Creato da archetypon il 03/08/2005

Ombre di Luce

Davanti a me fluttua un'immagine, uomo o ombra, più ombra che uomo, più immagine che ombra. (W.B. Yeats)

 

facile non vedere

Post n°1680 pubblicato il 28 Giugno 2017 da archetypon
 

/Daimon-di-Claudia-Giraudo-e-Matthias-Verginer
Preferiamo circondare, isolare, recintare, impedire la violenza piuttosto che guardare, incontrare, dialogare con il demone che l'ha prodotta, sull'abisso del dolore, della disperazione di una sofferenza che pochi sanno come sopportare e farla decantare.

Crediamo che esplorare l'universo ci elevi verso le stelle, ma il fango è ancora dentro di noi; ricordarlo renderebbe l'elevazione non una superbia ma consapevolezza del nostro divenire, della nostra sfida con la nostra natura, non contro la natura. Non abbiamo formule per liberarcene. Non ora almeno.

Dalla parte, quindi, di colei (o di colui) che versa il suo sangue quando un demone sofferente e disperato lo reclama, tuttavia ricordando che è sacrificio reso da uno perché per molti è più facile non vedere la propria, la nostra, molteplicità.

 
 
 

quegli uomini

Post n°1679 pubblicato il 21 Giugno 2017 da archetypon
 

red snow - Pierrick
Sono (di) quegli uomini perduti dietro la follia di un assoluto, di una unicità che è più un accidenti della natura che della natura. Nulla avanti e perduti indietro; nel mezzo, ché ogni giorno è lì nel mezzo, di una lucida perseveranza, irrazionale, quanto lo è la vita.

Sono (di) quegli uomini perduti e ombre di un labirinto, perduti e frazioni di felicità, perduti e attese carcerarie, perduti e senza addii.

Sono (di) quegli uomini colmi di neve rossa.

 

 
 
 

sempre, vale la pena

Post n°1678 pubblicato il 13 Giugno 2017 da archetypon
 

sempre ne vale la pena

 

Carissimo,

Sempre, non si dovrebbe dire. La storia insegna che il sempre è dentro un infinito. E la vita non è che un soffio. E il dire sempre, soffio del soffio nell'infinito. Un nulla. Non si dovrebbe dire sempre. Un nulla. Eppure nulla sarebbe una vita se non si dicesse, non si promettesse, non si provasse. È il denso senso nell'infinito nulla. Non si dovrebbe dire che amerai sempre un'unica persona. Non si dovrebbe.

am

 
 
 

la follia dell'archetipo

Post n°1677 pubblicato il 07 Giugno 2017 da archetypon
 

follie e archetipo

 

La follia e non vedere più dentro di sé quell'albero verde nel mezzo di un bruno campo nudo, non ascoltare il vento debilitante del suo deserto.La follia è non avere più un nome per la corda che stride sul violino, per la donna che stride sulla sua pelle. La follia è la sua morte senza essere morto, e la sua vita senza essere vivo. La folla è il muro, il mare, le scale, le verità che non sa attraversare. La follia di quest'uomo è dimenticarsi di essere la mano, il cuore e la ragione per cui scrive della sua follia.

 
 
 

a piccole dosi

Post n°1676 pubblicato il 31 Maggio 2017 da archetypon
 

uomo pillola

 

Lo assumo due, tre volte al dì. Ma crea dipendenza, e ne aumento il richiamo. Anche ora che ne scrivo, mi impregno. Apparente distacco evocativo eppure umiliazione di una dignità. Se la ruota gira, e sono fortunato, non devo ricordarmene, ma sei tu che mi imbocchi. Ma ora che ne scrivo, è amaro il boccone. Guarda il numero qui sopra, saprai, saprò, quante e quante volte, mi sono pre/scritto una ricetta. Pensavo fosse un vaccino. Ora è droga.  Lo assumo, sempre, e sempre più spesso: il tuo nome.

 
 
 

impregnato

Post n°1675 pubblicato il 22 Maggio 2017 da archetypon
 

Il bacio (V. Maximovich, 1913
alcune primavere fa

... impregnato, cosi tanto che chiudo gli occhi e percepisco la presenza che è stata, nel giorno dopo la notte, in un asintoto di anime, poiché nessuno si tocca, anche bocca su bocca, quel gioco umano di provare ad arrivare, e ora è di nuovo notte dopo il giorno, confuso, così tanto che il giorno è notte, per ricordare di essere stato un'anima, ché nei giorni dimenticherò chi sono stato, almeno fino alla prossima lontana notte di te...

