Mondo Jazz
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IL JAZZ SU RADIOTRE
martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30
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JAZZ & WINE OF PEACE
Pipe Dream
violoncello, voce, Hank Roberts
pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
trombone, Filippo Vignato
vibrafono, Pasquale Mirra
batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Messaggi del 23/07/2012
Post n°2335 pubblicato il 23 Luglio 2012 da pierrde
Ha dormito per oltre trent'anni, negando alle nostre orecchie un'intesa sonora incredibile e unica. Ma forse e' stato meglio cosi'. Perche' adesso, tirato fuori dalla cantina dopo un lungo invecchiamento, "Sleeper", l'ultimo doppio album live di Ecm con Keith Jarrett e Jan Garbarek ci ricorda cosa e' un quartetto, come funziona la sintonia tra gli strumentisti, e da dove arriva l'energia di un concerto dal vivo. Proprio mentre in In Italia il pianista torna con una nuova tournee'. Registrato il 16 aprile del 1979 a Tokyo, "Sleeper" appartiene alla ristretta discografia di quel gruppo che passo' alla storia della musica con il nome di "Belonging", dl primo album, oppure con quello di "Quartetto europeo" di Keith Jarrett. Accanto a Jarrett e Garbarek si muovevano Palle Danielsson al basso e Jon Christensen alla batteria e percussioni. Prima di "Sleeper" e dopo "Belonging" ci sono stati "My Song" (1977), "Nude Ants" (1979), e "Personal Mountains" (registrato nel 1979, ma pubblicato dieci anni dopo). Nel doppio cd pubblicato oggi sono finite composizioni come "Personal Mountains", "Innocence", "So Tender", "Oasis", "Chant of the Soil", "Prism" and "New Dance", scritte appositamente perche' potesero essere suonate da un ensemble che Ian Carr, biografo di Jarrett, defini' di "straordinaria influenza" per la musica contemporanea e a venire. "Io stesso", ha avuto modo di dire Jarrett al tempo, "nel ruolo di cosiddetta guida, vorrei spesso mescolarmi agli altri musicisti e questa situazione lo permette perche' nessuno vuole prevalere sugli altri". Energia, improvvisazioni e scambi eccezionali, passaggi lirici di selvaggia bellezza. Perfetta ma misteriosa l'intesa tra Garbarek e Jarrett, Danielsson e Christensen forniscono una base ritmica deliziosa e vivace. "Fu per me", racconto' Garbarek qualche anno fa, "un periodo cruciale, nel quale lavorai, giovane e con poca esperienza, a stretto contatto con qualcuno musicalmente molto avanti come Keith. Sentivo che stavo traendone gran profitto. Il suo tocco, il ritmo sempre presente, le sorprendenti svolte melodiche, l'abilita' di suonare il piano in un modo unico, semplice e complesso al tempo stesso. Quello che resta nella mia memoria e' il modo di suonare all'unisono, un senso di appartenenza". Belonging, appunto. Il Quartetto cesso' di esistere dopo il tour in Giappone. "Quando", e' ancora Carr a parlare, "era al culmine della creativita'". Keith Jarrett e' in tour in Italia con il trio insieme a Gary Peacock e Jack DeJohnette. Il 23 luglio sara' a Genova, il 25 a Torino, il 27 a Bari e il 29 all'Auditorium di Roma. FONTE:(AGI) Sto ascoltando mentre scrivo il doppio album in oggetto. Le similitudini con Personal Mountains sono ovviamente molte, le registrazioni sono distanziate di pochi mesi ed il repertorio è più o meno lo stesso, ma l'energia ed il fuoco che pervadono questo Sleepers sono veramente degne di grande interesse. C'è un Jarrett giovane straripante per ispirazione e concentrazione, e la musica pur con alcune caratteristiche tipiche di quel tempo, è ancora fresca e spumeggiante a distanza di oltre trent'anni. Certamente sembra una proposta più "giovane" rispetto ai forse troppi album con lo Standards Trio dove ogni tanto ci si adagia su una inevitabile routine pur se di alto livello. In Sleepers invece non c'è un attimo di pausa: la sorgente della creatività era in piena. Le melodie, bellissime, lasciano spazio ad assoli torrenziali e potenti. Ascoltate i ventotto minuti di Oasis (ben 10 minuti in più rispetto alla versione su Personal Mountains): onirici, lirici, magici, con Jarrett al flauto e alle percussioni, una musica antica e moderna, sismica e mistica allo stesso tempo. Credo che per molti giorni il mio lettore sarà occupato....
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Post n°2334 pubblicato il 23 Luglio 2012 da pierrde
Franco Fayenz, uno dei decani della critica italiana, traccia le sue personali conclusioni della edizione appena conclusasi di Umbria Jazz sul quotidiano della Confindustria, Il Sole 24 Ore. Ne esce un ritratto che divide, secondo i gusti e le opinioni del giornalista, il buono dal meno buono tra ciò che ha ascoltato. Del primo campo fanno parte il quartetto di Shorter, Renato Sellani con Massimo Moriconi e la Lydian Sound Orchestra, su quest'ultima aggiungendo un particolare che mi permette di correggere la mia recensione: i brani letti da Franco Costantini non erano di Benni bensi' di Geoff Dyer e di Laurent De Wilde. Sempre tra i concerti riusciti Fayenz cita l'orchestra diretta da Ryan Truesdell con l'apporto di Bosso e Fresu, concerto che aveva suscitato anche la mia totale ammirazione. A sorpresa e forse un pò ingenerosamente il critico mette Pat Metheny tra i concerti discutibili, con mio stupore (ma non c'ero) anche il gruppo di Dave Douglas e Joe Lovano. Senza nessuna meraviglia (anche se ancora non ero a Perugia) tra i reprobi finisce Hancock, Esperanza Spalding (dal commento di Fayenz rubo la battuta del titolo) e, in parte, anche Sting. L'articolo completo cliccando : http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2012-07-20/umbria-jazz-2012-finale-210212.shtml?uuid=AbrfA8AG |
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