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Mondo Jazz

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martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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JAZZ & WINE OF PEACE

Pipe Dream

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trombone, Filippo Vignato

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batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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TO KEITH OR NOT TO KEITH

Post n°444 pubblicato il 09 Novembre 2006 da pierrde

Penso che valga la pena riportare il commento postato oggi da Anonimo (credo che la fretta gli abbia impedito la firma) sulla recensione al nuovo doppio album di Jarrett: 

Come fan accanito di Jarrett in solo, ho seguito dal vivo negli ultimi 2 anni quasi tutti i concerti dati in Europa (mi sono sfuggiti solo Vienna 2004 e Lucerna nel luglio scorso) e dopo aver comprato, ascoltato e riascoltato il "live at Carnegie Hall" continuo a non capire perché Jarrett e il suo entourage abbiano deciso di pubblicare questo, piuttosto che uno qualsiasi degli altri concerti recenti (Roma e Barcellona 2004 erano stati sicuramente superiori dal punto di vista musicale, per quel che mi riguarda). L'unica ragione che mi viene in mente è "geopolitica": se non erro è il primo "live" solo registrato in Usa ad essere pubblicato da Jarrett, puo essere che abbia voluto fortemente "marcare" la sua carriera con quest'altra tappa, una sorta di 'consacrazione in patria' dopo anni di live, in solo o in trio registrati in Europa o in Giappone... Ma è un Jarrett che sento come 'spento', parecchio involuto nell'approccio musicale delle sue improvvisazioni; rispetto a "Radiance", che ho apprezzato moltissimo, ma anche, per dire ai recenti concerti parigini alla Salle Pleyel, dove bizze da divo e soliti siparietti per la tosse convulsiva del pubblico a parte, in alcuni momenti ha raggiunto picchi da gigante del jazz. Non saprei bene dire "cosa" manca al "Carnegie Hall", ma chi dovesse conoscere Jarrett solo da questo disco ne avrebbe un immagine distorta, conoscerebbe un Jarrett a metà, che non trasmette le emozioni che sa.immagine

Molti gli spunti di discussione, per'altro non nuovi : prima dell'uscita del dvd "Tokyo solo" in alcuni forum sulla rete si discuteva su un evidente calo ispirativo del nostro. Sul caratterino c'è una fioritura di episodi, tempo fa avevo postato un articolo di Liberation, quotidiano francese che dava conto delle bizze avvenute quest'estate a Marciac. Sui recentissimi concerti parigini ampio resoconto sia su Le Monde che sul blog di Jeremie Moritz . Forse Jarrett sconta anche una formula oramai esplorata fino all'impossibile, sia nella veste del trio che in piano solo. Potrebbe essere ora di rinnovare il gruppo, e ad onor del vero, prima della malattia si vociferava di un allargamento del trio a quintetto. Certo è che Manfred Eicher deve avere nei cassetti materiale per molti anni a venire, e questo, in assenza di cambiamenti e se la qualità non rimane più che eccelsa, alla lunga potrebbe diventare stucchevole. Come argomentava, non senza motivi, John Corbett nella recensione su Down Beat. Tutto ciò non significa che la musica prodotta da Jarrett sia inferiore a quegli standars di eccellenza ai quali ci ha abituato. Anch'io, come l'Anonimo, ho trovato il "Carnegie Hall" inferiore al precedente, ma stiamo comunque sempre parlando di grandissima musica. Forse il troppo amore ci fa pretendere ogni volta ...l'impossibile ?   

 
 
 
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