Creato da mjkacat il 24/05/2005

Eighties

Psicoanalisi Filosofia Teologia

 

 

Dio v/s Marziani

Post n°139 pubblicato il 05 Maggio 2008 da mjkacat

A un'amico che mi invitava a non propendere troppo contro la Scienza, cosa
che non mi sfiora, non foss'altro per l'amore viscerale che ho per le
Ferrari, dicevo, facendo seguito al post: "C'era una volta l'uomo":


"Non trascurare il fatto, però, che in questo momento storico la fa da
padrone per terre e per mari la "morte di Dio".

Il fatto, non solo di mettere in luce, che, morto o vivo, sempre della
medesima "testolina" umana si tratta, ma, che non solo detta testolina è
sempre quella ma che la si può usare anche alla ROVESCIO.
Cioè, partendo dalla completa ALTERITA' di Dio, iniziare a parlare un'altro
linguaggio...SIMBOLICO  nella fattispecie.

Che, per fare un'esempio cretino cretino, ma almeno CHIARO, ...se dovessimo
comunicare con i Marziani cosa useremo: l'inglese ?
No, vero ?
Il francese, lo spagnolo, il russo.?
Nemmeno, sempre linguaggi terrestri sono.
Forse potrebbe provarci Totò col tedesco...
http://video.google.it/videosearch?q=tot%C3%B2+il+ghisa&hl=it&sitesearch=
...ma avrei qualche dubbio sul risultato.

Dovremo, quindi,  inventarne uno nuovo, COMUNE.

L'unica cosa misteriosa è perchè un'OVVIETA' simile nessuno se la prospetta.

PS...che c'era pure arrivato Spillberg con "Incontri ravvicinati del terzo
tipo" a
capire che con chi è "diverso" bisogna trovare altre strade.
E i filosofi ci devono ancora arrivare ?!
Mah !?.....battuti da un cinematografaro !!!!
Che vvergoggnaaaaaaaaaaaaaa.........
http://it.youtube.com/watch?v=tUcOaGawIW0&feature=related
E' proprio vero che gli artisti son più intelligenti !!


 
 
 

C'era una volta l'uomo

Post n°137 pubblicato il 04 Maggio 2008 da mjkacat

"La fonte da cui l'uomo può trarre un'idea di ragione e razionalità o di
persona e personalità è la sua stessa ESPERIENZA  INTERNA, e in generale i
concetti filosofici sono pensati dalla mente umana "ex analogia hominis".
Ne consegue che definire "filosoficamente" Dio come Ragione o Persona, o
attribuirgli "concettualmente" la razionalità o la personalità, o in
generale designarlo come un concetto filosofico o pensarlo con categorie
filosofiche, è in realtà molto più antropomorfico che non farsi di Dio una
rappresentazione SIMBOLICA, magari in forma vistosamente umana; giacchè i
concetti e le categorie, pur mostrandosi come puramente razionali e
completamente disumanizzate, non riescono a dissimulare interamente, come
pure vorrebbero, la loro origine analogica, e in ogni caso finiscono con il
rinserrare l'inogettivabile nel sistema delle categorie del pensiero umano
in modo riduttivo e oggettivante, mentre la forma umana nel suo SIMBOLISMO è
configurata proprio per offrire all'inogettivabile una sede appropriata
della sua ulteriorità.
L'antropomorfismo concettuale risulta dunque tanto più antropomorfico
dell'antropomorfismo simbolico quanto più questo è espresso e professo e
quello inconfessato e nascosto

Nei confronti della divinità e rispetto al cuore stesso della realtà è assai
più eloquente e parlante e suggestivo l'antropomorfismo manifesto, espresso
dal SIMBOLO e dal MITO, che non l'antropomorfismo occulto, celato nelle
concezioni puramente concettuali e filosofiche di Dio.  Si può parlare al
riguardo di un'antropomorfismo schietto e genuino, ch'è quello aperto e
riconosciuto dal simbolo e dal mito, e di un antropomorfismo deteriore e
fuorviante, ch'è quello latente e nascosto in certe dottrine filosofiche
della divinità: solo il primo, palese e dichiarato è rivelativo, mentre il
secondo, occulto e mascherato, è in realtà fallace e mistificante."*

Anzi, le cose vanno ben oltre, a motivo del fatto che l'antropomorfismo
deformante della concettualità filosofica consiste nella divinizzazione
dell'uomo."**
E' pura IDOLATRIA

"L'immagine simbolica, proprio in virtù della sua natura sensibile, "toto
coelo" diversa dalla natura della divinità, si presta ottimamente a
rappresentarla, perchè sin dall'inizio riconosce la sua TOTALE
INADEGUATEZZA, e col riconoscerla la supera e la riscatta.
Dobbiamo, insomma, riconoscere che il trascendente si consegna più
volentieri al simbolo, che ne rispetta l'inviolabile riserbo e l'invincibile
ritrosia, che al concetto con la sua indiscreta volontà ***

Luigi Pareyson
http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Pareyson
"Esistenza e persona"
Ed. Melangolo
*   pag. 23 - 24
** pag. 28 - 29 - 31

""Filosofia ed esperienza religiosa"
Ed. Mursia
*** pag: 17


Un pensiero anche a Carl Gustav Jung
http://it.wikipedia.org/wiki/Carl_Jung
che queste cose le ha dette prima di chiunque altro e tutti sembrano far a
gara per non riconoscergli il suo primato e la sua genialità

 
 
 

Sincronicity

Post n°136 pubblicato il 02 Maggio 2008 da mjkacat

> Comunque la mia posizione è molto ispirata allo Zen.
> C'è una frase che a me piace molto:
> "La differenza tra il vuoto
> e il "vuoto meraviglioso"
> è un capello."

Già ...

> Ho l'impressione che sia anche la differenza, in sostanza, che passa tra
> il discorso dei simpatizzanti del nichilismo, che vedono solo un
> vuoto-vuoto, rispetto a chi come me il vuoto lo concepisce si, ma
> vuoto-pieno di Luce.
> Un capello....ma anche una montagna, purtroppo  !!!

IMHO, il vuoto-vuoto del Nichilismo è effetto del fatto che allo stesso
tempo si pretende che "ci siano valori" e che non si ha voglia di cercarli;
i valori dovrebbero essere lì a portata di mano, senza alcuna propria
partecipazione alla loro individuazione, e senza sforzarsi di cercarli IN
SE'.
Per quel che *mi* riguarda (e per quel che conta) ... credo che il "vuoto" è
una sfida a riempirlo: non si può certo avere la presunzione di riuscirci,
ma certo SI' di provarci ... e di "almeno" intravedere la possibilità di
riempire il vuoto-vuoto con la Luce.
Proprio come dici tu ... compatibilmente con il fatto che ciascuno "ha da
riempire" il suo vuoto con la sua Luce ... a modo suo!

Ciao Mjka Cat !!!

...sono d'accordissimo con quello che dici e ho trovato particolarmente
interessante le tue considerazioni sul "vuoto".

