Creato da: STUDIOMAURINC il 20/03/2005

PRO

Studio di Maurizio Incerpi

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Maggio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

Ultime visite al Blog

zeus.dvedomiglioguidi_michelalggbfavariluigisognandodgl1clastromauriguesofia.1972sabrinafedericoansaldip70Floresoundlaeapshawais3m
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

 

LETTERA A MONS. BERNARD FELLAY SUPERIORE GENERALE DELLA FRATERNITA' SACERDOTALE SAN PIO X

Post n°4 pubblicato il 28 Marzo 2005 da STUDIOMAURINC

Venerdì d Passione dell’Anno del Signore 2005

Al Chiar.mo e Rev.mo
Monsignor Bernard FELLAY
Superiore Generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X
Fraternité Sacerdotale Saint-Pie X - A Schwandegg, 6313 Wenzingen, Zug – Suisse
Anticipata via fax al Seminario di Econe 0041 27 7443319
Fax di Wensingen 0041 7571055

Chiar.mo e Rev.mo Monsignor Superiore Generale,

I - Premessa
1. in primo luogo salute a Lei e a tutti i giovani carissimi, che sono Seminaristi nel Seminario di Econe: viva a Loro e che sappiano diventare vero lume sacerdotale per tutto il popolo di Dio, che sarà affidato alle Loro cure.
2. Dica Loro, per cortesia, che io stesso, se sono quello che sono, lo devo a quegli elementi di disciplina seminariale di un Seminario, quello Arcivescovile di Lucca, dove campeggiava nell’androne di ingresso della sala mensa comune (Seminario Maggiore – Seminario Minrore) un grande ritratto di Papa Pio X.
3. Rileggendo le norme della vita educativa del Seminario di Econe, io le ho trovate assolutamenet identiche a quelle, che erano in vigore, prima della chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II, nel Seminario Arcivescovile di Lucca, che poi, da esterno ho continuato a frequentare, ormai divenuti da 300 solo 30 seminaristi e tutti del Seminario Maggiore, dagli anni 1968-1971, iv dormendo, ivi mangiando, ivi pagando la mia retta mensile.
4. Ricordo bene lo sbandamento grandissimo successivo alla conclusione del Concilio, che tutti colse, ma che soprattutto colse i Superiori.
5. Lo sbandamento soprattutto fu, a mio avviso, nell’aver abrogato tali norme senza sostituirne altre di valide, che riempissero di contenuti teologici spirituali etici e morali e giuridici quelle regole disciplinari, ormai diventate vuote, ma non per colpa delle regole ma per colpa dell’ipocrisia di chi li voleva applicate a noi seminaristi, come proprio i Superiori confermarono, semplicemente abrogandole senza sostituirne altre.
6. Io invece ritenevo che tali norme disciplinari – sottolineo identiche a quelle di Econe – dovessero continuare ad essere applicate ma che gli educatori (i Superiori chierici e i Prefetti e i Vice Prefetti, ancora studenti di teologia, delle varie Camerate) le armonizzassero con i nuovi grandi contenuti normativi, teologici, spirituali, morali, etici e giuridici, usciti fuori dal Concilio Ecumenico Vaticano II: princìpi che esigevano ancora più attenzione da parte degli educatori, perché diversamente avrebbero, come nei fatti è successo, disgregato qualunque concetto di disciplina educativa, di quella particolare e specialissima disciplina educativa e formativa clericale, che deve portare consapevolmente e scientemente a scelte personali, e oserei dire personalissime, ma per il bene pubblico della Chiesa doverosamente forti al fine di preparare il chierico a combattere gli errori.



II – Ma quali gli errori?

1. Il primo fra tutti è quello d’aver fatto perdere d’identità il seminarista, impedendogli così di comprendere che la sua vita clericale non poteva e non doveva e non avrebbe mai potuto e non avrebbe mai dovuto diventare simile a quella di un laico nella Chiesa.
2. Solo chierici preparati e forti nella pratica della preghiera, nella pratica della fede, nella pratica della carità, nella pratica dell’umiltà, nella pratica della fraternità, nella pratica della vera castità, nella consapevolezza della sacra esigenza del celibato coerente, dell’approfondimento degli studi seri della Storia della Chiesa, della Storia delle materie sacre, dell’approfondimento della Storia musicale della Chiesa, delle lingue e culture e letterature greca, latina, ebraica, etc…, incrementate delle nuove materie letterarie e scientifiche ma soprattutto filosofiche serie, potendo godere di seri e preparati Professori e Educatori, possono essere, se veramente ripieni dello Spirito Santo e di una fede grandissima in Cristo e nella Chiesa, LUME per tutto il popolo di Dio.
3. Non si diventa “preti” per fare i “vescovi”! Non si diventa “preti” per fare carriera ecclesiastica! Ma si diventa “preti” per essere più vicini e più fortemente testimoni della doverosa esigenza della “sequela di Cristo”.

III – Peccato che non ci si sia conosciuti prima!

1. Una delle critiche che io segnalavo ai seminaristi del Seminario Arcivescovile di Lucca, durante gli anni 1968-1971, era quella della carenza delle previgenti norme disciplinari. Trovavo assurdo che in mancanza di riempimento di nuovi contenuti educativi, più esattamente rispondenti alle riflessioni conciliari del Concilio Ecumenico Vaticano II, ma nella conservazione di tali ferree norme disciplinari di vita edufativa interna seminariale, tali norme disciplinari fossero state nei fatti abrogate, rendendo a quel punto ed in quegli anni di piombo e di tanta contestazione a livello europeo e non solo europeo studentesca pressoché inidentificabile il collegio seminariale! Sembrava un luogo d’accoglienza di giovani laici, che forse più o meno avrebbero potuto anche abbracciare la vita clericale, la vita sacerdotale, quella specialisssima prospettiva di vita sacerdotale che, al certo, solo al chierico è dato come diritto e come dovere di dover frequentare e soprattutto praticare e al certo testimoniare.
2. Un chierico forte, forte nella fede e nella testimonianza di vita sana clericale, forte nella preghiera, forte nella recita quotidiana del breviario, forte nella recita quotidiana del rosario, forte nella pratica quotidiana della celebrazione della messa, forte sostanzialmente della fede sacerdotale clericale, può dare ottimi frutti e ben preparare i laici, tanto uomini quanto donne.
3. Venne così meno il riferimento dei giovani laici, maschi e femmine, verso il proprio Parroco; le sale parrocchiali dei giovani vennero desertate dai giovani; mancarono educatori; mancarono riferimenti. Molte delle novità conciliari furono scioccamente interpretate come se qualunque disciplina ecclesiastica fosse venuta meno e dovesse venire meno.
4. Questa la grande tristezza ed io, poiché quando ero in Seminario, alcuni degli studenti di teologia vollero sperimentare la vita del prete-operaio, purtroppo (non facendo il prete e dubitalmente facendo l’operaio : forse aveva letto e condiviso il “che fare? “ di Lenin, anziché qualcos’altro); e quando rifrequentai il Seminario ne vidi la vacuità della preparazione oltreché nel numero degli studenti, i quali soprattutto parlavano di politica, confondendo fede e religione, pratica di fede e pratica di religione, religione e politica più o meno partitica, quel lassismo, quel lassismo assolutamente incondivisibile, mi confermò ch’io prete, ch’io chierico era bene che non diventassi: alcuni di quei seminaristi mi sembravano né futuri chierici né futuri laici, erano uomini a metà, cercando di convincere se stessi ma soprattutto gli altri, che essere uomini a metà fosse l’emblema massimo del “prete”!
5. No! Io non ero affatto d’accordo. Il Prete, il vero Sacerdote, non può essere un Uomo a metà, ma è e dovrà essere sempre un Uomo tutto intero, un uomo che intieramente dedica la propria vita di sacrificio nella ricerca migliore anche delle testimonianza della sequela di Cristo e deve essere ben consapevole il seminarista d’esser pronto ad abbandonare tutto per questa sequela e per la fede clericale nel Cristo e nella Sua Chiesa!
6. E’ un vero peccato che, negli eccessi, la Fraternità Sacerdotale San Pio X, non abbia avuto la capacità di rispondere alle provocazioni provenienti dal 1970 in poi da alcuni ambienti anche dell’alta gerarchia ecclesiastica, sia incorsa anch’Essa in eccessi, che forse, prorpio perché conservava gelosamente la vecchia disciplina seminariale cercando di interpretare nei fatti la Tradizione della Chiesa, avrebbe dovuto evitare.
7. Confesso però che se io all’epoca (e mi riferisco agli anni 1968-1971) avessi conosciuto dell’esistenza di Econe, forse, forse avrei fatto domanda di entrarci!
8. Io però non posso certo condividere quell’antisemitismo e quell’antiebraismo di cui la Fraternità ha purtroppo dato prova! Purtroppo! Il mio Parroco, Don Vittorio Landucci, colui che mi tenne a battesimo, colui che mi ha sempre sequito dal 1950 fino all’ottobre 1987, quando trapassò all’altra vita, il mio Parroco, Santo Sacerdote Santo Educatore, Ieratico e che aveva grande rispetto di tutto e di tutti, era anche Docente di Pastorale al Seminario Arcivescovile di Lucca e Lui mi disse, allorquando dopo il 1970 le Autorità Ecclesiastiche di Lucca tolsero anche la materia di formazione clericale, Lui mi disse che ci sarebbero stati anni bui per l’educazione dei chierici. E così è stato. Non dissimilmente mi diceva un altro mio educatore, Monsignor Angelo Matteoli (docente di religione al liceo classico di Stato, N. Machiavelli di Lucca, da me frequentato ma nel contempo docente di diritto canonico al Seminario e nel contempo Presidente dei Giuristi cattolici di Lucca e Provincia e nel contempo Presidente del Tribunale Arcidiocesano di Lucca e nel contempo Giudice presso il Tribunale Ecclesiastico Regionale Etrusco di Firenze), che anzi – eppure lui, morto a tarda età nella primavera del 1987, era un Santo Sacerdote formato sotto i princìpi del Concilio di Trento e di quello Vaticano I – combatté non poco altri Suoi confratelli, corrotti purtroppo. E fu proprio Don Angeolo Matteoli a regalarmi ad un altro chierico lucchese, Monsignor Mario Fazzi, in quel tempo Vicario Giudiziale del Tribunale Ecclesiastico Regionale Etrusco: un Vicario, un Prete, che tutto sottometteva al Dio Danaro! E Fazzi non si rinvenne, perché avido di danaro e pieno di sé, non riuscì a capire! Da lì, qualche anno dopo, mentre io mi mettevo in protezione dell’Arcivescovo Giuliano Agresti, Arcivescovo di Lucca, l’inizio della persecuzione di questo Fazzi nei miei confronti e con Lui del Cardinale Silvano Piovanelli.
9. Io ho scelto però di seguire quanto il mio Parroco e Don Angelo Matteoli mi hanno insegnato: queti due Santi Sacerdoti sono morti poveri e non hanno mai intestato beni immobili a simil sorelle o simil fratelli. Questi due Santi Sacerdoti erano antifascisti e soprattutto Don Angelo Matteoli apparteneva ad una famiglia che aveva avuto diversi martiri, trucidati dai tedeschi presso la Certosa di Farneta nel Comune di Lucca, in Provincia di Lucca.

* * *
Un caro saluto a Lei e a tutti i Seminaristi. Che risplenda a Loro in questo giorno di Passione del Cristo, dell’Unico Vero Figlio di Dio, grande la FEDE, la FEDE nel CRISTO e nella SUA CHIESA.


 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

VOTI AUGURALI PER LA SANTA PASQUA: PRO LAICIS

Post n°5 pubblicato il 28 Marzo 2005 da STUDIOMAURINC



PASQUA 2005- A S.E. Mgr Archevêque Kurt KOCH Archevêque de Basel Pastfach 216, Baselstrasse 58, CH-4501 Solothurn - Schweiz fax 0041 32 625 58 45- S.E. Mgr Evêque Bernard GENOUD Evêque de Lausanne, Genève et Fribourg C.P. 271, 86 rue de Lausanne - CH-1701 Fribourg – Suisse fax 0041 26 347 48 51- A Mgr Archevêque Jean-Pierre RICARD Archevêque de Bordeaux – 33034 Bordeaux Cedex - B.P. 79, 183 cours de la Somme fax 0033 5 569 21 298- A Mgr le Doyen Antoni STANKIEWICZ Doyen du Tribunal Apostolique de la Rote Romaine Saint-Siège 00120 – Vatican fax 06 6988 75 54- A Mgr Archevêque Agostino VALLINI Préfet du Suprême Tribunal de la Signature Apostolique - Saint Siège – Vatican fax 06 6988 75 53- Au Seigneur le Cardinal Dario CASTRILLON HOYOS Préfet de la Congrégation pour les Clercs – Saint Siège – Vatican fax 06 6988 48 45 - Au Seigneur le Cardinal Joseph RATZINGER Préfet de la Congrégation pour la Doctrine de la Foi – Saint Siège – Vatican fax 06 6988 34 09 - Au Seigneur le Cardinal Zenon GROCHOLEWSKI Préfet de la Congrégation pour l’Education Catholique et les Séminaires – Saint Siège – Vatican fax 06 6988 41 72 - A Mgr Archevêque Franc RODE’ Préfet de la Congrégation pour les Institutions de Vie Sacrée et les Sociétés Apostolique – Saint Siège – Vatican fax 06 6988 45 26- Au Seigneur le Cardinal Giovanni Battista RE Préfet de la Congrégation des Evêques – Saint Siège – Vatican fax 06 6988 53 03- Au Seigneur le Cardinal Angelo SODANO Secrétaire d’Etat - Secrétairerie d’Etat ou Papal – Saint Siège – Vatican fax 06 6988 52 55Et Pour cconnaissance :A Mgr Abbé Bernard FELLAY Supérieur Général de la Fraternité Sacerdotale Saint-Pie XFraternité Sacerdotale Saint-Pie X - A Schwandegg, 6313 Menzingen, Zug – Suisse fax. 0041 41 7571055A Mgr Abbé Regis de CACQUERAYSupérieur de District pour la France de la Fraternité Sacerdotale Saint Pie X B.P. 125 - 92154 Suresnes - France fax. 0033 147 28 45 32

Spero che i Laici possano veder riconosciuti i Loro diritti, così come è stabilito nella Costituzione Apostolica Dogmatica Conciliare LUMEN GENTIUM (30-31) e che i veri continuatori e esecutori del Concilio Ecumenico Vaticano II possano avere sempre più consenso fra le massime Autorità della Chiesa.
Di cuore e sempre ringraziando le competenti Autorità della Chiesa cattolica apostolica romana, esprimo i miei più fervidi voti augurali per le imminenti ricorrenze della Santa Pasqua.
Maurizio Incerpi

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Le dimissioni dell’Avvocato Rotale Dottor Maurizio Incerpi

Post n°6 pubblicato il 28 Marzo 2005 da STUDIOMAURINC

“… Nomine laicorum hic intelligitur omnes christifideles praeter membra ordinis sacri et status religiosi in Ecclesia sanciti, Cristifideles scilicet qui, utpote baptismate Christo concorparati, in Populum Dei constituti, et de munere Christi sacerdotali, profhetico et regali suo modo particepes facti, pro parte sua missionem totius christiani in Ecclesia et in mundo excercent.” (Lumen Gentium, 30-31)


Dimissioni dall’Albo degli Avvocati della Rota Romana
Non ho mai pensato, in 20 anni di vita vaticana, di dover essere né indispensabile né necessario alla vita della Chiesa.
Ho sempre inteso gli anni (ottobre 1984/ottobre 1988) della mia preparazione all’esercizio della libera professione forense rotale (13 dicembre 1988/11 dicembre 2004) come una mia vocazione al servizio delle Istituzioni e delle Persone nella Chiesa cattolica apostolica romana.
Ho parlato di “mia” vocazione, questo è vero! Ma è altrettanto vero e indubbio che questa “mia” vocazione ha però trovato riscontro favorevole e positivo e per molti anni (ottobre 1964 - ottobre 1984) in varie Autorità ecclesiastiche lucchesi prima di trovarlo anche in quelle fiorentine (1984-1987) e poi soprattutto in quelle della Curia Romana (1984-2004).
Alcune persone e anche alcune personalità del mondo della cultura, delle università, delle libere professioni non solo forensi civili e ecclesiastiche, non solo italiane, sono rimaste sconcertate da questa mia scelta di dimettermi da un Albo libero professionale così prestigioso e ambito, quale è quello degli Avvocati della Rota Romana, che in pratica costituisce quasi una “casta”: nel 1988 eravamo iscritti solo 69 a livello mondiale ecclesiastico, nel 2004 solo 182 in tale Albo.
Il Tribunale della Rota Romana, fino al 1983 denominato Tribunale della Sacra Romana Rota, è Tribunale di Superiore Istanza rispetto a qualsivoglia Tribunale ecclesiastico ordinario di prima o di seconda istanza a livello mondiale nella Chiesa, perché è l’Ordinario Tribunale d’Appello al Papa e proprio per questo nel contempo è Dicastero della Sede Apostolica o Curia Romana o Curia del Vescovo di Roma e cioè del Papa.

