Creato da pierrde il 17/12/2005

Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

IL JAZZ SU RADIOTRE

 

martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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JAZZ & WINE OF PEACE

Pipe Dream

violoncello, voce, Hank Roberts

pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig

trombone, Filippo Vignato

vibrafono, Pasquale Mirra

batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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I PODCAST DELLA RAI

Dall'immenso archivio di Radiotre č possibile scaricare i podcast di alcune trasmissioni particolarmente interessanti per gli appassionati di musica nero-americana. On line le puntate del Dottor Djembč di David Riondino e Stefano Bollani. Da poco č possibile anche scaricare le puntate di Battiti, la trasmissione notturna dedicata al jazz , alle musiche nere e a quelle colte. Il tutto cliccando  qui
 

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Messaggi del 28/05/2018

Stefano Bollani - Que Bom

Post n°3981 pubblicato il 28 Maggio 2018 da sandbar
 

 

Confesso di essere stato attratto dal nuovo cd di Stefano Bollani soprattutto a causa dei disegni di copertina, splendidi estratti in tema floreale tratti dal "Codex Seraphinianus", una surreale fanta enciclopedia firmata da Luigi Serafini nel 1981. La raffinatissima veste grafica contiene la prima opera di Bollani della neonata etichetta personale Alobar, terzo incontro del pianista con la musica brasiliana, dopo il "Bollani Carioca" del 2007 ed il live "O que serà" del 2013 con il mandolinista Hamilton de Holanda. A differenza degli altri lavori, immersioni pressochè totali nel repertorio brasiliano noto e meno noto, "Que Bon", inciso a Rio De Janeiro con musicisti locali ( Jorge  Helder al contrabbasso, Jurim Moreira alla batteria, ed i percussionisti Armando Marcal e Thiago da Serrinha) ed illustri ospiti  (Caetano Veloso, Joao Bosco, Hamilton de Holanda e  Jaques Morelenbaum), rappresenta una trasposizione dell'universo Bollani nella cultura e nei suoni del paese ospitante, con una larga maggioranza di brani originali ed un esito complessivo che riflette le due componenti in gioco, l'estro compositivo universale del titolare e la veste sonora declinata in tante varianti della tradizione  sudamericana. Siamo oramai abituati alle sorprese di Bollani, ed a considerare queste continue variazioni il suo "modo" di fare jazz, scavalcando la stretta pratica dell'idioma musicale. Su "Que bon" scampoli di  jazz riconoscibile compaiono solo in uno degli ultimi brani, "Aleijadinho le o codex seraphinianus aquì" ,libera improvvisazione intervallata da un arrembante tema di filastrocca . Il resto contiene tanta musica (forse troppa, oltre 72 minuti) che oscilla fra riusciti esempi del funambolismo melodico proprio dell'autore, particolarmente affascinante quando ammantato di una patina d'antan che richiama i tempi dell'Orchestra del Titanic, (il trittico iniziale ed in particolare la languida "Certe giornate al mare", la romantica dedica di "Creatura dourada"),  alcuni tour de force virtuosistici ("Ho perduto il mio pappagallino"  con De Holanda, lo scatenato samba blues, "Olha a brita" e la title track),  una sognante ballad con il poetico violoncello di Morelenbaum, (Il gabbiano ischitano), due canzoni cantate da Veloso ("Michelangelo Antonioni" e "La nebbia a Napoli" su testo di Bollani", una da Bosco ("Nacao"),  ed  altri episodi in linea con il clima generale di rilassata souplesse.

Apprezzabile, a patto di essere disposti a seguire Bollani nella infinita rincorsa del suo imprendibile ego.

 

 
 
 

Il generale Lee e il trombettiere Marsalis

Post n°3980 pubblicato il 28 Maggio 2018 da pierrde

Grandi discussioni ha provocato una intervista a Wynton Marsalis per il Washington

Post, in cui il trombettista esprime pareri fortemente negativi sul rap e sul Hip Hop,

due generi musicali nati in seno alla comunità afro-americana.

A questo link potete leggere direttamente le parole di Marsalis: https://www.washingtonpost.com/blogs/post-partisan/wp/2018/05/22/jazz-

musician-wynton-marsalis-says-rap-and-hip-hop-are-more-damaging-than-a-statue

-of-robert-e-lee/?noredirect=on&utm_term=.0218e77ba766  

Non posso esprimere giudizi, non sono afro-americano, non vivo e non conosco la

realtà economica e sociale della comunità nera, non comprendo una sola parola

dello slang usato dai rappers.

Marsalis non è nuovo ad affermazioni contro corrente, da osservatore esterno e

con tutte le limitazioni che ho descritto posso solo dire che forse non è corretto rappresentare tutto il rap in modo negativo e/o commerciale.

In passato il nostro non aveva risparmiato giudizi sommari nei confronti di altri trombettisti, in particolare ricordo quello su Miles ("Davis was "a genius who

decided to go into rock, and was on the bandstand looking like, basically, a

buffoon") e l'altro su Lester Bowie ("another guy who never really could play).

Forse è meglio ricordare il Wynton musicista, perchè le parole che usa nell'

esprimere pareri su colleghi che sono entrati nella storia della musica jazz sono inutilmente offensive e non gli fanno onore. Senza contare che lui, almeno per il momento, nella storia ha una parte decisamente minore rispetto a coloro che

critica.

Roberto Dell'Ava

 
 
 
 

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