Ti diro, che per altri versi pensavo che, stante il "relativismo" l'unica
strada che restava era l'"individualismo",...ma nel senso di
"individuazione"...
http://it.wikipedia.org/wiki/Individuazione
...che è la stessa cosa che dici tu, se non sbaglio..

Ciao Vincenzo  ;))



 
 
 

The beautifull mind

Post n°135 pubblicato il 01 Maggio 2008 da mjkacat

Concepire Dio
come sublimazione
o rifugio per le proprie paure
o anche negarlo
non resta pur sempre definirlo
in base a categorie
elaborate dalla mente umana.
O no ?!

 
 
 

Teocon & Teokiller

Post n°134 pubblicato il 30 Aprile 2008 da mjkacat

Se tutto è "relativismo", com'è mai che allora la "morte di Dio" è
un'ASSOLUTO ?
Forse perchè la metafisica è mancante di fondazione certa e
incontrovertibile ?
Ma se di queste "fondamenta inconcussa" ne son prive anche non solo le
teorie scientifiche, ma pure  quelle filosofiche.
Allora perchè la Teologia dovrebbe possederle pena l'oblio ?

Forse che la "fù" egemone cultura di Sinistra dovesse far piazza pulita dei
suoi intellettuali tanto "necrofori di Dio", quanto autoincensati "segretari
dell'assoluto", se vuol mantenere la vaga speranza di risorgere;
avvenimento, questo, non meno miracolosao della ben più nota "Ressurrezione"
Suggerirei, all'uopo, infatti, una nuova squadra di "apostoli" che con
quelli attuali rischia di non solo aver poche speranze per il futuro, ma
anche che quegl'incapaci non scrivano neppure la "storia" del marxismo da
lasciare almeno in memoria ai posteri come invece quelli veri almeno, hanno
fatto col noto best-seller..."Il Vangelo".

 
 
 

Io, l'assassino di Budda

Post n°133 pubblicato il 29 Aprile 2008 da mjkacat

Quante volte nella mia vita avevo creduto di aver ucciso Budda
definitivamente.

Invece tutte le volte risorgeva con un nuovo nome e prima che me ne
accorgessi mi aveva già rubato parte della mia vita nella sua adorazione.

Poi, una notte, capii che qualunque parlante, dicente, era un Budda, che
tutto l'umano era troppo umano, e da allora non ho più ascoltato nessuno.

E nel silenzio tutti i Budda son scomparsi e al loro posto è apparso il Tao,
incontaminato, incantevole, splendente.

http://www.sanmichelearcangelo.com/immagini/crocifisso_tao.jpg

 
 
 

Quando i marziani arrivarono sulla terra...

Post n°132 pubblicato il 29 Aprile 2008 da mjkacat

...dopo l'emozione dei primi contatti, si decise che si riunissero i
sapienti dei due pianeti per scambiarsi informazioni scientifiche e altro.

Fu quando si arrivò però a discutere di filosofia che i sapienti si
trovarono di fronte alle difficoltà peggiori.

Mentre i terrestri peroravano le ragioni del nichilismo attraverso
l'esaltazione degli "assoluti terrestri"; positivismo, idealismo,
scientismo, materialismo, neopositivismo, psicoanalisi, marxismo,
strutturalismo, i marziani, viceversa  insistevano nell'esaltazione  degli
"assoluti marziani" dagli strani nomi,; citologismo, lisvinismo, abelicismo,
ciometrica, gertosalisi e altre che, per loro, erano l'espressione massima
della ragione.

Fu così che, per evitare incomprensioni molto pericolose su quale dei due
"assoluti" fosse quello giusto, si eliminarono, di comune accordo, sia gli
"assoluti terrestri" che gli "assoluti marziani".

Solo allora entrambi si accorsero di aver raggiunto l'AUTENTICA libertà, e
ognuno cominciò a pensarla AUTENTICAMENTE come gli pareva.

Certo, il "relativismo cosmico" era ben altra cosa di quello sciocco
"relativismo terrestre" che, in realtà, era ben più un'ASSOLUTISMO che un
relativismo, tanto che, fingendosi ipocritamente "debole" era in realtà
riuscito ad imbrigliare nientemeno che Dio stesso che, ora finalmente di
nuovo libero, potè tornare  quell'"Assoluto trascendente" che era sempre
stato e che solo ora, grazie ai marziani, era finalmente tornato liberamente
ad essere.

E questa, si narra, fu la prima e più bella conquista del popolo terrestre e
marziano unito  ;;))


Mjka Cat XIII°
Imola , 29 Aprilix 2572

 
 
 

Orsacchiotti

Post n°131 pubblicato il 27 Aprile 2008 da mjkacat

Ma tu credi veramente che la congiunzione tra immortalità dell'anima e la
resurrezione dei corpo riesca a colmare la lacuna spalancata dalla morte
nell'essere? E se pure la colma, essa non si era comunque spalancata? E come
potrebbe l'atto che colma tale lacuna, cancellare l'esserci stata di questa
lacuna, senza cancellare se stesso?

Saluti da vivo,

Marco



....io credo che "pensarci" sia solo una perdita di tempo.
Vivere il presente, cogliendo l'attimo, ...ma poi credo tu sappia benissimo
come si fa....
C'è una frase Zen che ho sempre amato :
"Il pensiro è la più sottile forma d'ignoranza"
L'ideale sarebbe spegnerlo, almeno di tanto in tanto, ma non in senso
negativo ma in senso di distensione e di pace mentale stessa

Hoi, perso per perso preferisco questo modo di "guardare alla voraggine,
spalancata".
Ma poi, "voraggine spalancata", e la miseria, mi sembra un po' macabro detto
così
Tra la voraggine e il paradiso non si potrebbe fare solo altri
cinquecento anni da ..."orsacchiotto" !?!?


 
 
 

"Cristiano perchè relativista,

Post n°130 pubblicato il 26 Aprile 2008 da mjkacat

...relativista perchè cristiano".

Un libro originale spiega come affrontare il "relativismo" anche stando al suo stesso gioco.

Cercavo un link e stranamente ho trovato il testo, ed è completamente gratuito.

http://books.google.it/books?hl=it&id=ZnUpplIBCkYC&dq=dario+antiseri+cristiano+perch%C3%A8+relativista&printsec=frontcover&source=web&ots=Z9duYeRcJn&sig=XVrBpqZAzGPQym4-TpfK7_1XT2w#PPA1,M1

 
 
 

Indicando la luna

Post n°129 pubblicato il 26 Aprile 2008 da mjkacat

Un giorno una monaca chiese al sesto patriarca Zen Huineng :
"Ho studiato il Nirvana Sutra per anni e anni, e vi sono ancora alcuni punti
che non capisco bene.  Pensi che riusciresti a spiegarmeli ?"

"Mi dispiace - rispose Huineng - ma non so leggere.  Se mi leggi tu i brani
vedrò se posso aiutarti a comprenderli"

"Ma se non sai neppure leggere le parole, come puoi capire la verità che è
dietro di esse ?" replicò la monaca

"La verità e le parole non sono collegate.
La verità può essere paragonata alla luna
e le parole a un dito.
Posso usare il dito per indicare la luna, ma il mio dito non è la luna
e tu non ne hai bisogno per vederla, vero ?"