 
 
 

cuore senza mercato

Post n°1674 pubblicato il 10 Maggio 2017 da archetypon
 

cuore e denaro

maggio 2007

... allora misi tutto ciò che avevo - e anche di più - su quelle azioni. Erano in ribasso, eppure del cuore non si dispone. Un sentimento di rivincita all'apparenza, nient'altro che sentimento di cui non c'è mercato. Poi la bolla scoppiò e mi ritrovai, solo, con azioni che erano meno che carta. E' strano, ma conservo ogni pezzo di quelle azioni ché al cuore non si dispone. Nessuna rivincita mi aspetto, non c'è mercato per quelle azioni: se compri e vinci, sai che prima o poi perderai, e se vendi e perdi, sai che sei già perduto...

 
 
 

cerchio del giorno vuoto

Post n°1673 pubblicato il 05 Maggio 2017 da archetypon
 

giorno vuoto
...è brutto il cerchio del giorno vuoto, quando la sera ti si stringe intorno al collo come un cappio.

E. Ferrante, I giorni dell'abbandono


[Ali del vento, anima, sole e luna, amore, cerchi nel grano, amicizia, stormire di foglie, sogno, un improvviso campo di rossi papaveri, desiderio. Un deserto e tutto scivola negli interstizi della terra: il nudo campo, speranza. È solo nel silenzio che si svela la solitudine di solitudini che strappano ricordi di anime, amori, amicizie, sogni e desideri. Restano vuoti. E in quei vuoti, tu, aguzzino, poni il cappio al mio giorno silenzioso.]

 

 

 
 
 

errore dei vuoti

Post n°1672 pubblicato il 28 Aprile 2017 da archetypon
 

Unicum
aprile 1531

... se vuoti l'Unicum non dovrai riempire il vuoto con un altro vuoto, che è apparente pieno, poiché l'Unicum chiede cura e mai può restare senza se stesso. E l'Arte è Regola, e se non applichi la Regola, e ti troverai a riempire il vuoto con un altro vuoto, allora sperimenta il vuoto ché sempre misura dell'Unicum è. Dovrai entrare per uscire, scendere per salire. In ciò troverai i daimones, e se è profondo l'Unicum, ed è profondissimo, il levitano. Potrai lottare ma mai vincere perché non è la regola. Qual è la Regola, chiederai? Essa è l'Amore per l'Unicum, unica sostanza tra le sostanze, per riempire l'Unicum se stessi, il Lapis, congiunzione di Cielo e Terra, dentro di Te...

 
 
 

canta-storie

Post n°1671 pubblicato il 24 Aprile 2017 da archetypon
 

Bruno Munari - cantastorie
Purtroppo ti ho incrociata.

Di amore così ti ho amato. Non avrei dovuto, ma ho potuto e l'ho fatto. Si convincano i più, se già non sanno: niente ha un senso dopo, come non l'ha prima. Ma chi rinuncerebbe per un unico tempo freddo?

Per quel freddo, spazio vuoto, non ci sono medicine, e quale cura del dolore è sufficiente? Raccogli i ricordi - quelli che riscaldano. Se raccogli bene, non sei del corpo, e l'anima trasmuta in altro, l'altro te stesso che ha amato.

Resta un "purtroppo".

 

 

 
 
 

manuale di istruzione per una vita perfetta

Post n°1670 pubblicato il 18 Aprile 2017 da archetypon
 

immagini di vita
aprile 2003

... lo trovai, nel primo cammino, poggiato sul muro che saltavo ogni giorno nella pienezza dell'adolescenza. Una copertina in marocchino rosso. Manuale di istruzione per una vita perfetta. Sorrisi, come ogni giovane sorride alla vita che vuole edificare da sé. Ma mi ingannai, e lo raccolsi. Sembravano buoni consigli, eppure tra consigli e pratica, la vita, passa l'arte. E l'arte si impara tutt'altro che con la perfezione, poiché la coscienza di ciò fai non è consapevolezza di ciò che sarai, e tra superficie e profondità, la vita, passa l'arte. Bel manuale in fondo. Manuale di istruzione della vita di un altro. Ora che non salto più il muro, ché l'ho innalzato troppo in alto, ancora lo sfoglio, con un sorriso amaro, e trascrivo le mie parole per farmi infine ingannare dalle ultime pagine, nella mia imperfetta arte...

 
 
 

dall'altra parte

Post n°1669 pubblicato il 10 Aprile 2017 da archetypon
 

dall'altra parte
Carissima,

come sono finito dall’altra parte, quella parte del fossato che ogni battaglia, guerra traccia nella nostra anima, e così nei corpi, colpito e non guarito, dimmi come sono finito da questa parte dove aspetto, aspetto te voltato dall’altra parte così che tu mai riesca a vedermi, vedere come ho diviso me stesso e nessun pezzo ti ho donato, colpito e forse mai guarito.

