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Marvelius

Elrond lands :dove il mito e la fiaba, la realtà e la fantasia si incontrano al crocicchio del vento

 

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addio fratello

Post n°112 pubblicato il 13 Ottobre 2016 da Marvelius

Ti rivedrò Fratello ... Is not goodbye John

  • Fumo di china saliva nel cielo e confondeva l'azzurro d'un tempo, i verdi
  • prati su cui giocavamo erano  lunghe distese di cemento tra file di
  • palazzi signorili, piccole carrozze di legno costruite da ragazzi pieni di
  •  ingegno sfrecciavano sull'asfalto stridendo con piccole ruote metalliche
  •  nella calura dell'estate mentre i miei occhi ancora chiusi si perdevano nei
  • ricordi e sfumavano nei sogni .
  • Una mano amica mi scosse e una voce che avrei riconosciuto tra mille mi reclamò riportandomi indietro dalle ombre caliginose di un sonno infermo.
  • "Roby ... ehi Roby e sveglia su che è tardi"..." Così aprii gli occhi della mente come un sipario tra luci che stordiscono e un profumo di rose e viole che
  •  prende le narici si espande nell'aria rarefatta.
  • "John? E tu che ci fai qui ... che strano stavo sognando e tu eri nel mio
  • sogno tra distese di ricordi di un tempo che non torna "
  • " Lo so ... tu sei un sognatore, un romantico cuore d'avventuriero, te l'ho sempre detto di scendere con i piedi per terra, di separarti dalle tue visioni, tanto il mondo che immagini non sarà mai come lo desideri, è solo un
  • variopinto susseguirsi di incontri che solo in parte modifichiamo con la
  •  volontà delle nostre intenzioni"
  • "Certo illuminato fratello ... ma senza visioni cosa saremmo? Macchine
  •  senza desideri, sogni senza speranza ... tu non hai avuto un miraggio
  • sempre dinnanzi a te ? Quante città hai guardato studiando le ossa delle
  •  loro fondamenta, leggendo i segni del loro mutamento, ascoltando il canto delle loro pietre e seguendo il sangue e la linfa delle loro genti.
  • " Uhmm ... non posso darti torto questa volta, ho sempre avuto dentro il demone della ricerca, la voglia di inseguire l'indefinito, il desiderio di creare,
  • di guardare oltre il limite dei miei occhi, trovare la radice del mallo dentro l'involucro delle cose, spolpare la corteccia per scoprire l'intima rete delle
  • sue sostanze"
  • " E io ho cercato di starti dietro per un po', poi il fiume si è diviso e le sponde
  •  si sono allontanate, separate dal mare come gocce d'acqua cristallina stillata dal cuore delle montagne e confinate come onde stanche su rive opposte".
  • Un leggero vento mi scombinava i capelli mentre ricordavamo come due
  • vecchi amici brezze giovanili, piccole storie di imberbi fanciulli nei giochi di un
  •  età ribelle e spensierata, quelle linee di esistenza fatte di circoli e rimandi,
  • di passi gettati sulla via delle emozioni nei giardini della conoscenza.
  • "Ricordi John i giochi nei quartieri del paese vecchio, i profumi delle pentole
  • di sugo messe a sbottare all'alba perdersi come effluvi tra i corridoi di
  • corrente e le viuzze strette sotto i supporti di legno di castagno. Ricordi le bande del rione Rummango, i gruppi del Pedale e i sodali della Jisterna sotto Santa Maria, o quelli del Casalicchio apparentati con il Timpone abbarbicato
  • tra cento gradini e un pugno di case strette intorno alla chiesa dell'Immacolata?" .
  • "Certo che li ricordo, bande di ragazzini tenaci con le loro canne entro cui arrotolare piccoli fogli di carta a forma di cono con un leggero strato di saliva passandolo sotto la lingua, coppi da utilizzare come cerbottane per infastidire
  •  i passanti o simboleggiare guerre cittadine tra rioni opposti.
  • Si noi eravamo quelli del rione Conche e su fino alla Chiazza stesa sotto il palazzo del castello e la torre dell'orologio di San Giuseppe a guidare un quartiere nuovo, moderno contro i vicoli delle zone antiche. Quasi fossimo un paese nel paese, l'odore della modernità contro il profumo dell'antichità,
  • l'idea di un progresso contro la lenta parvenza di una tradizione ormai
  • avviata sul sentiero della rinuncia.
