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Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

IL JAZZ SU RADIOTRE

 

martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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« C'E' CANDIDATO E CANDIDATO....RADIOTRE: BATTITI »

UN GENIO DEL MALE, UNO STRONZO, UN VERO COATTO: AUGURI MILES

Post n°3497 pubblicato il 26 Maggio 2014 da pierrde

Oggi è il compleanno di Miles Davis, che lui evidentemente non festeggerà perché morto nel 1991. Me lo ricordo, di quando è morto Miles: i giornali ne parlavano, era una cosa grossa. Ero piccolo e mia madre mi spiegò che questo Miles Davis era un musicista drogato che aveva pure collaborato con Zucchero. Mi spiegò anche che era un'enorme testa di cazzo, probabilmente esprimendo il concetto attraverso espressioni meno triviali, ma ecco, il concetto era quello. Come mia madre potesse sapere quanto testa di cazzo fosse Miles, non so dirlo. Presumo fosse la vox populi.

Continua a leggere l'articolo di Valerio Mattioli qui: 

http://www.vice.com/it/read/un-genio-del-male-uno-stronzo-un-vero-coatto-tanti-auguri-miles

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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
negrodeath il 26/05/14 alle 15:41 via WEB
Uno dei peggiori e insopportabili articoli mai letti.
 
 
pierrde
pierrde il 26/05/14 alle 15:58 via WEB
Concordo, un taglio sensazionalistico e urlato alla lunga sgradevole e una disamina degli album del periodo elettrico che è del tutto discutibile. Spesso posto articoli altrui senza condividerne il senso, mi auguro che chi mi legga colga la differenza tra la linea del blog e i "contributi" esterni. Continuerò però a cercare materiale nella rete nel tentativo di allargare il più possibile la visione di un personaggio o di un periodo storico del jazz, animando dove possibile una discussione e/o documentando idee diverse o modi di vedere i fatti.
 
   
Utente non iscritto alla Community di Libero
negrodeath il 27/05/14 alle 18:11 via WEB
Certo che si nota!
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Gianni M. Gualberto il 26/05/14 alle 16:51 via WEB
Si chiamano "articoli di colore" e questo non era neanche così male, suvvia. Ho letto più scempiaggini in testi che avevano la pretesa dell'aristocraticità musicologica. Non so se l'autore volesse farsi prendere sul serio, con quella prosa da Bukowski del quartierino, ma certamente non aveva intenzioni analitiche schenkeriane e talune descrizioni "a colori" della musica davisiana non sono poi così criticabili, trattandosi, per l'appunto, di un articolo di colore. Confesso di trovare molto più noiose e stucchevoli le terribili descrizioni delle nuove uscite ECM, con tutto il loro asessuato snobismo per chierichetti della nuova borghesia anglosassone di recente arricchitasi. Come ha giustamente scritto Naipaul: "My life is short. I can't listen to banality."
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
negrodeath il 27/05/14 alle 09:13 via WEB
Mi tengo alla larga dalle ECM sia per il sonoro che per lo scritto, ormai - non dubito però che sia come dici, anche se pensavo fossero più orientati verso l'Europa centrale che il mondo anglosassone.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Gianni M. Gualberto il 27/05/14 alle 10:31 via WEB
L'ECM vende bene nel mondo anglosassone,soprattutto, mi pare, in Inghilterra; negli Stati Uniti ha da tempo conquistato la critica più sbiancata. Parlavo di questo, non della produzione, che comunque mi pare comunque pretenziosa (e ondivaga) anche in ambito accademico ma con risultati più interessanti.
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
negrodeath il 27/05/14 alle 18:10 via WEB
Già che ci siamo, hai sentito il disco ECM di Vijay Iyer? Io l'ho trovato vuoto, impalpabile e in una parola sola noiosissimo.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
loopdimare il 27/05/14 alle 12:33 via WEB
Ricordavo bene allora. è un vecchio articolo di "colore". mi sono perso l'accostamento all'ECM ma non importa
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Gianni M. Gualberto il 27/05/14 alle 23:36 via WEB
Iyer non è certo un pianista virtuoso, anzi come strumentista non ha doti rilevanti. Ha una grande intelligenza compositiva (che non è poco), sbaglia -a mio modesto parere- quando vuole affrontare una sfida da esecutore, per quanto di sé stesso. Non commento il lavoro inciso dalla ECM, le cui produzioni hanno l'effetto non solo di imborghesire un pubblico già naturalmente e culturalmente predisposto all'operazione, ma anche gli interpreti e gli artisti, per cui mi aspettavo le consuete fumisterie proposte con catartico fare fra il misterico, l'esoterico e il sacro. Un giorno o l'altro toccherà regalare a Manfred Eicher un bel disco di Lamartine Babo, sperando che lo tiri su... Ma non è che la nuova scuola critica americana, quella dei Ted Gioia tanto per intenderci, è molto meglio. Anzi, è speculare a tutta questa pompa. Per dirla con Roosevelt a proposito di McKinsey: it has no more backbone than a chocolate eclair...
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
negrodeath il 28/05/14 alle 09:16 via WEB
A me i suoi dischi in trio sono piaciuti molto. Ma sul lavoro ECM si ricarca precisamente nel vacuo simil-ambient che hai descritto. Del resto, pure Craig Taborn è stato assimilato (per usare terminologia da Star Trek) dalla mente-alveare ECM. Riguardo a Ted Gioia, è sempre stato un cattivo critico o è peggiorato? Ricordi recensioni stimolanti disseminate in giro negli ultimi dieci-dodici anni.
 
