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Creato da: ilpasquino.controinf il 02/01/2012
giornale di controinformazione

Messaggi di Gennaio 2016

 

Corrotti e contenti

Post n°859 pubblicato il 28 Gennaio 2016 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

“C’è ancora molto da fare”, dice quasi euforico il presidente dell’ Autorità anticorruzione Raffaele Cantone, dopo aver saputo che l’ Italia è al penultimo posto, nella UE, per livello di onestà della sua classe dirigente e della Pubblica Amministrazione e che il suo lavoro, quindi, sinora risulta praticamente inutile.

Le  sette posizione guadagnate, dal 68° al 61° posto nel mondo, difatti non sono il frutto affatto di un miglioramento, ma solo del peggioramento dello stato corruttivo di alcuni paesi, in primis il Brasile.

Ergo la corruzione continua a farla da sovrana, e non c’è giorno che passi che giunte regionali e/o comunali non si ritrovino invischiate in indagini, come quelle che in queste ore vedono “protagonista” la giunta di “sinistra” di Pozzuoli per l’affidamento di opere pubbliche, quali il Cimitero, il Mercato del pesce, la pubblica illuminazione e alcuni servizi legati alla raccolta rifiuti (un classico nel territorio campano),  in vari casi appaltate anche ad una ditta destinataria di interdittive antimafia.

Nel nostro paese funziona proprio così, dai lavori pubblici ai posti di lavoro tutto passa attraverso il “vaglio” dei corrotti ed essere fuori dal giro significa rassegnarsi o a lottare contro un mostro dalle mille teste e dalle mille vite o a prendere le valigie ed andarsene.

La corruzione è divenuta così tanto “normale”, direi il vero motore dello stivale, che non ce ne vergogniamo affatto, non la nascondiamo neanche più, preferiamo nascondere o far crollare la nostra storia e le nostre opere d’arte piuttosto che abbattere definitivamente questo sistema marcio sin nelle sue radici.

 
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Da Verdi a Verdini, una “fantastoria” tutta italiana

Post n°858 pubblicato il 23 Gennaio 2016 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Gridavano “Viva Verdi” i giovani italiani dagli spalti del Teatro Apollo di Roma nel 1859, contro l’occupazione austriaca e per quell’ Unità d’ Italia che di lì a poco si sarebbe realizzata.

157 anni di storia, di monarchia e di fascismo, di Resistenza e di Costituzione, di ribellione e di conquiste sociali, la vita di un popolo e le sue speranze, il suo progresso sociale e culturale…i Saragat ed i Togliatti, i Moro ed i Berlinguer.

Poi venne il PD e tutto divenne più o meno opaco, certamente meno comprensibile per chi credeva che ci fossero pensieri opposti entrambi in grado di guidare una nazione, chi negli interessi di un ceto chi in quelli di un altro, chi con il consenso popolare e chi con il peggio del paese.

C’era, anzi c’è, la terza via, quella che con la corruzione ed il peggio del paese raccoglie anche quanto rimane del consenso popolare, fregandosene dell’astensione, e governa calpestando diritti e Costituzione, leggi e buonsenso, che non passa per il voto popolare, ma si insedia con il beneplacito di chi dovrebbe essere garante dei diritti e delle libertà del popolo, ma che fa gli interessi delle camorre e delle finanze corrotte nazionali ed internazionali.

Per governare senza alcun diritto bisogna cancellare il diritto, modificare la Costituzione, rendere nullo il volere popolare, impadronirsi di un parlamento svuotato del suo senso, inventarsi un sistema che permetta di avere la maggioranza a chi possiede solo una minoranza di voti, rendere il lavoro un ricatto e la pensione una concessione, la salute un terno al lotto, l’istruzione un addestramento.

Non conta il metodo con il quale ci si arriva, meno che meno le persone con le quali si stringono accordi, si scambiano poltrone, si regalano poteri.

Berlusconi o Verdini l’uno vale l’altro; quando si schiaccia la democrazia e la dignità di un popolo il casellario giudiziario e gli avvisi di garanzia, come le indagini e le condanne, fanno solo parte del corollario dell’inganno e del tradimento,  documenti senza alcun senso quando tutto sarà deciso ed approvato, quando la democrazia si svuota del suo significato e ne rimane soltanto l’involucro coperto da una menzogna.

Da Verdi a Verdini…

 
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Le prigioni dell’ inciviltà

Post n°857 pubblicato il 22 Gennaio 2016 da ilpasquino.controinf
 

Succede, nel nostro particolare paese, che anche l’abitazione in cui vivi possa divenire una “prigione”, un luogo da cui ti è impossibile uscire, non per tua volontà.