  • Pensavamo ai giochi che impegnavano le nostre teste e il tempo che ci accomunava come ragazzi di strada, sì ma dopo aver fatto i compiti in una scuola dura e un po' autoritaria che faceva il paio con genitori che ci tenevano all'educazione e al rispetto come punto fermo e irrinunciabile di un educazione quasi spartana. Un etica che sarebbe andata via via scemando verso quel permissivismo che scambia un po' i ruoli all'interno delle famiglie nel decisionismo delle scelte.
  • "Nostro padre ci portava da bimbi a Napoli, diceva che gli facevamo compagnia nella notte, impegnato a guidare su una strada sempre pericolosa con l'ombra del sonno che nelle ore più buie della notte si stende come l'ala di un corvo.
  • In realtà amava restare aggrappato sempre a uno spicchio di famiglia per sentire quel legame indissolubile che lega un padre ai suoi figli,quel calore che
  • ci rende vivi nel saperci uniti. Eravamo due facce di una stessa medaglia così diversi ma cosi uguali, tu alto, smilzo e coi capelli neri, io più piccolo col viso tondo e il crine chiaro, due ali contrapposte di uno stesso rapace pronto a sfidare le altezze rarefatte e le vertiginose discese tra i dirupi delle Timpe
  • "Si ... lo ricordo come fosse ieri fratellino ... come potrei dimenticare la mia infanzia. Nostro padre che per chiamare te chiamava me e per chiamare me chiamava te ... Rammento che mi mandava a portare i soldi di un incasso al direttore della banca che non avevo ancora sei anni, arrivavo appena al bancone dello sportello dell'allora filiale della cassa rurale del paese, era piccola ma solida, all'interno della quale era forte il legame con i
  • soci e l'etica del risparmio e della fiducia saldava i rapporti tra gli uomini rendendoli parte di un unico formicaio"
  • "Papà teneva i soldi sempre liberi a casa perche diceva che se i soldi si devono guardare in casa propria allora in quella casa padre e madre non sono stati bravi a educare ... beh qualche soldo lo abbiamo preso dal cassetto e lui lo sapeva ma era il limite giusto del prelievo, quello necessario a ragazzi che crescono e sperimentano le necessita della propria cassa. Anche al negozio qualche spicciolo spariva per il bigliardino e il flipper da spendere nel locale di donna Veluzza di fronte alla cantina di via Firrao, ma faceva finta di non accorgersene almeno fino al giorno della paghetta con cui iniziammo a sentirci grandi".
  • "Ehi Roby ... rammenti quanti giochi si facevano per strada, potrei citarne a decine, con le monetine, con gli stecchi e i copertoni di ruote abbandonate, le carrozze di legno con le ruote e i pallini delle macchine, scarrozzacavallo, uno manto la luna, gli strummuli da far girare sulle mani o scaraventare sulle
  • trottole più grosse fino a spaccarle. Usavamo finanche le stecche di legno che rimanevano dai gelati di panna ricoperti di cioccolato per giocare tra ragazzi pieni di ingegno".
  • In lontananza i tuoni baturlavano mentre il vento prima fiacco si era fatto più teso raggelando la pelle e portando odore di pioggia. L'immagine delle lenzuola stese sembrava rapire la mente facendo dimenticare per un attimo quei ricordi e disegnava origami di vortici lungo i fili dei balconi. Come vele di navi pronte a salpare si srotolavano catturando il vento di ostro scuotendone le reni .