Maurizio Incerpi n° 67
dell’Albo - anno 2004 - degli Avvocati della Rota Romana

Per anni ho vissuto in funzione del Santo Padre e dei Cardinali di Curia Romana, da laico, da laico nella Chiesa, un laico con una formazione un po’ speciale.
Studiai nel Seminario Arcivescovile di Lucca (ottobre 1963 - giugno 1965), dimettendomi poi dalla vita seminariale di preparazione al clericato, perché in quel momento i Superiori del Seminario non mi sembrava riuscissero ad allinearsi a quelle, che erano le novità, di carattere teologico morale spirituale ed etico-sociale e giuridico, apportate nella vita della Chiesa, della Chiesa anche locale di Lucca, dalle disposizioni normative approvate dal Papa e dagli altri Padri della Chiesa durante il Concilio Ecumenico Vaticano II.
Mi sono ritrovato molti anni dopo (11. XII. 2004) a dimettermi dalla Rota Romana per identiche motivazioni.
Allora a mettere in crisi i Superiori del Seminario Arcivescovile di Lucca era il dover adeguare la formazione dei nuovi chierici al Sacerdozio come concepito e voluto dal Concilio Ecumenico Vaticano II, che con la LUMEN GENTIUM aveva esteso anche ai laici, uomini e donne, la partecipazione al sacerdozio. Ma ci furono oppositori al Papa, fra i quali il Vescovo Marcel Lefebvre.

Motivazioni
Certo le motivazioni delle mie dimissioni dalla Rota Romana avvengono in un contesto diverso sia temporale che di vita.
Ma è singolare che tanto allora (e cioè nelle mie dimissioni dalla vita seminariale, avvenute nel giugno 1965 ma già anticipate ai Superiori fin dal dicembre 1964) quanto ora (e cioè in quelle dalla Rota Romana, presentate con lettera motiva di 5 cartelle dell’11 dicembre 2004 ai Superiori della Rota Romana) la motivazione di fondo sia in difesa dei laici nella Chiesa rispetto a certo strapotere clericale nella Chiesa, soprattutto rispetto a determinati atteggiamenti, non solo di corruzione clericale ma di concezione del clericato non come servizio istituzionale a favore anche dei laici nella Chiesa ma come dominio e affermazione di potere istituzionale nei confronti dei laici, uomini e donne, nella Chiesa.
So bene che in Italia si suole distinguere, soprattutto per ragioni politiche e di linguaggio tradizionale politico fra: laici, per indicare i non cattolici, e, appunto cattolici, per indicare coloro che si ispirano ai princìpi della Chiesa.
Ma in realtà nella Chiesa, a stretto rigore logico e giuridico e sociale, si chiamano laici, i fedeli laici che non sono chierici e cioè che non appartengono al mondo clericale. Ed io, nel riferirmi ai laici, intendo riferirmi a questo concetto giuridico ecclesiale, che distingue appunto i fedeli in due categorie fondamentali: quella dei chierici e quella dei laici; poi fra questi vengono scelti i religiosi e le religiose (can. 207, C.I.C. 1983)


La Chiesa conciliare del Concilio Ecumenico Vaticano II

E’ indubbio che durante il Concilio Ecumenico Vaticano II, convocato da Papa Roncalli, l’italiano Papa Giovanni XXIII, siano state esaminate e risolte da Lui e dagli altri Padri della Chiesa (Cardinali, Arcivescovi, Vescovi, Patriarchi, etc.) molte delle questioni fondamentali per la vita stessa della Chiesa cattolica apostolica romana: sia di quella latina che di quelle orientali.
Il vento di novità, che aleggiò sui Padri riuniti in tale Concilio, fu grande e scosse fin dalle Sue fondamenta la Chiesa; in particolare molte delle concezioni, che avevano incrostato di ipocrisia e di vacuità lo stesso vivifico concetto di Tradizione, della Tradizione della Chiesa.Papa Giovanni XXIII poi però morì; ma il nuovo Papa, l’italiano Montini eletto con il nome di Papa Paolo VI, riaprì il Concilio e lo concluse, approvando pubblicamente insieme ai Padri della Chiesa con Lui riuniti, le norme teologiche e giuridiche e morali e spirituali e sociali di tale Concilio.


Forza imperativa delle norme approvate, confermate e promulgate
dal Papa a chiusura delle Sessioni conciliari.
Così recita il can. 341 del vigente Codice di Diritto Canonico per la Chiesa cattolica latina:
“I decreti del Concilio ecumenico obbligano soltanto se, approvati dal Romano Pontefice insieme con i Padri conciliari, sono da Lui confermati e per Suo mandato promulgati.” (can. 341 §1).
“I decreti emanati dal Collegio dei Vescovi mediante un atto specificamente collegiale, ma difforme da quello voluto o liberamente accettato dal Romano Pontefice, affinché abbiano forza di legge devono egualmente essere da Lui confermati o promulgati.” (can. 341 § 2).
Ma altrettanto stabiliva il previgente Codice di Diritto Canonico per la Chiesa cattolica latina del 1917 al suo can. 227, confermandosi così in entrambi i Codici il potere supremo, che su tutta quanta la Chiesa cattolica universale ha il Concilio ecumenico (cfr. can 228 del Codice del 1917 con il can. 337 § 1 del vigente Codice del 1983), non dissimilmente da quanto stabilisce anche il vigente Codice per le Chiese cattoliche orientali.

La Tradizione
A nessuno nella Chiesa cattolica apostolica romana, sia quella latina, retta dalla codificazione in vigore dal 1983 (= C.J.C.) che da quella per le Chiese cattoliche orientali (= C.C.E.O.) in vigore dal 1990, che della Sede Apostolica, retta dalla costituzione apostolica “Pastor Bonus de Romana Curia” in vigore dal 1988, è lecito contravvenire ai decreti conciliari, nel caso, del Concilio Ecumenico Vaticano II.
Solo un altro e successivo Concilio ecumenico può abrogare, modificare, innovare, tali decreti.
Ma la volontà dei due Papi successori del Papa Paolo VI, ovverosia il Papa Giovanni Paolo I e l’attuale Papa Giovanni Paolo II, hanno voluto confermare i disposti del Concilio Ecumenico Vaticano II, assumendo persino anche nel loro nome di nomina papale e nel contempo quello di Papa Giovanni (XXIII) e nel contempo quello di Papa Paolo (VI).
Ma subito si levarono ufficialmente alcune proteste di Padri conciliari, fra i quali quelle dell’Arcivescovo-Vescovo Marcel Lefebvre, il quale dichiarandosi assertore della vera Tradizione della Chiesa:
a) fondò a Ginevra in Svizzera nel 1970 la Fraternità Sacerdotale San Pio X, una confraternita clericale che poi fu abrogata nel 1976 dal successivo Vescovo di Ginevra;
b) ma Marcel Lefebvre non si diede per vinto e continuò; e venne così sospeso “a divinis”;
c) nemmeno questa sanzione lo placò e nel 1988 contro di lui e altri Vescovi e chierici con lui fu emanata la scomunica “per scisma” dal Dicastero dei Vescovi

Il più grande e singolare scisma clericale nella Chiesa dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II: lo scisma dei “lefebvriani” !
Quand’ero ancora studente allo Studio Rotale e alla Pontificia Università domenicana di San Tommaso d’Aquino in Roma, il mio Maestro mi aveva parlato del Vescovo Lefebvre e della Fraternità Sacerdotale San Pio X, ma mai avrei immaginato che molti anni dopo, e più precisamente con la fine di agosto del 2004, sarei stato chiamato ad occuparmene per la difesa tecnica di due chierici di Bordeaux (Francia) allontanati dal proprio posto dal Superiore di tale Fraternità avente Sede nel 2004, sempre in Svizzera, ma non più a Ginevra bensì a Wenzingen nello Stato di Zug.
E, in questa occasione, vi è stata anche varia corrispondenza, fra l’altro, fra lo stesso Superiore di tale Confraternita clericale e me.
Occupandomi di tale difesa sono stato necessitato a riesaminare 2000 anni di storia del diritto della Chiesa per comprendere questa singolare posizione lefebvriana della Fraternità Sacerdotale San Pio X.

La scomunica “per scisma” è ancora in corso
La scomunica “per scisma” inflitta nel 1988 dal Dicastero dei Vescovi della Sede Apostolica (presieduto all’epoca dal Cardinale Bernardin Gantin) al Vescovo Lefebvre e ad altri Vescovi e Chierici con lui nonché ad altri fedeli religiosi e laici condivisori di tale posizione ecclesiatica, è ancora in corso mentre scrivo, oggi il 19 marzo 2005.
Ma per lo studio della pratica professionale fatto in relazione a quei due Chierici di Bordeaux (Francia) posso concludere ad oggi, in scienza e coscienza, d’aver compreso che non si trattava solo di messa in latino ma di ben altro!
Guardate il sito di tale Fraternità su internet e scoprirete molte cose anche Voi, quali ad es.: che Lefebvre e la Fraternità Sacerdotale San Pio X parla di insulto a Gesù a causa della visita che a suo tempo il Santo Padre Giovanni Paolo II fece alla Sinagoga Ebraica di Roma e perché il Papa, riferendosi agli Ebrei, li appellò “nostri fratelli maggiori”!
Ma, purtroppo, non è ancora tutto! Eppure non è poco

La Pontificia Commissione Interdicasteriale ECCLESIA DEI

Anche ad una lettura delle varie vicende che avevano portato praticamente nello stesso tempo
a) il Dicastero dei Vescovi alla scomunica per scisma nei confronti del Vescovo Lefebvre e di altri Vescovi e Chierici e fedeli Laici con lui
b) e dall’altra alla Costituzione di una Commissione Pontificia Interdicasteriale, denominata “Ecclesia Dei”,
si poteva comprendere il dichiarato compito della Commissione di far rientrare dalla finestra, sia pure a determinate condizioni quali ad es. il riconoscimento del primato papale del Vescovo di Roma da parte dei membri di tale Fraternità, ciò che veniva espulso dalla porta principale della Sede Apostolica e di tutta quanta la Chiesa cattolica universale.
E di casi di reingresso ci sono stati, anche con abbastanza rumore all’interno della Chiesa.
Eppure questa Fraternità Sacerdotale San Pio X, nonostante che sia stata ufficialmente disciolta, ha potuto prosperare e incrementare la propria presenza all’interno della Chiesa.
Perché?
Perché molti dei Chierici, sia appartenenti all’alta che alla media che alla bassa gerarchia ecclesiastica, sono a parole contro la Fraternità Sacerdotale San Pio X ma nei fatti la condividono e ne simpatizzano.
Eppure questa Fraternità si è posta dichiaratamente contro la Chiesa, quella Chiesa che è uscita dal Concilio Ecumenico Vaticano II e di cui il Santo Padre Giovanni Paolo II, almeno finché è stato in condizioni di salute tali da poterGli consentire d’essere effettivamente alla guida della Chiesa, è stato uno strenuo sostenitore e continuatore.Forse non a caso tentarono di ucciderlo.
Ecco la mia posizione si è diversificata da quella ufficiale tenuta dalla Pontificia Commissione Interdicasteriale “Ecclesia Dei” ed io condividendo le norme della Costituzione Apostolica conciliare LUMEN GENITUM non condivido quella concezione anticonciliare del sacerdozio e della Chiesa affermata dalla Fraternità Sacerdotale San Pio X.
Da qui le mie dimissioni!

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Lettera dell'11 dicembre 2004 al Santo Padre

Post n°7 pubblicato il 28 Marzo 2005 da STUDIOMAURINC

Maurizio IncerpiPodere "il Nespolo II"56045 Pomarance (Pi) - Via Provinciale di Micciano n° 154 bis – tel e fax 0039 0588 61120cell. (0039) 3394358750

11 dicembre 2004

A Sua Santità il Vescovo di Roma
Papa Giovanni Paolo II
Sommo Pontefice Universale della Chiesa cattolica apostolica romana
Sovrano dello Stato Vaticano
Sede Apostolica - 00120 Vaticano

e per conoscenza :

Agli altri Em.mi e Rev.mi Signori Cardinali Arcivescovi Vescovi
Della Curia Romana del Vescovo di Roma
Sede Apostolica - 00120 Vaticano

Agli Em.mi e Rev.mi Signori Cardinali Arcivescovi Vescovi
Delle Chiese cattoliche nazionali in Europa
Facenti parte dell'Unica Chiesa cattolica apostolica romana
Loro proprie Sedi

Agli Avvocati dei Dicasteri della Curia Romana
Loro propri Studi Legali
e
Agli Avvocati dei Tribunali delle Chiese cattoliche nazionali in Europa
Loro propri Studi Legali

Agli Organismi Europei degli Avvocati in Europa BBCE e EEE
Loro proprie Sedi in Europa


--------------------------------

Oggetto: abbandono della professione forense rotale; motivi

Santità,

1
io non penso di essere speciale ma credo - almeno ad aver udito in tutti questi anni l'enfasi con cui si è qualificata la professione forense rotale da parte delle competenti Autorità della Chiesa - d'aver ricoperto e fino allo spirare di questo mese, salvo se altro, una posizione professionale di primissimo rilievo nell'ordinamento giuridico della Chiesa, che Ella insieme agli altri Vescovi in unione con Lei governa.
Da "laico" nella Chiesa ritengo non disutile anche con questa mia compiere fino in fondo il mio dovere, permettendomi di scriverLe la presente.
2
Dovrebbe esserLe nota la mia recentissima tesi giuridica presentata dinanzi la Corte di Appello di Aix en Provence, che qui di seguito ad ogni buon conto riassumo:
a) rivendico la piena e pari dignità autonomia e indipendenza originaria del diritto e dell'ordinamento giuridico della Chiesa cattolica apostolica romana rispetto al diritto ed all'ordinamento giuridico degli Stati costituenti l'Unione Europea e di quelli che ancora fanno parte dello Spazio Economico Europeo;
b) conseguentemente rivendico la piena e pari dignità autonomia e indipendenza originaria dei Tribunali della Sede Apostolica e del Vaticano e di quelli ordinari di prima e seconda istanza delle Chiese cattoliche nazionali in Europa, che fanno parte di quell'unica Chiesa, che Lei governa insieme agli altri Vescovi in unione con Lei;
c) conseguentemente rivendico la piena e pari dignità autonomia e indipendenza originaria del titolo e della libera professione forense tanto dei Magistrati quanto degli Avvocati, sia Rotali che Non-Rotali (ovvero di diritto comune canonico), rispettivamente ed Inquirenti e/o Giudici ed Avvocati e/o Procuratori dinanzi ai predetti Organi della Giustizia della Chiesa;
d) condivido appieno quanto è contenuto nell'art. 20.1 della Decisione a carattere normativo n° 2004-001 del Consiglio Nazionale dei Barreaux di Francia, nel testo cambiato sostituito integrato dalle norme della legge n° 2004-130 dell'11 febbraio 2004 dello Stato Francese, a proposito della funzione e del ruolo dell' Avvocato ed in particolare sottolineo la condivisione di quanto viene ad essere individuato come funzione e ruolo dell'Avvocato e di cui all'art. 20.1.1. stesso ridetto testo, in cui chiaramente viene indicato che la funzione dell'Avvocato è anche quella di salvaguardare i diritti dell'uomo dinanzi allo Stato e alle altre potenze
e) e per le premesse da me esposte in tali tesi, fra tali potenze includo anche quelle religiose oltre a quelle militari e civili, ragion per cui intendo riferirmi proprio ed anche alla potenza della Sede Apostolica e del Vaticano e di tutta quanta la Chiesa cattolica apostolica universale, di cui la Santa Sede esprime il Supremo Governo;
f) rivendico a tali fini il diritto alla libertà di organizzazione e di manifestazione religiosa, includendo nel diritto a tale libertà in Europa non solo la religione della Chiesa cattolica apostolica romana ma anche di quella di ogni altra Chiesa cristiana e di ogni altra Confessione religiosa, sia abramitica che non;
g) inoltre includo in tale rivendicazione anche il diritto alla libertà di organizzazione e di manifestazione del libero pensiero e dell'ateismo;
h) esprimo il concetto di Società Ecclesiale quale Società aperta od in pubblico e non quale organizzazione sociale segreta o riservata e motivo come rispetto ad ogni e qualunque contesto sociale degli Stati e delle Nazioni costituenti l'Europa, la Chiesa cattolica apostolica romana come "popolo di Dio" faccia parte di quello stesso contesto sociale, per cui gli stessi membri della Chiesa cattolica in Europa sono anche nel contempo "cittadini" vuoi dell'Unione Europea che di ogni e qualunque altro Stato non ancora facente parte dell'Unione Europea;
i) spunto una lancia a favore della Sua recentissima posizione verso la Costituzione dell'Unione Europea.
3
In seguito, all'udienza solenne tenutasi presso la Corte di Appello di Aix en Provence confermo quanto qualche giorno prima avevo scritto a tale Corte e, contestualmente, alle Autorità della Sede Apostolica e della Chiesa cattolica francese e svizzera, mandando lo stesso testo a parte a quelle della Chiesa cattolica italiana, e quindi:
a) rilevo che compito di un Avvocato dell'Ordinario Tribunale d'Appello al Papa (e cioè della Rota Romana) sia quello non di imporre ma di proporre una questione o un problema, nel caso quello che ha costituito oggetto di tale mia tesi giuridica;
b) rilevo che per gli Avvocati Rotali e per gli Avvocati Non-Rotali o di diritto comune canonico non è previsto un fondo assistenza malattia ed un fondo previdenza ed inoltre non è prevista l'obbligatorietà di una polizza assicurativa circa la responsabilità civile professionale ed in particolare segnalo che nella riforma legislativa avutasi nella Curia Romana la Segreteria di Stato si è dimenticata, al certo in tutta perfetta ottima buona fede, di prevedere per gli Avvocati della Rota Romana un fondo assistenza malattia ed un fondo pensione;
c) ma nel contempo faccio presente che, pur essendo in sé perfetti tanto il sistema giuridico della Chiesa cattolica quanto quella di ciascuno Stato, tuttavia tutto può essere perfettibile, così come è nelle cose umane;
d) nel mentre avevo già fatto presente con lettera a parte, trasmessa alla Rota Romana ed alla Segreteria di Stato, che manca negli Organismi Europei BBCE ed EEE degli Avvocati in Europa una rappresentanza degli Avvocati Rotali e di quelli Non-Rotali (= di diritto comune canonico), e cioè delle due categorie di Avvocati esistenti nell'ordinamento giuridico della Chiesa cattolica a livello universale, chiedendone la costituzione della stessa ridetta rappresentanza: lettera riscontrata per scritto da parte della Segreteria di Stato ma non riscontrata da parte della Rota Romana, cui pure la stessa era stata del pari inviata.
e) Nel frattempo, essendo stato investito di una questione sorta in Bordaux e relativa alla Fraternità Sacerdotale San Pio X, fondata nel 1970 dal Vescovo Marcel Lefebvre, poi "prima sospeso a divinis" e "quindi scomunicato dal Dicastero dei Vescovi" nel luglio 1988, pur nel rispetto della funzione del "clero" nella Chiesa, richiamandomi al testo conciliare (Concilio Ecumenico Vaticano II) della Costituzione Apostolica "Lumen Gentium", assumo una tesi alquanto critica contro lo strapotere e la manifestazione di dominio di certo "clero" nei confronti dei "laici" (maschi e femmine) nella Chiesa e dichiaro dinanzi le Autorità Giusdicenti francesi di operare a favore della laicizzazione della Chiesa contro le tesi anticonciliari di "Cristo Prete" portate avanti dalla Fraternità Sacerdotale San Pio X, in odore di organizzazione settaria e comunque Organizzazione ecclesiale prima revocata dalle competenti Autorità di Ginevra e quindi considerata Organizzazione scismatica da parte delle competenti Autorità della Santa Sede e della Chiesa cattolica apostolica romana in forza del decreto, emesso nel luglio 1988 dal Dicastero dei Vescovi (Dicastero della Santa Sede) e mai a tutt'oggi, data mia presente lettera, revocato!

