Post n°139 pubblicato il 05 Maggio 2008 da mjkacat
A un'amico che mi invitava a non propendere troppo contro la Scienza, cosa |
Post n°137 pubblicato il 04 Maggio 2008 da mjkacat
"La fonte da cui l'uomo può trarre un'idea di ragione e razionalità o di |
Post n°136 pubblicato il 02 Maggio 2008 da mjkacat
> Comunque la mia posizione è molto ispirata allo Zen. Ciao Mjka Cat !!! ...sono d'accordissimo con quello che dici e ho trovato particolarmente |
Post n°135 pubblicato il 01 Maggio 2008 da mjkacat
Concepire Dio |
Post n°134 pubblicato il 30 Aprile 2008 da mjkacat
Se tutto è "relativismo", com'è mai che allora la "morte di Dio" è |
Post n°133 pubblicato il 29 Aprile 2008 da mjkacat
Quante volte nella mia vita avevo creduto di aver ucciso Budda |
Post n°132 pubblicato il 29 Aprile 2008 da mjkacat
...dopo l'emozione dei primi contatti, si decise che si riunissero i |
Post n°131 pubblicato il 27 Aprile 2008 da mjkacat
Ma tu credi veramente che la congiunzione tra immortalità dell'anima e la |
Post n°130 pubblicato il 26 Aprile 2008 da mjkacat
...relativista perchè cristiano". Un libro originale spiega come affrontare il "relativismo" anche stando al suo stesso gioco. Cercavo un link e stranamente ho trovato il testo, ed è completamente gratuito. |
Post n°129 pubblicato il 26 Aprile 2008 da mjkacat
Un giorno una monaca chiese al sesto patriarca Zen Huineng : http://www.zonaviaggi.it/galleria/albums/giappone/normal_Garden%20Staircase,%20Kyoto,%20Japan.jpg |
Post n°128 pubblicato il 25 Aprile 2008 da mjkacat
Uomo senza una donna |
Post n°127 pubblicato il 25 Aprile 2008 da mjkacat
Le baggianate del relativismo per cui non esisterebbe la verità se non nella |
Post n°126 pubblicato il 25 Aprile 2008 da mjkacat
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Post n°125 pubblicato il 25 Aprile 2008 da mjkacat
Restando nell'ambito strettamente relativistico-soggettivo, una volta tanto, |
Post n°124 pubblicato il 22 Aprile 2008 da mjkacat
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Post n°123 pubblicato il 20 Aprile 2008 da mjkacat
Nell'eliminazione del sentimento (metafisica) dalla filosofia abbassata così |
Post n°122 pubblicato il 20 Aprile 2008 da mjkacat
Vi è la credenza assai diffusa secondo cui una caratteristica fondamentale |
Post n°121 pubblicato il 19 Aprile 2008 da mjkacat
Questo breve post fa seguito ai due precedenti: |
Post n°120 pubblicato il 16 Aprile 2008 da mjkacat
Una storia finita di Ernesto Galli Della Loggia Ha ragione chi ha notato che il nuovo Parlamento italiano nato dalle elezioni di domenica e lunedì sarà l'unico dei principali parlamenti europei dove non troverà posto alcun partito che nel nome si richiami al socialismo o al comunismo. E questo accade nonostante che, come è noto, partiti con quei nomi abbiano segnato profondamente per decenni la storia della sinistra italiana e, insieme, la storia del Paese. Siamo di fronte, insomma, a una svolta profonda non solo del nostro sistema politico, ma della nostra intera vicenda nazionale, del lungo e tormentato configurarsi delle culture politiche italiane. Svolta tanto più significativa in quanto poi coincide con lo schierarsi elettorale a destra di tutto il Nord, cioè delle regioni più industriose, più ricche e più avanzate della penisola, un tempo, in molte zone, roccaforti della sinistra che aveva il socialismo o il comunismo nella propria insegna. Da questo punto di vista è oltremodo indicativo il sorprendente successo della Lega in una regione come l'Emilia Romagna, con oltre il 7% dei voti alla Camera. In realtà la Prima Repubblica non è finita nel 1994, è finita ieri; e il terremoto che ha colpito la sinistra può essere interpretato come la conseguenza del modo miope e insufficiente con cui proprio la sinistra affrontò 15 anni fa la crisi di quella fase della democrazia italiana, non cogliendone né il significato né le implicazioni. E perciò riducendosi oggettivamente, allora e poi, a un ruolo di puro e semplice freno anziché di spinta e di direzione. Ciò che portò alla fine la Prima Repubblica fu essenzialmente la mancanza di alternativa di governo, il fatto che per svariati decenni a reggere il Paese fossero più o meno sempre le stesse forze. Uno degli effetti ne fu per l'appunto la vasta corruzione (da qui Mani Pulite), insieme alla progressiva decrepitezza dei meccanismi e degli strumenti amministrativi (per primi quelli dell'amministrazione