  • "Gionnettì e Robertì ci chiamava ... cavolo se ci ha voluti bene ... vorrei poter dare metà dell'affetto che ci ha donato nella nostra infanzia ai miei figli , vorrei avere la dignità e la forza che ha avuto lui quando ci ha lasciati in quel letto di ospedale dall'odore di medicine. Ricordo quando una mattina dopo aver
  • dormito su una sedia per l'ennesima notte mi chiese di aiutarlo ad alzarsi dal letto per andare in bagno. Lo sostenni fino alla porta del bagno poi ebbe come un lieve capogiro ma entrammo lo stesso, "Ho bisogno di sciacquarmi la faccia" mi disse appoggiandosi ai bordi del lavandino. Poi come a riconoscere i cambiamenti del volto si era passato una mano sul viso ispidito dalla barba di un paio di giorni con lo sguardo crucciato parlò allo specchio ma in realtà era a se stesso che parlava e a me ... "Non sono più lo stesso, non sono piu il Rinaldo di una volta" e quelle parole significavano per la prima volta la presa di coscienza che tutto stava cambiando repentinamente, la consapevolezza che qualcosa si era rotto in quella roccia granitica che aveva fino ad allora per anni annientato la
  • malattia come se fosse un entità irrilevante rispetto alla sua forza di volontà
  •  e a quel suo nome importante che lo faceva sentire un paladino della vita e
  • di cui andava orgoglioso visto che ad osservare la sua esistenza gli cascava a pennello.
  • Dieci giorni di ospedale per un raffreddore presto trasformatosi in polmonite e
  • si è dissolto in quei rantoli affannosi in quella dignità che sprigionava in occhi potenti e vivi cosi forti da bucare i miei ... fragili occhi di un figlio che vedeva sfiorire la quercia che aveva pensato essere immortale.
  • Ho impresso i suoi occhi fissi nei miei nell'attendere una morte che lo
  • avvolgeva mentre gli parlavo con le lacrime agli occhi tenendogli la mano e
  • lui senza pianto sembrava asciugare le nostre dandoci l'esempio di una sofferenza per una malattia mai pienamente accettata, senza che un
  •  lamento uscisse dalle labbra...Si è spento così nostro padre, tra l'affanno del respiro che pian piano abbiamo atteso rallentasse fino agli ultimi flebili sospiri
  • di un petto che come un mantice ritmava la fine delle sabbie di una clessidra di cristallo ... fino all'ultimo... fino a quello che svuota i polmoni e lascia che la vita
  • si libri in volo oltre le stanze di una prigione terrena "
  • "Dai su Robertì non velare questo incontro col ricordo della morte ma cerca di trovare nel ricordo le tracce e i segni della gioia .
  • Ricordi i natali con zio Nino e i cugini ? Quanta felicità, quante risate, ricordi i fratelli di mamma ... le visite dal Canada, la gioia nel rivedere le persone che
  • sai mai ti abbandoneranno, che l'oceano non separa , che i chilometri non
  •  fanno dimenticare. Sono stati anni felici, intensi, pieni di un affetto che scalda
  •  e crea fiducia nel destino del nostro vivere."
  • "Hai ragione fratello ... se penso al passato, a quando noi ragazzi coi pantaloni stretti in vita e larghi alle caviglie uscivamo per il paese d'estate affollato come se fosse sempre festa mi si allarga il cuore . Ricordo le tue follie ... a dieci anni
  • ti cappottasti con nostro cugino Maurizio e cento altre peripezie che hanno
  • dato un gran da fare ad angeli custodi e santi locali, impegnati a tirarti su dai capelli, quel caschetto lungo e liscio che muovendoti ondeggiava come tende
  •  in balia del vento. A undici hai distrutto la macchina di papà, tra tredici e quattordici rubavate le auto dei genitori con la tua combriccola di matti per fare di notte gare in montagna salvo poi finire la benzina e ridiscendere a folle o rimanere bloccati sulla neve. Potrei scrivere un libro : Le mille avventure di John e Maurizio salvo poi aggiungere tutti gli altri protagonisti che a turno entravano nelle peripezie sbullonate della giostra di turno ".
  • " Non rinfacciare come sempre, perche qualche volta c'eri anche tu con noi e non credo che anche da solo o con i tuoi amici non hai bucato il muro di nebbie che appare sempre davanti agli occhi di un ragazzo come un canto di sirene, trascinando la sua curiosità e la sua irruenza verso confini insondati e pericoli nascosti. Ti sei salvato anche tu da qualche sbandata finendo sul ciglio di una diga o sfiorando i duecento nelle discese perigliose di Paola ... sempre con
  • quel pilota di cugino che ci ritroviamo, fosse nato al nord a quest'ora avremmo festeggiato con lui qualche mondiale di rally ."