Il linguaggio è semplicemente uno strumento per indicare la verità, un mezzo
per aiutarci a raggiungere l'Illuminazione.
Scambiare le parole con la verità è ridicolo quasi quanto confondere un dito
con la luna"
8o)

http://www.zonaviaggi.it/galleria/albums/giappone/normal_Garden%20Staircase,%20Kyoto,%20Japan.jpg

 
 
 

Masturbazioni mentali

Post n°128 pubblicato il 25 Aprile 2008 da mjkacat

Uomo senza una donna
Divenire senza Essere
Linguaggio senza Intuito
Cultura senza Natura
Ragione senza Sentimento
Universo senza Verità
Scienza senza Mistero
Uomo senza Creatore
Dolore senza Gioia
Materia senza Spirito
Corpo senza Psiche
Logica senza Trascendenza
La mamma dei cretini è sempre in cinta ;)..ecc..ecc..ecc...


 
 
 

Verità come cura

Post n°127 pubblicato il 25 Aprile 2008 da mjkacat

Le baggianate del relativismo per cui non esisterebbe la verità se non nella
soggettività individuale, funziona fin quando all'individuo "gli dice bene".
Poco poco che detta vita esca dai binari della banalità quotidiana, per una
qualunque ragione, vediamo che è necessario un lavoro di riparazione che tra
un relativista e uno psicoterapeuta passa la stessa differenza che c'è tra
chi, per aggiustare un televisore, gli caccia due pugni sopra e chi chiama
un tecnico.
Forse i due pugni otterranno il loro scopo a breve termine, ma a lungo
termine è scientificamente provato che la percentuale di successo si riduce
allo zero assoluto.

Ecco quindi che "quando il gioco si fa duro", i "deboli" è meglio che
smammino.
Poichè, ovviamente, la ristrutturazione di una personalità la si fa seguendo
precisi canoni razionali, fermi, fatti di acciaio e cemento come per una
ristrutturazione vera e propria.
E come per una ristrutturazione vera non ci si affida agl'imbianchini, che
se poi tutto crolla ci si lasciano le penne ed era allora assai meglio
lasciar stare, così per aggiustare l'interiorità di una persona non si va ad
occhio e croce ma su una rivisitazione VERITIERA del presente e del passato.
Che in fondo traumi, ossessioni eccetera si basano proprio su delle
falsità/errori ben sepolti nel passato racchiuso dall'inconscio

Che una volta riportato in luce e osservato VERITATIVAMENTE e non come "se
l'era raccontata" il paziente, si raggiunge la guarigione.
Che il difficile non è poi scoprire dette VERITA', che allora sarebbe
bastata l'ipnosi, ma eliminare anni e anni di ABITUDINI basate su tale
menzogna di fondo.

Ora, per concludere, vien da chiedersi
Ma che titoli hanno i filosofi di parlar del "soggetto" se non l'hanno
neanche visto in cartolina ?

 
 
 

...sul "relativismo"

Post n°126 pubblicato il 25 Aprile 2008 da mjkacat


....ti rispondo subito, caro *******, che ritorna subito il sereno.
Allora, una "cioppa" di Universali, tanto per "antipasto"
Mangiare
Bere
Dormire
Tromb*** (pure chi "svalvolato" sbaglia...."pertugio")
e Sopravvivere il più possibile, come ha sempre insegnato pure il saggio e
cattolicissimo Andreotti....e pure il Papa precedente che ringraziava la
"Madonna di Fatima" d'averlo salvato (anche se qui, anch'io, avrei qualcosa
da obiettare...ma sorvoliamo)
ERGO
I Diritti dell'uomo, tanto per cominciare, son fuori discussione che, visto
che lo ha detto anche il Papa attuale l'altro giorno all'ONU, potrei
accontentarmi e fermarmi qui.

Ma siccome sono un vizioso, libidinoso e bramoso di torturare relativisti,
mi lancio pure oltre....che Arditi siam e sempre sarem....aléééééé, gasati
dalla vittoria elettorale spudoratamente risorgiam dalle fogne !!

Ma riprendiamo la calma.
Universali, dicevamo.
Il "periodo assiale", ti dice niente ?
Jaspers ?
Vogliam parlare dell'inconscio collettivo, ma quello serio, quello della
genesi del linguaggio e i suoi archetipi ?
Dici che preferisci quella ciofeca di Lacan-Lévy-Strauss ?
Senza archetipi ?!
Mo' va' là,...sii serio, mo se quello è pure smentito da Chomsky che era uno
dei loro.
E poi, con quell'abortino di inconscio collettivo come lo spieghi il
"periodo assiale" ?
Ah, anche Jaspers non ti piace ?
Pure lui dice baggianate ?
E chi ti piace allora?
Freud ?
Mi dispiace, pure lui è stato smentito dai suoi.
Vabbè, non li chiamano archetipi, lo definiscono "pre-edipico", ma passin
passino arriviamo sempre lì.
Ma ho capito, sai, a te gli archetipi proprio non piacciono.
Non son scientifici, dici ?
A parte che me frega il giusto.
Non sono ANCORA, scientifici, ma abbi fede, aspetta che salti fuori qualcuno
un po' più onesto dei tuoi amati positivisti che poi stiamo a vedere.
Aaaaa, dici che è un fatto di "consenso" pure lì !
Mah, contento te,....a me del "consenso" me ne frega il giusto.
Vedi, il "consenso" è quella cosa che quando vince Berlusconi sono prevalsi
i deficienti e quando vinceva Prodi i geni.
Capisci che discutere con voi non ci si azzecca mai.

Comunque, per concludere, è vero che ci son tante "culture" ugualmente
degne, ma perchè allora gli africani non si curano l'Aids con le loro
pianticelle ?
Perchè stracciano i maroni che vogliono le nostre "etnocentriche" medicine.
Che poi, non mi far pensare a Komeini che, se invece di curarlo a Londra
l'avessero lasciato morire ora non avremmo neanche la bega dell'Iran che, se
va avanti così ci toccherà fargli fare la stessa fine dei giapponesi.
Ah, sei contrario ?
Beh, certo, tu vai a idrogeno liquido.
Ciao...radioso sole spento dell'avvenire.

 
 
 

Achtung baby...omosessuali !!

Post n°125 pubblicato il 25 Aprile 2008 da mjkacat

Restando nell'ambito strettamente relativistico-soggettivo, una volta tanto,
ma non più di tanto, va allora detto anche che la condizione omosessuale
altera, distorce, riconduce sempre, più o meno consapevolmente, ai propri
pre-giudizi quelle che, viceversa si vorrebbe far passare per
"rappresentazioni" oggettive della realtà.

Ricordo, all'inizio degl'anni ottanta, una seduta con la mia psicoanalista
dove peroravo la causa della "scapolaggine" di cui ero un'adepto, citando,
sapientemente, Roland Barthes che nel suo "Frammenti di un discorso amoroso"
vedeva l'uomo condannato, si fa per dire,  a eternamente "passare da
un'amore all'altro tutta la vita"; tesi che condividevo, direi,
entusiasticamente.