4
In breve rivendico il rispetto del diritto, scritto tanto nel Codice del 1983 per la Chiesa cattolica latina quanto in quello del 1990 per le Chiese cattoliche orientali, dei LAICI (machi e femmine) nella Chiesa e le mie analisi giuridiche, condotte sui 2000 anni di storia giuridica della Chiesa e quindi sulla Tradizione, mi portano ad una conclusione in parte difforme da quella che sulla Fraternità Sacerdotale San Pio X ha ufficialmene la Commissione Interdicasteriale "ECCLESIA DEI" della Sede Apostolica: una Commissione creata "ad hoc" in seguito all'emanazione del precitato decreto di scomunica per scisma nei confronti del Vescovo Lefebvre e di altri 4 Vescovi da lui consacrati tali e di tutti coloro che, chierici o consacrati o consacrate a Dio o laici fedeli, sostengano tale Organizzazione ecclesiale ufficialmente considerata oltreché disciolta anche ed in più "scismatica".
In breve io - ed a buon diritto ecclesiale, secondo mia scienza e coscienza, della Chiesa cattolica apostolica romana - mi rifiuto, pur con tutto il rispetto, di considerare e di appellare "Vescovi" i 4 Vescovi consacrati dallo scismatico Lefebvre e conseguentemente di appellare "Chierici" i Sacerdoti ordinati tali dal Vescovo Lefebvre allorquando egli era sospeso "a divinis" e quindi allorquando egli fu scomunicato per scisma; altrettanto dicasi per quei "Chierici" ordinati dagli altri 4 Vescovi testè citati.
Parlando al telefono con il Segretario Generale della Pontificia Commissione "ECCLESIA DEI" mi viene riferito che la mia conslusione è difforme da quella di tale Commissione e quindi io entro in pausa di riflessione sino agli ultimi del novembre scorso.

5
E' notorio alle Autorità della Sede Apostolica ed alle altre Autorità della Chiesa cattolica in varie parti del mondo come io abbia combattuto la corruzione al palazzo di giustizia ecclesiastica in Firenze, al tempo in cui ivi era Moderatore il Cardinale Silvano Piovanelli Arcivescovo di Firenze, e come la vendetta ecclesiastica si sia trasformata nel corso di ben 17 anni in una vera e propria persecuzione nei miei confronti, arrivando persino a diffamarmi ed a farmi denunciare da miei ex patrocinati nel sostegno anche dichiaratorio scritto di chi sino al febbraio 2004 ha tenuto la direzione del Tribunale Ecclesiastico Regionale Etrusco di Firenze, degno erede - subito dimessosi appena ch'io potei avere cognizione debita di tale suo scritto ed ebbi immediatamente a dare debita informativa alla Rota Romana ed alla Signatura Apostolica - dell'altro chierico che nell'ottobre 1987, poiché io non soggiacevo a quello che era notoriamente il suo stile antigiuridico di direzione tribunalizia, ebbe a cominciare i suoi sussulti contro di me: variamente giustificati, ma inutilmente, poiché, anche se molti anni dopo, le competenti Autorità, al comando ancora in Firenze il predetto Cardinale, non poterono fare altro che dimetterlo dal suo ufficio di direzione tribunalizia, salvo poi ripararlo in una parrocchia lucchese anziché destituirlo dal clericato (sic!).

6
E' dunque più che noto alle Autorità predette quanto io abbia combattuto la corruzione ecclesiastica clericale e quanto, per reazione e vendetta di tale clero corrotto e da me in ogni modo denunciato alle Superiori Autorità della Chiesa, io abbia pagato e continuato a pagare: per far salvi i diritti delle persone, che si erano a me affidate e che mi avevano scelto come loro avvocato.
E' altresì notorio quanto alcune delle stesse, sollecitate a ciò da chierici corrotti e pieni di livore di vendetta nei miei confronti, si siano prestate a tale operazione di vendetta nei miei confronti: in vario modo e persino ad arrivare a denunciarmi, infondatamente, con stesso testo tanto alle Autorità della Santa Sede quanto della Repubblica Italiana.
E' altresì notorio quanti danni, anche dal punto di vista patrimoniale, tale persecuzione di ben 17 anni mi abbia provocato e come io abbia comunque sia perdonato in ossequio a Lei, Santità, che ha perdonato persino al Suo stesso feritore.
Una recentissima occasione, in cui ho dovuto con una certa forza giuridica (intendo riferirmi al livello epistolare) riaffermare il diritto della parte in causa ad avere copia del fascicolo di ufficio della propria causa di nullità matrimoniale per poter esercitare il proprio diritto di appello, mi è stata data da un Vicario Giudiziale di un Tribunale Ecclesiastico Regionale della C.E.I., che si rifiutava di dare copia autentica degli atti ad una Signora, che aveva chiesto il mio patrocinio per l'appello in Rota, e cioè al Suo Ordinario Tribunale d'Appello, Santità.
Poi tali atti sono stati dati ed io ho potuto presentare i motivi di appello in Rota depositandoli presso il predetto Tribunale Ecclesiastico Regionale alla presenza di tale Signora, mia assistita, e della di Lei madre.
Il Vicario Giudiziale di tale Tribunale ci ha detto che tali atti sarebbero stati trasmessi di lì a qualche giorno alla Rota Romana, dove io mi sono presentato tre settimane dopo per coltivare in tale Sede i motivi di appello, ma, la Cancelleria della Rota mi ha detto che tali atti non erano pervenuti.
Chieste notizie, mi è stato risposto ch'io potevo proseguire il patrocinio delle cause già introdotte in Rota ed ivi tutt'ora pendenti ma che non potevo presentare nuovi mandati di causa. Tradotto in altri termini: la Signora mia patrocinata veniva privata del Suo difensore di fiducia, nonostante il parere confermato da parte di tale Signora d'avermi come Suo Avvocato difensore di fiducia in Rota.

7
Tengo a far presente che nell'occasione predetta ho eccepito e contestato a tale Monsignore, preposto alla direzione di tale Tribunale Ecclesiastico Regionale italiano:
a) il mancato rispetto delle disposizioni normative dell'Atto di Revisione del 1984 del Concordato Lateranense del 1929 e del Patto Aggiunto, che sono diventati dal 1985 legge dello Stato Italiano e complementarmente anche legge della Chiesa cattolica italiana;
b) l'ingiusta ed illecita coartazione del diritto di difesa della mia assistita;
c) l'impedimento alla rituale giustizia;
d) la dubbia violazione di norme teologiche, relative al sacramento matrimonio, che è senz'altro un tipico sacramento dei Laici nella Chiesa;
e) l'opportunità, esaminati gli atti finalmente ricevuti un mese e mezzo dopo averne fatta debita rituale richiesta, della composizione del Tribunale circa la nullità matrimoniale canonica di Giudici Laici "a latere" del Preside "chierico", data la notevole consistenza odierna di Laici diplomati Avvocati Rotali nella stessa Notra Italia;
f) l'esigenza di rivedere tutto l'istituto matrimonio, accogliendo la teoria di una Eminentissimo Dottore del diritto matrimoniale ecclesiastico - Cardinale di Santa Romana Chiesa e notorio insigne giurista oltreché già Capo Dicastero sia della Rota Romana che del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica -, il quale in un Suo libro invita a rimeditare la teoria generale dell'Istituto "matrimonio";
g) la mia rimeditazione sull'istituto giuridico "matrimonio" con esposizione accennata nei miei motivi d'appello alla Rota di una riflessione partente da quanto circa il matrimonio esponeva nella Sua Summa il domenicano San Tommaso.
Santità, tutto questo ho tenuto a farLe presente. A tutto questo la Rota Romana ha risposto come sopra detto. Così io me ne vengo via. Abbandono il campo: vinto e sconfitto. Ad altri il miglior compito di portare avanti, certo al meglio di quanto io abbia potuto fare, quanto è proprio tipico e specifico anche sotto il profilo deontologico della libera professione rotale. Buon lavoro ai chierici onesti e soprattutto ai laici onesti e di fede.
Buon Natale ed un Felicissimo Nuovo Anno 2005.

Maurizio Incerpi

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

OPEN LETTER FROM A ROTAL LAWYER TO HIS HOLINESS POPE JEAN-PAUL II

Post n°8 pubblicato il 28 Marzo 2005 da STUDIOMAURINC

MAURIZIO INCERPI
AVVOCATO ROTALE
n° 69 dell'Albo 2003 degli Avvocati Rotali e Procuratori Rotali
del Tribunale della Rota Romana, Dicastero della Sede Apostolica, Città' del Vaticano
LUCCA 55100, VIA T. BANDETTINI, TRAV. VI - N° 100 - Telf. e Fax. 0583-584931 Cell. 339 4358750
SAVONA 17100, Via E. DE AMICIS n° 3/12 - Telf. e Fax. 019-801210 Cell. 339 4358750
avvrotale.incerpi@lunet.it www.lunet.it/avvrotale_incerpi

Lucca (Italia), 3 agosto 2003

I enclose herewith a copy of the public letter sent by me on 22 July 2003 via fax n° 0039.06.69863111) to His Holiness Pope John Paul II, to this summer residence in Castel Gandolfo with instructions to let his excellence Monsignor Dziwisz Stanislaw, Bishop Tit. Of St. Leon, Prefetto Aggiunto of Casa Pontificia have it immediatly .
The same letter was sent registered post to His Holiness on the folowing day 23 July 2003 directo to the Vatican State with a copy to Monsignore Decano of the Romana Rotae Tribunal and Cardinal Praefectus Supremo Tribunale Signaturae Apostolicae.
This letter is an important element of the situation.
The firs attempt to hit me behind my bach in August 1998 when I was nominated the of Cardinal Michele Giordano Archbishop of Naples who at that time was under accusation by the Procura of Repubblica of Lagonegro.
So as the Italian and international newspapers recall Y was nominated .
This all began in 1987/1988 whilst y in carryng out my duties find I am in contrast due to the massive corruption of Regional Ecclesiastical Matrimonial Tribunal "Etruso" of Florence in which period was directed by Monsignor Mario Fazzi from Lucca whose President Cardinal Silvano Piovanelli, also Presiden of the Tuscany Bishops and Vice President of the Italian Bishops.
I also enclose a copy of the letter regarding the recent political events which was writen to me by Cardinal Pio Laghi on 10 March 2003 as soon as he returned from Washington from his talk with the President of U.S.A. inviting me to defend myself.
Thanking you for your interest in the above mater.
With regars,

Maurizio Incerpi









OPEN LETTER FROM A ROTAL LAWYER TO HIS HOLINESS POPE JEAN-PAUL II

Your Holiness,

I would like to tell you a story: my story.

I am writing an “open” letter so that no one else, by ignorance, will suffer the abuse that I have had to endure over the past fifteen years.

Some time ago I was invited by a certain Monsignor lucchese, Mario Fazzi,with the approval of your florentine Cardinal, Silvano Piovanelli, to follow a course at your Roman Pontifical University, bearing the costs myself, and this gave me access to documents held by the Vatican Roman Rota Court.
During that time information came into my hands that led me to conclude that this Monsignor did not respect, in his work as Judiciary Vicar for your Florence-Estrucan Regional Matrimony Court, the prohibition to trade in « re matrimonia » and obtain money in return for marriage nullity.
When I spoke of what I had learnt I was told to by his most loyal collaborators!
But I did not turn the page, absolutely refusing, Your Holiness, to carry out my duties in a way that was contrary to the deontology that I was determined to protect as a Rotal Lawyer, fully answerable to you, Your Holiness.
As a matter of principle, I abandoned my remuneration, donating it to authorities supporting the Clergy and the Charity of the Tuscan Diocese.
I did not fail to inform the Tuscan Bishops, your Cardinal, the President and the Vice-President of the Italian Bishops of what had come to my knowledge.
The Cardinal received me, it is true, but he did not listen to me!

Several years later, this Monsignor lucchese was dismissed by your Cardinal when I was defending, with the approval of your Cardinal Secretary of State, another Cardinal unjustly accused by the Lagonegro Public Prosecutor. It was in 1998, the 20th year of your Pontifical Reign, Your Holiness.
I had already been a Rotal Lawyer for ten years and had recently joined the Vatican’s Central Office for Work (= ULSA) in this capacity.

Your Holiness, do you know what I discovered recently?
I discovered that the fair reward for my work and my loyalty to your institutions could be summarised in a single word: vengeance!

It was a decision (n° 50 / 01 of 18 November 2002 by the State Court of Lucca, of which I am a citizen and from where I am writing), which revealed this to me…
On 10 March of this year 2003 – in which you renewed your trust in me by granting me the honour of again being listed as a Lawyer for your Rota Court – I turned to the Lucca Public Prosecutor, revealing the facts and demanding a fair punishment for those by whom both of us, Your Holiness, have suffered serious injury, and who have refused to see your kindness to me. I demanded a fair punishment and compensation for the moral distress and material damage suffered by you, Your Holiness, and informed the Dean of the Rota and the Prefect of Signature, my superiors.

I thank you, Your Holiness, but I am now no longer capable of serving you as I would like, although I have studied and worked with love to prepare myself for this. Monsignor lucchese, with the approval of your Florentine Cardinal, has not only destroyed my career as Rotal Lawyer but also my civil career.
Today, I have not a penny to my name!

Monsignor lucchese, no longer the director of your Regional Court since 1998 but a curate of a Lucca Dicese, is still protected by your Florentine Cardinal and leads a peaceful life, enjoying his stipend. As for the Cardinal, who is no longer Archbishop of Florence but is still part of your Sacred College, he lives serenely on his pension.
I called this Cardinal and he told me .
I am happy for him! Congratulations! Well done, Cardinal!

Your Holiness, I am quite sure that you are unaware that we , your Rotal Lawyers, do not receive a salary or a pension.

What can I do and what must I do, Your Holiness?

I have given you everything, even my honour.
If I remain, I cannot, unfortunately, continue. If I leave, with what ecclesiastic vengeance will I be faced?
How much longer must I suffer for having fought the iniquity of a Monsignor protected by a Cardinal of Florence?
I leave the matter in your hands, for your Supreme Authority to decide.

Your devoted son
Maurizio Incerpi
www.lunet.it/avvrotale_incerpi
avvrotale.incerpi@lunet.it


WHAT WAS MAURIZIO INCERPI 'S ROLE
IN THE VATICAN STRATEGY ?

