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Post n°306 pubblicato il 29 Aprile 2013 da frapeace
NB Ciò che è contenuto nel seguente articolo è frutto di supposizioni nate dalla costatazione oggettiva di alcune fonti storiche e di cronanca ed esperienze personali.
Consigli a un vittima di Gang Stalking
Come aiutare un Individuo Bersaglio
Cosa dice la legge?
Cosa dice la fede?
Fonti sull'argomento Questo sito è uno dei migliori, contine documenti e una bibliografia sull'argomento: http://fightgangstalking.com/ in italiano con google traduttore |
E’ successo a P. (CB) , primo pomeriggio, un uomo di 62 anni (di cui non citerò il nome per rispetto al dolore dei familiari) è stato trovato impiccato nel suo garage... La salma è stata composta presso l’obitorio del paese dopo che le indagini svolte dai carabinieri hanno accertato il suicidio dell’uomo. I familiari sono comprensibilmente sconvolti e sorpresi dall’avvenimento e noi non possiamo che unirci alla loro sofferenza. Certo è che condividere il dolore di qualcuno non vuol dire formulare una semplice frase di circostanza ed è proprio per questo che dobbiamo farci “ferire” da simili notizie. Se restassimo ciechi ed indifferenti rispetto a tutto quello che di brutto ci capita attorno nulla avrebbe mai la possibilità di cambiare.Proprio per questo tali eventi non possono restare inosservati ma devono ferirci, farci male, tirarci fuori dalla paralisi dell’indifferenza. Madre Teresa di Calcutta affermò una volta che la lebbra dell’occidente è la solitudine, un male che colpisce milioni di persone mietendo sempre troppe vittime, una, malattia per cui non esistono farmaci ma un unico e semplice rimedio: l’affetto di qualcuno. Forse abbiamo trovato il micidiale killer che ha colpito questa persona ma sarà impossibile arrestarlo o fermarlo se prima non lo individuiamo dentro di noi per combatterlo nelle scelte che facciamo attimo dopo attimo. Spesso scegliamo la gente in base al suo successo nella vita o per la possibilità che ha di darci qualcosa, ma bisogna essere consapevoli che accanto le stelle che brillano ce ne sono altre apparentemente spente perché coperte da un velo tessuto di tristezza e amarezza che lungo gli anni si è accumulato, pazienza e amore possono far si che questi astri tornino a brillare. |
Fra Umberto Panipucci Articolo Apparso Sabato 11 Giugno 2011 su "Il Nuovo Molise"
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Articolo apparso: 08/06/2011 sul "Nuovo Molise" Fr. Umberto Panipucci Non credevo potesse realizzarsi una simile situazione, nove pazienti in dialisi hanno deciso di astenersi dalle cure necessarie dopo aver saputo che l’ospedale (il “Caracciolo” ad Agnone) presso cui sono assistiti non avrebbe più garantito loro un medico reperibile 24 ore su 24. Per fortuna tutto si è risolto il giorno dopo la drammatica protesta.Questa preoccupante situazione è un esempio degli effetti dovuti al taglio delle risorse economiche previsto dalla “ristrutturazione” della sanità molisana. Cosa può aver spinto persone così bisognose di cure ad un gesto tanto estremo se non il disperato bisogno di manifestare il proprio disagio? Certo è che questa gente non si è sentita garantita nel diritto alla salute e non si può restare indifferenti ad un segnale così forte. Basti pensare che la dialisi è la sostituzione del compito dei nostri reni che quando per una qualsiasi ragione smettono di funzionare non permettono l’eliminazione di scorie e liquidi che altrimenti avvelenerebbero il nostro organismo. Possiamo facilmente immaginare a quali rischi si sarebbe sottoposto chi si fosse privato di questo particolare trattamento pur avendone urgente necessità. Senza un’assistenza medica adeguata queste persone, a ragione, sentono la loro vita a rischio. Questa convinzione è talmente forte che non hanno esitato a rendere manifesto tale disagio attraverso un gesto così radicale e pericoloso. Un simile evento non può che lasciarci un inquietante interrogativo: quanto è a rischio il nostro diritto alla salute? Concludo citando il messaggio rivolto agli operatori sanitari nel 2010 da Benedetto XVI: “E' necessario operare con maggiore impegno a tutti ilivelli affinché il diritto alla salute sia reso effettivo, favorendo l`accesso alle cure sanitarie primarie».
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Articolo Apparso il 9 Giugno su "Il Nuovo Molise".
