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RACCONTO E ASCOLTO

la vita, le emozioni, le delusioni, le conquiste, i sogni, i risvegli

 

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PAESE

Post n°313 pubblicato il 25 Maggio 2008 da unadonnaperAMICAdgl
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Vivo con la percezione di altri tempi.  Cammino  tra il deserto di un paese  dormitorio… luci accese, silenzio, qualche cane che abbaia. Le ombre della sera scendono su di me nascondendomi alla vista di chi esce nel cortile  per  guardare l’intrusa che rompe il silenzio dell’imbunire.

Nuvoloni carichi di pioggia all’orizzonte, vento tiepido e umido scuote le fronde dei gelsi carichi di foglie lucide che un tempo erano il pasto per i bachi  da seta, sostentamento delle famiglie contadine,

Ricordo i bachi da mia nonna…e ricordo la raccolta delle foglie e poi questi vermi che dormivano e pasteggiavano con quello che si raccoglieva… e poi questi vermi che diventavano bozzoli e poi sparivano …

Pensieri  che risalgono in superfice in questi attimi serali in cui con il mio cane cammino nelle strade per buttare via la stanchezza di otto ore di ufficio.
E’ strano il mio paese, non lo riconosco … i vecchi, quelli che mi hanno visto piccola e poi donna riposano tutti la, nel camposanto profumato.

Nonostante la primavera assurda,  la sera ti regala ciuffi di rose rampicanti, cespugli di “fiori d’arancio”, siepi di “palle di neve” distese di orzo e papaveri rossi e i profumi ti accarezzano nella tua passeggiata solitaria. E tu passi nella sera e speri di trovare vecchie conoscenze, speri di incontrare qualcuno per scambiare un saluto… nulla…deserto…

Ma  questo silenzio ha un fascino strano … amo il mio paese.  Al limite della città,  al limite della pedemontana … amo il mio paese  per quello che era, per le scorribande nei prati, per le ciliege rubate, per le corse nelle serate di maggio dopo il rosario.

Amo il mio paese perché tutti sapevano tutto di te e tu eri parte di un’ unica grande famiglia, che ti infastiva, ti sentivi controllata, spiata…ma questo far parte del paese era voler dire non essere mai soli … la mia casa è vicino alla chiesa... le campane mi hanno accompagnata e mi accompagnano tutt’ora.

Ci sono stati anni di silenzio, il terremoto aveva leso le fondamenta del campanile…quanto mi sono mancate le campane!!! Campane di quelle vere, non dischi che ogni tanto ascolto da qualche parte.

Campane che alle sei e mezza ti chiamano…dai…è ora…poi ti dicono…dai..metti su l’acqua è mezzogiorno…poi alla sera…finalmente è ora di riposare.

Campane che  ti avvisano quando qualcuno ti lascia, campane che accompagno chi crede in chiesa…bello il mio paese.

Bella questa sensazione di appartenza che sto provando in queste sere di paseggiate solitarie all’imbrunire nelle stradine solitarie.

Domenica  sera … le strade deserte, le luci accese… il mio paese è qui.

 

 
 
 
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