"Attenzione - mi fece osservare la dottoressa Fellini - Roland Barthes è
un'omosessuale !"
Freddando così i miei entusiasmi.

E' passato molto tempo da allora e oggi, dando un'occhiata a un testo dove
si metteva in luce la contrapposizione tra Habermass e Vattimo, ho notato
alcune mie righe scritte a matita tempo fà dove si sottolineava che
l'"a-finalità" della storia sostenuta dal post-moderno maitre a penser
potesse avere le stesse cause.
Attenzione, cioè, Vattimo è un'omosessuale.

Cosa voglio dire con questo:
Semplice.
Nell'omosessualità  di "a-finalismo" è intrisa tutta la loro sfera sessuale
che, sarà pur FORMALMENTE uguale, ma non per questo UGUALE a quella etero
nei FATTI ne nel suo sviluppo.
L'omosessualità, se non potesse usufruire delle diavolerie e
irresponsabilità spacciate per libertà, NON E' IN GRADO DI DARE CONTINUITA'
a nessun rapporto per la semplice ragione che la "continuità" nel rapporto
ha una valenza BIOLOGICA ben precisa ed è relativa alla PROCREAZIONE.
E questa è la spiegazione rispetto al primo punto; la "scapolaggine"

Relativamente al secondo punto, l'"a-finalità" della storia è implicitamente
l'equivalente del metafisico SENSO e, sappiamo bene come, il procreare sia
la via più classica e più naturale per trovare questa
Discendenza-TRASCENDENZA da parte
dei più.

 
 
 

La "struttura metafisica permanente"

Post n°124 pubblicato il 22 Aprile 2008 da mjkacat


...dell'"inesistenza di una struttura metafisica permanente" può illudersi 
 esclusivamente perchè è retta da un Dio che ama solamente.
Che poco poco fosse retta da un'altro Dio gli brucerebbe le penne del culo
un giorno si e l'atro no ai vari Vattimo.
Poi, vedi, la "struttura metafisica permanente" la si trova  osservando la
genesi del linguaggio.
La "struttura metafisica permanente" traspare nei bambini, non negli adulti.
La "struttura metafisica permanente" ovvero il NUMINOSO, agisce
nell'inconscio.
Tu la puoi ignorare.
Ma lei agisce ugualmente.
Se pensi di trovarla con il METODO Logico è come andare a pesca col fucile.
Non prendi i pesci.
La "struttura metafisica permanente" è quella che ha fatto prendere dei
granchi colossali a fior di intellettuali, pensa che difficoltà avra a
prendersi gioco degli ignoranti.
La "struttura metafisica permanente" è quella che traspare in tantissime
malattie psicosomatiche, nella pazzia, e in tante altre malattie
propriamente fisiche.
La "struttura metafisica permanente" è all'origine di lapsus ed errori.
L'INCONSCIO è "la struttura metafisica permanente"
Basta solo passare dall'"homo natura"  di Freud all'"homo vitae" di
Binswangher, Jung, Jaspers, Borgna, Laing eccetera.
Tutti "psich.." vero !?
E ti meravigli anche ?
Se Vattimo è un leader dei filosofi, pensa come son ridotti gl'altri.  ;)

 
 
 

Amore e Logica

Post n°123 pubblicato il 20 Aprile 2008 da mjkacat

Nell'eliminazione del sentimento (metafisica) dalla filosofia abbassata così
a mero calcolo mentalistico, la logica scientista assurge ad unico
Universale illudendosi così di aver superato il sentimento ben più
Universale dell'Amore (diritti naturali dell'uomo) per cadere poi,
sistematicamente nell'io inflazionato dell'uomo speculare
all'inconsapevolezza del Numinoso contenuto in lui che trova poi
immancabilmente espressione nel suo contrario, l'Odio.

Ridicola quindi la "Pace" che ci si illude, altresì, di ottenere per questa
via; ben visibile, del resto, nelle tipiche e paradossali espressioni
somatico-facciali dei nostri "pacifinti", no-global e simili; oltre a come è
pure stato dimostrato nel precedente articolo sugli intellettuali.

Del resto, una materia ascettica e priva di umorismo come la logica è ovvio
che sia intrinsecamente pericolosa consapevole com'è solo del sopra senza il
sotto che travisa, ignora, o si illude di strumentalizzare ai propri fini
relativistici.

Ma come Dio esiste indifferentemente dalla consapevolezza degli uomini, così
è per l'inconscio, non certo esclusiva di chi va dallo psicoanalista, ne
altresì la pazzia è visibile nell'assenza di logica ma solo in quella del
sentimento.

 
 
 

Il pio inconscio degli intellettuali

Post n°122 pubblicato il 20 Aprile 2008 da mjkacat

Vi è la credenza assai diffusa secondo cui una caratteristica fondamentale
degli intellettuali sia la difesa della libertà e la loro disposizione
critica.
Come è stato possibile allora che intellettuali sensibili, colti e dotati di
spirito critico abbiano potuto appoggiare, durante il secolo scorso, regimi
repressivi e votati alla negazione dei più elementari diritti umani ?
Personaggi del calibro di Pablo Neruda, Jean-Paul Sartre, George Bernard
Shaw e tanti altri
Valgano come esempi i resoconti dei viaggi compiuti nei paesi socialisti nel
dopoguerra, e come essi mostrino  una PREDISPOSIZIONE a farsi ingannare da
burocrati di partito esplicitamente incaricati di falsificare la realtà a
uso e consumo dei visitatori, da zelanti funzionari travestiti da operai che
mostravano un'assoluta conoscenza delle opere del marxismo, eccetera.

Seppur riconoscendo che le manipolazioni delle esperienze dei visitatori ne
avevano senza dubbio influenzato i giudizi, Paul Hollander giunge alla
conclusione che a esser decisivi non furono gl'inganni ma la PREDISPOSIZIONE
con la quale gli intellettuali affrontavano la realtà.
"Noi volevamo ingannarvi - disse molti anni dopo un comunista cinese a una
delle vittime delle sue mistificazioni - ma voi volevate essere ingannati".

Per capire questa PREDISPOSIZIONE, prima di tutto bisogna guardare alle
condizioni storiche che vi fecero da sfondo.  Ma le difficoltà economiche e
sociali sono però solo una parte, e marginale, della spiegazione, e non la
più importante.

"Le società capitaliste - ha scritto Hollander - suscitano l'ostilità degli
intellettuali soprattutto perchè non possono soddisfare i loro bisogni di
SENSO e di progetto nella vita, e si tratta, come si può vedere, di qualcosa
che scatena l'OSTILITA' che è abbastanza diversa dalla scoperta dello
sfruttamento e di altre forme di ingiustizia sociale.
Così la critica sociale alienata è spesso o in parte  una reazione alla
FRUSTRAZIONE DELL'IMPULSO RELIGIOSO ( o della ricerca di SENSO)  di cui
Hollander attribuisce la responsabilità all'ambiente sociale.

ELIMINANDO LA CATEGORIA DELLA TRASCENDENZA, l'intellettuale occidentale,
specchio di un'epoca che si voleva SECOLARIZZATA, tentava di rintracciare in
modelli sociali diversi la risposta a quella  esigenze che la sua società
non gli permetteva di realizzare.

