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Messaggi del 30/04/2014

 

Loro vogliono i seggi. Ma noi scendiamo dai seggioloni.

Post n°508 pubblicato il 30 Aprile 2014 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

 

 

'o pappice dicette

di Emanuela Marmo


Un'amica di Torino mi ha inviato foto scattate a Salerno questo Natale, seguite da una valanga di emoticon ridanciani: la strada è pulita, il caos delle macchine è allegro, tutto luccica! Sopra le teste collane di luci colorate: che giocattolo prezioso (costoso)! Bello!


                Questo accade a Natale, ma pur con cambi di scena stagionali, questa è Salerno.

                Di foto in foto, sono passata a quelle di famiglia. Non è trascorso molto tempo e già non ricordo come facevo a tenere i seggioloni in giro. I seggioloni. Sedute di fronte al vassoio, come erano paffutelle le mie bambine... Ho realizzato che è cambiato tutto proprio quando ho smesso di imboccarle. Le pappe sono sane, è vero, la mano che emula l'aeroplano è divertente, il boccone scende giù una meraviglia. Tuttavia, affettare il pane, stabilire quanto prenderne, quale cibo distribuire nei piatti, quando concedersi ai piaceri della cioccolata, sono i primi momenti in cui il bambino, dall'essere "accudito" e "allevato", passa a essere una persona che pratica scelte e preferenze per se stessa. Tutti conosciamo la differenza tra un panino farcito di marmellata buona e una merendina confezionata. Le luci sono belle, ma quanto dobbiamo lisciare la fattura industriale dell'involucro?

                La città di Salerno ha rinnovato le sue vestigia in anni faticosi, di cantieri a cielo aperto, preannunciati da una stagione politica che sembrò scendere come manna dal cielo, stavamo tutti a bocca spalancata, certi di interloquire con rappresentanti ambiziosi, ma concreti: «Salernitani, immaginate...» e la mano scorreva sulle mappe cittadine, permettendo alla menti di anticipare le future bellezze. Le manifestazioni culturali in cartellone devono essere adeguate. Personalità di richiamo devono evidenziare Salerno quale centro di rinnovamento e avanguardia.

                Le donne conoscono questa sensazione. I parrucchieri la temono: il taglio londinese in voga e la nuova colorazione pop non si addice alla fibra di tutte. Così finisce che una piccola città, percorribile in bicicletta, magari godibile con un sistema filoviario capillare, semmai arricchito di mezzi più snelli e veloci, a energia pulita, si ritrovi con una metropolitana finita e bloccata, per mancanza di risorse dal governo centrale. È l'errore di quelle donne che assegnano a un particolare accessorio la riuscita di un bel personale, mentre a volte è sufficiente vestire bene la propria misura. Mia zia ha comprato una collana di brillanti pur sapendo che non avrà alcuna occasione per indossarli, dunque l'ha già scelta per il corredo funebre. Ha senso?

                Insegno alle mie figlie a mangiare, che non è semplicemente ingoiare. Cosa ti piace? Cosa ti sfama?

                Il punto allora è: i salernitani hanno fame? Si accorgono che la frittata è sempre la stessa? Che ritorna uguale ogni anno sulla tavola?

                I salernitani hanno fame! Certamente le autorità difendono la qualità offerta dalla pubblica mensa. Non da loro può venire la proposta di un menù alternativo, la pretesa di cibi che sappiano anche d'altro, cucinati da altre mani, con altri ingredienti e ad altri prezzi. Da chi, allora? Il bambino dal seggiolone non scende, se la mamma non lo fa crescere. Allora che c'è, come accade che questa volta il cucchiaio lo prenda lui e faccia da sé?

                È tempo di leggere le favole. Sbagliamo se pensiamo che servano a mantenerci bambini. Le favole sono uno strumento grazie al quale la comunità prepara i piccoli a diventare uomini. La favola non nasconde, la favola racconta. A Salerno, sotto Natale, è arrivato Gerico, un pifferaio magico che non suona, bensì dipinge, scolpisce, installa. Il pifferaio porta via i topi e porta via anche i bambini. Porta via l'infanzia credulona in una città che inevitabilmente fallisce le promesse fuori scala, che denigra il dissenso.