Fr. Umberto Panipucci
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Articolo apparso su "Il Nuovo Molise" del 02/03/2011 Ciò che decide il contenuto delle grandi produzioni massmediatiche nella quasi totalità dei casi è determinato esclusivamente da ciò che fa lievitare l'audience, per il semplice motivo che questa influisce direttamente sui profitti ricavabili dalla vendita degli spazi pubblicitari. Niente di male a ricavare guadagni dai propri investimenti, niente di male se questo ne stimola di nuovi e produce occupazione. Il problema dunque resta:“può essere la sola la logica della massimalizzazione dei profittia guidare tutto”? La risposta è proprio quella che vi aspettate: no. Se i valori fondamentali vengono relativizzati qualsiasi sistema organizzato è una macchina che guida alla cieca, un pericolo pertutti. Un rischio che anche il mondo dell'informazione può correre. Dopo 7 mesi dalla sua scomparsa, la storia della povera Sarah continua ad essere sviscerata e riproposta senza alcuna pubblica utilità se non quella di apparire come un complicato ed avvincente giallo dai protagonisti reali. Converrete con me che questa non può essere informazione ma la sua spettacolarizzazione più triste.Purtroppo niente cambierà finchè non impareremo a cambiare canale, quando occorre. Si perchè è la nostra audience che premia un programma piuttosto che un altro e ispira i palinsesti televisivi. Il ritrovamento del corpo Yara rianimerà l'attenzione dei media che cercheranno di riottenere lo stesso successo mediatico incassato con la vicenda di Sarah. Si riproporrà lo stesso clichè, quello della vittima e del mostro che mette tutti contro uno e alimenta quel senso di giustizia “forcaiola” che poco giova a quella vera. Io personalmente, prima da uomo poi da battezzato, infine da consacrato, non posso esimermi dal manifestare la mia disapprovazione. L'informazione non può piegarsi tanto alle censure quanto ai gusti della gente, più che mai quando sono discutibili. Contribuite a costruire i vostri media con uno zapping illuminato dal senso del rispetto, lo stesso che giustamente dobbiamo alle vicende di Yara eSarah. Fra Umberto Panipucci |
Post n°294 pubblicato il 01 Marzo 2011 da frapeace
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All'opinione pubblica non interessa molto ma questo problema esiste proprio come la "gente" che lo genera. |
Articolo apparso su "Il Nuovo Molise" il 25/02/11 In questi giorni è alla ribalta della cronaca la vicenda legata alle condizioni in cui sono costretti avivere i circa 300 ospiti del canile di Poggio Sannita. La condanna sale unanime dall'opinione pubblica, tanta atrocità non è giustificabile. Ma qui il nostro intento non è ripetere quello che la cronaca ed i telegiornali continuano a farci sapere, ma piuttosto cogliere ciò che questo singolo evento ha da dire per tutti gli altri che gli somigliano. La gloria di Dio, diceva sant'Ireneo è l'uomo vivente. Si, perché è all'umanità che l'Altissimo ha concesso il compito di regnare sulla creazione. Questo privilegio ha però in se grandi responsabilità se si considera che il modello di regalità che la storia della salvezza ci tramanda è quello di Gesù, decisamente ben distante dal cinico spadroneggiare a cui invece siamo tristemente abituati. L'uomo, che ha smarrito la stima dei valori fondamentali, non è solo “lupo” di se stesso ma anche di tuttociò che può depredare. San Francesco sapeva sentirsi fratello anche delle più umili creature, perfino del vento e delle stelle, il suo amore, che pur sapeva fare le giuste distinzioni, non sapeva alzare muri e abbracciava tutto. L'umanità, quella più nobile, sa anche indignarsi dell'ingiustizia, dell'abuso, sa dire no e denunciare. Ci sono persone capaci di sentirsi responsabili della sofferenza di altre creature, che non sanno darsi pace finché qualcosa non cambia.Se si considera poi che l'affronto non è solo rivolto agli animalima anche ai contribuenti che hanno regolarmente pagato le tasse ancheperché queste creature potessero essere trattate degnamente, lemotivazioni per arrabbiarsi raddoppiano. I cani sono esseri meravigliosi, capaci di amare a loro modo come poche altre specie, non si contano gli episodi che vedono questi nostri compagni protagonisti di eroici salvataggi pagati anche con la loro stessa vita. Dopo il notevole impatto mediatico locale e nazionale che la scoperta dell'episodio ha suscitato, le istituzioni non possono più restare indifferenti. Le associazioni cinofile si stanno muovendo, vogliono fatti. E se anche i cani non votano non si può dire lo stesso di chi li ama. Fra Umberto Panipucci |
Articolo pubblicato il 24/02/2011 sul quotidiano "Il Nuovo Molise"
La quotidianità ci si mostra immutabile con i suoi ritmi e le sue ridondanze, sembra quasi che la vita non abbia più nessuna sorpresa da riservarci. Questa è però solo un'illusione. Ciò che a noi sembra certo e solido si mostra per quello che è quando meno ce lo aspettiamo. Niente più della morte di una persona che ci è cara può sconvolgerci, un mattone fondamentale della nostra vita sparisce, tutto crolla, sentiamo il buio calarci attorno. Ecco, adesso possiamo provare a comprendere il dolore dei familiari di Luca, un giovane appena trentenne che ha perso la vita mentre andava a guadagnarsi onestamente il proprio posto nel mondo, il pane quotidiano, la sua realizzazione umana e personale, insomma: tutto ciò che serve a rendere la vita degna di essere vissuta. La domanda che subito ci assale è “perché questa assurda ingiustizia?”. La risposta più opportuna rimane il silenzio rispettoso, che però parte da un cuore aperto e disponibile alla solidarietà umana e spirituale. Il credere che la vita non si esaurisca nel pellegrinaggio terreno è un'altra ancora che ci salva dal naufragio umano che un simile trauma può causarci. Perchè se così è tutto cambia. La morte non è più la voragine che inghiotte un'esistenza e scardina l'equilibrio vitale di una famiglia, ma un passaggio, l'aprirsi di una crisalide, la metamorfosi dell'esistenza, l'approdo alla pienezza dell'essere, la visione di Dio. Luca quindi non è morto, è solo partito per un paese lontano, là ci attende vegliando su di noi, che ancora non vediamo la stessa Luce che lui ammira. Noi siamo i lontani, lui è il vicino. Certo non vorrebbe vedere i suoi cari così afflitti dal dolore, al contrario desidererebbe che lo sentissero non nella sua apparente assenza ma nel suo diverso e più completo esserci. Noi tutti da parte nostra possiamo far si che il sacrificio di Luca non vada sprecato, ricordando, ogni volta che intraprendiamo un viaggio in macchina, di quanto sia illusorio e pericoloso quel senso di apparente sicurezza che a volte adombra la nostra attenzione.
Fra Umberto Panipucci
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