Quale ponte o barca o volo per attraversare il solco ché sembra un oceano? Quale voce o pianto o sogno per colmare il solco ché sembra un abisso? Dall'altra parte ho dimenticato il mio nome, ma non il tuo - acqua e fuoco, specchio ed eco - distratto dalle stelle che mentono di bellezza e solcano la tua verità che è lì, un attimo dall'altra parte. Tuo,

AM

 
 
 

brucia la carta

Post n°1668 pubblicato il 31 Marzo 2017 da archetypon
 

Burning Letter - photograph by Dimitra Nikolakopoulou
Carissima,

c'è sempre un'ultima lettera quando nulla guarisce e la vita finisce. Che questa sia l'ultima ora non so, ma nascondersi le ferite vuol dire nasconder(si) (al)le mani che le curano, e le mani parlano, e nascoste tacciono. Cosa direbbero? Che il dolore traccia la carta e segna la carne, ma alla fine nulla resta ché brucia la carta e marcisce la carne.

Cento e cento lettere, cento e cento volte spedite e non aperte. Tant'è: chi scrive ammetta che piegato il foglio tutte le parole non appartengono più alla sua anima, anche se spera che ogni parola non si disperda e ogni parola costruisca nell'altra la medesima sintonia che le ha edificate. Ma tutto diventa altro nel momento esatto che dipartono da noi.

Che sia l'ultima non so, ché la bellezza della vita è d'esser una gran fregatura, soprattutto quando ci immaginiamo di essere qualcuno e scopriamo di non esserlo per qualcuno. Tuo,

AM

 
 
 

inchiodato al mio orizzonte

Post n°1667 pubblicato il 27 Marzo 2017 da archetypon
 

inchiodato al mio orizzonte
Mentre giaccio sulla croce degli anni / i giorni lapidano il mio corpo / inchiodato al mio orizzonte. / Le stagioni vanno e vengono / nuvole di pioggia / chissà se la mia pentola con coperchio bolle / con carne o miseria?

Behcet Necatigil



[Sono (stato) assente. Il dolore una presenza. La pioggia non lava, la domanda. Frammenti che (qui) non ricompongono. La vita non aspetta. Neppure tu, ché sei vita. Come sempre, il corpo non mente. Crepe. Come sempre, la mente offende. Menzogne. Cosa mangio? Le mie ossa. Dove guardo? Dove vado? Non guardo né vado. Sono inchiodato al mio orizzonte.]

 

 
 
 

l'ultimo dio

Post n°1666 pubblicato il 16 Marzo 2017 da archetypon
 

Mara Friedman  New Moon Visions Sacred Art
...in questa esperienza dello spazio profano,... sussistono luoghi privilegiati qualitativamente differenti da altri:... luoghi che, anche per l'uomo prettamente non-religioso, conservano una qualità eccezionale, "unica": sono "luoghi santi" del suo universo privato...

M. Eliade, Il sacro e il profano


[E se l'amore fosse "solo" il sacro desacralizzato, il bisogno di professare la fede verso una interiore divinità
che si è fatta carne, la "chiesa", la rottura del  tempo e dello spazio profano, il recinto entro il quale ogni nostra intimità, nella coincidenza degli opposti - smentita della logica del tertium non datur - è, sempre e ancora "solo", con-: con-divisa, con-fusa, con-tenuta; com-baciata, con-sacrata?]

 

 
 
 

sogni dentro sogni

Post n°1665 pubblicato il 10 Marzo 2017 da archetypon
 

by Peter Diamond - http://www.peterdiamond.ca/
due notti di inverno

... il sogno che (ti) parlava del sogno. Nel mezzo la coscienza del sogno - per questo c'è il giorno - sorpresa e contenta. Ma è solo il giorno. Così accadde ciò che mai era accaduto: il primo sogno, di un gesto compiuto profondamente, intimamente, diventa racconto nel sogno che seguì, narrazione a te, causa dei sogni, dentro un, sempre uguale eppure diverso, sogno. Ciò accadde nell'Anima scura, sola e lacerata, tanto da aver(la) solo (ne)i sogni...

 
 
 

occhi non vedenti

Post n°1664 pubblicato il 07 Marzo 2017 da archetypon
 

occhi non vedenti

21 dicembre 1876

... percepisco ciechi che si guardano tra di loro. Si parlano, sorridono, si salutano. Senza vedersi. Vedenti senza occhi in grado di osservarsi. Di quanti ciechi ci sarà bisogno per fare una cecità? Eppure non è questo l'orrore, in questo noir quotidiano che è la mia vita tra le loro. E' che da oggi, che vedo e mi vedo, mi eleggo principe tra occhi non vedenti. Non per l'inconsapevole paura di vedere, ma per essermi strappato gli occhi capaci di vedere, quando hanno veduto veramente, per restare tra di loro, occhi non vedenti...