  • " Beh vero, salvato si ... mi hai portato in braccio a tredici anni dal liceo a casa per mezzo chilometro ... in corpo avevo una milza spappolata e un mare di sangue nel ventre e nemmeno lo sapevo. La morte mi correva dietro ma mi sono salvato per un miracoloso intreccio di fatalità saldate l'una all'altra come catene di acciaio, quello che però non'è stato dato a te che forse meritavi più
  • di me"
  • " Ancora a rimuginare sul fato fratellino .
  • No ... non sondare misteri che non possiamo investigare e credimi da buon ingegnere li ho indagati anche io alacremente ... accetta la vita per come si presenta, viverla intensamente è il segreto, viverla nel giusto è il sale che le
  •  da gusto. È un fiume che scorre verso il mare e verso il mare incontra ostacoli
  • e subisce deviazioni ma quelle acque lasciano sempre dietro di sé un limo
  • fertile dove attecchiscono i semi della tua esperienza , cerca di immergerti
  • con onestà nei turbini che incontri, vedrai che da quelle piante
  • germoglieranno frutti buoni."
  • "Ora sembri il vecchio saggio della montagna di Piancavallo"
  • "E chi sarebbe questo saggio, non l ho mai sentito nominare"
  • "Infatti stavo scherzando ... beh hai perso smalto se non afferri più le mie battute John, era per dire che spari frasi come certi scrittori d'oggi, saggi pensatori dalla lacrimuccia facile eh eh, ma dopotutto per quanto sei un raziocinante ingegnere logico che tutto vuole dimostrare con la legge della matematica non hai smesso di essere un romantico. Sei stato un uomo di temperamento, caparbio e deciso ma sempre buono, la tua sensibilità ha lasciato tracce ovunque come l'onestà che ti ha preceduto e spesso creato delusioni, quel fiume generoso ha attraversato molte terre e molte piante
  • ora sorgono superbe all'orizzonte "
  • "Uhm usi le mie parole su di me? Sei un sofista Roby"
  • "Non uso le parole tue su di te dico solo, e non sono un sofista, che in fondo
  •  in fondo i più razionali sono anche i più idealisti, quelli che arrivano al punto morto sul binario della scienza e dopo tanto rimuginare scelgono di cambiare binario salendo sul treno del dubbio e del mistero per viaggiare sugli spazi di Dio".
  • Il silenzio si fece leggero come un alito di vento che viene dal mare, profumi di oleandri pervasero le stanze del pensiero e piccoli vortici di stelle rotearono nell'infinità del cosmo. Le note di una musica alpestre si fusero col rumore del mare, riccioli d'onda si plasmarono sulle rocce bianche mentre la spuma moriva tra la sabbia.
  • "Hai costruito pezzi di una città ricca sulle sponde di un lago, ideato evoluzioni ardite che la tua testa teorizzava tra formule matematiche e geroglifici geometrici, progettato ponti e strade, gallerie chilometriche e in un continente immenso dalla tua testa hai partorito l'idea di un intera città che stava crescendo come cristalli di quarzo, lungomare, quartieri , strade, piazze, ponti
  • e chissà altro se solo il tempo non ti fosse scivolato tra le mani ... a cinquant'anni".
  • Un nodo mi strinse la gola come una fune da strangolamento e trattenni la rabbia e lacrime amare, ma fu un momento come il fugace scroscio di pioggia
  • in una giornata di sole. Poi sentii freddo tra le ossa e mi si accapponò la pelle
  •  e senza vento i miei capelli si mossero frangendo la fronte . Mani di una trasparenza d'aria mi sfiorarono la testa, piccole consistenze di polvere di
  • stelle vibrarono tra le luci della stanza e un calore ritrovato sembrò
  • avvolgermi per trasportarmi lontano.
  • Angeli dal volto emaciato mulinarono intorno alle mie braccia mentre tutto intorno prese a scorrere come un vortice di tempo per rivivere indietro le
  • storie che avevo dimenticato, i volti degli amici, i giochi di ragazzo con mio fratello, le risate al mare tra gli spruzzi d'acqua, l'università nella stessa
  • stanza a studiare matematica sotto la luce delle lampade mentre lui
  • disegnava strade e chissà quale futuro immaginava, il volto di mia madre sveglia ad attenderci fino a notte fonda, quando con una maserati che
  • nostro padre ci aveva regalato a vent'anni per farsi perdonare di non averci
  •  mai voluto comprare qualcosa che corresse con due ruote tornavamo stanchi
  •  di serate lungo le coste di una regione che dire meravigliosa è non rendergli giustizia. Ma fu un attimo e tutto svanì lentamente come fumo di china scacciato dal vento di borea e nella penombra tornata regina io ripresi a parlare con lui come se le mie parole fossero lo squillo di un araldo che echeggia tra le falesie dei monti.