La stessa psicologia di fondo spiega ancora oggi l'antiamericanismo,
complice anche i sensi di colpa nevrotici per le supposte mancanze della
società occidentale, poichè è sempre  quell'avversione verso la Modernità
che l'America simboleggia in tutti i suoi pregi e i suoi difetti.

E' affascinante vedere come l'infatuazione politica abbia privato molti
intellettuali della loro capacità di discernimento e di esercizio delle loro
facoltà CRITICHE, contribuendo al radicarsi di un doppio standard morale con
il quale giudicare la propria società e quella che di volta in volta si
indicava come modello di riferimento, e determinando una "propensione a
farsi ingannare" la cui essenza fu per altro intuita già nel lontano 1927 da
Julien Benda nel suo libro dal significativo titolo "Il tradimento dei
chierici"
http://www.nwo.it/tradimento_chierici.html

Queste convergenze tra intellettuali e "resto del mondo ostile", trova
tutt'ora poi nell'ODIO , nell'"ostilità", come si era già sottolineato, una
forma potente di formazione delle credenze politiche, molto più della
classe, l'etnia, la nazione o un qualche interesse materiale..

Concluderei sottolineando quindi che, ben lungi da FACOLTA' CRITICHE è più
spesso nell'ODIO, conseguenza frequente  a chi subisce il NUMINOSO
inconsapevolmente, che va ricercata la radice dell'irrazionalità umana di
troppi intellettuali che, INFLAZIONATI, si lasciano accecare da detto odio
logorante.

 
 
 

Un'Inconscio senza profondità

Post n°121 pubblicato il 19 Aprile 2008 da mjkacat

Questo breve post fa seguito ai due precedenti:
1°)"Volksgeist e Inconscio" dell' 8 Aprile
2°)"L'Inconscio collettivo di Lacan" del 13 Aprile
dove si rilevano i "piedi d'argilla" del gigante "totalitario relativista"
come lo chiama Benedetto XVI°

Questa mia ricerca su che tipo di inconscio stà alla base del
relativismo mi porta ad una conclusione molto semplice.
L'inconscio che sta alla base del relativismo è un'inconscio che si sviluppa
solo orizzontalmente e non verticalmente.

Come dice Binswanger lo sviluppo eccessivo in senso orizzontale porta al
comunismo, quello troppo verticale all'arianesimo ed è solo nella
congiunzione dei due nel simbolo, guarda caso della croce, che si stabilisce
un'equilibrio.

Ma a parte queste considerazioni, a riprova di quanto dico cito questo
passaggio, del resto già citato nel post "Il cervello di Jung" dove si
faceva un parallelo tra Jung e Chomsky usufruendo di studi sui BAMBINI, vero
terreno di verifica scientifica seria

"Il linguista americano, come si sa, è il fondatore e il caposcuola del
"generativismo". Questa forma linguistica intende spiegare le leggi che
governano il prodursi del linguaggio e si oppone alla linguistica
strutturalista che si limita a descrivere il suo funzionamento. La
"grammatica generativa" di Chomsky distingue una "struttura PROFONDA" dei
fatti linguistici da una "struttura SUPERFICIALE" in cui la prima si
trasforma nell'organizzazione sintattica del parlare concreto.
Successivamente questa distinzione cede il posto a quella tra "competenza"
ed "esecuzione" con cui Chomsky intende spiegare sia gli aspetti creativi
del linguaggio sia il suo carattere INNATO e la sua presenza nei primi stadi
dello sviluppo INFANTILE. "

http://lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/030623a.htm


Ora, che l'inconscio alla base del relativismo fosse un'inconscio un po'
superficialotto lo si era capito subito, infatti non corrispondeva
assolutamente con quello conosciuto nella pratica analitica ma buono solo
per gente di bocca buona come gl'ideologi di ogni specie.

L'analogia, viceversa, tra quello di Comsky e quello di Jung stà proprio in
quella PROFONDITA' che, ovviamente, quando si tratta di BAMBINI i bluff non
hanno molto spazio.


PS...al fine di render più chiaro il tutto aggiungo anche questi altri due
post integrativi dell'argomento:

1°) Il cervello non è relativista
Pensiero e genetica, incontro tra Piattelli Palmarini e Noam Chomsky
«Esistono componenti biologiche innate nella mente e nel linguaggio»