What was Maurizio Incerpi's role in the Vatican strategy when he was given the engagement by Cardinal Rosalio José Castillo Lara to deal with the project of the constitution of the first broker society of the Vatican State ?
Incerpi was nominated consultant by David Rowland, Chairman of the most importat broker Corporation of Lloyd's, London City, - the Sedgwick Group plc - and he colaborated with the Senior, Mr. Michael S. Ross Collins, of the Sedgwick Group plc of London.
One year after the nomination David Rowland becomes the Chairman of this Corporation - Lloyd's of London -. Marsh & Mc Lennan the U.S.A. Group are also in the running to become the Vatican broker.
Incerpi is presented by Mr. Michael S. Ross Collins to Peter Michael Becwith, Chairman of the L.E.T. plc of London, and through this presentation Incerpi therefore deals with the projects of Linate and Malpensa 2000 (Milan) which had been previously stopped. He was asked to discover why they werent being carried out.
L.E.T. had an agreement with the Torno S.p.A. Group, the Kumagai-Gumi Group and ….
Incerpi discovers "truffa" and Rag. Simontacchi (Torno S.p.A. Group) and Arch. Epifanio Li Calzi arrested by Pool "Mani Pulite" of Milan (Borrelli etc...: Procura Repubblica of Milan).
Incerpi then contacts the Vice President of Lloyd's of London Bank (Lord Chamoys) through Mr. Michael S. Ross Collins at the same time he also contacts with Mr. De Vecchi, Vice President of I.B.Z. Bank of Zirich and Manacing Director of Martini & Rossi Group.
Incerpi is stopped whilst he begins his contacts with the Bank.
The first of the Vatican State constituted and was called () and M. Incerpi's position was taken up by Mr. Gibellini, Manacing Director I.O.R. (= Institutio Operum Religionis), the Vatican's Bank.
Neither Sedgwick Group plc of London or Marsh & Mc Lennan get in to the (). Instead the Diocese of Milan goes into PATMOS.
Before this happened Maurizio Incerpi hat tried to oppose the formation of the three (Real Estate, Insurance, Banking) of Milan.
He had met Mr. Barucci in 1987 at the time the President of the BANK "MONTE PASCHI SIENA" and the Presidente A.B.I. and so the Secretary of Treasury of the Italian State after a short time at the Credit Bank.
Some years later in 1998 Maurzio Incerpi defends Cardinal Michele Giordano, Archibishop's Naples, and some insistent journalists feel that Cardinal Giordano was put into difficults by Cardinal Martini, Archibishop of Milan.
At the time there was a close alliance between Cardinal Martini of Milan, Cardinal Tettamanzi Archibishop's Genova (now Archibishop's Milan) and Cardinal Silvano Piovanelli, Archibishop's Florence and President of the Regional Conference Bishop's Toscana (= C.E.T.) and Vicepresident of the Conference Bishop's Italy (= C.E.I.).
What is the "vendetta" against Incerpi concerned with ?
Is it concerned with internal battles of power in the Vatican State ?
Esterman was killed together Killed together with his wife and the yang military of the Swiss Guards.
Has a different type of suffering been imposed on Incerpi. Who must he thank for not already been killed?
However he has been condanned to die slowly.
What ties are there between Commendator Stoppa /from Florence), the Managing Director A.P.S.A. (=Adiministratio Patrimonii Sedis Apostolicae) in the extraordinary section and the Catholic Church of Florence and Milan i.e. Cardinal Piovanelli and Cardinal Martini ?
What about Cardinal Camillo Ruini from Roma - what side is he on this "lotta" ?
Bear in mind that the economic and political importance in Italy is as follows: Milano, Naples, Roma, etc…
Also bear in mind Cardinal Martini and Cardinal Piovanelli even though they are now retired Bishops they can still enter the CONCLAVE until their 80th birthdays.
How is the money given by catholics of U.S.E. specially tho are from Italian Communities, when they give their money to the Vatican State and the Italian Church?
I apologise for not having translated oll of the texts into the english langage due to lack of thime.
Grazie.
Maurizio Incerpi

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

LETTRE OUVERTE D’UN AVOCAT ROTALE AU SAINT PERE, LE PAPE JEAN-PAUL II

Post n°9 pubblicato il 28 Marzo 2005 da STUDIOMAURINC


MAURIZIO INCERPI
AVVOCATO ROTALE
n° 69 dell'Albo 2003 degli Avvocati Rotali e Procuratori Rotali
del Tribunale della Rota Romana, Dicastero della Sede Apostolica, CittA' del Vaticano
VIA T. BANDETTINI, TRAV. VI - N° 100 - 55100 LUCCA Telf. e Fax. 0583-584931 Cell. 339 4358750
avvrotale.incerpi@lunet.it www.lunet.it/avvrotale_incerpi


Vous trouverez ci-jointe une synthèse de ma .
Lettre que je lui ai adressé par fax dans sa résidence d’été de Castel Gandolfo.

J’ose penser que les problèmes sous-jacents que soulève cette lettre ne laisseront pas indifférents les lecteurs français :

1 – Qui a poignardé l’Avocat Rotale Incepi, connu du grand public par son engagement dans la défense du Cardinal Giordano ?

2 – Les Evêques Toscans et le Cardinal Silvano Piovanelli, Archevêque de Florence , Président des Evêques Toscans et Vice Président des Evêques Italiens, voulaient-ils frapper Incerpi ou Giordano ?

3 – Qui a voulu aujourd’hui que l’Etat Italien – Un Etat qui a déclaré à plusieurs reprises dans sa Constitution sa propre en tant que principe cardinal et fondamental de son système – bloque l’Avocat Incerpi, utilisant pour cela des arguments ecclésiastiques
florentins et des documents ecclésiastiques florentins faux sans passer par l’autorisation du Suprême Tribunal de la Signature et bien entendu du Saint Siège ?

4 – Quel part a eu et a l’Avocat Incerpi dans la stratégie vaticane
puisqu’il a été lui même invité à se défendre par le Cardinal
Pio Laghi ?

Dans l’attente de votre réponse,

Je vous prie d’agréer, Monsieur, l’expression de mes sentiments
distingués.
Maurizio Incerpi








LETTRE OUVERTE D’UN AVOCAT ROTALE AU SAINT PERE, LE PAPE JEAN-PAUL II

Santità,

Je désire vous raconter une histoire : la mienne.

Ainsi je l’écris : « ouverte » afin que plus personne n’ait à subir par ignorance les offenses que j’ai dû endurer au long de ces quinze
dernières années.

Il y a de cela bien longtemps, je fus invité à mes frais par un Monsignore lucchese, Mario Fazzi,
en accord avec Votre Cardinal florentin, Silvano Piovanelli, à suivre l’enseignement
de Votre Université Pontificale Romaine
et à pénétrer ainsi dans les offices de Votre Tribunal de la Rote Romaine du Vatican.
J’appris alors des choses nouvelles qui me firent comprendre combien ce Monsignore négligeait dans son travail de Vicaire Judiciaire d’un de Vos Tribunaux Matrimoniaux Régionaux, celui de la Florence- Etrusque, l’interdiction de commercer « in re matrimonia » et de
soutirer de l’argent en échange de la nullité matrimoniale.
Comme toute réponse à mon nouveau savoir, je reçus la censure.
me fit-il dire par ses plus fidèles collaborateurs !
Mais je ne tournais pas la page et me refusais absolument, Santità, à partager un style juridique en désaccord avec toutes les implications déontologiques que je tenais à protéger et ma plus totale soumission respectueuse d’Avocat Rotale envers vous, Santità.
En accord avec mes principes, je renonçais à mes rémunérations et les cédais au bénéfice des administrations soutenant le Clergé et à la
Charité du Diocèse Toscan.
Je ne manquais pas de signaler ces faits aux Evêques Toscans et à Votre Cardinal, leur Président et Vice Président des Evêques Italiens.
Le Cardinal me reçut, oui il est vrai, mais ne m’écouta pas !

Plusieurs années passèrent, ce Monsignore lucchese fut rejeté par Votre Cardinal tandis que je défendais, en accord avec Votre Cardinal Secrétaire d’Etat, un autre de Vos Cardinaux injustement mis en accusation par le Procureur de la République de Lagonegro.
C’était en 1998, la 20e année de Votre Règne Pontifical, Santità.
J’étais depuis dix ans déjà Votre Avocat Rotale et depuis peu Votre Avocat à l’Office du Travail du Saint Siège (= U.L.S.A ).

Santità, savez-vous ce que j’ai découvert récemment ?
J’ai découvert que la juste récompense de mon travail et de ma fidélité aux Institutions de Votre Sainteté, la juste récompense se résumait en un mot : la vengeance !

Ce fut une décision ( la n° 50 / 01 du 18 novembre 2002 du Tribunal d’Etat de la ville de Lucca dont je suis citadin et d’où je vous écris ) qui me le révéla…
Depuis le 10 mars de cette année 2003 – dans laquelle Vous m’avez renouvelé Votre confiance en m’octroyant l’honneur d’être à nouveau inscrit comme Avocat dans Votre Tribunal de la Rote – je me suis
retourné vers le Procureur de la République de la ville de Lucca,
dénonçant les faits et demandant une juste punition pour ceux qui m’ont porté un grave préjudice ainsi qu’à Vous, Santità, dans la
volontaire ignorance de Votre Bonté envers moi. Une juste punition ainsi que le dédommagement moral et matériel dont Vous avez souffert, Santità ; de ceci, j’ai tenu informer le Doyen de la Rote et le Préfet de la Signature, mes Supérieurs.

Je Vous remercie, Santità, mais désormais je ne suis plus en mesure de Vous servir comme j’aimerais pouvoir encore le faire bien qu’ayant étudié et travaillé avec amour pour m’y préparer. Ce Monsignore
Lucchese, Mario Fazzi, en accord avec Votre Cardinal florentin, non seulement a détruit ma carrière d’Avocat Rotale mais aussi ma carrière civile.
Aujourd’hui, je n’ai plus un sou pour vivre !

Ce Monsignore lucchese, aujourd’hui curé d’un Diocèse de Lucca même s’il n’est plus depuis 1998 directeur de Votre Tribunal Régional mais encore protégé par Votre Cardinal florentin, vit tranquille et jouit de son traitement ; quant au Cardinal qui n’est plus Archevêque de Florence mais fait encore partie de Votre Collège Sacré, il touche
sereinement sa pension.
Je l’ai appelé, ce Cardinal, et il m’a répondu .
Je m’en réjouis ! Compliments ! Tous mes compliments, Cardinal !

Santità, j’en suis plus que sûr, Vous ne savez pas que nous , Vos Avocats à la Rote, ne touchons ni salaire ni pension.

Que puis-je faire et que dois-je faire, Santità ?

Je Vous ai tout donné, même mon honneur.
Si je reste, je ne peux malheureusement continuer. Si je pars, au
devant de quelle autre vengeance ecclésiastique serai-je confronté ?
Combien de temps encore devrai-je pâtir pour avoir combattu l’iniquité d’un Monsignore protégé par un Cardinal de Florence ?
Je m’en remets à Vous, Santità, et à Votre Suprême Autorité .

Votre Dévoué fils
Maurizio Incerpi

www.lunet.it/avvrotale_incerpi
avvrotale.incerpi@lunet.it



 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

LETTERA APERTA DI UN AVVOCATO DELLA ROTA ROMANA AL SANTO PADRE, IL PAPA GIOVANNI PAOLO II, SUO SUPERIORE IN ROTA

Post n°10 pubblicato il 28 Marzo 2005 da STUDIOMAURINC

MAURIZIO INCERPI
AVVOCATO ROTALE
n° 69 dell'Albo 2003 degli Avvocati Rotali e Procuratori Rotali
del Tribunale della Rota Romana, Dicastero della Sede Apostolica, Città' del Vaticano
VIA T. BANDETTINI, TRAV. VI - N° 100 - 55100 LUCCA Telf. e Fax. 0583-584931 Cell. 339 4358750
avvrotale.incerpi@lunet.it www.lunet.it/avvrotale_incerpi

Agli Em.mi e Rev.mi Signori Cardinali
Agli Ecc.mi e Rev.mi Arcivescovi e Vescovi
Ai Rev.mi Chierici, Diocesani e degli Istituti di Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica
Ai Rev.mi Chierici dell'Opus Dei
Alle Rev.me Sorelle degli Istituti di Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica
Agli Ill.mi e Chiar.mi e Rev.mi
Avvocati Rotali e Procuratori Rotali
Avvocati e Procuratori di diritto comune canonico
Ai Rev.mi Tribunali Ecclesiastici Regionali, Interdiocesani e Diocesani
Ai Carissimi Laici e Laiche impegnati al servizio delle Istituzioni della Chiesa cattolica

---------------------
Io, dopo essermi preparato allo speciale servizio di Avvocato Rotale, esco sconfitto dall'iniquia persecuzione, che mi è stata riservata per ben 16 anni (l'incipit è dell'autunno del 1987) da parte di Monsignor Mario Fazzi, all'epoca ed ancora sino all'autunno del 1998 Vicario Giudiziale del T.E.R.E. di Firenze, e dal Signor Cardinale Silvano Piovanelli.
Io, sono sconfitto, e getto la spugna, ma prima desidero veramente ringraziare le competenti Autorità della Santa Sede, tutte ma in particolare quelle dei Dicasteri della Rota Romana e del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, alle quali voglio rendere testimonianza del profondo amore che le Personalità e le Persone, che in tali due precitati Dicasteri della Santa Sede hanno operato ed operano, fra mille e mille difficoltà, per il bene pubblico della Chiesa: della giustizia ecclesiastica nel rispetto più assoluto e scrupoloso del diritto e del diritto di tutta quanta la Chiesa cattolica universale.
Altrettanto voglio rendere testimonianza agli stimatissimi Colleghi Avvocati Rotali e Procuratori Rotali, alcuni dei quali ho avuto il piacere di avere come compagni e come compagne di studio: è difficilissimo il loro compito ed auguro a loro di risplendere e di far risplendere sempre, come fanno ed hanno fatto con assoluta competenza, il diritto della Chiesa.
Questa mia stima va anche a tutte le carissime persone, che in tutti questi anni ho avuto il piacere di incontrare e conoscere per ragioni di professione e che operano alacramente ed al meglio delle loro risorse umane sia come Giudici che come Collaboratori nei Tribunali della Chiesa cattolica italiana.
Altrettanto voglio rendere testimonianza dela bontà e della perseveranza a tanti Cardinali, Arcivescovi e Vescovi e Chierici e Suore, ch'io avuto il piacere e l'onore di poter conoscere e frequentare in tutti questi anni: 20 di un'esperienza prorfessionale e di vita, che considero comunque straordinaria.
Altrettanto per molti laici e laiche, che fra tanti sacrifici ma armati tutti di un'unica fede, la nostra fede in Cristo e nella Sua Chiesa e la nostra fiducia la più assoluta nel Vescovo di Roma e nei Suoi Collaboratori sia in Santa Sede che in Vaticano che in altre Chiesa cattoliche particolari, portano avanti il loro proprio compito.
Io ho sempre obbedito, sottomesso, alle decisioni delle competenti Autorità della Chiesa cattolica universale e particolare, ed ho sacrificato tutto della mia vita a queste.
Purtroppo - e da tempo in vario modo l'ho fatto presente alle competenti Autorità - non ho più i mezzi economici per portare avanti il mio lavoro professionale di Avvocato Rotale e per varie circostanze, che potranno leggersi qui di seguito, sono stato distrutto anche sul piano civile, in cui avevo cercato di trovare riparo e risorse economiche di sopravvivenza.
Se posso fare una notazione è la seguente: quello che più mi ha amareggiato è stata l'indifferenza riservata dalle competenti Autorità della Chiesa cattolica toscana ed in particolare fiorentina e lucchese alle mie segnalazioni ed alle mie richieste, prudentemente alle stesse rivolte in tanti anni: un'indifferenza, che tale non è mai stata però quando si è trattato di colpirmi e/o di lasciare ch'io fossi collpito in quello, che di più caro avevo.
Bene, complimenti ai Vescovi Toscani!
Dopo tanti anni di questa persecuzione iniqua, in cui ho visto e sentito di tutto, forse ora si dirà ch'io ho persona la testa! Bene, si faccia pure e buon commento, che porti bene all'anima di chi lo fa. Io, come ben l'Arcivescovo di Lucca Bruno Tommasi sa e con lui sa lo stesso Signor Cardinale Silvano Piovanelli ed altri Vescovi Toscani, ho perso tutto e persino anche l'onore, come è confermato dalla stessa decisione n° 50/01 del 18 novembre 2002 emessa dal Tribunale statale di Lucca e come conferma la "risposta", che a tutt'oggi - data presente mia lettera - la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lucca non riesce a dare, non sooo a me, ma nemmeno al Dicastero di vigilanza sui Tribunali e sugli Avvocati (quale è il Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica) oltreché al Tribunale della Rota Romana.
Ossequio di cuore questi due Dicassteri Giudiziari della Santa Sede e mi auguro che grazie a loro sempre di più trionfi nella Chiesa cattolica universale ed in quelle particolari il diritto della Chiesa, che Sua Santità in una ai Padri della Chiesa ha promulgato per il bene pubblico di tutta quanta la Chiesa, di cui Egli è il Supremo Pastore.
Buon lavoro a tutti!
Maurizio Incerpi




Qui di seguito trasmetto il testo della lettera, che in data 22 luglio 2003 via fax ho indirizzato a Sua Santità il Papa Giovanni Paolo II nella Sua residenza estiva di Castel Gandolfo e che poi, immediatamente il giorno dopo, ho trasmesso per raccomandata a.r. a Sua Santità in Vaticano e per conoscenza all'Em.mo e Rev.mo Signor Cardinale Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica ed a S.E. Rev.ma Monsignor Decano del Tribunale della Rota Romana.
Che sia portato sempre più rispetto al Tribunale della Rota Romana - questo è il mio augurio - da parte di ogni e qualunque Autorità, sia ecclesiastica che civile!
Ringrazio in particolare Sua Eminenza il Signor Cardinale Pio Laghi, che ha a cuore la giustizia e che ha combattutto e combatte contro la corruzione dei costumi nella Chiesa.
Ringrazio anche Sua Eminenza il Signor Cardinale Michele Giordano e gli altri, che già Cardinali o divenuti in seguito Cardinali, si sono pregiati di non disdegnare la mia frequentazione.
Ringrazio in modo particolare lo Studio Rotale, per la formazione che mi ha dato, e con la Facoltà di diritto canonico della Pontificia Università di San Tommaso in Roma () tutta la Comunità dell'Angelicum ed i Rev.mi e Chiar.mi - e per me amatissimi - Padri Professori di rara dottrina teologica, morale, giuridica!