  • "Questi ponti legheranno lo spazio col tempo, la memoria e i cuori di chi hai incontrato ... sono felice di questa tua intensità. Piano piano inizio a comprendere che a volte ciò che siamo, che diventiamo, è anche ciò che facciamo e quel che realizziamo è ciò che lasciamo come segno dei nostri
  • passi, come suono delle nostre parole nei cuori delle persone che
  • incontriamo."
  • "Una vita intensa è una vita che non si risparmia, è un cammino che getta
  •  ponti, che pianta semi, che raccoglie doni Roby".
  • "Vorrei uccidere la morte che strappa queste vite però, che falcia le spighe migliori quando sono ancora nel pieno del loro sviluppo, che insensibile chiude le stanze al calore della vita per confinarle in argentei palazzi avvolti dal gelo dell'inverno "
  • "La Morte? Vorresti eliminare la dolce Fata che apre le porte alla luce che
  • acceca ma che non fa male agli occhi, il fuoco tenero della grazia che scalda
  • ed espande i sensi come un fascio di atomi nell'iperspazio delle emozioni?
  • No Roby, lei mi ha dato la mano sussurrandomi parole che mai avevo udito, carezzandomi come nessun vento e nessuna mano aveva mai fatto prima,
  • dolce è il suo andare e lieve il suo sostare, tenero il suo commiato come le parole di una madre al figlio in grembo"
  • "Vorrei crederci"
  • "Devi credere ".
  • "Vorrei"
  • "Devi"
  • "Ok ok ci proverò"
  • "Ci riuscirai"
  • "Ma non adesso ... ora ho rabbia, delusione, sfiducia ... distacco verso la comprensione delle cose, verso la catena che lega i nostri giorni al ricordo e
  • alla separazione, contro tutto ciò che mi appare un ingiusto controsenso"
  • "Prima dell'uscio si ragiona da ingegnere lo sai ? L'ho scoperto attraversando
  • la soglia della mutazione. Osservavo le nuvole attraversare il cielo e non
  • capivo che ero io che attraversavo lo spazio, guardavo il mare scivolare verso
  •  la spiaggia e non capivo che era verso di me che andava incontro ... ora guardo le cose volgendo indietro lo sguardo e vedo il mondo dietro l'uscio cercarmi ma so che sono io che vi tengo stretti, che vi vengo incontro, non c'è distacco tra i due mondi è la stessa luce che penetra entrambi, solo che ora vedo tutti e due, ascolto i loro suoni, parlo la lingua di tutti i mondi e sono
  •  parte di questo tutto".
  • " Ma noi siamo ciechi, stranieri del tuo mondo, scarnificati degli atomi di uno spazio che non conosciamo e questa aliena mancanza genera dardi di fuoco
  • e gelo che penetrano la carne e pungono come una cuspide ferma a un dito
  • dal cuore .
  • Non puoi pensare che comprendiamo e accettiamo una simile lacerazione,
  •  non ora, non adesso ... poi il tempo lenirà ciò che deve essere ricucito, il
  •  lacerto che ora pulsa e duole"
  • "Non pretendo che accettiate il mistero ma vorrei tanto che non lo rifiutaste come si rifiuta l'idea che tutto finisca con l'ultimo alito di vita"
  • "E' un sogno fratello vero? Questo è il sogno dove la speranza gioca a dadi
  •  con l'illusione? Chi apre gli occhi dopo un lungo sonno si ritrova con la bocca impastata d'amarezza e l'orizzonte che ha il sapore del dubbio e tutto resta
  • un vuoto incedere di passi verso i giorni della mancanza"
  • "E' un sogno Roby ma i sogni non sempre sono ciò che desideriamo, spesso però sono la porta che conduce alla verità , il filo che lega ciò che dentro sentiamo possa essere reale, un provese che tiene avvinte le emozioni
  • vissute e che vivono dentro e fuori l'uscio dei nostri mondi".