   
Utente non iscritto alla Community di Libero
riccardo il 28/05/14 alle 10:36 via WEB
Ci sono molti pianisti giovani più interessanti e bravi di Iyer (e Parks tanto per citare un altro àla page...) solo che quando qualcuno entra nella scuderia ECM paiono toccati da Re Mida e cominciano i peana acritici un po' dappertutto. Il che lascia come minimo perplessi. Perché alcuni lavori sono di una monotonia e un conformismo musicale impressionante, come l'ultimo di Taborn in trio, (che è un musicista molto interessante, sia chiaro), completamente prosciugati di qualsiasi umore che sappia di afro-americano. Ho sentito recentemente il disco in quartetto di Tord Gustavsen di una noia mortale: senza ritmo e in una sorta di plagio del quartetto europeo jarrettiano. Musica preconfezionata dal marketing per un pubblico di nicchia ma commercialmente interessante. Musica nata vecchia, senza spessore, priva di urgenza espressiva e di solide radici culturali. Ce l'hanno tanto a morte col nazionalismo di Marsalis, ma almeno lui si muove su radici autentiche e consolidate, oltre ad essere un musicista eccezionale. Invece no, giù botte, il diavolo jazz in persona... Quella di Gustavsen come molto altra ECM (certo non Paul Bley che ha una sua artisticità e unicità netta e indipendente dai marketing discografici) è solo filodiffusione evoluta per eletti, atta a far sentir bene chi l'ascolta, ma che in realtà dàpoco o nulla. A me pare un lassativo...scusate l'espressione poco "critica" e triviale, ma quando ce vo' ce vo'... Orrin Evans, Gerald Clayton, Aaron Diehl cosa hanno da invidiargli? Nulla. Lo stesso Gwilym Simcock, che pure è europeo, inglese, con una educazione molto accademica, ed è davvero un pianista eccezionale, mostra una capacità di improvvisare ritmicamente e con swing fuori dal comune per questi tempi, non rifiuta minimamente di suonare "jazz" nel senso comune inteso pur sapendo suonare anche ben altro. Non ha paura di farlo e secondo me è molto più interessante e vario nella sua proposta. Oggi per la maggioranza della critica basta che qualcuno suoni "americano" (se poi sono stati scoperti dall'oscurantista Wynton Marsalis come nel caso di Diehl, apriti o cielo, e subito cominciano le bordate pregiudiziali a suon di tradizionalismo o orrendo neoclassicismo e tutto il trito e tristissimo armamentario paraideologico di una critica ormai ammuffita che si confronta solo con se stessa e non fornisce perciò più alcun reale servizio ad appassionati e fruitori di musica
 
     
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negrodeath il 28/05/14 alle 11:43 via WEB
Sono d'accordo, in linea di massima - chiedevo solo perché Iyer mi era piaciuto molto nei dischi su ACT. Poi certo, a me piacerà sempre di più un marcato afroamericanismo. Evans, Clayton (fantastico il suo ultimo cd), Moran, nonchè musicisti in giro da ancora più tempo come Eric Reed, avranno sempre la mia preferenza. Un altro che mi piace molto è David Bryant, che ho sentito solo nel gruppo di Marcus Strickland e non credo abbia inciso mai da leader. O ancora, Lafayette Gilchrist: che meraviglia!
 
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Luciano Linzi il 31/05/14 alle 21:23 via WEB
Noto divertito che anche la pubblicazione di un discutibile articoletto 'di colore' su Miles (come dice giustamente Gianni)serva a dibattere sull'ECM...
 
 
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riccardo il 01/06/14 alle 13:37 via WEB
Ci si diverte con poco, noto. Al posto dell'ECM si potrebbe dibattere dei programmi della Casa del Jazz ma temo di dover finire col prendere un malox come Grillo...
 
   
Utente non iscritto alla Community di Libero
Gianni M. Gualberto il 02/06/14 alle 09:16 via WEB
Be', Linzi non sta alla Casa del Jazz da un pezzo... e non potrei mai attribuirgli la programmazione successiva, che non commento. Oggi Linzi è ad Umbria Jazz (da poco).
 
     
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riccardo il 02/06/14 alle 11:17 via WEB
Lo sapevo infatti, ma la mia osservazione ironica non si riferiva necessariamente alle proposte odierne.
 