Sono appena usciti, negli Stati Uniti, due eccellenti dvd destinati ai corsi
universitari, a cura del noto psicologo della Harvard University Howard
Gardner. Uno è intitolato La mente di Noam Chomsky, l' altro Noam Chomsky:
linguaggio e pensiero (www.classroommedia.com). Osannato da alcuni come il
Galileo delle scienze cognitive e il Copernico della linguistica, detestato
da altri come un arido riduzionista delle squisite sottigliezze del
linguaggio e della mente, una recente ricerca statistica ha rivelato che
Chomsky, oggi ottantenne e sempre attivissimo, è l' intellettuale vivente
più citato al mondo. Inoltre è stato il più noto e uno dei più inflessibili
avversari della guerra in Vietnam, militanza che gli ha anche procurato
brevi detenzioni nelle patrie galere. Le sue posizioni politiche di matrice
anarchica sono ben note e non mi ci soffermerò qui. La lista di autori, di
articoli e di libri anti chomskiani sarebbe molto lunga, ma bastino due
recenti esempi: nel 2006, la psicologa inglese Margaret Boden pretendeva di
smascherare «dieci miti su Chomsky». Dello stesso tenore, e con simili
fraintendimenti ed errori, è un articolo appena pubblicato su Libero
(martedì 1 aprile) a firma Lucio d' Arcangelo, intitolato «Vacilla il mito
del linguista più scientifico del mondo». Chomsky ha pazientemente e molto
dettagliatamente, nel corso di decenni, ribattuto alle critiche e messo in
evidenza gli errori e i fraintendimenti. Prima di dargli la parola in un'
intervista in esclusiva sulle scienze cognitive, vorrei citare solo alcuni
dati di fatto. Da molti anni leggo i lavori di grammatica generativa (così
si chiama esattamente il filone di linguistica inaugurato da Chomsky intorno
alla metà degli Anni Cinquanta), ho a suo tempo seguito dieci interi corsi
semestrali di Chomsky al Mit e circa altri dieci di linguisti suoi colleghi
e collaboratori. Ciò nonostante, non ho problemi ad ammettere che molti
dettagli tecnici ancora mi sfuggono. Il messaggio, qui, è che si tratta di
una scienza immensamente complessa e profonda e che ogni ritocco a un'
ipotesi, a una teoria, riverbera con inevitabili ritocchi su molte altre
ipotesi e teorie e su dati già noti per varie lingue. Sbalordisco quando
vedo criticata con sicumera la grammatica generativa da chi, con ogni
evidenza, ne sa poco o niente. Un altro dato, diciamo, demografico: hanno
contribuito a questa scienza, nel corso di mezzo secolo, circa duemila
studiosi, in vari Paesi. Importanti ricadute della teoria e notevoli
conferme sono venute anche da altri campi come la genetica, le neuroscienze,
le simulazioni su calcolatori, le patologie del linguaggio, la psicologia
animale. Formidabile è stato il potere di attrattiva di questa scienza su
menti di straordinario calibro, su studiosi di matematica, fisica,
ingegneria, scienze di calcolo e biologia. Questa comunità ha offerto, offre
e continuerà a offrire una grande diversità di teorie, di ipotesi e di
indirizzi, non di rado in aspra polemica, anche con lo stesso Chomsky, come
è naturale che sia in una scienza viva e in incessante progresso. Vengo ora
alla mia intervista. Piattelli Palmarini - Se dovesse scegliere un' idea, un
evento, un' ipotesi o un campo di ricerca che ritiene essere il più
importante per la nascita delle scienze cognitive, quale sarebbe? Chomsky -
Penso che l' evento centrale sia stato riconoscere come i fenomeni mentali
possano e debbano essere studiati come gli altri fenomeni naturali, non
attraverso metodi per manipolare il comportamento, né osservandoli
superficialmente, ma indagandone i meccanismi interni, quelli che sono alla
base dei comportamenti e spiegano i dati osservabili. Piattelli Palmarini -
Ritiene giustificata l' espressione «rivoluzione cognitiva»? Chomsky - C' è
stato un cambiamento importante di prospettiva a partire dagli Anni
Cinquanta. Sostanzialmente si è trattato di un recupero di intuizioni e
riflessioni che risalivano al XVII e al XVIII secolo, ma che furono spinte
in direzioni nuove. Non amo troppo il termine «rivoluzione», e ho sempre
ritenuto che, se proprio lo si vuole adottare, quello che è successo negli
Anni Cinquanta sia una seconda rivoluzione cognitiva. Piattelli Palmarini -
È d' accordo con me che due componenti sono state centrali: l' importanza e
la complessità dei processi detti bottom-up (cioè che procedono dal basso in
alto, dai dati dei sensi al pensiero) e la modularità della mente, cioè la
suddivisione della mente e del cervello in molte unità relativamente
autonome? Chomsky - Sì, ma mi chiedo se non siano conseguenze dell' aver
adottato con successo un approccio biologico alla cognizione. Speculando un
po' , ho il sospetto che tra un secolo, guardando indietro verso il
presente, si concluderà che la componente veramente centrale è stata la
scoperta di un livello profondo. I processi mentali superiori mostrano, a
questo livello, una fondamentale semplicità, forse il risultato di un'
evoluzione biologica relativamente improvvisa e recente. Piattelli
Palmarini - Il titolo del mio libro usa l' aggettivo «classiche» per
distinguere le scienze cognitive dal ritorno odierno di tendenze del
passato, cioè modelli che vogliono ritornare a un' analisi generica,
superficiale, statistica. Che ne pensa? Chomsky - È certo che c' è, oggi,
una pressione possente verso un ritorno allo studio dei fenomeni mentali in
superficie, enfatizzando le differenze culturali, le stranezze, le frequenze
statistiche. Perfino la fisica, fino a circa un secolo fa, era soprattutto
basata su misure di fenomeni osservabili. Uno scienziato del calibro di
Henri Poincaré riteneva che avessimo adottato l' ipotesi della natura
molecolare dei gas solo perché ci sono familiari i rimpalli delle biglie,
delle bocce e delle palle da biliardo. I principi della chimica erano
ritenuti dai massimi studiosi essere solo utili semplificazioni di calcolo,
senza una vera realtà fisica. C' è, quindi, una certa somiglianza con l'
assurdo dogma che i processi mentali, se reali, debbano essere accessibili
alla nostra coscienza ((Chomsky ha polemizzato su questo per anni con il
famoso filosofo americano John Searle, nda). Cercare, per i processi mentali
superiori, teorie che siano genuinamente esplicative e non solo
superficialmente descrittive rappresenta, con ogni evidenza, uno sforzo
psicologico. Ci è difficile ammettere che ciò che sentiamo e pensiamo è il
prodotto di meccanismi invisibili e di principi astratti, inaccessibili, se
ci limitiamo a semplici induzioni e a piatte generalizzazioni. Piattelli
Palmarini - Le critiche anti chomskiane di Margaret Boden e del giornalista
di Libero, tra gli altri, rivelano una forte resistenza ad ammettere che
esiste una grammatica universale e delle forti componenti biologiche nel
linguaggio e nel pensiero. Come mai le tendenze al relativismo e al
generalismo cognitivo sono così diffuse e possenti? Chomsky - Ho risposto
recentemente in dettaglio a Margaret Boden e nel corso degli anni a tanti
altri critici. Esiste, purtroppo, una forte tentazione a essere dualisti,
cioè a ritenere che il mondo dei fenomeni naturali e il mondo della mente
siano due settori distinti e separati. Anche coloro che non lo ammettono
fino in fondo, cioè anche quando non sono dualisti in senso metafisico, lo
sono in senso metodologico. Cioè non ammettono che gli stessi standard
razionali di indagine delle normali scienze e gli stessi metodi di ricerca
delle scienze possano essere applicati anche allo studio della mente.
Sarebbe interessante capire perché il dualismo sia ancora oggi tanto
diffuso. C' è un' assurdità nel rifiutare la grammatica universale, cioè nel
rifiutarsi di ammettere che esiste una componente genetica della facoltà di
linguaggio. Come ho cercato di mostrare in dettaglio per molti anni, se così
fosse davvero, cioè se non esistesse questa componente innata, l'
acquisizione del linguaggio nel bambino diventerebbe un miracolo.



2°) Il cervello secondo Jung

Sarei a chiedervi un favore, ma sinceramente, non per scherzo o
furbescamente perchè saprei già la risposta..
Ora io vi posto un vecchissimo articolo tratto da "Psicologia contemporanea"
degl'anni '70.

Dopo averlo letto qualcuno mi saprebbe spiegare le differenze tra quello che
implicitamente dice Jung e quello che dicono invece Piattelli Palmarini e
Chomsskj ?

A me sembra, in altri termini, che Jung e Chomskj dicano la stessa cosa ma
mi sembra quantomeno strano che me ne accorga solo io.
Dov'è l'errore ?


 Arte Infantile e Astrattismo naturale

   E' molto difficile far capire ad un'adulto che "arte" non significa
affatto "copia" della realtà. Picasso sosteneva appunto che gli adulti non
dovrebbero insegnare a disegnare ai fanciulli, ma dovrebbero imparare da
loro.  Gli adulti che insegnano ai bambini a disegnare in maniera realistica
non sono effettivamente di aiuto e possono anche provocare un danno. Lo
scopo del bambino non è di riprodurre ciò che vede intorno a sé;
probabilmente egli invece è un maestro esperto nell'arte autoappresa
(autodidatta) interessato soprattutto alla creazione di combinazioni
estetiche che sono spesso oggetto d'invidia per gli artisti adulti.
Lasciati a se stessi, senza l'intervento degli adulti, i fanciulli
sviluppano di solito una gamma di forme che li mette in grado di raggiungere
lo stadio culminante dell'arte autoappresa. Quindi se sono particolarmente
dotati, possono anche diventare grandi artisti, non contaminati dalla
mediocrità degli adulti di buon senso. Tuttavia, pochi fanciulli godono
effettivamente di questa opportunità, e la maggior parte abbandona le
attività artistiche dopo i primi anni di scuola.

