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Messaggi del 18/10/2014

 

Scelta di classe

Post n°607 pubblicato il 18 Ottobre 2014 da ilpasquino.controinf
 
Foto di ilpasquino.controinf

Job act, legge di stabilità, la “svolta buona” e via raccontando sono le parole che ora il capitale, o i ricchi affamatori della terra, amano utilizzare quando colpiscono al cuore i diritti delle genti, mascherando l’ abuso dietro una crisi necessaria alle loro ricchezze e strumentale per un impoverimento massificato e universale che riporti il mondo a quel medioevo di soprusi nel quale la vita era considerata una “variabile dipendente dai bisogni del padrone”.

“Non crediamo più che all’interno di quei palazzi, nelle stanze di quei partiti, possa essere presa in considerazione, anche solo marginalmente, la questione operaia, la vita dei pensionati e/o dei disabili, l’emergenza disoccupazione o quella che vede le nostre terre avvelenate e sfruttate da chi si arricchisce sulle nostre vite”, dice Mara Malavenda nella relazione introduttiva dell’assemblea che lo Slai cobas ha organizzato a Pomigliano, “Siamo di fronte ad una vera e propria controrivoluzione del Capitale, a quasi 100 anni da quella d’Ottobre, un costante e continuo attacco ai diritti fondamentali che fonda le sue radici nel tradimento di quelle organizzazioni sindacali e di quei partiti nati e cresciuti per difenderli”.

L’asse Renzi/Marchionne è l’emblema di quell’accordo che vede la politica sottomessa agli interessi del capitale, pronta a colpire le conquiste operaie e studentesche, a negare il diritto al lavoro, alla salute, all’istruzione, “passo dopo passo”, rubando a chi già non ha più nulla.

Una lotta di classe all’incontrario i cui protagonisti militano nelle fila di quel PD, di quei sindacati, di quei partiti della cosiddetta sinistra che negli anni, a cominciare dalla “strategia dell’Eur”, con l’allora segretario Cgil Lama, che teorizzava “la trasformazione dei diritti dei lavoratori e di quelli sociali, della democrazia e della Costituzione, in variabili dipendenti dalle necessità dell’impresa”, sino al “pacchetto Treu”, salutato con entusiasmo da Bertinotti e voluto da quel Prodi che consegnò al massacro della Fiat l’Alfa Romeo di Arese, hanno rosicchiato spazi e libertà, fino a chiamare “privilegi” le pensioni sociali (500 euro mensili), gli assegni di invalidità (270 euro mensili), gli ammortizzatori sociali (700 – 800 euro mensili), la sanità e l’istruzione, portate entrambe, nel tempo, alla distruzione mattone dopo mattone, mentre rimanevano intonse le evasioni fiscali (sempre condonate), la corruzione, gli stipendi faraonici dei politici e dei loro galoppini, l’avvelenamento delle nostre terre (chiedere al signor Napolitano), la distruzione sistematica del territorio, i privilegi delle varie caste, il furto delle risorse, gli sprechi utili a rimpinguare il carniere dei servi porta voti.

Chi ora propone risibili manifestazioni di contrasto ad un percorso di ulteriori tagli ai diritti sociali ed a quelli dei lavoratori, ne ha aperto la strada firmando accordi sulla precarizzazione, sul peggioramento delle condizioni nelle fabbriche, su licenziamenti collettivi, impedendo ai sindacati di base, eletti dai lavoratori, di partecipare alle trattative se non firmatari di quei contratti nazionali a perdere sempre “concertati” in nome di un’occupazione mai rilanciata, millantando il proprio antagonismo nelle piazze o davanti alle telecamere mentre, di nascosto, salva l’ a.d. della FCA, Marchionne, da quella denuncia penale, per discriminazione, in cambio  del ritorno in fabbrica dei suoi 19 delegati sindacali, fregandosene degli altri 2300 ancora in cassa integrazione ed in procinto di essere definitivamente licenziati.

Ed è proprio lo “schema” Marchionne ad aver ispirato il premier, eletto da nessuno, nell’ideazione di quel job act e di quella legge di stabilità che, nei fatti, riduce ulteriormente gli spazi di democrazia e di libertà di chi lavora (per il premier, che non ha mai lavorato in vita sua, il lavoro è un dovere…nostro si intende…non un diritto), toglie tutele ai più deboli, a partire dai pensionati a poche centinaia di euro al mese, dai disabili, ormai abbandonati totalmente dallo Stato, per finire a quella platea enorme di disoccupati che saranno costretti, pur di lavorare, ad accettare condizioni disumane, come già accade in molte realtà italiche, pur di avere un qualcosa da portare a casa. Un modello simile a quello dei paesi asiatici, come Taiwan, come Hong Kong, regine dello sfruttamento della manodopera e “paradisi fiscali” per i potenti.

Perfino la I. G. Metal tedesca, sindacato concertativo presente nella Volkswagen, esprime le sue preoccupazioni per “il rischio di un effetto domino delle politiche economiche italiane per tutti i lavoratori europei”…un rischio che non sembrano “cogliere” né i sinistri di un PD, oramai molto più a destra di Berlusconi, né quella finta opposizione parlamentare, tanto urlata quanto assente quando si tratta di lottare assieme a quei “cittadini”, lavoratori e non, che scendono in piazza, che denunciano, dettagliatamente, l’omicidio di quella democrazia rimasta solo nelle pagine di storia, ma ben lontana dalle case e dalle strade della vita reale.

L’assemblea, al termine, conferma che una scelta di classe, di quella classe che esiste nei milioni di poveri del nostro paese, in quei disoccupati, sottoccupati, precari, sfruttati e malpagati, del “modello” industriale italiano, in quei pensionati ridotti alla fame, in quei disabili lasciati al proprio destino, in quei milioni di persone per le quali la vita dipende, esclusivamente, dalle scelte di chi, di quelle esistenze, se ne frega, è l’unica seria e reale strada percorribile per riconquistare ciò che ci è stato rubato.

 
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