 
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Gianni M. Gualberto il 02/06/14 alle 09:57 via WEB
Caro Luciano, riconosco di avere sempre apprezzato poco la produzione ECM e di provare un certo disagio rispetto a certe idee del suo creatore, Manfred Eicher, cui riconosco ovviamente della grande intelligenza e superiore abilità, per quanto spesso certi suoi commenti rivelino ancora un musicista incompiuto e frustrato da un talento trascurabile. Certo estetismo con venature esoteriche, che non è certo filone nuovo in determinati ambiti della cultura tedesca, arriva a ripugnarmi, anche se non dubito che possa attrarre la nuova borghesia arricchita che vuole finalmente farsi una cultura ma non ha i mezzi (la tradizione, la frequentazione abituale della complessità) per darsela. L'ECM è un adeguato surrogato, almeno per chi è uso alle uova di lombo ma non al caviale. E lo è persino per chi al caviale è uso, perché molti conoscitori della musica accademica, spesso urtati dalla fisicità del jazz e dei suoi discendenti, dal loro approccio armonico e ritmico, dal loro esuberante incedere "dal basso", trovano in molta produzione ECM un prêt-à-porter che pare sappia snellire e rivestire con la giusta eleganza e l'adeguato tocco di originalità buzzurri, taglie extra-strong, diseredati, disadattati, dropout, outcast, straccioni, emigrati, africano-americani non ancora integrati e tutto quello che può stare in uggia alla borghesia più versata nell'intellettualismo di maniera e con un penchant per i profumi di nicchia meno originali. Per questi stessi motivi, l'ECM attrae non pochi musicisti bisognosi di un certo status, altrimenti non conquistabile nei club o nelle più dignitose sale da concerto. In qualche modo l'ECM conferisce una sorta di Phd, più prezioso di quello dell'Ivy League, perché diventa anche il passaporto per una certa buona società (chi accede all'Ivy League ce lo ha già da tempo). "Parigi val bene una Messa", come sosteneva Enrico IV, per cui l'ECM è una sorta di conversione "ad usum Delphini". Con questo non nego certo che vi sia nell'ormai estesa e traslucida produzione di Eicher anche del merito, se penso a dei ripulitissimi lavori dell'Art Ensemble of Chicago (in cui persino le tecniche d'incisione contribuivano a smussare ogni angolo, a rendere tutto artificiosamente raffinato e timbricamente innocuo), di Marion Brown, di Leo Smith, di David Liebman (chissà perché il primo, bellissimo lavoro di Lookout Farm non è mai stato ripubblicato), di Jack DeJohnette, ecc. ecc. e, naturalmente, di Keith Jarrett (che con l'ECM ha potuto anche presentare banalissime interpretazioni accademiche e ancora più banali lavori para-accademici che altrove sarebbero stati presi "cum grano salis") o Chick Corea (che forse ha regalato all'ECM i due lavori più intelligenti e intelligentemente ambigui del catalogo, le Piano Improvisations). E certamente, il catalogo accademico creato da Eicher, per quanto ancora più pretenzioso e con straordinari guizzi di talentuosa noia (penso a certe acclamate incisioni di Andràs Schiff), può vantare lavori interessanti, soprattutto nell'avanzato neo-tradizionalismo post-sovietico, che tanto deve piacere agli aspiranti lettori della Blavatsky. Personalmente, preferisco coloro che rischiano, anche se non hanno buone maniere né intendono apprenderle. Più faticosi, è vero, ma meno prevedibili e più "rewarding". Un caro saluto. G
 
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riccardo il 02/06/14 alle 11:42 via WEB
per quel che mi riguarda, dico solo che sopporto poco chi interviene con supposta aria di superiorità (che di fatto non esiste) senza dire in sostanza un tubo. Un atteggiamento tipico da snob italico di cui l'ambiente jazz nostrano abbonda e che francamente è davvero privo di ragion d'essere. Se uno ha qualcosa da controbattere o che non gli piace si spieghi, si confronti, scriva nel merito. Se no, può anche tenersi per sé i suoi umori più o meno divertiti che sono per lo più di scarso interesse pubblico e certamente più fuori tema di parlare dell'ECM e di quello che gli sta intorno.
 
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loopdimare il 02/06/14 alle 14:37 via WEB
Ho trovato i lavori dell'Art Ensemble of Chicago, versione patinata ECM, abbastanza interessanti, proprio perchè dei loro dischi sgangherati mi ero un po' stancato. forse è stata un'operazione indebita, ma mi sono divertito.
 
 
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riccardo il 02/06/14 alle 15:00 via WEB
Dipende quali. "Les stances a Sophie" e "Fanfare for The Warriors sono mica tanto sgangherati e in compenso "The Third Decade" non mi sembra così riuscito.
 
 
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Gianni M. Gualberto il 03/06/14 alle 10:30 via WEB
Capisco. Forse si è passati da un eccesso all'altro, per quanto la produzione ECM dell'Art Ensemble per certi versi "normalizzi" il gruppo, pur mettendo in evidenza delle doti strumentali che a volte si disperdevano nel collettivo. La forza dell'Art Ensemble stava però anche in certa verbosità torrenziale, in certa ruvidezza che, per l'appunto, in versione patinata si trasforma in un bel free bop non sempre originalissimo. Nell'ECM l'Art Ensemble raggiunge la sua "classicità": un percorso forse inevitabile.
 
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loopdimare il 02/06/14 alle 21:05 via WEB
mi riferivo a Full Force...
 
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