  Rhoda Kellog è stata per oltre quarant'anni a contatto con bambini e li ha
osservati all'opera essendo la direttrice dell'Associazione Golden Gate per
i giardini d'infanzia di San Francisco e amministratrice del centro Phobe A.
Herst per l'istruzione prescolastica.

Il suo studio sull'arte infantile è nato, in primo luogo, dal desiderio di
capire i bambini molto piccoli, che prediligeva. Avendo letto numerose opere
di psicoanalisi, restò colpita da quelle di Carl Gustav Jung, dove, parlando
dei Mandala, affermava che questi disegni di un cerchio attraversato da
linee avevano un particolare significato umano e psicologico.  Quando notò
che i bambini di tre anni tracciavano spesso cerchi sbarrati,  il suo
interesse per l'arte infantile crebbe e con esso  il desiderio di conoscere
quali tipi di disegni precedessero e quali seguissero il cerchio.

Partì quindi dai primissimi scarabocchi dei bambini e comprese subito che
non erano disposti sul foglio "a caso" ma che invece seguivano "modelli di
collocazione", cioè con una consapevolezza dei rapporti figura-sfondo. Ne
concluse che queste produzioni "non-pittoriche", tipiche del secondo e terzo
anno di vita, erano essenziali alla comprensione sia di tutta l'arte
grafica, sia dell'arte infantile.

Da questi scarabocchi il bambino passa al secondo stadio. A partire dai tre
anni la maggior parte dei bambini è infatti in grado di disegnare queste
forme mediante una singola linea di contorno; esse prendono allora il nome
di diagrammi e lo stadio della forma può dirsi raggiunto.Esistono sei
diagrammi : cerchio (e ovali), quadrati (e rettangoli), triangolo, croci, X
e forme bizzarre.

  I primi disegni infantili raffiguranti soggetti umani appaiono molto buffi
agli adulti; la figura è tonda come una palla e le braccia spuntano dalla
testa. Le ragioni di questa mancanza di somiglianza è che il fanciullo non
sta rappresentando una persona così come la vede nella realtà, ma sta
modificando i mandala e i soli allo scopo di dare un nuovo aspetto unitario,
a lui più familiare.

  "Mandala" è un vocabolo sanscrito indicante un "cerchio magico"; tuttavia
questo termine comprende anche quadrati sbarrati e cerchi concentrici. Il
carattere distintivo di un mandala è il suo perfetto equilibrio, che è
appunto elemento dominante dell'arte autoappresa. I mandala sono
importantissimi nelle combinazioni e negli aggregati, e costituiscono un
punto di partenza per le raffigurazioni di soli, radiali e soggetti umani.
In essi, le braccia sono attaccate alla testa sulla sommità della quale sono
tracciati dei segni che servono a controbilanciare le gambe. Successivamente
il bambino omette le braccia dai suoi disegni, forse nel tentativo di
alleggerire la monotonia dell'equilibrio del mandala. Effettivamente, quasi
tutti i disegni di "uomini" realizzati da bambini al di sotto dei sei anni
rientrano esattamente in un'implicita struttura circolare (o ovale), senza
alcun riguardo alle mutilazioni anatomiche necessarie. Questo porta a
concludere che il fanciullo non si preoccupa affatto di disegnare figure che
assomiglino agli esseri umani; egli si sforza di raggiungere la maggior
varietà possibile entro una serie di formule estetiche.   I disegni di
figure umane sono seguiti da quelli di animali, che non sono altro se non
immagini di soggetti umani modificate. Ad esempio, quando gli orecchi sono
collocati in cima alla testa, ecco che l'uomo diventa ciò che gli adulti
chiamano animali.  Allo stesso modo gli "edifici" che i bambini disegnano
spontaneamente non sono tentativi di rappresentare delle case reali; questi
insiemi costituiscono invece variazioni estremamente interessanti dei
disegni formati da quadrati e rettangoli.  Lo stesso vale per i disegni di
barche, automobili, alberi,aerei e missili.

I lavori figurativi realizzati da fanciulli di numerosi paesi diversi
presentano notevoli somiglianze, poichè sono il risultato dei primi
scarabocchi e disegni. Dal momento che quest'arte originaria ha forme
espressive così uniformi, da un paese all'altro, da una cultura all'altra,
dal passato al presente, se ne deduce che le prime opere astratte del
bambino sono il prodotto di schemi innati di sviluppo neurologico e di
evoluzione umana.

  Concludiamo raccomandando che al bambino venga lasciato lo spazio e il
tempo (almeno mezz'ora al giorno) per disegnare ciò che preferisce poichè
questo favorisce enormemente lo sviluppo del grado più elevato di
intelligenza, cioè quello simbolico-astratto, e che quindi lasciando
sviluppare adeguatamente le proprie capacità artistiche, imparerà a leggere
bene e in breve tempo. Infatti disegnare sviluppa nel fanciullo la capacità
di creare Gestalten astratte (abilità visiva) estremamente necessarie
all'apprendimento della lettura e della scrittura. Inoltre lo scarabocchiare
e il disegnare sviluppano le sottili abilità muscolari necessarie per
tracciare segni precisi sul foglio, quindi l'imparare a scrivere sarà anche
lui facilitato.



 
 
 

Una sintesi perfetta

Post n°120 pubblicato il 16 Aprile 2008 da mjkacat

Una storia finita

di Ernesto Galli Della Loggia

Ha ragione chi ha notato che il nuovo Parlamento italiano nato dalle elezioni di domenica e lunedì sarà l'unico dei principali parlamenti europei dove non troverà posto alcun partito che nel nome si richiami al socialismo o al comunismo. E questo accade nonostante che, come è noto, partiti con quei nomi abbiano segnato profondamente per decenni la storia della sinistra italiana e, insieme, la storia del Paese. Siamo di fronte, insomma, a una svolta profonda non solo del nostro sistema politico, ma della nostra intera vicenda nazionale, del lungo e tormentato configurarsi delle culture politiche italiane. Svolta tanto più significativa in quanto poi coincide con lo schierarsi elettorale a destra di tutto il Nord, cioè delle regioni più industriose, più ricche e più avanzate della penisola, un tempo, in molte zone, roccaforti della sinistra che aveva il socialismo o il comunismo nella propria insegna.