MAURIZIO INCERPI
AVVOCATO ROTALE
n° 69 dell'Albo 2003 degli Avvocati Rotali e Procuratori Rotali
del Tribunale della Rota Romana, Dicastero della Sede Apostolica, Città' del Vaticano
VIA T. BANDETTINI, TRAV. VI - N° 100 - 55100 LUCCA Telf. e Fax. 0583-584931 Cell. 339 4358750
avvrotale.incerpi@lunet.it www.lunet.it/avvrotale_incerpi

Lucca, 22 luglio 2003

LETTERA APERTA DI UN AVVOCATO DELLA ROTA ROMANA
AL SANTO PADRE, IL PAPA GIOVANNI PAOLO II, SUO SUPERIORE IN ROTA

Santità,

desidero raccontarVi una storia: la mia. E Ve la scrivo "aperta" affinché a nessun altro, ignaro, avvenga quel che è stato fatto a me.
Un giorno di tanti anni fa fui inviato, a mie spese, da un Monsignore lucchese (Mario Fazzi) d'intesa con un Vostro Signor Cardinale fiorentino (Silvano Piovanelli) ad una delle Vostre Pontificie Università, in Roma, ed allo Studio Rotale del Vostro Tribunale della Rota Romana, il Vostro Ordinario Tribunale d'Appello, in Vaticano, dove solo uscendo da lì ci si può legittimamente fregiare del titolo di "Avvocato Rotale".
Quanto bene in quel tempo dissero e scrissero di me questo Monsignore e questo Cardinale, rispettivamente Vicario Giudiziale e Presidente di uno dei Vostri Tribunali Regionali, che in Nome Vostro amministrano la giustizia ai fedeli di Cristo, che passano guai matrimoniali!
Presso di Voi e le Vostre scuole imparai cose nuove, diverse da quelle che tale Monsignore m'andava del pari "nella pratica forense" insegnando e testimoniando.
Ancora, allora, ero ingenuo di quegli ambienti ecclesiastici toscani, e così, pensando di fare cosa buona e giusta, gli dissi che c'era il divieto di commerciare "in re matrimoniale" e di spillar quattrini in cambio di nullità matrimoniali. In risposta il Monsignore mi censurò.
"Volta pagina" mi fece dire poi un cotal Monsignore dai suoi più fidi collaboratori in Tribunale. Ma io quella pagina non la voltai e, rifiutatomi di fargli da "cassiere" e di condivider quello stile giuridico peregrino, d'intesa con i miei patrocinati rinunciai ai miei compensi di causa e li devolsi in beneficienza ad Enti di sostentamento del Clero e di Carità di Diocesi Toscane, che per questo m'elogiarono pure per iscritto.
Ed il Monsignore, venendolo a sapere, s'infuriò con me e mi sospese per due anni dall'Albo degli Avvocati del Vostro Tribunale Regionale, e si mosse verso la Rota e la Segnatura affinché io fossi espulso dal Vostro Studio Rotale e mi venisse così troncata la carriera degli studi ormai giunti pressochè al termine di divenir Vostro Avvocato Rotale. Era quello l'aprile del 1988, 10° anno del Vostro Pontificato, Santità.
Io scrissi a quegli stessi Vescovi Toscani ch'innanzi m'avevano elogiato, informadoLi per scritto di ciò e chiedendo Loro aiuto, non tanto per me quanto per i miei assistiti, in Nome Vostro Santità e del diritto della Chiesa da Voi promulgato. Tacquero.
Io scrissi anche al Vostro Signor Cardinale, Arcivescovo di Firenze, Presidente del Vostro Tribunale Regionale e chiesi d'esser da lui ricevuto affinché fosse ripristinata la giustizia così gravemente in Nome Vostro Santità violata. Il Cardinale mi ricevette ma si rifiutò d'ascoltarmi.
La Vostra Rota e la Vostra Segnatura ignorarono i tentativi messi in atto contro di me da questo Monsignore lucchese e da questo Cardinale fiorentino e Voi, Santità, mi nominaste Vostro Avvocato Rotale e mi ammetteste subito a poter patrocinare le cause dei fedeli di Cristo di tutto il mondo davanti a Voi in Rota ed in Segnatura.
Era quello il dicembre del 1988, il 10° del Vostro Pontificato, Santità,
L'ira di Firenze contro di me non ebbe più confini né limite alcuno. Salì alta la sete di vendetta di questo Monsignore lucchese, ch'aveva perso la faccia facendo perdere credibilità a quello stesso Vostro Cardinale, Presidente di quel Vostro Tribunale Regionale ed in quel tempo Presidente dei Vescovi Toscani e poi Vice Presidente dei Vescovi Italiani.
Compiuto il biennio di quella sospensione, il Cardinale ebbe ad infliggermi la Sua radiazione, ma questa volta a mia insaputa: era l'aprile del 1990, il 12° del Vostro Pontificato, Santità.
E per due anni essi fecero circolare, sempre a mia insaputa, copia di questa radiazione, dandone notizia per ogni dove sia pure, allora, solo davanti a tutti i Vescovi e Tribunali Ecclesiastici Regionali italiani, al solo scopo di dirVi, Santità, che Voi ed i Vostri Tribunali Apostolici v'eravate sbagliati nominando me quale Vostro Avvocato Rotale ed in più annoverandomi immediatamente fra i Patrocinanti nella Vostra Rota.
E foste Voi, Santità, attraverso Monsignor Decano della Vostra Romana Rota ad informarmi di così tanta e vasta diffamazione per così tanti mesi avvenuta, a mia insaputa, della mia persona e mi invitaste a difendere insieme al mio onore quello della Rota, nel cui Albo proprio ero iscritto, come lo sono tutt'ora, che Vi scrivo.
A più riprese intervenne in mio favore e contro Firenze il Vostro Supremo Tribunale della Segnatura; ma questo Monsignore e questo Vostro Cardinale per vario tempo osarono rifiutarsi a Voi, Santità, ed agli ordini decretali del Vostro Supremo Tribunale e tirarono dritto per la loro strada d'iniquità e di menzogne, ritardando ancora ulteriormente di dare rispetto al diritto della Chiesa, da Voi promulgato, e di notificarmi quindi quel nullo ed illecito e diffamatorio atto radiativo.
Poi però dovettero sottomettersi, anche se tardivamente, a Voi ed io allora potetti dire e documentare a Voi nella Vostra Segnatura l'iniquità di cui un cotal Monsignore insieme al Vostro Cardinale avevano riempito quel Vostro Tribunale Regionale, da Voi Loro affidato per il bene pubblico della Chiesa e la compromissione grave dei diritti dei fedeli di Cristo, che ad Esso Vostro Tribunale Regionale di Firenze s'erano rivolti, da me patrocinati.
E la Vostra Segnatura non solo mi ascoltò ma in più si dolse nei confronti di quel Vostro Cardinale per quel decreto radiativo che m'aveva iniquamente inflitto al solo scopo di vendetta, dopo aver smentito in un proprio decreto quel Monsignore, Direttore del precitato Vostro Tribunale Regionale.
Io a quel punto mi rimisi a Voi nel Vostro Supremo Tribunale per non concorrere da parte mia a sollevar scandalo in Italia contro la Chiesa cattolica e per confermare la mia più assoluta sottomissione obbediente disciplinare d'Avvocato Rotale a Voi, Santità, ed alle Vostre decisioni. Voi, Santità, l'avevate creato Cardinale quel Vostro Arcivescovo Presidente di quel Vostro Tribunale Regionale. Voi m'avevate voluto Vostro Avvocato in Rota ed io ne avevo accettato tutte le deontologiche implicazioni.
Così tacqui, chiedendoVi di respingere il mio ricorso a quel punto che l'effetto di chiarezza era avvenuto e che Voi nel Vostro Supremo Tribunale della Segnatura Vi eravate compiaciuto d'ascoltare da me quel che quel Vostro Cardinale s'era rifiutato d'ascoltare nel complice silenzio degli altri Vescovi Toscani. Tacqui ed ho sempre taciuto da allora ad oggi per proteggere quello stesso Vostro Cardinale, che ha concorso, senz'altro in buona fede ma tuttavia ha concorso alla mia lenta ma continuata e puntuale distruzione professionale e personale, come poi sono purtroppo venuto a conoscere, sia pure se recentissimamente col dicembre dello scorso anno 2002.
Allora, in quell'epoca, troncata la causa , il Vostro Supremo Tribunale della Segnatura, accolte le mie richieste di non voler più in alcun modo avere a che fare con quel Vostro Tribunale Regionale finché la giustizia ivi data nel Vostro Nome non fosse stata ristabilita, non mi inflisse alcuna sanzione disciplinare, e subito dopo il Vostro Tribunale di Rota Romana decretò integri tutti i miei diritti di Vostro Avvocato Rotale. Era il novembre del 1993, il 15° anno del Vostro Pontificato.
Fidando nella Vostra Autorità, Santità, che è Suprema ed immediata su tutta quanta la Chiesa cattolica universale e sui princìpi cardine, teologici morali e giuridici, della Chiesa cattolica di cui Voi siete il Capo Visibile quale legittimo Successore del Principe degli Apostoli e Vescovo di Roma, io voltai pagina, quella volta, e più non mi difesi dagli strali di vendetta della Chiesa cattolica fiorentina. Anzi pensai che tale Chiesa si fosse ricreduta ed avesse ripreso il Suo retto cammino; e continuai in silenzio nel mio lavoro d'Avvocato Rotale, sia pur se a quel punto con carriera professionale gravemente ed iniquamente compromessa.
Ed inoltre, di fronte a Voi che avevate perdonato al Vostro stesso feritore, qual poca cosa diventava l'ingiustizia da me subita. Così pensai, in cuor mio sperando che quel Monsignore e quel Vostro Cardinale, finalmente, desistessero e prestassero a Voi ascolto, Santità, ed a quanto da Voi su di me ulteriormente confermato di stima da parte del Vostro Tribunale della Romana Rota.
D'altronde, dopo essere stato anni addietro nominato proprio Avvocato dal Presidente della Vostra Fondazione e della venerabile Chiesa di San Stanislao dei Polacchi in Roma, posta sotto la Vostra diretta protezione, stavo in quel tempo già da due anni collaborando col Vostro Cardinale Presidente dello Stato, in cui Voi siete il Sovrano, ad alcune questioni di interesse economico, lì ben diverse e lecite e legittime rispetto a quelle illecite fiorentine, di cui V'avevo dovuto dare, purtroppo, Santità, debita contezza sia pur se dolorosa.
Ma segni forti, per chi li volesse vedere, stavano indicando la maturazione di quel tempo - come di lì a poco poi avvenne - di mietitura di molte teste, all'epoca belle, sia del mondo economico-finanziario che politico nel contesto internazionale, italiano ed europeo: Milano con la Sua Procura della Repubblica "docuit". Ed io, debitamente informato, mi ritrassi dagli affari economici e passai ad occuparmi d'altre cose, più utili al pubblico bene ecclesiale e civile e non connesse col danaro.
Era da poco uscita, Santità, la Vostra bella Lettera alle Famiglie, quella del febbraio 1994. Era l'Anno dedicato dall'O.N.U. alla Famiglia, il 16° del Vostro Pontificato.
Ed io qual Vostro Avvocato in Rota feci mio proprio quel Vostro augusto "invito", ivi in tale Vostra bella Lettera rivolto a tutte le famiglie ed a tutte le persone di buona volontà. Ed io ne trovai tante di persone e di personalità dei più vari ambienti anche specialistici, che mi dettero man forte nel propagare questo Vostro santo invito. Cositutì così, per mia iniziativa personale e professionale ed a mie spese pressoché integrali, quell'iniziativa che volli denominare pfc persona famiglia comunità, che tanti elogi e tante attestazioni scritte, Santità, ebbe a conquistarmi in quegli anni - dal 1994 al 1997 - sia da parte delle Autorità della Santa Sede che del Vaticano nonché da parte di quelle della Repubblica e dello Stato Italiano e di altri Paesi nel contesto europeo ed internazionale.
Quando poi di tale attività ne pubblicai in parte gli atti, di cui Vi feci omaggio e circa i quali Voi mi vorreste ringraziare e benedire, Santità, attraverso lettera della Vostra Segreteria di Stato, altre lettere di ringraziamento e di elogio mi fioccarono dalle più varie Autorità statali, civili e giudiziarie della Repubblica Italiana.
Nel 1995, il giorno di San Francesco, Patrono d'Italia, io, per rendere omaggio da una parte al Direttore dello Studio Rotale, all'epoca divenuto da qualche tempo Decano della Rota ed oggi Prefetto in Segnatura, e dall'altra alla Filosofia e Scuola Scolastica con San Domenico e Tommaso nella cui Pontificia Università di Roma pur m'ero formato, volli costituire, in questo caso per atto pubblico notarile registrato in Lucca, l'altro ente , da me quale suo presidente pro tempore parimenti diretto. Un ente che denominai Schola, che del pari mi conquistò elogi ed attestazioni scritte da parte di varie Autorità Governative della Repubblica Italiana e della stessa Vostra Santa Sede, incluso il Vostro Signor Cardinale Segretario di Stato ed il Vostro Monsignor Arcivescovo Presidente della Pontificica Commissione per i Beni Culturali della Santa Sede.
Pensi, Santità, solo da poco tempo ho scoperto - e grazie alla Presidenza del Tribunale Statale di Lucca e ad una Sua decisione: la n° 50/01 del 18 novembre 2002 - che quel Monsignore lucchese e quel Vostro Cardinale fiorentino hanno utilizzato proprio la Schola per diffamarmi, questa volta però davanti alle stesse Autorità di Polizia dello Stato Italiano, che a differenza delle Autorità della Chiesa, una tale diffamazione l'hanno fatto propria e recepita come credibile, data la fonte da cui essa promanvava!
Sol che, vergognandosi di dir la verità del "perché" m'avevan prima sospeso e poi radiato dal loro Tribunale Regionale, in realtà Vostro Tribunale, Santità, nel Vostro Nome han dato alla Polizia di Stato notizie false sul mio conto ed in più han violato i dettami Vostri in Segnatura ed in Rota, ribellandosi alla Vostra Autorità Suprema. E così operando, sempre nell'ombra e come evidentemente a loro si addice, quell' emerito Monsignore Vicario Giudiziale e quell' emerito Arcivescovo di Firenze, ancora Cardinale, hanno nel Nome Vostro, Santità, ingannato oltre alla Chiesa, di cui Voi siete il Supremo Pastore, anche quella Repubblica Italiana e quello Stato Italiano, con cui Voi avete accordi costituzionali e le cui Autorità, ciònonostante, ancora continuano ad onorarli contro di Voi e contro quella Vostra stessa Suprema Autorità costituita nei Vostri Tribunali di Curia Romana: Rota e Segnatura.
Tutto ora è pendente davanti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lucca, dal 10 marzo di quest'anno in corso 2003, come Voi, Santità, sapete per averVi debitamente da subito informato e tenuto aggiornato tramite i Vostri più stretti Collaboratori Dicasteriali, miei diretti Superiori in Rota ed in Segnatura, ed ivi, quale persona denunziante ed offesa dal reato, ho chiesto la giusta punizione dei colpevoli ed il risarcimento di tutti i danni morali e patrimoniali ingiustamente da me in tutti questi lunghi anni patiti.
Ora so "come" e "perché" ed a causa di "chi" mi è stata così, per altro verso, troncata irreparabilmente la mia stessa carriera professionale civile, venendo ad esser vanificati tutti i miei sforzi e tentativi d'emanciparmi da quella ecclesiastica forense rotale, da codesto Monsignore e da codesto Vostro Cardinale ormai seriamente compromessa.
Santità, giaceva da tempo negli archivi della Polizia di Stato italiana, ed a mia insaputa e credo anche Vostra e dei Vostri due Dicasteri di Giustizia - Rota e Segnatura - un'informativa proveniente dal Vostro Tribunale Regionale toscano, che fa vergogna alla verità stessa delle cose, a Voi ed alla Vostra Suprema Autorità e Bontà, ai Dicasteri della Rota e della Segnatura, a tanti tanti bravi e buoni Sacerdoti, ottime Suore, e Santi Arcivescovi e Vescovi e Signori Cardinali, che in tutti questi anni, per avermi conosciuto nel cuore e nel mio intelletto, si sono compiaciuti con Lei, Santità, di darmi la loro stima ed il loro affetto, così confermando spontaneamente quella stima, che Voi Vi compiaceste di darmi sin dal lontano 1984 e d'avermi confermato anche quest'anno in corso, 2003, almeno sino ad oggi data lettera, attraverso i Vostri diretti Collaboratori, miei diretti Superiori nei Vostri Tribunali Apostolici della Rota Romana e della Segnatura.
Santità, il mio cuore per ora ha retto a questa vile e meschina quanto iniqua persecuzione che dura ormai da ben 16 anni e che ebbe il suo culmine, proprio allorquando, d'intesa con il Vostro Signor Cardinale Segretario di Stato, per servir Voi, Santità e le Vostre Istituzioni, e compiere così come sempre il mio dovere deontologico d'Avvocato Rotale, corsi in soccorso ad un Vostro innocente Signor Cardinale, ingiustamente accusato dalla Procura della Repubblica di Lagonegro.
Era l'agosto del 1998, il 20° anno del Vostro Pontificato, Santità.
Fu quell'anno in cui Voi, conoscendo la mia primigenia passione per il diritto del lavoro e previdenziale ed il contenuto della mia prima laurea datami presso l'Università degli Studi di Pisa, con prot. n° 9800358 dell'8 giugno 1998 Vi compiaceste d'iscrivere il mio nome nell'Albo degli Avvocati presso il Collegio di Conciliazione ed Arbitrato del Vostro Ufficio del Lavoro (= U.L.S.A.).
Ricordo bene che di lì a poco dal conferiemento del pubblico incarico di del Signor Cardinale Arcivescovo di Napoli quel certo Monsignore lucchese fu allontanato dal Vostro Tribunale Regionale di Firenze, ch'egli dirigeva ed aveva continuato a dirigere, nonostante tutto, imperturbato all'ombra di quel Vostro Cardinale fiorentino, Presidente dei Vescovi Toscani e Vice Presidente dei Vescovi Italiani.
Non detti molto peso lì per lì a questa notizia, che quasi per caso mi giunse all'orecchio, poiché pressato dall'adempimento dei doveri del mio incarico pubblico ecclesiastico ed occupato a svolgere, fra una spola in Lagonegro ed un'altra in Salerno ed un'altra ancora in Segreteria di Stato e poi alla C.E.I. e viceversa per piombare in quel di Napoli, il mio dovere di in quei frangenti non certo lievi né per la Chiesa cattolica di Napoli e Campana, né per quella Italiana, né per quella della Santa Sede né per le Istituzioni della Repubblica Italiana.
Anche lì, in quel caso, ricevetti attestazioni di stima da parte delle Autorità inquirenti italiane; un po’ meno, ad onor del vero, da alcuni Vescovi italiani della C.E.I., il cui atteggiamento freddo mi venne poi più chiaro man mano che il Cardinale di Napoli - che sempre aveva fatto il Suo dovere e stava continuando sia pur fra mille e mille difficoltà e sofferenze a farlo - stava uscendo dal cul di sacco in cui intrighi di palazzo l'avevano gettato, utilizzando allo scopo competenti quanto ignare Autorità dello Stato Italiano.
Io - ingenuamente - pensai che finalmente il Cardinale ed i Vescovi Toscani, sia pure se tardivamente, si fossero ricreduti ed avessero pertanto allontanato quel Loro lucchese Monsignore dalla Direzione del Vostro Tribunale Regionale Etrusco di Firenze.
No. Mi sbagliavo ancora un'altra volta! Questa decisione non fu adottata per motivi di giustizia ma solo per paura delle conseguenze del fallimento di tali ingrighi di palazzo, che a me, Santità, non sono mai interessati e non interessano.
Tale Cardinale ed i Vescovi Toscani, prima d'espellere codesto loro Monsignore, gli lasciarono lanciare uno strale finale di vendetta contro di me. Partirono infatti per ogni dove in Italia e altrove copie di quell'infame decreto di radiazione a sputtanare me, in quel momento ch'io difendevo Voi, Santità, e le Vostre Istituzioni nella persona del Cardinale Arcivescovo di Napoli e nelle intese con il Vostro Signor Cardinale Segretario di Stato.
Non fu chiaro se con tale gesto si volle colpire me, direttamente, ed indirettamente qualcun altro. Ma il copo fu parimenti dato e poi, come d'abitudine, la mano fu ritratta, anche se quella volta costò la testa di qualcuno: appunto quel Monsignore lucchese, che però anche in questo deve aver fatto il suo dovere, poiché ancora oggi gode indisturbato di protezione da parte delle competenti Autorità della Chiesa Toscana e lucchese.
Santità, ma io che c'entro con tutta questa roba, che non m'appartiene? Ho fatto solo il mio dovere, come sempre, come lo feci allora, allorquando mi rifiutai di fare da biscassiere ad un siffatto Monsignore ed al Suo degno Capo Vostro Cardinale!
Ed ora, per tutto ciò e per averVi io servito fedelmente e per aver servito con Voi le Vostre Sante Istituzioni, ho perso tutto persino anche l'onore davanti a quello Stato di cui pur sono cittadino.
Grazie!
Purtroppo le belle parole anche di consolazione e di buona comprensione, che pur ora mi si rivolgono anche da Autorità ecclesiastiche italiane, non rimediano ai danni così gravemente infertimi da questa incredibile iniqua pluriannuale persecuzione diffamatoria del mio buon nome e della mia stessa posizione professionale ecclesiastica e civile.
Santità che devo fare?
Io Vi ringrazio, Santità, d'avermi anche per quest'anno fatto l'onore di confermarmi nell'Albo degli Avvocati Rotali e Procuratori Rotali del Vostro Tribunale di Rota Romana.
Che cosa posso domandare a Voi, Santità, che perdonaste al Vostro stesso feritore; e di che cosa posso dolermi di fronte a Voi, che di così infinità bontà ammantate tutta quanta la Chiesa, di cui siete il Nostro amabilissimo Supremo Pastore?
Vorrei tanto ancora continuare a servirVi nelle Vostre stesse Istituzioni, ma come posso se non ho più neanche un soldo né per mangiare né per vestire né altro per andare avanti ed accudire alla mia famiglia?
Santità, non so se Voi sapete che noi Vostri Avvocati in Rota non abbiamo stipendio né pensione. Quel Monsignore, a cui mai è stato tolto lo stipendio, oggi continua a godersi parimenti il suo stipendio come Parroco nell'Arcidiocesi da cui Vi scrivo. Ed il Cardinale, quel Cardinale Suo degno protettore, oggi, non più Arcivescovo di Firenze ma pur sempre Cardinale e comparte del Vostro Sacro Collegio, si gode la pensione. "Sono sereno", mi risponde al telefono: "Sono sereno".
Complimenti! Davvero complimenti! Eppure nel diritto della Chiesa è sancito a proposito dei , designati in modo permanente o temporaneo ad un particolare servizio della Chiesa, il diritto ad un'onesta retribuzione adeguata alla loro condizione, per poter provvedere decorosamente, anche nel rispetto delle disposizioni del diritto civile, alle proprie necessità e a quelle della famiglia, avendo inoltre diritto alla previdenza sociale, alle assicurazioni sociali, all'assistenza sanitaria (can. 231, C.J.C. 1983).
Se io resto, Santità, non posso più né intraprendere né portare a termine i miei doveri d'Avvocato nel Vostro Tribunale Apostolico. Se io me ne vado, non so a quale altra vendetta presterò il fianco. Santità, che cosa mi consigliate di fare?
Nell'attesa Vi saluto e Vi ossequio, salutando ed ossequiando in Voi e con Voi anche i miei Diretti Superiori nella Vostra Rota e nella Vostra Segnatura, confermandomi
Vostro devotissimo figlio
Maurizio Incerpi