statale) e all' inamovibilità castale delle élites del Paese in quasi tutti i campi. Inutile dire il motivo della mancanza per tanto tempo di una credibile alternativa di governo: la presenza all'opposizione di un Partito comunista il cui sfondo ideologico e la cui collocazione internazionale, essendo entrambi storicamente contigui alla vicenda bolscevico- sovietica, non lo legittimavano a governare una democrazia occidentale come l'Italia. La fine dei partiti di governo della Prima Repubblica (Dc e Psi) per effetto delle inchieste giudiziarie di Di Pietro non ebbe l’effetto di spingere quelli che erano ormai i reduci del naufragio comunista a una revisione radicale della propria storia. E neppure li indusse a una rivisitazione altrettanto radicale di tutto l'impianto socio- statuale italiano, delle reti d'interesse, dei luoghi di potere accreditati, delle convenzioni bizantine, delle fame posticce di un regime ormai alle corde. Ebbe anzi un effetto paradossalmente pressoché opposto. Indusse gli ex comunisti a considerarsi quasi come i curatori testamentari di questo insieme di lasciti, facendosi catturare dalla tentazione di poterne addirittura diventare agevolmente gli eredi. Ciò che infatti cominciò fin da subito a verificarsi. Con la conseguenza però che abbagliati da questa facile conquista gli scampati al naufragio comunista non sentirono più l'urgente necessità, che invece avrebbero dovuto sentire, di buttare a mare alla svelta il proprio patrimonio ideologico, di ravvedersi senza esitazioni delle loro mille cantonate, di prendere coraggiosamente un nome e un abito nuovi. O, se lo fecero, presero a farlo con tempi politicamente biblici, dell'ordine degli anni. Nel frattempo, come dicevo, orfano della protezione un tempo elargitagli dalla Dc e dal Psi, il potere tradizionale italiano cresciuto e prosperato sotto la Prima Repubblica si apriva volenterosamente a quelli che esso riteneva ormai i nuovi padroni della situazione. In breve tutto l'establisment economico- finanziario del Paese, tutta la cultura, tutta la burocrazia, tutti gli apparati di governo, dalla polizia alla magistratura, gran parte del vecchio cattolicesimo politico divennero o si dissero di sinistra. Ma proprio la massiccia operazione di riciclaggio e di «entrismo» da parte dei vertici della società italiana e dei suoi poteri, nell'area della sinistra ex Pci, insieme all'esasperante lentezza con cui procedeva la revisione ideologica di questa, hanno valso a porre il partito della sinistra ex comunista, nell'ultimo dodicennio, in una posizione sostanzialmente conservatrice. L’hanno reso di fatto il tutore massimo dell'esistente, incapace di comprendere i grandi fatti nuovi che si andavano producendo nel Paese, di rompere incrostazioni e tabù, restio a politiche animate da coraggio e da fantasia, timoroso infine di rompere le vecchie solidarietà frontiste. In vario modo questa parte, invece, se la sono aggiudicata fin dal 1994 le varie destre che allora videro la luce e/o che allora presero a ricomporsi. Le quali, a cominciare da Berlusconi, hanno invece avuto facile gioco, esse sì, ad apparire fino ad oggi (e quale che fosse la realtà) tese al cambiamento, lontane dal potere costituito, prive di troppi pregiudizi ideologici, in sintonia con la pancia e con le esigenze più vere del Paese. Il merito indiscutibile di Walter Veltroni è stato quello di capire che sulla strada iniziata nel lontano 1993-94 la sinistra non poteva più procedere. Prendere le distanze dal governo Prodi ha voluto dire precisamente prendere visibilmente le distanze dalla tradizione. Da quella tradizione italiana che se da un lato era servita a far vivere il nome del socialismo e del comunismo, dall' altro però aveva reso sempre impossibile— ai partiti che ne portavano i nomi— qualunque autonomo ruolo politico innovativo alla guida del Paese. Veltroni ha capito che bisognava cancellare questa storia, la quale era stata anche tanta parte della storia della prima Prima Repubblica; che era finalmente giunto il momento di porre fine alla Prima Repubblica. Per farlo ha oggi dovuto pagare un prezzo assai alto, certo. Ma i conti veri, come sempre, si potranno fare solo alla fine. 16 aprile 2008 |
Post n°119 pubblicato il 13 Aprile 2008 da mjkacat
C'è una curiosa somiglianza tra come tende a strutturarsi l'Unione Europea e |
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