Creato da: CHIARA975 il 26/06/2006
Perchè la mente è una brutta bestia...Si rivolta contro chi la usa.

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« Messaggio #56Dicono di me.......... »

Nessun gioco di parole se in gioco c’è la vita.

Post n°57 pubblicato il 04 Febbraio 2009 da CHIARA975

Quando diedi alla luce mia figlia il parto si presentò all’improvviso problematico, per cui si decise di sottopormi ad un intervento d’urgenza. Qualcosa andò storto, ed io entrai in coma. Per qualche giorno, io “dormii”. Per tutti io ero senza coscienza, ma in realtà sentivo i medici che si sforzavano di svegliarmi, sentivo mia madre che chiedeva incessantemente “perché?”, sentivo il dolore e le carezze. Ma il mio corpo si rifiutava di rispondere ai comandi della mente. Anzi, stavo così bene che, forse, non desideravo affatto che questo avvenisse.

Capita nella vita di essere felici senza saperlo, e di vedere rovesciata l’esistenza in un attimo. Un incidente o una malattia, ad un certo punto prenderà per te la faccia del destino…E ci si scopre all’improvviso inermi, umiliati dall’aver bisogno di assistenza costante, bisognosi ed alla mercè di persone estranee….

Ho visto oggi al TG dell’ultimo trasferimento di Eluana Englaro. Il viaggio che la porterà quasi sicuramente alla morte.

Quello che mi è successo non è neppure lontanamente paragonabile al suo dramma, ma me lo fa sentire lo stesso molto vicino.

Mi risuonano in mente le parole del padre, che non riesco proprio a mandar giù. Affermava nell’intervista che difende per sua figlia il diritto a lasciare che la vita segua il suo “corso naturale”. Senza interventi esterni, né accanimenti terapeutici. E che non si tratterebbe, nel suo caso, di eutanasia né, tanto meno, di omicidio.

Allora, per favore, qualcuno mi spieghi esattamente di cosa si tratta perché io non accetto questa versione.

Eluana è stata riconosciuta una disabile grave, ma non è una malata terminale perché respira senza l’ausilio di nessuna macchina. Il suo cervello non si è mai spento, c’è una leggera attività cerebrale, ha il ciclo mestruale, assimila ciò che le viene somministrato. Alterna periodi di veglia e altri di sonno, ha sempre presentato risposta ai sintomi del dolore. Non le viene praticata alcuna terapia medica oltre la somministrazione di alimenti. E’ stata curata e vegliata costantemente e con affetto dalle suore di un istituto religioso, senza alcun onere da parte della famiglia.

In mancanza di una legge che approvi il testamento biologico, che affermi in modo chiaro ed inequivocabile chi e come deciderà della nostra morte nel caso di una “non-coscienza”, come si può assistere inermi, con freddezza e distacco all’esecuzione (perché di questo si tratta) di un essere umano?

Io credo che la vita del padre di Eluana sia diventata mostruosamente dolorosa dall’attimo dell’incidente che ha trasformato la vita di sua figlia. E penso che nessuno di noi possa pienamente capire lo strazio di vedere una figlia, una persona che abbiamo amato infinitamente, ridotta ad un vegetale. Ma credo pure che un padre deve difendere la vita dell’essere che ha generato, accompagnarla con amore nel momento in cui il suo corpo si spegne…non anticiparne la fine se questa tarda ad arrivare.

Anche se Eluana avesse in qualche modo manifestato la volontà di non essere mantenuta in vita artificialmente, e pur ammettendo che, in un barlume di lucidità, preferisca la morte ad una vita  in queste condizioni….non è altrettanto atroce toglierle l’alimentazione e condannarla in questo modo ad una fine crudele, che solo la sedazione che gli verrà somministrata maschererà come un gesto d’amore?

E a noi che difendiamo i diritti di tutti, cardine di ogni società civile, chi dà il diritto di decidere di una vita, forse imperfetta, ma a suo modo sempre utile?

E se il “diritto ad una morte naturale” nascondesse in qualche modo il nostro egoismo e l’incapacità ad affrontare una croce troppo pesante da portare?

E se in nome della "qualità della vita" s'insinuasse il seme di una sottile, nascosta, intolleranza verso i disabili?

E cosa insegneremo domani ai nostri figli? Che per assicurare agli handicappati, a chi non è in grado di provvedere autonomamente alla sua vita, ai più fragili, una vita migliore... invece di migliorare le loro condizioni di vita e circondarli di amore... bisogna solo scegliere in che modo eliminarli? Sarebbe una cultura di morte...

Spero che il silenzio, la solidarietà e il rispetto per i protagonisti di questa tragedia rendano meno tragica la fine di questa vicenda… per poter credere che, nella vita, tutto abbia un senso.

 

 
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