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

PRIMA LETTERA IN PUBBLICO AL CARDINALE RATZINGER

Post n°11 pubblicato il 28 Marzo 2005 da STUDIOMAURINC

MAURIZIO INCERPI
AVVOCATO ROTALE
n° 69 dell'Albo 2003 degli Avvocati Rotali e Procuratori Rotali
del Tribunale della Rota Romana, Dicastero della Sede Apostolica, Città' del Vaticano
LUCCA 55100 VIA T. BANDETTINI, TRAV. VI - N° 100 - Telf. e Fax. 0583-584931 Cell. 339 4358750
SAVONA 17100 VIA E. DE AMICIS N° 3/12 - Telf. e Fax. 019-801210 Cell. 339 4358750
avvrotale.incerpi@lunet.it www.lunet.it/avvrotale_incerpi
Lucca (Italia), 5 agoso 2003


A Sua Eminenza
Il Signor Cardinale Joseph Ratzinger
Prefetto della Congregazione della Santa Sede per la dottrina della Fede
Santa Sede - Città del Vaticano
Al fax 06 - 6988 45 32


Ogggetto: Lettera aperta di un Avvocato del Tribunale Apostolico della Rota Romana al Signor Cardinale Joseph Ratzinger sul documento CITTA' DEL VATICANO, 31 LUG. 2003 (VIS). Oggi è stato reso pubblico il Documento intitolato: "Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali", pubblicato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.

Eminenza,

1. Lei a nome del Santo Padre e nella Sua funzione di Capo del Dicastero per la dottrina della Fede, ha ritenuto di intervenire pubblicamente sull'argomento in oggetto.
Se, in linea di principio, trovo del tutto condivisibile la prospettazione, che Ella fa circa il matrimonio cattolico, non posso assolutamente trovarmi d'accordo nell'intervento, che Ella a nome del Santo Padre ritiene di fare nei confronti delle legislazioni degli Stati.
Anzi trovo questa Suo richiamo al diritto , che ogni Stato ha di disciplinare come più e meglio crede i rapporti civili, inclusi quelli matrimoniali, un'indebita intromissione del diritto e dell'ordinamento della Santa Sede e di tutta quanta la Chiesa cattolica universale nei confronti del diritto e dell'ordinamento giuridico non solo dello Stato Italiano ma di ogni e qualunque Stato nel contesto internazionale.
E' senz'altro diritto della Santa Sede rivolgersi al popolo dei Cristofedeli; ma che diritto ha di rivolgersi ed in siffatto modo, includendo nel proprio giudizio, fra l'altro, negativo anche tutte quelle persone, cittadini dei diversi Stati nel mondo, che o, appartengono ad altre Chiese cristiane oppure ad altre Confessione Religiose oppure al , non necessariamente religioso nel senso di ?
Lei fa dire al Santo Padre quanto segue: Mettendo l'unione omosessuale su un piano giuridico analogo a quello del matrimonio o della famiglia, lo Stato agisce arbitrariamente ed entra in contraddizione con i propri doveri". "
Come si permette la Santa Sede di dare indicazioni morali allo in genere e cioè ad ogni Stato od ordinamento statuale nel mondo?
Prima di far rivolgere il Suo messaggio a nome del Santo Padre a tutto il mondo, non pensa che avrebbe potuto essere più opportuno limitare tale documento ai memebri della sola Chiesa cattolica, in primo luogo ? E, frose, con tutto il rispetto, Eminenza, prima di tutto non sarebbe stato meglio guardare al proprio interno ordinamento giuridico ecclesiastico e verificare se nel proprio interno non ci siano illecite unioni omosessuali, sia fra i che i e le e fra i e le fedeli di Cristo nella Chiesa cattolica apostolica romana ?
Perché prendere ad oggetto solo l'Istituzione in relazione all'omosessualità: maschile o femminile?
Come mai la Congregazione della Santa Sede, di cui Ella il Capo, non si occupa dell' in relazione all'ordine sacerdotale, alla consacrazione vescovile, alla promessa solenne dei della "castità", dell' "obbedienza", della "povertà" ?
Perché, prima di tuonare e su argomenti così fatti, la Congregazione, di cui Ella è il Signor Cardinale Prefetto, non si rivolge ai propri ed ai propri e non prende provvedimento nel caso della in genere ma soprattutto nel caso della di molti chierici ?

2.. Altra considerazione Eminenza. Lei fa dire al Santo Padre che: "Il matrimonio è santo, mentre le relazioni omosessuali contrastano con la legge morale naturale. Gli atti omosessuali, infatti, 'precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun modo possono essere approvati'". "Secondo l'insegnamento della Chiesa, nondimeno, gli uomini e le donne con tendenze omosessuali 'devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione'. Tali persone inoltre sono chiamate come gli altri cristiani a vivere la castità. Ma l'inclinazione omosessuale è 'oggettivamente disordinata' e le pratiche omosessuali 'sono peccati gravemente contrari alla castità'". Ma, Eminenza, si rende conto che così, facendo dire al Santo Padre, Lei ha fatto discriminare gli uomini e le donne omosessuali "in fatto" ? Che dire, allora, delle tendenze omosessuali, che si riscontrono fra gli stessi , siano questi diocesani oppure (cioè gli appartenenti ad Istituti di Vita Consacrata ed alle Società di Vita Apostolica, maschili), e le (cioè le appartenenti ad Istituti di Vita Consacrata ed a Società di Vita Apostolica, femminili) ? Questi e queste sono secondo Lei in condizione debita di dare la giusta educazione ai fanciulli, e ciè ai bambini ed alle bambine ed ai giovani ed alle giovani sino all'età dei 18 anni, secondo la Convezione sui diritti del fanciullo da Lei citata ?

3. Altra considerazione, Eminenza. Lei, tramite la Congregazione di cui è il Cardinale Prefetto fa dire al Santo Padre quanto segue: "Come dimostra l'esperienza, l'assenza della bipolarità sessuale crea ostacoli allo sviluppo normale dei bambini eventualmente inseriti all'interno di queste unioni. Ad essi manca l'esperienza della maternità o della paternità. Inserire dei bambini nelle unioni omosessuali per mezzo dell'adozione significa di fatto fare violenza a questi bambini nel senso che ci si approfitta del loro stato di debolezza per introdurli in ambienti che non favoriscono il loro pieno sviluppo umano. Certamente una tale pratica sarebbe gravemente immorale e si porrebbe in aperta contraddizione con il principio, riconosciuto anche dalla Convenzione internazionale dell'O.N.U. sui diritti dei bambini, secondo il quale l'interesse superiore da tutelare in ogni caso è quello del bambino, la parte più debole e indifesa". "Di ordine sociale. La società deve la sua sopravvivenza alla famiglia fondata sul matrimonio. La conseguenza inevitabile del riconoscimento legale delle unioni omosessuali è la ridefinizione del matrimonio, che diventa un'istituzione la quale, nella sua essenza legalmente riconosciuta, perde l'essenziale riferimento ai fattori collegati alla eterosessualità, come ad esempio il compito procreativo ed educativo. (.)
Ma, Eminenza, si rende conto che così viene messa in dubbio la stessa capacità all'educazione di tutti i , siano o meno "consacrati a Dio", di tutte le Suore , di tutti quei e di tutte quelle , che, siano o meno non possono avere lecita posibilità di .
Non sto parlando di o "con tendenza omosessuale", ma di quei e di quelle , che non hanno affatto alcuna tendenza "omosessuale".
Secondo Lei questi sono incapaci di educare i fanciulli, perché non sono sposati? Oppure questi sono incapaci di educare i fanciulli , perché non hanno esperienza di complementarietà eterosessuale ?
Che dire poi di quei e di quelle , che invece abbiano tendenza omosessuale?


* * *

Eminenza, con tutto il rispetto per il diritto divino naturale e quindi per il diritto naturale del : quand'è che si terminerà di propagare parole di ipocrisia neganti, fra l'altro, quella stessa , maschio o femmina che tale uomo sia oppure e maschio e femmina, che invece si vorrebbe (quanto ad affermazioni apodittiche) difendere ?.
Eminenza ma veramente Dio - Dio Padre, Cristo Suo figlio, e lo Spirito Santo - non ama l'umanità propria di ogni né la dignità propria di ogni ?

Maurizio Incerpi











 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Lettre ouverte d’un Avocat du Tribunal Apostolique de la Rote Romaine au Cardinal Joseph Ratzinger

Post n°12 pubblicato il 28 Marzo 2005 da STUDIOMAURINC


MAURIZIO INCERPI
AVVOCATO ROTALE
n° 69 dell'Albo 2003 degli Avvocati Rotali e Procuratori Rotali
del Tribunale della Rota Romana, Dicastero della Sede Apostolica, Città' del Vaticano
LUCCA 55100 VIA T. BANDETTINI, TRAV. VI - N° 100 - Telf. e Fax. 0583-584931 Cell. 339 4358750
SAVONA 17100 VIA E. DE AMICIS Nà 3712 - Telf. e Fax. 019-801210 Cell. 339 4358750
avvrotale.incerpi@lunet.it www.lunet.it/avvrotale_incerpi
Lucca (Italia), 5 agoso 2003

Objet : Lettre ouverte d’un Avocat du Tribunal Apostolique de la Rote Romaine au Cardinal Joseph Ratzinger à propos du document CITTA’ DEL VATICANO, 31 juillet 2003 (VIS). Aujourd’hui il a été rendu public le document intitulé : « Considérations autour de la reconnaissance légale de l’union entre personnes homosexuelles », publié par la Congrégation pour la Doctrine de la Foi.

Eminence,

1. Au nom du Saint Père et en votre fonction de Chef du Département pour la Doctrine de la Foi, vous avez retenu d’intervenir publiquement sur l’argument cité en objet.
Si, dans la ligne du principe, je partage l’exposé que vous avez fait sur le mariage catholique, je ne peux absolument pas adhérer à votre intervention au nom du Saint Père sur les législations étatiques.
Au contraire, je trouve votre rappel au droit que chaque Etat possède de discipliner au mieux les rapports civils, celui du mariage inclus, une injuste intromission du droit et du système du Saint Siège et de toute l’Eglise catholique universelle à l’égard du droit et du système juridique non seulement à l’Etat Italien mais aussi à chaque Etat dans le contexte international.
Il est sans aucun doute du droit du Saint Siège de s’adresser à son peuple des fidèles du Christ ; mais de quel droit s’adresserait-il et de telle manière, incluant dans son propre jugement les citoyens des divers Etats du monde qui appartiennent à d’autres Confessions Religieuses ou bien à la « libre pensée », non nécessairement religieuse dans le sens de ?
Vous faites tenir au Saint Père les propos suivants : « En mettant l’union homosexuelle sur un plan juridique analogue à celui du mariage et de la famille, l’Etat agit arbitrairement et entre en contradiction avec ses propres devoirs. »
De quel droit le Saint Siège se permet-il de donner des indications morales à dans sa fonction intrinsèque ?
Avant d’adresser au monde entier ce message au nom du Saint Père, ne pensez-vous pas qu’il aurait été plus opportun de limiter ce document aux seuls membres de l’Eglise catholique ? Et peut être, avec tout mon respect, Eminence, n’aurait-il pas été mieux de regarder l’organisation juridique ecclésiastique interne et de vérifier si en elle même n’existe pas des unions homosexuelles illicites , que ce soit entre les ou les ou entre les fidèles du Christ de l’Eglise catholique apostolique romaine ?
Pourquoi prendre pour objet seulement l’Institution en relation à l’homosexualité : masculine ou féminine ?
Pourquoi la Congrégation du Saint Siège, de laquelle vous êtes le Chef, ne s’occupe-t-elle pas de l’homosexualité en relation à l’ordre sacerdotal, à la promesse solennelle des de la chasteté, de , de la ?
Pourquoi avant de tonner sur ce thème, la Congrégation, dont vous êtes le Cardinal Préfet, ne s’adresse-t-elle pas à ses propres et à ses propres et ne prend-t-elle pas des dispositions dans le cas de en général mais aussi et surtout dans le cas de la de beaucoup de clercs ?