Chi soffre di problemi di deambulazione, momentanei o purtroppo permanenti, si trova perennemente ad affrontare le mille barriere, architettoniche e culturali, di un’ inciviltà diffusa ad ogni livello, sorella di quell’insensibilità che fa del più debole un fastidio, un peso da ignorare.

Protagonista di una vicenda non unica in Italia è l’amico Roberto Aldo Mangiaterra, di Genova, costretto a casa ormai da ben 4 mesi e passa perché il condominio di uno stabile comunale si rifiuta di dargli le chiavi dell’ascensore, anche ora che le condizioni fisiche gli impediscono, letteralmente, di affrontare i sei piani che lo dividono dal diritto di poter liberamente uscire.

Come sempre solo una questione di soldi. Roberto non ha potuto partecipare, visto le sue attuali condizioni economiche, alle spese per l’ istallazione dell’ascensore, la sua quota ammonterebbe a circa 8mila euro, e quindi l’ amministratore del condominio ed i “proprietari” di questo mezzo si rifiutano di “concedergli” la chiave elettronica, anche se  ciò significa, nei fatti, imprigionarlo nella sua casa e rendergli impossibile anche fare la spesa quotidiana. Se a dargli una mano non ci fossero alcuni amici Roberto non potrebbe neanche mangiare.

Le Istituzioni nicchiano, interverrebbero, almeno così dicono, solo se la persona fosse affetta da invalidità al 100%, ma tale affermazione non ci sembra avere riscontri con quanto poi accade anche in altre parti del nostro molto incivile paese.

A Scampia, noto rione di Napoli, un ragazzo 15enne, invalido al 100%, vive in un appartamento dell’ Istituto Autonomo Case Popolari, all’ottavo piano. La mancanza di un montacarichi o di una pedana elettrica praticamente lo costringe in casa e non pare che le Istituzioni, anche difronte a questa emergenza, abbiano sinora mosso un dito.

Ed ancora, sempre a Scampia, Angela Faraco, disabile al 100%, ha dovuto attendere “soli” 24 anni per l’istallazione di un ascensore nello stabile comunale dove alloggia…anche in questo caso il motivo erano i soldi che il Comune non aveva.

Questi solo alcuni esempi di quanto sia divenuto difficile, per una persona con problemi fisici, vivere in un paese che non rispetta i diritti elementari delle persone, che fa del problema economico il motore di ogni iniziativa, del bilancio un “valore costituzionale”, dimenticando che il rispetto della vita e della dignità dei più deboli è la reale misura del suo grado di civiltà.

 
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Da Nord a Sud in lotta per il lavoro

Post n°856 pubblicato il 19 Gennaio 2016 da ilpasquino.controinf
 

Mentre il Renzi governo/pensiero occupa il suo tempo a parlare di Quarto e di un fantomatico, quanto improbabile, contrasto con i vertici della Ue, si moltiplicano, nel silenzio scontato dei media, le lotte per quel lavoro che non c’è, o se c’è è malpagato e senza diritti, e che solo l’ Istat vede.

Ai magazzini Bormioli di Fidenza (PC) la maggioranza dei facchini rifiutano l’accordo firmato dalla Cgil con il subentrante consorzio CAL, che prevede oltre ad una riduzione dell’organico, che significa licenziamenti, anche una perdita di un livello, dell’anzianità maturata e del diritto, sacrosanto, alla malattia.

I blocchi ai cancelli, di quella maggioranza di lavoratori iscritta al Si.cobas, vengono ripetutamente assaltati dalle “forze dell’ordine”, che non si risparmiano in cariche, manganellate e fermi; violenze che non fermano la lotta, anzi trovano nell’unità dei lavoratori con gruppi  solidali provenienti da Parma, Piacenza e Bologna, la forza di continuare sino ad ottenere, da parte dell’azienda, la richiesta di un incontro.

Uguale scenario nei magazzini ND e della Ortofin  di Milano e Piacenza. Anche qui la nuova cooperativa, di cui neanche si conosce il nome, non dà nessuna garanzia occupazionale e non riconosce il sindacato SI.cobas come interlocutore, benché abbia un numero considerevole d’iscritti. La serie di scioperi hanno convinto la Prefettura a convocare un tavolo congiunto per risolvere la vertenza.