                Gerico ha origini salernitane, ma non abita la città. Non so chi sia, quale sia il suo vero nome. Ho fantasticato in questi giorni su quello d'arte. Gerico ha matrice biblica, antica, di ammonimento. È la città più vecchia del mondo, sede di miracoli e distruzioni. A metà degli Ottanta cercarono di renderla "contemporanea" impiantandovi una specie di Las Vegas... Gerico è sede di una prigione simbolo.

                Sotto le luminarie di Natale, Gerico e il suo gruppo hanno installato in 9 punti della città sagome ispirate alla favola di Pinocchio, contrassegnando luoghi critici del linguaggio politico e culturale vigente, oltre al fatto che c'è un parco in città dedicato a Pinocchio. Le opere affidano a una satira elegante e malinconica la forza rovesciata della fiaba. Il Pinocchio di Gerico rifugge il paese dei balocchi, anzi in un giorno di festa gli fa "maramao". Le ombre d'artista furono tolte poche ore dopo la loro installazione. Il botta e risposta tra l'arte programmata del cerimoniale pubblico e l'arte urbana che deve provocarla è durato troppo poco per penetrare la consistenza del fatto culturale, ma si è trattato di una semina.

                Pinocchio non è più un'ombra. Al principio di questo mese, una nuova installazione, più materica e pesante, meno agevole alla rimozione, ha interrogato i passanti salernitani, scompaginando le loro abitudini. Attenti alle Faine è un pilastro di cemento che schiaccia un Pinocchio di legno rosso. Di vedetta, come sul podio di un trionfo, una faina. Nella storia di Collodi le faine rubano le galline al contadino con la complicità di Melampo: il cane, simbolo di fedeltà, vende i beni del padrone in cambio di un pollastro. Pinocchio, legato e messo di forza a guardia del pollaio, è invece leale e avverte il contadino del pericolo. Il pilastro che schiaccia l'urlo di Pinocchio, quella faina che si staglia sullo sfondo di un mare nero (nero come un chiavicone), cosa sono? Cosa rappresentano? La satira allude alla corruzione, allude allo scempio paesaggistico, al cemento che inghiotte, piantandosi lì grosso grosso.

                Attenti alla Faine avverte anche che la città non è quella dei balocchi, se dire che "la nuova realtà immobiliare a forma di mezzaluna" è un ecomostro basta ad essere accusati di provincialismo, di miopia.

                Un'amministrazione illuminata, capace di programmare eventi di lustro e di gala, capace di commissioni architettoniche invidiabili, dovrebbe essere come quella mamma alla quale il pargolo possa dire: «È bello lo schermo ultrapiatto che hai comprato, mamma, ma non riesco più a vedere cosa c'è fuori dalla finestra. Forse non andava messo lì. Forse la famiglia si poteva pure riunire a tifare il centroavanti della salernitana in un'altra ala della casa!». Perché se il pargolo non può dire questo alla sua mamma, ma deve solo mangiare e zitto, allora mammina bella tu non lo stai nutrendo: lo stai ingozzando!

                A Gerico, ovunque egli sia, in attesa che il sismografo sulla sua pagina facebook (https://www.facebook.com/pages/Gerico-Group/1451718835055989?fref=ts) prepari un nuovo intervento di street art, vorrei dire che il suo lavoro, in città, è necessario. Torni a casa più spesso che può.

                Salerno non è una cittadina significativa perché il marketing istituzionale riesce a guadagnarle qualche passaggio sul tg della Rai. Lo sarà attirando, meglio ancora figliando, artisti e intellettuali che dialoghino con la sua storia e con le sue trasformazioni effettive, non con quelle ipotizzate dalla politica. I tuoi interlocutori, Gerico, non sono i politici, sono i cittadini: per mangiare di gusto, devono cominciare a essere consapevoli dei propri appetiti, di quello che immaginano loro.

                Alcuni salernitani hanno protetto parti delle installazioni di Gerico dalle intemperie o dalla rimozione forzosa, trattandole come cose preziose, da custodire. È giusto che il servizio comunale le rimuova, in ottemperanza al regolamento; è vitale che Gerico le installi. È fondamentale che i salernitani le aspettino e le difendano.

 
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