2. Une autre considération Eminence . Vous faites dire au Saint Père que : « Le mariage est sacré, tandis que les relations homosexuelles sont contraires à la loi morale naturelle. Les actes homosexuels , en fait, excluent de l’acte sexuel le don de la vie. Ils ne sont pas le fruit d’une réelle complémentarité affective et sexuelle. Ils ne peuvent être approuvés. Selon l’enseignement de l’Eglise, néanmoins, les hommes et les femmes ayant ces tendances doivent être approchés avec respect, compassion et délicatesse. Il faut éviter de leur porter les marques d’une injuste discrimination. Ces personnes en outre, sont appelées comme les autres chrétiens à vivre la chasteté. Mais l’inclination homosexuelle est objectivement désordonnée et les pratiques homosexuelles sont des péchés gravement contraires à la chasteté. »
Mais, Eminence, vous rendez-vous compte qu’ayant fait parler ainsi le Saint Père, vous l’avez fait discriminer « en fait » les hommes et les femmes homosexuels ? Que dire ,alors, des tendances homosexuelles qui se rencontrent chez les ou les ( qu’ils appartiennent aux Instituts de Vie Consacrée ou à la Société de Vie Apostolique, hommes ou femmes ) ? Ces et ces sont-ils selon vous en condition de donner une juste éducation aux enfants, filles et garçons, et aux adolescents, selon la Convention sur les droits des enfants ?

3. Autre considération, Eminence. En liaison à la Congrégation dont vous êtes le Cardinal Préfet, vous faites dire au Saint Père : « Comme le démontre l’expérience, l’absence de bipolarité sexuelle crée obstacle au développement normal des enfants éventuellement insérés dans ces unions. Il manque à ces parents l’expérience de la maternité ou de la paternité. Insérer des enfants dans ce cadre par voie d’adoption signifie leur faire violence et profiter de leur faiblesse en les introduisant dans une ambiance qui ne favorise pas leur plein développement humain. Certainement une telle pratique serait gravement immorale et se trouverait en contradiction évidente avec les principes, reconnus aussi par la Convention internationale de l’O.N.U. sur les droits de l’enfance. La conséquence inévitable de la reconnaissance légale des unions homosexuelles est la redéfinition du mariage. Cette institution, dans son essence légalement reconnue, perdrait son essentielle référence en germe dans l’hétérosexualité, à savoir la procréation et l’éducation. »
Mais, Eminence, vous rendez-vous compte qu’ainsi vous mettez en doute la propre capacité d’éducation de tous les , de toutes les , de tous les qui ne peuvent avoir une licite possibilité ?
Je ne parle pas des et des ayant des « tendances homosexuelles », mais de ceux qui n’ont en fait aucunes tendances homosexuelles.
Selon vous ceux-ci sont incapables d’éduquer les enfants, car ils ne sont pas mariés ? Ou bien ceux-ci sont incapables d’éduquer les enfants car ils n’ont pas l’expérience de la complémentarité hétérosexuelle ?
Que dire alors des et des qui ont des tendances homosexuelles ?

* * *
Eminence, avec tout le respect pour le droit divin naturel et ainsi pour le droit naturel du : quand finira-t-on de propager des paroles hypocrites sur cette même masculin ou féminin, qu’à l’inverse nous devrions défendre ?
Eminence mais Dieu – Dieu le Père, le Christ Son fils, et l’Esprit Sain – n’aime-t-il pas l’humanité propre à chaque ni la dignité propre à chaque ?

Maurizio Incerpi

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Open letter from a Lawyer at the Vatican Roman Rota Apostolic Tribunal addressed to Cardinal Joseph Ratzinger

Post n°13 pubblicato il 28 Marzo 2005 da STUDIOMAURINC

MAURIZIO INCERPI
AVVOCATO ROTALE
n° 69 dell'Albo 2003 degli Avvocati Rotali e Procuratori Rotali
del Tribunale della Rota Romana, Dicastero della Sede Apostolica, Città' del Vaticano
LUCCA 55100 VIA T. BANDETTINI, TRAV. VI - N° 100 - Telf. e Fax. 0583-584931 Cell. 339 4358750
SAVONA 17100 VIA E. DE AMICIS Nà 3712 - Telf. e Fax. 019-801210 Cell. 339 4358750
avvrotale.incerpi@lunet.it www.lunet.it/avvrotale_incerpi
Lucca (Italia), 5 agoso 2003

A Sua Eminenza
Il Signor Cardinale Joseph Ratzinger
Prefetto della Congregazione della Santa Sede per la dottrina della Fede
Santa Sede - Città del Vaticano
Al fax 06 - 6988 45 32

Subject: Open letter from a Lawyer at the Vatican Roman Rota Apostolic Tribunal addressed to Cardinal Joseph Ratzinger concerning the document CITTA’ DEL VATICANO, 31 July 2003 (VIS).
The document entitled: « Reflections on the legal recognition of the union between homosexual persons », published by the Congregation for the Doctrine of the Faith, was made public today.

Your Eminence,


1. In the name of His Holiness and in your function as Head of the Office for the Doctrine of the Faith, you decided to publicly take position on the above subject.
Whilst I share, in their broad lines, the views you expressed on Catholic marriage, I absolutely cannot support your intervention in the name of His Holiness on state legislation. To the contrary, I find your recall of the right of each State to control civil relationships, including marriage, an unjustifiable intrusion of the Vatican and the Catholic Church into the law and judicial system of both the Italian State and each State in the international context.
No doubt the Vatican has the right to address its “own” people, Christ’s followers, but by what right does it address , and in such a way, including in its judgement the citizens of States throughout the world who have other religions or who are “freethinkers” with no religion in the sense that they do not follow the dogmas of religious teachings?
You make His Holiness say: « By putting the homosexual union at the same level as marriage and family, the State is acting arbitrarily and in contradiction with its own obligations. »
By what right does the Vatican give moral advice to the State in its intrinsic function of State?
Before sending this message out to the whole world in the name of His Holiness, do you not think that it would have been more appropriate to limit its dissemination to the members of the Catholic church? And perhaps, with all due respect, Your Eminence, it would have better to look more closely at the internal ecclesiastic legal organisation and verify whether there are no “unlawful” homosexual unions there, whether among clerics, those “dedicated to God” or among the lay people faithful to the Christ of the Roman Apostolic Catholic Church.
Why target only the matrimonial institution in relation to masculine or feminine homosexuality?
Why doesn’t the Congregation of the Holy See, that you head, deal with homosexuality in the context of the sacerdotal order, the solemn vow of the evangelical counsels of chastity, obedience and poverty?
Why didn’t the Congregation of which you are the Cardinal Prefect, before shouting out the message , speak to its own clerics and lay people, and take action in relation to homosexuality in general and, above all, in relation to the non-chastity of many clerics.

2. Another reflection, Your Eminence. You make the Holy Father say that:
« Marriage is sacred, whilst homosexual relations are contrary to the natural moral law. Homosexual acts exclude from the sexual act the gift of life. They are not the fruit of true complementarity in affectivity and sexuality. They cannot be approved. According to the teachings of the Church, however, men and women with these tendencies must be approached with respect, compassion and sensitiveness. Every effort must be made to avoid any unjust discrimination. They are also called upon, like other Christians, to live chaste lives. But the homosexual inclination is objectively disorganised and homosexual practices are serious sins against chastity. »
But, Your Eminence, do you realise that by putting these words into the mouth of His Holiness you have made him discriminate against homosexual men and women? What can be said, then, about the homosexual tendencies among clerics or those “dedicated to God” (whether men or women belonging to Institutes of Consecrated Life or Societies of Apostolic Life) ? Are these “Clerics” and “Sisters”, in your opinion, in a position to give a suitable education to children, boys and girls, and teenagers, according to the Convention on Children’s Rights?

3. Another reflection, Your Eminence. In liaison with the Congregation of which you are the Cardinal Prefect, you make His Holiness say: « As experience has shown, the absence of sexual bi-polarity creates an obstacle to the normal development of children growing up within these unions. These parents lack the experience of maternity or paternity. Placing children in this context by adoption is nothing more than abusing them and taking advantage of their weakness by bringing them into contact with an atmosphere that does not encourage their full human development. Certainly such a practice would be seriously immoral and would be in clear contradiction with the principles also recognised by the UN International Convention on children’s rights. The inevitable consequence of the legal recognition of homosexual unions is the redefinition of marriage. This institution, in its legally recognised essence, would lose it essential reference, in embryo in heterosexuality, that is to say, procreation and education. »
But, Your Eminence, do you realise that in this way you call into question the ability to educate of all your clerics, “Sisters” and all the lay people who cannot have a lawful possibility of matrimonial union?
And here I am not referring to those with homosexual tendencies but to those who have no homosexual tendencies.
According to you, they are incapable of educating children, since they are not married? Or perhaps you mean they are incapable of educating children because they do not have the experience of heterosexual complementarity?
So what would you say about clerics and “Sisters” who have homosexual tendencies?

* * *

Your Eminence, with all due respect for the natural divine right and the natural right of “free choice”, when will you stop disseminating hypocritical words on masculine or feminine , when you should, to the contrary, be defending it?
Didn’t God – God, the Father, Christ His Son and the Holy Ghost – love the special humanity of each “human person” and the special dignity of each “human person”?


Maurizio Incerpi





 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Integrazioni alla lettera aperta del 5 agosto 2003 al Cardinale Joseph Ratzinger (Prima Parte)

Post n°14 pubblicato il 28 Marzo 2005 da STUDIOMAURINC

MAURIZIO INCERPI
AVVOCATO ROTALE
n° 69 dell'Albo 2003 degli Avvocati Rotali e Procuratori Rotali
del Tribunale della Rota Romana, Dicastero della Sede Apostolica, Città' del Vaticano
LUCCA 55100 VIA T. BANDETTINI, TRAV. VI - N° 100 - Telf. e Fax. 0583-584931 Cell. 339 4358750
SAVONA 17100 VIA E. DE AMICIS Nà 3712 - Telf. e Fax. 019-801210 Cell. 339 4358750
avvrotale.incerpi@lunet.it www.lunet.it/avvrotale_incerpi
Lucca (Italia), 12 agosto 2003

Ogggetto: Integrazioni alla lettera aperta del 5 agosto 2003 di un Avvocato del Tribunale Apostolico della Rota Romana al Signor Cardinale Joseph Ratzinger - Signor Cardinale Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede - sul documento CITTA' DEL VATICANO, 31 LUG. 2003 (VIS).

ANCORA SULL'OMOSESSUALITA'

Quella trattata dal Signor Cardinal Ratzinger, personalità di grande fama non solo nell'orbe cattolico, è senz'altro materia da specialisti del sistema ecclesiastico, in particolar modo da specialisti della teologia cattolica e dagli storici della Chiesa cattolica.
Ma poiché il diritto della Chiesa si radica nella stessa teologia, nella stessa morale, nella stessa filosofia cattolica della Chiesa, e poiché il Signor Cardinale Ratzinger nel documento in oggetto si rapporta al diritto ed all'ordinamento giuridico degli Stati, nel senso della Loro legislazione, appare non inopportuno al sottoscritto dare ulteriori precisazioni di come, almeno per il sottoscritto, sia criticabile in negativo il documento in oggetto: e ciò per varie ragioni di ordine tutte interne al sistema ecclesiastico e delle quali qui di seguito.
La presente mia comunicazione, se di interesse, viene trasmessa ai giornalisti specialisti di articoli informativi sulla materia predetta, affinché, se lo desiderino, ne possano tener conto.
La stessa mia comunicazione viene altresì data, oltre che al Signor Cardinale Ratzinger ed agli organi informativi della Santa Sede (L'Osservatore Romano) e della Chiesa cattolica italiana (Avvenire) anche ad altre Chiese cattoliche nel mondo e ad altri organi informativi sia giornalistici che associativi.