 
 
 

fanne arte

Post n°1663 pubblicato il 27 Febbraio 2017 da archetypon
 

mud art by alejandro maestre
Qualcuno ha detto, o scritto, prendi il tuo cuore spezzato e fallo diventare arte. Non cura eradicante ma sollevamento dal fango per plasmarne qualcosa di bello per sé, condivisibile o meno. Un atto creativo come risposta all'anima ferita.

Ho il mio cronice malore quotidiano e sono un uomo piccolo piccolo: ce ne passa da qui all'arte. Limito a gettare sensazioni qui, bit dopo bit, e riformare la mia anima. Lenta opera, né nobile né appagante. Sublimazione neanche terapeutica.

Però di bello ne vedo poco, e così dobbiamo provare a fare, dal fango e col cuore, le nostre forme. Queste a volte si sciolgono ma a volte si rapprendono così che ci donano la rilettura delle forme che siamo. O che vorremmo darci. Sempre ricordando che il tempo le scioglierà comunque nel tempo. 

 

 
 
 

e noi aspetteremo

Post n°1662 pubblicato il 23 Febbraio 2017 da archetypon
 

e noi aspetteremo
C'è un posto nel cuore / che non sarà mai riempito.
Uno spazio. / Lo conosceremo più che mai.
C'è un posto nel cuore / che non può essere riempito.
E noi aspetteremo, e aspetteremo / in quello spazio.

C. Bukowski, C'è un posto nel cuore


[Accidentalmente fui riempito. Nell'essere, soli, interiore. Accade a volte poiché mai non è mai nell'anima umana. Nella luce come nell'ombra. Accidentalmente ho conosciuto spazi vuoti. Uno più che mai. Nell'essere, soli, interiore. Accade a volte anche se poi torna a essere vuoto poiché l'anima umana è sola con se stessa, nel suo infinito. E ora aspetto in quel vuoto, tu che lo hai riempito con il tuo nome, che non era un nome ma un altro animo e il suo vuoto che sta, credo, aspettando con me.
Aspetteremo.]

 
 
 

s/traccia la vita

Post n°1661 pubblicato il 16 Febbraio 2017 da archetypon
 

s/traccia la vita
Sogno che scrivo qui, su queste pagine. Non una ma due volte. Il profondo me stesso mi informa: torna alla scrittura, con urgenza. Eppure la superficie di me stesso, il caporale di giornata, non vuole. Tentazioni mancate: è solo un caporale. Nello sprofondare rimane nelle parole l'urgenza, il taglio netto che informi il sogno e aggiorni il caporale.

Poiché nel profondo vibra una luce da un cristallo nascosto. E sulla superficie stanca la notte sussurra deserti. Prendi la penna e s/traccia la vita.

E poi, imperscrutabile, tutto si ribalta.

 

 
 
 

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CIÒ CHE ORA LEGGO

A MEMORIA

Si può mancare non solo la propria felicità, ma anche la propria colpa decisiva senza la quale un uomo non raggiunge mai la propria totalità.

- C.G. Jung
 -


Quando uno ha avuto una volta la fortuna di amare intensamente, passa la vita a cercare di nuovo quell'ardore e quella luce.

- A. Camus -



Il serpente aveva appena guardato quella venerabile immagine quando il re prese a parlare e domandò: «Da dove vieni?». «Dai crepacci in cui abita l'oro» rispose il serpente. «Che cosa è più stupendo dell'oro?» domandò il re. «La luce» rispose il serpente. «Che cosa è più vivificante della luce?» domandò il primo. «Il dialogo» rispose il secondo.

- Goethe -


Quando devi scegliere tra due cammini, chiediti quale abbia un cuore. Chi sceglie il cammino del cuore non sbaglia mai.
- Popol Vuh -

 

Chiunque prende la strada sicura è come se fosse morto.

- C.G. Jung -

 

Nel coltivare se stessi non esiste la parola "fine". Chi si ritiene completo, in realtà, ha voltato le spalle alla Via.

- Yamamoto Tsunetomo -


La vita, per compiersi, ha bisogno non della perfezione ma della completezza. Di questa fa parte "la spina nella carne", la tolleranza all'imperfezione, senza la quale non c'è né progresso né ascesa.

- C. G. Jung -


Un uomo che dubiti del suo proprio amore può, o meglio deve dubitare di qualsiasi altra cosa meno importante.

- S. Freud -

 

Io sono, più di ogni altra cosa, quel che non sono riuscito a compiere. La più vera delle vite che indosso, come un fascio di serpenti annodato a un'estremità, è la vita non vissuta. Sono un uomo che ha vissuto immensamente. E che nella stessa misura non ha vissuto.

- V. Vosganian -


Tutto ciò che teniamo dentro di noi senza viverlo cresce contro di noi.

- M.L. von Franz -


E poi ti voglio bene, nel tempo e nel freddo.

- Julio Cortàzar -

 

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