Da questo punto di vista è oltremodo indicativo il sorprendente successo della Lega in una regione come l'Emilia Romagna, con oltre il 7% dei voti alla Camera. In realtà la Prima Repubblica non è finita nel 1994, è finita ieri; e il terremoto che ha colpito la sinistra può essere interpretato come la conseguenza del modo miope e insufficiente con cui proprio la sinistra affrontò 15 anni fa la crisi di quella fase della democrazia italiana, non cogliendone né il significato né le implicazioni. E perciò riducendosi oggettivamente, allora e poi, a un ruolo di puro e semplice freno anziché di spinta e di direzione. Ciò che portò alla fine la Prima Repubblica fu essenzialmente la mancanza di alternativa di governo, il fatto che per svariati decenni a reggere il Paese fossero più o meno sempre le stesse forze. Uno degli effetti ne fu per l'appunto la vasta corruzione (da qui Mani Pulite), insieme alla progressiva decrepitezza dei meccanismi e degli strumenti amministrativi (per primi quelli dell'amministrazione statale) e all' inamovibilità castale delle élites del Paese in quasi tutti i campi. Inutile dire il motivo della mancanza per tanto tempo di una credibile alternativa di governo: la presenza all'opposizione di un Partito comunista il cui sfondo ideologico e la cui collocazione internazionale, essendo entrambi storicamente contigui alla vicenda bolscevico- sovietica, non lo legittimavano a governare una democrazia occidentale come l'Italia.

La fine dei partiti di governo della Prima Repubblica (Dc e Psi) per effetto delle inchieste giudiziarie di Di Pietro non ebbe l’effetto di spingere quelli che erano ormai i reduci del naufragio comunista a una revisione radicale della propria storia. E neppure li indusse a una rivisitazione altrettanto radicale di tutto l'impianto socio- statuale italiano, delle reti d'interesse, dei luoghi di potere accreditati, delle convenzioni bizantine, delle fame posticce di un regime ormai alle corde. Ebbe anzi un effetto paradossalmente pressoché opposto. Indusse gli ex comunisti a considerarsi quasi come i curatori testamentari di questo insieme di lasciti, facendosi catturare dalla tentazione di poterne addirittura diventare agevolmente gli eredi. Ciò che infatti cominciò fin da subito a verificarsi. Con la conseguenza però che abbagliati da questa facile conquista gli scampati al naufragio comunista non sentirono più l'urgente necessità, che invece avrebbero dovuto sentire, di buttare a mare alla svelta il proprio patrimonio ideologico, di ravvedersi senza esitazioni delle loro mille cantonate, di prendere coraggiosamente un nome e un abito nuovi. O, se lo fecero, presero a farlo con tempi politicamente biblici, dell'ordine degli anni.

Nel frattempo, come dicevo, orfano della protezione un tempo elargitagli dalla Dc e dal Psi, il potere tradizionale italiano cresciuto e prosperato sotto la Prima Repubblica si apriva volenterosamente a quelli che esso riteneva ormai i nuovi padroni della situazione. In breve tutto l'establisment economico- finanziario del Paese, tutta la cultura, tutta la burocrazia, tutti gli apparati di governo, dalla polizia alla magistratura, gran parte del vecchio cattolicesimo politico divennero o si dissero di sinistra. Ma proprio la massiccia operazione di riciclaggio e di «entrismo» da parte dei vertici della società italiana e dei suoi poteri, nell'area della sinistra ex Pci, insieme all'esasperante lentezza con cui procedeva la revisione ideologica di questa, hanno valso a porre il partito della sinistra ex comunista, nell'ultimo dodicennio, in una posizione sostanzialmente conservatrice. L’hanno reso di fatto il tutore massimo dell'esistente, incapace di comprendere i grandi fatti nuovi che si andavano producendo nel Paese, di rompere incrostazioni e tabù, restio a politiche animate da coraggio e da fantasia, timoroso infine di rompere le vecchie solidarietà frontiste. In vario modo questa parte, invece, se la sono aggiudicata fin dal 1994 le varie destre che allora videro la luce e/o che allora presero a ricomporsi.

Le quali, a cominciare da Berlusconi, hanno invece avuto facile gioco, esse sì, ad apparire fino ad oggi (e quale che fosse la realtà) tese al cambiamento, lontane dal potere costituito, prive di troppi pregiudizi ideologici, in sintonia con la pancia e con le esigenze più vere del Paese. Il merito indiscutibile di Walter Veltroni è stato quello di capire che sulla strada iniziata nel lontano 1993-94 la sinistra non poteva più procedere. Prendere le distanze dal governo Prodi ha voluto dire precisamente prendere visibilmente le distanze dalla tradizione. Da quella tradizione italiana che se da un lato era servita a far vivere il nome del socialismo e del comunismo, dall' altro però aveva reso sempre impossibile— ai partiti che ne portavano i nomi— qualunque autonomo ruolo politico innovativo alla guida del Paese. Veltroni ha capito che bisognava cancellare questa storia, la quale era stata anche tanta parte della storia della prima Prima Repubblica; che era finalmente giunto il momento di porre fine alla Prima Repubblica. Per farlo ha oggi dovuto pagare un prezzo assai alto, certo. Ma i conti veri, come sempre, si potranno fare solo alla fine.

16 aprile 2008

 
 
 

U.R.S.E.

Post n°119 pubblicato il 13 Aprile 2008 da mjkacat

C'è una curiosa somiglianza tra come tende a strutturarsi l'Unione Europea e
come era la decaduta Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.

Lo stesso Positivismo imperante.
Lo stesso Egualitarismo
La stessa Nomenklatura, "élites" che comandano in nome di un'egualitarismo
di facciata dove alla gestione delle risorse economiche si è sostituita la
gestione del linguaggio in quel "politicall correct" che elimina tutte le
diversità.

Lo stesso concetto di "Pace" conseguente all'eliminazione delle differenze
che un'ingenua "sposa" artista ha recentemente appurato sulla sua pelle
essere illusoria.

Effettivamente la "dittatura del relativismo", come la definisce Benedetto
XVI° a uno sguardo attento viene in luce sempre più nitidamente.

Resta solo da decifrare meglio chi sono queste élites nascoste e perchè
vogliono questo modello di società.

Una prima ipotesi è che ci stia dietro il "grande capitale", ma non si
capisce bene perchè i nostri marxisti ne siano altresì i maggiori fautori
invece dei maggiori nemici.
Forse perchè paghi di un'egualitarismo di facciata, forse perchè oltre la
facciata non sanno andare e il loro "orizzontalismo" si risolve in un
encefalogramma piatto.

Di certo il problema non è comunque "la verità o il consenso" perchè questo
"consenso" appare sempre più manipolato.
Compito degli intellettuali sarebbe parlar di questo e non del "sesso
matematico degl'angeli" come sembrano amar fare i più.

Un consenso che si basa sul "lasciar essere" quel relativismo e "prenderlo
per buono" quando, culturalmente, non regge neppure all'attacco di un
qualunque Pinco Pallino solo un po' curioso di vedere cosa ci stà dietro.

Che questo "intruglio" se lo "bevano" gl'ignoranti, è concepibile, ma che se
lo bevano tutti fatico a crederlo.
E allora perchè questa acquiescenza ?

Forse che la spiegazione vada proprio ricercata in quel "materialismo" che
di questo si appaga non riuscendo ad andare oltre per causa di
quell'"encefalogramma piatto" conseguente a una esclusiva visione
"orizzontale" senza nessuna "profondità" ne "altezza" ?

Comincio a pensarlo seriamente, devo esser sincero !

 
 
 

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