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Le prigioni dell’ inciviltà

Post n°857 pubblicato il 22 Gennaio 2016 da ilpasquino.controinf
 

Succede, nel nostro particolare paese, che anche l’abitazione in cui vivi possa divenire una “prigione”, un luogo da cui ti è impossibile uscire, non per tua volontà.

Chi soffre di problemi di deambulazione, momentanei o purtroppo permanenti, si trova perennemente ad affrontare le mille barriere, architettoniche e culturali, di un’ inciviltà diffusa ad ogni livello, sorella di quell’insensibilità che fa del più debole un fastidio, un peso da ignorare.

Protagonista di una vicenda non unica in Italia è l’amico Roberto Aldo Mangiaterra, di Genova, costretto a casa ormai da ben 4 mesi e passa perché il condominio di uno stabile comunale si rifiuta di dargli le chiavi dell’ascensore, anche ora che le condizioni fisiche gli impediscono, letteralmente, di affrontare i sei piani che lo dividono dal diritto di poter liberamente uscire.

Come sempre solo una questione di soldi. Roberto non ha potuto partecipare, visto le sue attuali condizioni economiche, alle spese per l’ istallazione dell’ascensore, la sua quota ammonterebbe a circa 8mila euro, e quindi l’ amministratore del condominio ed i “proprietari” di questo mezzo si rifiutano di “concedergli” la chiave elettronica, anche se  ciò significa, nei fatti, imprigionarlo nella sua casa e rendergli impossibile anche fare la spesa quotidiana. Se a dargli una mano non ci fossero alcuni amici Roberto non potrebbe neanche mangiare.

Le Istituzioni nicchiano, interverrebbero, almeno così dicono, solo se la persona fosse affetta da invalidità al 100%, ma tale affermazione non ci sembra avere riscontri con quanto poi accade anche in altre parti del nostro molto incivile paese.

A Scampia, noto rione di Napoli, un ragazzo 15enne, invalido al 100%, vive in un appartamento dell’ Istituto Autonomo Case Popolari, all’ottavo piano. La mancanza di un montacarichi o di una pedana elettrica praticamente lo costringe in casa e non pare che le Istituzioni, anche difronte a questa emergenza, abbiano sinora mosso un dito.

Ed ancora, sempre a Scampia, Angela Faraco, disabile al 100%, ha dovuto attendere “soli” 24 anni per l’istallazione di un ascensore nello stabile comunale dove alloggia…anche in questo caso il motivo erano i soldi che il Comune non aveva.

Questi solo alcuni esempi di quanto sia divenuto difficile, per una persona con problemi fisici, vivere in un paese che non rispetta i diritti elementari delle persone, che fa del problema economico il motore di ogni iniziativa, del bilancio un “valore costituzionale”, dimenticando che il rispetto della vita e della dignità dei più deboli è la reale misura del suo grado di civiltà.

 
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