete Rutelli in televisione, sapete cosa fare.

 
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Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 28/02/08 alle 10:22 via WEB
Disgusto Sono in pensione e mi si apre un mondo. Scopro che si pagano le tasse sulla pensione!!! Su quattrini che ho versato io e che mi sono stati tolti in età produttiva per assicurarmì una vecchiaia serena. Tasse sulla vecchiaia! Disgustoso. E inoltre i pensionati mensilmente pagano un balzello all'ex ONPI. Mi informo e scopro che: Un contributo da venti lire per un ente disciolto dal 1977 Di Marco Bertoncini Venti lire. Che sono mai venti lire, oggi? Un miserabile centesimo di euro. Ma proprio l'inconsistenza di una tassa di un centesimo fa sì che lo Stato continui a esigerla, quasi senza protesta alcuna; al più, con qualche curiosità per il permanere di un microbalzello simile. Ci riferiamo al “contributo ex Onpi”, una trattenuta mensile appunto di venti lire a favore dell'Opera nazionale pensionati d'Italia, ente disciolto nel lontano '77. Tale trattenuta è effettuata su ciascun rateo di pensione. Il che significa che ogni anno ciascun pensionato versa 260 lire (venti lire per dodici mesi più la tredicesima), cifra da moltiplicarsi per una ventina di milioni di pensioni erogate. Nell'insieme, si tratta di oltre 2,5 milioni di euro. A richiamare l'attenzione sul dimenticato tributo è stato il deputato di An Tommaso Foti, presidente della Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria, attraverso un'interrogazione a risposta in commissione presentata al ministro del Lavoro. Le somme ricavate servivano all'Onpi, quando l'ente era in vita, per alcune case di riposo per anziani, cui potevano accedere, in condizioni di parità, tutti i pensionati italiani bisognosi. Successivamente le somme, sempre introitate, sono andate a favore delle Regioni, formalmente con destinazione a favore degli anziani, ma in realtà sono finite indistintamente nel calderone del bilancio regionale. Si tratta, insomma, di mere entrate e basta. In ogni caso ciascuna Regione pensa ai propri pensionati. Infatti, alcune Regioni hanno ereditato parte del patrimonio immobiliare dell'ex Onpi, acquisendo case destinate a ospitare i propri pensionati. Altre Regioni, più sfortunate, nulla hanno avuto, perché nel proprio territorio non si trovavano beni dell'Onpi. Tutto casualmente, dunque. Le prime Regioni hanno potuto inviare i pensionati bisognosi nelle case acquisite; le altre, no. Ma tutte hanno incassato e incassano. E tutti i pensionati pagano, pur ricevendo in cambio un beneficio soltanto alcuni di loro, sulla base meramente della territorialità regionale e in ogni caso in maniera del tutto scollegata rispetto al versamento. Il deputato di An chiede di verificare l'esatta destinazione delle somme introitate e invita a procedere all'eliminazione di una trattenuta che, indipendentemente dall'entità, è quasi priva di significato (anche se in concreto rappresenta una piccola spremitura dalle tasche dei pensionati). La vicenda è esemplare dello Stato italiano. Si provvede a eliminare un ente, qualificato ufficialmente inutile, ma dopo un quarto di secolo si continua a riscuotere in nome dell'ente soppresso, con la sola variante di premettere una particella (ex) alla sigla dell'istituzione. Berlusconi stesso ha più volte annunciato con vigore una sorta di pulizia degli enti inutili, mentre d'altro canto si affrettano le procedure di liquidazione degli enti disciolti ancora non ultimate (alcune centinaia di enti!), e addirittura si è soppresso lo stesso Ispettorato che da decenni è attivo per liquidare appunto gli enti pretesi inutili. Però, inutili o no che siano, questi enti (è il caso clamoroso della Gescal, per esempio) riescono a sopravvivere lustri su lustri attraverso la forma più sgradevole della loro esistenza, cioè l'imposizione, per di più facilitata dall'uso della trattenuta alla fonte (così l'Onpi come la ricordata Gescal). Non solo. A un'entrata formalmente finalizzata a uno scopo preciso (in questo caso, l'assistenza ai pensionati bisognosi), corrisponde, di fatto, la mancata destinazione specifica. È il caso, tanto per fare un altro efficace esempio, anche della famigerata sovrattassa sulla Tarsu pagata dai contribuenti a pro delle Province, balzello occulto deliberato da ciascuna Provincia come addizionale a proprio favore sul tributo comunale per i rifiuti e quasi ovunque arrivata al tetto del 5% di legge. Formalmente tale tributo dovrebbe servire per le funzioni ecologiche pretesamente o realmente svolte dalle Province; di fatto, costituisce una pura entrata senza alcun vincolo di destinazione. Pensare di riuscire a sopprimere il contributo ex Onpi è irrealistico. Non ci sono riusciti i comunisti italiani, con un emendamento presentato dal deputato Pino Sgobio ad una delega sulle pensioni, nel luglio 2004. E il tentativo di Foti è cozzato contro una risposta anodina e inconsistente del sottosegretario Alberto Brambilla, il quale si è limitato a ribadire la sussistenza dell’obbligo del contributo per un ente dissolto da decenni. Giustamente Foti ha definito “grottesca la soppressione di un ente e la contemporanea persistente operatività del contributo destinato a tale ente”. Infine, un'annotazione sul federalismo così in voga. È sconcertante che di tanti che latrano a favore del federalismo, anche fiscale, nessuno si occupi di un balzello come quello pro Onpi che viene riscosso in tutte le Regioni pur andando a favorire solo alcune plaghe italiane. Da L’Opinione, 14 dic. 2005 Pubblicato il 14/12/2005 Non mi vengono le parole ma un solo modo di dire...ma vaffan!!!! A chi? A chi ci governa che prima o poi pretenderà di tassare la malattia, la giovinezza. l'obesità, e magari anche il voto che pretende per rappresentarci
 
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