A Gela, profondo Sud, quello abbandonato ed avvelenato dai governi e dai loro amici delinquenti di ogni natura, mafiosa ed imprenditoriale, è in scena l’ennesima presa in giro non solo dei lavoratori, ormai da anni senza lavoro, ma di una intera città e di una intera Regione.

I cantieri che si sarebbero dovuti aprire, per trasformare l’impianto petrolchimico in “green refinery”, previsti negli accordi tra governo, Eni e sindacati confederali, sono rimasti sulla carta. I lavoratori sono da due anni senza alcuna occupazione e gli ammortizzatori sociali sono esauriti.

Da stamattina alle quattro tutte le vie di accesso a Gela sono bloccate dal presidio di operai aiutati dai commercianti, dai disoccupati e dai pensionati del luogo. Tutti puntano il dito contro quel governo Renzi che appena pochi mesi fa, nel Ferragosto 2014, venne ad annunciare in Municipio la risoluzione della vertenza…forse preda di uno dei suoi soliti attacchi di “annuncite”.

E continua anche la lotta dei lavoratori Uptime e Gepin contact, lasciati senza alcuna commessa dalla “rivoluzione” delle Poste voluta sempre ed ancora dal solito Renzi, quello della svolta buona.

Ed in ultimo torno, mio malgrado, su di una vicenda che mi ha colpito personalmente molti anni fa. Il “residuo” di ciò che rimaneva della Datitalia Processng di Napoli (450 dipendenti), ora Gepin, stamane era in presidio sotto le spoglie di un Banco di Napoli che non c’è più. Anche quei pochi miei colleghi, superstiti all’epurazione voluta da un imprenditore, tal Zavaroni, ora sotto processo a Roma per bancarotta fraudolenta e per avere evaso il fisco per circa 120 milioni di euro, rischiano il loro posto di lavoro.

Da Nord a Sud c’è solo un modo per riconquistare il diritto ad un lavoro che rispetti vite e persone e la loro dignità di uomini e donne, l’unità di tutti i lavoratori con la parte migliore del nostro paese, di quei pensionati che hanno lottato per i diritti, di quei giovani che vogliono un mondo migliore, di quei disoccupati che non accettano alcun ricatto, di chi crede che per cambiare basti solo avere una coscienza.

 
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Lo sbruffone

Post n°855 pubblicato il 16 Gennaio 2016 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Riesce difficile essere in sintonia con uno qualsiasi dei vertici europei.

Le regole dall’ UE sinora imposte hanno sistematicamente distrutto, cancellato, i diritti dei più deboli in ogni dove e salvato, solo e soltanto, gli interessi delle banche e della grande finanza, fregandosene della vita della gente e del futuro dell’intero continente.

Ma lo sfogo di Juncker non possiamo non condividerlo, soprattutto noi italiani che subiamo l’eterna campagna pubblicitaria di un premier che nessuno di noi ha mai votato, ma che ci è stato imposto da un Presidente della Repubblica illegittimo e votato da un parlamento che la Corte Costituzionale ha marchiato come incostituzionale.

Lo sbruffone, è la verità, si prende il merito anche di cose che non ha mai fatto. E’ la sua politica, affiancata da quella delle mance elettorali e dei proclami e delle inaugurazioni di opere che lui neanche ha cominciato.

Juncker non attacca l’Italia, tiene solo a precisare che la flessibilità è stata da lui voluta e che il premier italiano in questa storia c’entra come il due di picche a scopa.

Ma Renzi non sente ragioni, ogni cosa è merito suo, a cominciare dall’ inaugurazione di un’opera, come la Variante di Valico, che ebbe i suoi albori quando lui aveva circa 10 anni, per finire al completamento delle opere di ristrutturazione della reggia di Caserta, figlie di un progetto presentato ai tempi del Ministro Bray, che faceva parte del governo Letta.

Insomma lo sbruffone fiorentino, con il solito appoggio di una stampa ormai votata a far crescere il “mito”, mette a suo carico ogni cosa buona che accade sotto la sua presidenza.

Ma se ogni cosa buona, che termina sotto la sua presidenza, è suo merito, per quale motivo non riconoscergli anche “mafia capitale” o lo scandalo “Mose”, od anche quello sulle tangenti dell’ Expo, senza tralasciare quello che sicuramente va a carico suo e di tutto il suo partito, quella raffica di indagini, di avvisi di garanzia e di arresti che rimangono il vero ed unico fatto tangibile della sua totale incapacità anche a gestire il PD…immaginiamoci un paese intero.

 
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