  • "Io so solo che come un soffio in un mattino appeso tra il finire dell'estate
  •  e l'inizio d'autunno qualcosa si è spezzato, un albero possente è stato trascinato via dalla corrente del fiume ed ora giace nel limo sul fondo del lago"
  • "Quel limo è terreno fertile fratellino, sedimento dove riposano i rami e dove
  • un giorno germoglieranno altre radici ma la corrente ha già trascinato via i
  • semi che daranno altri alberi con altri frutti generosi. La corteccia sarà
  •  concime e si dissolverà come humus nelle acque, la linfa alimenterà la terra
  • e ogni singola parte del suo alburno muterà per rendersi viva in altre forme".
  • "Hai risposte per ogni domanda John"
  • "Non ho risposte ... ho la visione di ciò che sono ora e di ciò che ero un tempo "
  • "E cosa sei ora "
  • "Sono più di un tempo, sono come un tempo, sono diverso da un tempo e sono tutte queste cose insieme"
  • ""Vuoi dirmi che sei ... che vivi ...? Respiri oltre questo sogno?"
  • "Tu sai cosa voglio dire ... tu senti cosa c'è oltre ma la ragione e il timore schiaccia la visione dello spirito che giace sotto il peso del dubbio"
  • In quel momento sentii di nuovo quel profumo di rose e di viole pervadere la stanza, infondersi nelle narici e fin dentro il petto mentre un refolo di aria tiepida fece vibrare le tende.
  • "Ora devo andare saluta nostra madre a cui sarò sempre devoto e nostra sorella, di loro che gli sono accanto sul far del giorno e quando le ombre più
  • si accalcano intorno ai loro corpi, quando la notte li sorprende e il sonno
  • stenta ad arrivare, nei loro sogni come vigile sentinella e nei loro pensieri
  • come pastore di fragili sospiri. Quanto a mio figlio e mia moglie di loro che
  • sarò la loro corazza contro il vento e il gelo e tutte le asperità della vita, il
  •  falco che veglierà sul loro cammino, il mantello che li riparerà dal sole e dalla pioggia battente. Di loro che li porto nel cuore e che li amerò per sempre ... oltre il limite del tempo, oltre lo spazio che sembra una distanza incolmabile e che è solo un lieve batter di ciglia sul panno dell'universo"
  • "Non puoi dirgli tu queste cose come hai fatto con me? Non puoi manifestarti come fossi un alba che giunge nel cuore della notte a diradare le nebbie?"
  • " Io non ti sono apparso ... stai sognando fratellino, in questa onirica visione
  •  le cose si confondono e la bruma si dissolve, resta il senso di una verità che teniamo dentro da sempre, cercala e capirai chi sei e dove è diretto il tuo cammino, io ho scelto te per dire ciò che mi è dato rivelare e nel tempo tutti capiranno"
  • " Devo dunque svegliarmi?
  • "Si ... devi Roby ... "
  • In quel momento poco prima che la visione svanisse le vidi, candide trasparenze vibranti avvolgerlo in un vortice di luce mentre un sorriso gli si disegnava in volto, una piccola fossetta sulla guancia fece capolino mentre i suoi occhi verdi si stamparono nei miei in un sol colore, accanto a lui lo
  • sguardo di nostro padre e il cenno della sua mano che a me sembrò la
  • carezza più dolce della mia vita, più avanti la mano di una donna vestita di
  •  veli con vortici di riccioli color fiamma lo chiamava a sé, un niveo cherubino
  • con una stola azzurra intorno alla vita, i piedi scalzi e uno sguardo sereno e potente allo stesso tempo da togliermi il respiro e infondermi profonda
  • grazia nel petto, mentre su un altura un argenteo leone si stagliava docile
  • su rocce di rame e ciuffi di alloro circondato da riverberi di luce dorata .
  • Poco dopo mi svegliai aprendo gli occhi e di quel sonno non rimase che
  • l'azzurro del cielo tra nubi bianche e gonfie trasportate dal vento, mentre il soffio vespertino mi portò sul viso un dolce profumo di rose e viole e la
  • serenità di un sospiro che mi riempì il cuore di una pace ritrovata.
  • MARVELIUS

 
 
 
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