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Post N° 12

Post n°12 pubblicato il 19 Marzo 2007 da narrarebellezza

LA PACE DEGLI ALTRI È LA NOSTRA PACE

immagineDi pace si sente ormai parlare spesso e ovunque. Sicuramente non si parlerà mai abbastanza della pace e della giustizia ma è importante che ciò sia fatto nel senso che richiedono. Confesso che da parte mia provo una certa esitazione a parlarne proprio per evitare sia ripetizioni che affermazioni retoriche.

Il termine "pace" non indica una realtà precisa e dai contorni definiti per il fatto che non è possibile distinguere l'area della pace da quella propria della libertà, o della giustizia, o della comunione, o del perdono, o dell'accoglienza, o della verità. È tuttavia necessario liberare la mente da alcuni significati ad essa completamente estranei.
Dire che la pace è un dono di Dio sta diventando purtroppo una frase inflazionata e usata da noi cristiani senza molta convinzione e usato come formula di maniera o … per essere lasciati in pace!  C’è il rischio del disimpegno. È una clamorosa ipocrisia  chiedere la pace in chiesa, e poi non fare scelte concrete, denunciare la corsa alle armi, il loro commercio clandestino, per impedire la crescente militarizzazione del territorio, per indicare in alcune logiche economiche la causa della violenza,  per promuovere criteri che favoriscano un nuovo ordine economico internazionale, per attuare percorsi di una educazione autentica alla pace, adottando anche atteggiamenti paradossali ma eloquenti dell'obiezione di coscienza, del boicottaggio, della formazione delle coscienze e della creazione di movimenti di opinione e di informazione.

Non è difficile capire perché a molti, cioè ai “garantiti di turno”, dà fastidio questa scoperta del legame esistente tra pace e giustizia. E' in atto una campagna sottile che vuole dividere pace e giustizia, e questo è un vero e gravissimo peccato.

E strettamente legata alla pace e alla giustizia è la salvaguardia del creato, perché è una constatazione reale e realistica che, a produrre tanti guasti della natura, è sempre il seme del profitto. Lo stesso che genera le guerre. Il “Social Forum” di Nairobi tenutosi lo scorso gennaio ha messo in evidenza come solo un approccio congiunto, che focalizzi l'attenzione sulle interconnessioni tra acqua, energia, agricoltura e mercato, e rispettoso delle identità e dei modelli di sviluppo locali soprattutto del sud del mondo, potrà, insieme alla profonda revisione delle nostre politiche e dei nostri modelli di consumo, invertire la rotta di un modello che sta portando alla distruzione del pianeta.

È inoltre ora di decidersi, a difesa della pace, ad assumere ed attuare comportamenti concreti sul terreno della nonviolenza assoluta in tutti gli ambiti quotidiani della nostra vita. La nonviolenza è la strada che Gesù Cristo ci ha indicato senza equivoci.

Tutto questo sappiamo che comporta costi altissimi. Chi si impegna per la pace è spesso amaramente incompreso. Ma la pace è la nuova profezia ed il martirio a cui oggi la Chiesa viene chiamata. Se la Chiesa anziché fare ammutolire i potenti, fa silenzio si rende complice della ingiustizia. Nelle nostre chiese è tempo di prenderne maggiormente coscienza del nostro ruolo a favore della pace, riscoprendo lo Spirito conciliare di vicinanza all'umanità e di speranza. Uno spirito che è un grande dono e contemporaneamente il grande disatteso anche da noi credenti.

Durante la Marcia la Pace di Norcia del 31 dicembre 2006, dopo aver ribadito che la via della pace passa dal coraggio di un serio cammino ecumenico, dalla necessità di non privatizzare i beni essenziali come l'acqua,dalla lotta alla fame e alla disparità sociali,da una nuova prospettiva di cooperazione internazionale e di sviluppo dei popoli (a 40 anni dalla Populorum Progressio), da una nuova qualità delle relazioni intrafamiliari, da una maggior impegno per risolvere i conflitti sociali causati dalla marginalità lavorativa e sociale di giovani e immigrati, è scaturito l’appello ad un maggiore impegno, sulla scorta anche delle numerose e variegate testimonianze intervenute e del messaggio di SS Benedetto XVI per la giornata per la pace dal titolo “LA PERSONA UMANA, CUORE DELLA PACE”. Il papa ha indicato che «la pace è insieme un dono e un compito….La pace è quindi anche un compito che impegna ciascuno ad una risposta personale coerente col piano divino», ed ha fortemente sottolineato tutte le dimensioni del rispetto e della promozione della vita come inscindibilmente realizzate nel perseguimento della pace, della giustizia e della salvaguardia del creato. Invito ciascuno a leggere attentamente il testo integrale.

Alla Chiesa italiana, e quindi a ciascuno di noi, è chiesto maggiore coraggio. Si tratta di avviare un serio e organico lavoro sui temi di "Giustizia e Pace" iniziando dal ridare vigore e spazio alle Commissioni Giustizia e Pace a livello nazionale, diocesano e locale, continuando il lavoro educativo nelle nostre parrocchie e comunità locali, progettando itinerari specifici di formazione teologica, morale, spirituale alla pace che accompagnino adeguate scelte di denuncia, di rinuncia e annuncio per una nuova "civiltà dell'amore". La pace si realizza quando usciamo dalla nostra comodità e non ci diamo pace fino a quando la giustizia non sia ristabilita. Un motto molto eloquente diffuso pochi anni fa dai movimenti per la pace dice che “la pace degli altri è la nostra pace”.

E concludo con le parole dell’amato ed indimenticabile don Tonino Bello, a cui devo molto la formazione del mio pensiero. Il suo è un invito di grande forza ed attualità a tutti coloro che vogliono impegnarsi seriamente e compromettersi col Vangelo, il cosiddetto popolo della pace:

È un popolo sterminato che sta in piedi. Perché il popolo della pace non è un popolo di rassegnati … In piedi, allora, costruttori di pace”.

M. Teresa Intranuovo, asc

 
 
 
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Data di creazione: 17/03/2007
 

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