1. L' può essere maschile (= gay) e/o femminile (= lesbismo), essa cioè può riguardare sia una donna nei confronti di una donna che un uomo nei confronti di un altro uomo. E non va al certo confusa con la , anche se non è affatto esclusa che una siffatta situazione, cioè quella della "pedofilia", si manifesti in persone omosessuali o con tendenza omosessuale come altresì in persone non omosessuali e con tendenza non omosessuale ma eterosessuale. Certo è per davvero singolare che talora - ma solo per motivi di ignoranza - si introduca invece il concetto di o , allorquando si parli di . Per un esempio non certo edificante nella cultura italiana, vedasi il Vol. 9 dell'Enciclopedia De Agostini E 12 , Novara 1980, p. 146, dove viene scritto come segue: "A volte l'o. è associata alla tendeza a cercare rapporti sessuali con persone impuberi o appena puberi dello stesso sesso…". Ma non diversamente avveniva anche in alcune edizioni di altro tempo, sempre per quanto concerne la cultura scolastica italiana, come ad esempio può riscontrarsi nel Vocabolario della Lingua Italiana, compilato da Nicola Zingarelli, Novissima Edizione (VIII), aggiornata ed annotata a cura del Prof. Giovanni Balducci, Bologna 1960, dove in corrispondenza della voce omosessualità si riporta direttamente questa spiegazione: "omosessualità: f. Sodomia, ecc."!
2. In secondo luogo - e per quanto concerne l' - si può e pertanto si deve distinguere fra e (= e cioè ad avere o desiderare d'avere rapporti con lo stesso sesso). Ciò che il documento in oggetto invece non distingue, in contrasto non solo con la realtà della situazione dal medesimo documento configurata per le legislazioni statali ma altresì in contrasto con la dottrina e la giurisprduenza stessa del Dicastero giudiziario della Santa Sede, denominato Tribunale della Rota Romana, e con la dottrina pressoché generale canonistica e con la prassi giudiziaria, pressoché generale ed anch'essa consolidata, delle sentenze di tutti i Tribunali ecclesiastici esistenti nel mondo a livello del sistema giudiziario della Chiesa cattolica universale.
3. Per quanto concerne, infatti, il diritto matrimoniale canonico, in cui il matrimonio si configura come quel patto, con cui un uomo ed una donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita etc… (can. 1095, C.J.C. 1983 per la Chiesa cattolica latina; can. 776, C.C.E.O 1990 per le Chiese cattoliche orientali), l'omosessualità, sia essa maschile o femminile, a differenza di quanto sostiene il Signor Cardinale Ratzinger nel suo documento in oggetto, non è considerata un impedimento al matrimonio, né proibente né dirimente, tant'è che si hanno casi di processi matrimoniali con varie sentenze in materia, tanto del Tribunale della Rota Romana quanto degli innumerevoli Tribunali Ecclesiastici matrimoniali, presenti in tutto il mondo.
a. Ciò significa che si possono sposare, come nei fatti si sposano regolarmente in Chiesa, persone omosessuali (o di omosessualità maschile e/o di omosessualità femminile), sia pure se apparentemente non tali o comunque di diverso sesso ma con un orientamento sessuale non necessariamente escludente l'omosessualità di una e/o di entrambe le parti: si manifesti poi questa omosessualità o nell'uomo o nella donna. Non risulta al sottoscritto, invece, che ci siano sentenza dichiarative della nullità matrimoniale per la tendenza all'omosessualità tanto nell'uomo quanto nella donna, coniugi. D'altronde se la prova, nel processo matrimoniale canonico di nullità, ai fini del conseguimento di una sentenza dichiarativa della nullità del vincolo coniugale, non è del tutto agevole, a meno che non si tratti di manifesta omosessualità antecedente alla stessa avvenuta celebrazione del matrimonio religioso ed inoltre grave e perpetua, dell'asserita omosessualità, c'è seriamente da dubitare che possa essere più agevole la prova della tendenza all'omosessualità , che agli stessi fini processuali non può non essere anch'essa dimostrata come antecedente grave e perpetua (cioè non curabile):
b. L'accertamento dell'esistenza dell'omosessualità - che deve avere tutti e tre i più volte ricordati requisiti (appunto si sottolinea: antecedente alla celebrazione stessa del matrimonio, ed inoltre perpetua ed inoltre ancora grave), non essendo sufficiente la prova di uno o di due soltanto dei tre requisiti probatori processualmente richiesti - è senz'altro canonicamente un posterius e non certo un prius alla celebrazione stessa del matrimonio religioso cattolico.
c. Ciò significa, pertanto, in primo luogo che non è sufficiente un'omosessualità maschile o femminile, in sé e per sé, ed a maggior ragione una tendenza all'omosessualità tanto maschile quanto femminile a rendere nullo il matrimonio, ma che tale omosessualità per poter portare ad un giudizio di nullità matrimoniale deve avere quelle caratteristiche anzidette. Tale nullità viene dichiarata dunque per sentenza giudiziale.
d. Ma se questo è vero, ciò vuol dire che è necessario instaurare uno specifico processo matrimoniale e che tale processo si concluda con sentenze conformi - e cioè affermanti l'esistenza di questa omosessualità in una parte o nell'altra od in entrambe.
e. E, se è necessario instaurare un processo matrimoniale, ciò vuol dire che prima di tutto questo matrimonio ci debba pur essere stato, e cioè debba pur esserre stato celebrato.
f. Ma se ciò è vero, ciò significa - come più correttamente deve sostenersi anche e proprio dal punto di vista canonico, sia giuridico che teologico che filosofico cattolico- che l'omosessualità non costituisce impedimento (né impediente né dirimente, secondo l'accezione canonica) al matrimonio cattolico ma semmai, e solo ove e qualora venga sottoposto a giudizio un tale vincolo, un'incapacità.
g. Deve ritenersi come innovativa ed in manifesto aperto contrasto con la teologia cattolica quanto invece affermato nel documento in oggetto, reso pubblico dal Signor Cardinale Ratzinger quale Prefetto della Congregazione (o Dicastero della Santa Sede) della Dottrina della Fede, ex Sant'Uffizio!
h. Rientra, infatti, nell'ordinarie esperienza che non tutti i vincoli matrimoniali vengano ad essere sottoposti a giudizio di validità, senza qui ora voler prendere in considerazione il processo di matrimonio rato e non consumato: un processo che non rientra nella formula processuale contenziosa bensì in quella amministrativa e che si riferisce - questo sì - ad un impedimento al matrimonio.
i. Pertanto - e con stretto riferimento al processo matrimoniale contensioso - non è escluso che molti dei matrimoni celebrati nella Chiesa cattolica e ritenuti secondo l'ordinamento giuridico canonico pienamente leciti e legittimi, e cioè validi, in realtà potrebbero anche non esserlo e proprio per questa ragione, se venissero ad essere sottoposti a giudizio canonico di nullità del vincolo matrimoniale (da una delle parti coniugate oppure da entrambe) e se il processo (attraverso le specifiche prove processuali, tutt'altro che agevoli ed ancora più complicate ove e qualora ci si rapporti ad una semplice tendenza) avesse poi esito positivo e cioè di riconoscimento della nullità, per questa ragione, del vincolo matrimoniale contratto.
4. In terzo luogo si deve guardare se l' omosessualità sia di ordine genetico oppure frutto di circostanze educative od ambientali o sociali e quindi meramente psichiche e nient'affatto di carattere genetico, oppure se essa sia il frutto possibile di traumi agli organi genitali (ad es.: per incidente o per altra causa ragione motivo, che non sia né meramente di ordine genetico né meramente di ordine psichico).
a. L'omosessualità può essere dunque anche di orgine genetica e sul punto mi piace ricordare quello, che Jan Klein , Naoyuki Takahata e Francisco J. Ayala scrivevano in un loro articolo (pubblicato su n° 36 del febbraio 1994 - al tempo di tale articolo, pubblicato in Italia su LE SCIENZE quaderni n° 89, a cura di Arturo Falacshi - già Direttore dell'Istituto di Genetica Biofisica ed Evoluzionisstica del CNR di Pavia e dal 1989 Direttore Generale dell'International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology (ICGEB) di Trieste -, Milano, aprile 1996, pp. 75 e ss.): "…La specie umana, si è originata da un ristretto gruppo di individui, forse da un'unica donna, oppure ha avuto origine da un ampio gruppo composto anche da 10 000 individui? … Nel 1987 Rebecca L. Cann, che allora lavorava all'Università della California a Berkeley, e collaboratori riferirono risultati ottenuti analizzando il DNA mitocondriale di parecchie popolazioni umane. Quest'analisi non la prima e non sarà l'ultima del genere, ma ebbe una vasta risonanza principalmente a causa dell'espressione usata dagli autori (), ampiamente intesa, soprattutto da parte della stampa popolare, nel senso che gli esseri umani moderni abbiano avuto origine da un singolo individuo. In realtà lo studio della Cann e collaboratori non dimostrava questo. Ciò che gli autori sostenevano di essere riusciti a stabilire (benché anche questo sia contestato da parecchi ricercatori) è che tutte le varianti di DNA mitocondriale oggi presenti nella popolazione umana sono derivate da una femmina vissuta all'incirca 200 000 anni fa. Una simile conclusione, anche se vera, non significherebbe affatto che l'albero genealogico della specie umana ebbe inizio 200 000 anni fa con una singola madre: vorrebbe soltanto dire che gli ancora esistenti del DNA mitocondriale si sono fusi in un'unica molecale ancestrale presente a quell'epoca. Ma poiché il DNA mitocondriale viene ereditato come unità, lo si può considerare alla pari di tutti gli altri 40 000 geni umani, ciascuno dei quali può essere fatto risalire, teoricamente, a un proprio gene ancestrale. Questi geni esistettero in tempi diversi del passato; i geni per l'MHC, come abbia visto, possono derivare da antenati vissuti più di 65 milioni di anni fa. L'espressione ha indotto molti a pensare in termini di alberi genealogici degli individui, anziché di alberi genealogici dei geni. I dati della Cann e collaboratori non sono realmente in contraddizione con i dati relativi all'MHC né dimostrano una fase a collo di bottiglia nell'evoluzione della specie umana. I dati sull'MHC sottintendono che la primitiva linea di discendenza degli ominidi si sia scissa, a un certo punto, in almeno due popolazioni, una delle quali ha condotto all'attuale HOMO sapiens…"
b. L'articolo si riferisce al polimorfismo MHC ed all'origine dell'uomo e non tanto all'omosessualità genetica, ma l'ho voluto egualmente citare, perché per ricordare che tutto ciò che è naturalmente umano è snz'altro rispondente ad un ordine morale naturale o di diritto naturale e non necessariamente sottoponibile a giudizi di ordine morale, che neghino l'ordine morale naturale, ciò che evidentemente è invece surrettiziamente fatto dal documento del Signor Cardinale Ratzinger sul punto di omosessualità di ordine genetico, da Lui non presa affatto in considerazione.
5. Questa materia, come per altro verso la stessa materia teologica e del diritto della Chiesa cattolica, è da specialisti. Spero di averne però dato il cenno, per indicare come appaia ancora più assurda dal punto di vista strettamente giuridico la posizione, che il Signor Cardinale Ratzinger ha fatto assumere alla Santa Sede nel Dicastero della Dottrina della Fede, di cui Egli è il Signor Cardinale Prefetto, atteso come non sia sempre e del tutto agevole distinguere i caratteri distintivi fra l'uomo e la donna, nel senso più popolare e tradizionale del termine, etc… etc….. Anche la stessa Enciclopedia, precitata, nel passo citato, infatto, così continua: "… In alcuni omosessuali è possibile rilevare caratteristiche fisiologiche proprie dell'altro sesso, in particolare squilibri ormonali, che possono portare all'acquisizione di caratteristiche sessuali secondarie dell'altro sesso."
6. Ma ancora più gravi sono le affermazioni, contenute in tale documento, se ci si rapporti alla stessa teologia e filosofia o teosofia, che di sé permea non solo il diritto della Chiesa ma l'entità ed essenza stessa pneumatologica della Chiesa, allorquando, proprio tenendo conto della stessa realtà pneumatologica della persona umana oltreché della teologia e della filosofia ecclesiale cattolica, dottrina e giurisprudenza concordano nel ritenere l'omosessualità, intesa come causa di nullità di matrimonio, quale incapacità e non quale impedimento al matrimonio: come incapacità ad assumere gli obblighi essenziali del matrimonio (can. 1095 n° 3, C.J.C.1983), non come, e si sottolinea, come impedimento al matrimonio.
7. In questo senso - e cioè in relazione al matrimonio - alcuni Commentatori del diritto canonico - ad es. Luigi Chiappetta - pongono l'omosessualità fra le anomalie psichiche, definendola come "… anomalia sessuale, che ricerca il piacere erotico con persona del proprio sesso" e distinguendo fra omosessualità e lesbismo, poiché ritengono che "… L'omosessualità è propria dell'uomo; riferita alla donna, prende il nome di lesbismo.." ma distinguono fra omosessualità ed omosessualità - ciò che non fa il documento quivi criticato -, individuandone sostanzialmente due specie, definite da tale autore rispettivamente come:
a. sindrome omosessuale genuina e quella mista.
b. La prima sarebbe caratterizzata "… da una tenace ripulsione verso il sesso opposto:".
c. La seconda, sarebbe quella "… in cui i rapporti sessuali si hanno tanto con persone dello stesso sesso, quanto di sesso diverso. I soggetti di tali rapporti misti sono denominati "bisessuali" o "intersessuali.".
d. Cconcludendo poi - sempre tale autore canonista - col distinguere l'omosessualità in gradi e forme: "L'omosessualità ha vari gradi e forme: può essere, infatti, controllabile e incontrollabile, curabile e incurabile, occasionale e abituale, congenita e acquisita, attiva e passiva, ecc." (L. Chiappetta, Il Matrimonio nella nuova legislazione canonica e concordataria, Roma 1990, p. 209).
8. Le tematiche qui accennate si riferiscono a casistiche di nullità matrimoniale canonica pertinenti due persone, i coniugi, almeno apparentemente e , e che in realtà, celebrato il matrimonio ed anche a convivenza instaurata, entrino in crisi di rapporto e, od entrambe od una delle due, sottopongano nelle forme debite a giudizio dei Tribunali della Chiesa cattolica la validità od invalidità del loro vincolo matrimoniale per ragione dell'omosessualità dell'una o dell'altra parte o - e ciò non può affatto essere escluso! - , di entrambe.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Integrazioni alla lettera aperta del 5 agosto 2003 al Cardinale Joseph Ratzinger (Seconda Parte)

Post n°15 pubblicato il 28 Marzo 2005 da STUDIOMAURINC

9. SOTTO IL PROFILO DELL'EDUCAZIONE DEI FIGLI - cui fa cenno il documento del Signor Cardinale Ratzinger - non si pongono problemi educativi, allorquando tali figli, magari per lungo tempo e per molti anni prima che il caso venga ad essere sottoposto a giudizio della Chiesa, siano vissuti in un ambiente familiare, dove uno dei genitori (od il padre o la madre) era od a scoperto di essere omosessuale o con tendenze omosessuali? E, sempre parlando con riferimento all'educazione dei figli o dei giovani, cosa dovrebbe concludersi - a seguire le conclusioni che il Signor Cardinale fa nel Suo documento -:
a. che anche questi giovani hanno subìto o subiscono violenza?
b. Oppure che può ben essere che questi giovani, una volta divenuti adulti e magari volendosi sposare, debbano stare attenti di non mettere al mondo dei figli omosessuali, che ricontinuino il ciclo riproduttivo di altri figli omosessuali, secondo le specifiche leggi dell'ereditarietà genetica ed anche dei dati della personalità?
10. Ad avviso del sottoscritto il Signor Cardinale Ratzinger, come Prefetto del Dicastero della Santa Sede denominato Dottrina della Fede od ex Sant'Uffizio, avrebbe fatto meglio non solo a non rendere pubblico tale documento ma a non partorirlo nemmeno, obliterando, fra l'altro, che cosituzionalmente parlando (intendo riferirmi alla legge costituzionale PASTOR BONUS de Romana Curia, che disciplina i rapporti fra gli stessi Dicasteri della Santa Sede),
a. l'unico Dicastero della Santa Sede, che è competente ad interloquire con gli Stati - e quindi anche con le loro legislazioni - è il Dicastero della Segreteria di Stato, che ha una Sezione Specifica, appunto la II Sezione, Diretta dal francese Arcivescovo JEAN-LOUIS TAURAN in una al Signor Cardinale Segretario di Stato ANELO SODANO, dedicata ai rapporti con gli Stati.
b. Atteso pertanto che tutti i Dicasteri della Santa Sede SONO FRA LORO GIURIDICAMENTE (così recita l'art. 2, § 2 della Costituzione Apostolica PASTOR BONUS DE ROMANA CURIA, entrata in vigore a disciplinare le competenze ed i rapporti fra i Dicasteri e tutti gli altri Enti ed Organismi della Santa Sede contemplati all'art. 1 di tale legge costituzionale della Curia Romana o Curia del Vescovo di Roma, e cioè del Papa) e che il Signor Cardinale Ratzinger - personalità di grandissima esperienza ed intelligenza delle cose della Santa Sede - non possa definirsi ignorante di queste norme costituzionali, sorge spontanea una serie di domande, quelle che seguono:
i. Perché il Signor Cardinale Ratzinger ha inteso invadere, quale Cardinale Prefetto del Dicastero della Dottrina della Fede, le competenze proprie e specifiche del Dicastero Segreteria di Stato, soprattutto con riferimento alla Sezione Seconda, quella appunto competente ai rapporti con gli Stati, nel dare addirittura indicazini allo e cioè agli Stati in genere dell'orbe terrarum, non necessariamente cattolico?
ii. Perché il Signor Cardinale Ratazinger ha inteso innovare i precedenti dicasteriali, dati in argomento nei secoli da parte della Santa Sede a proposito della omosessualità, da parte dell'ex Sant'Uffizio, qualificando come impedimento matrimoniale ciò che invece ha sempre costituito non un impedimento al matrimonio bensì un'incapacità al matrimonio?
iii. E perché il Signor Cardinale Ratzinger, riferendosi ad argomenti relativi ai , sia cattolici che non cattolici, ha invaso tutt'insieme le prerogative di competenza rispettivamente: del Pontificio Consiglio per i Laici, del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, del Pontificio Consiglio , del Pontificio Consiglio per la Promozio dell'Unità dei Cristinai, del Pontificio Consiglio per la Famiglia, del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, del Pontificio Consiglio per l'Interpretazione dei Testi Legislativi, del Pontificio Consiglio per il Dialogo Inte-religioso, del Pontificio Consiglio della Cultura, del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali?
iv. Pur considerando che il Signor Cardinale Joseph Ratzinger è Prefetto dell'ex Sant'Uffizio o Congregazione della Dottrina della Fede, presiede inoltre la Commissione Teologica Internazionale olre ad essere variamente presente in molti dei precitati Pontifici Consigli, è sufficinete questa Sua posizione preminente all'interno di vari Organismi Dicasteriali della Santa Sede a giustificare la Sua presa di posizione nell'argomento in oggetto, con il documento pubblico indicato in oggetto, oppure può e pertanto deve definirsi, a stretto rigore giuridico costituzionale ecclesiastico della Santa Sede, questa presa di posizione Sua e che nel contempo ha fatto prendere anche al Dicastero di cui Egli è il Prefetto, come un'imposizione od un colpo di mano di carattere costituzionale in Santa Sede?
v. Etc…
11. Ma veniamo ancora ad un altro aspetto e cioè al rapporto fra omosessualità e tendenza all'omosessualità e , atteso e considerato che gli nella Chiesa (can. 1009, C.J.C. 1983) sono quelli rispettivamente:
a. dell'Episcopato,
b. del Presbiterato,
c. del Diaconato,
d. e che per diritto ecclesiale cattolico possono ricevere validamente la sacra ordinazione esclusivamente coloro che sono battezzati e di sesso maschile (can. 1024), sia che tali ordinandi appartengano come aluni di un Seminario Diocesano oppure di un Seminario di un Istituto di Vita Consacrata o di una Società di Vita Apostolia o dell'Opus Dei, ovvero, nel caso trattisi di ordinazione episcopale, siano chierici ovverosia preti, appartenenti tanto al clero diocesano secolare quanto al clero religioso (= chierici frati).
12. Ora per diritto della Chiesa possono essere promossi a tali ordini - soltanto quelle persone di sesso maschile "… che per prudente giudizio del Vescovo proprio o del Superiore maggiore competente, tenuto conto di tutte le circostanze, hanno fede integra, sono mossi da retta intenzione, posseggono la scienza debita, godono buona stima, sono di integri costumi e di provate virtù e sono dotati di tutte quelle altre qualità fisiche e psichiche congruenti con l'ordine che deve essere ricevuto." (can. 1029, C.J.C. 1983).
13. E' pur vero che - con riferimento al secondo dei tre ordini stabiliti dal diritto della Chiesa, e cioè con riferimento all'ordine del presbiterato - viene altresì stabilito che "… per una causa canonica, anche occulta, il Vescovo proprio o il Superiore maggiore competente possono interdire l'accesso al presbiterato ai diaconi loro sudditi ad esso destinati, salvo il ricorso a norma del diritto." (can. 1030),
a. ma, a parte l'inciso del canone, è cioè il "Soltanto per una causa canonica , anche occulta…." - sin troppo generico e che da solo fa prova di una codificazione fatta ad uso e consumo di quella parte del popolo di Dio che appartiene al clero e cioè di una codificazione sì ecclesiale ma eminentemente clericale, mentre la stragrande maggioranza del popolo di Dio è costituita da laici (cfr. canoni 204 e 207, C.J.C.) -,
b. una serie di domande:
i. ma se la causa è occulta come può qualcun altro venirne a conoscenza se non lo stesso interessato che ne è portatore di tale causa?
ii. Se il Vescovo o il Superiore vengono a conoscenza (come?: perché Loro la riferisce il candidato? Perché a Loro gliela riferisce qualcun altro, che ha relazione con il candidato?) questa causa al certo non è più occulta! E quindi: quale è il senso logico e giuridico di questa norma?
iii. Fra le cause occulte ben potrebbe esserci proprio quella dell'omosessualità od anche quella della tendenza all'omosessualità? Può seriamente escludersi, dato che è occulta e quindi celata e cioà nascosta, che questa tale non sia più una volta che non solo l'ordine sia stato da poco conferito ma che anzi sia stato conferito da vari anni ?
iv. E nel caso che una persona, che abbia ricevuto uno degli ordini ecclesiastici contemplati dalla precitata norma canonica, sia anche preposto ad una comunità di giovani (ad es. una scuola, un befrotrofio, una cattedra di insegnamento qualunque ordine e grado), questi giovani hanno subito o subiscono violenza e può invocarsi anche in questo caso la Convenzione di New York sui diritti del fanciullo, invocata dal Signor Cardinale Ratzinger nel documento pubblico, indicato in oggetto alla presente mia lettera?
v. Ci sono mai stati od esistono ancora e tutt'ora, nel vasto orbe terrarum ecclesiastico cattolico, casi di omosessualità femminile nei Conventi di Suore, ad esempio di Clausura, o di omosessualità maschile nei Seminari, sia prima che dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II?
vi. E soprattutto ci sono casi di omosessualità fra i presbiteri e cioè i sacerdoti o preti, sia sposati che non sposati, appartenenti alle Chiese cattoliche orientali?
vii. Come si porranno di qui in avanti i rapporti fra il Dicastero della Dottrina della Fede e le tematiche portate avanti, nella stessa materia dell'omosessualità, dalla Chiesa cattolica francese, da quella degli U.S.A., etc…?
viii. Come si porranno di qui in avanti i rapporti fra la Chiesa di Roma e la Chiesa Anglicana, dopo la recentissima elezione a Vescovo di un omosessuale (Gay Rev. Gene Robinson)?
ix. Ci sono mai stati o ci sono nella Chiesa cattolica universale Presbiteri, Vescovi, Cardinali omosessuali o con tendenze omosessuali?
x. Ma soprattutto: è questo il modo in cui un Capo Dicastero e di un Dicasstero così importante quale è quello della Dottrina della Fede, da Lei Presieduto, tratta siffatta materia ed in un documento pubblico?
xi. Ha mia preso posizione il Dicastero della Dottrina della Fede o la Commissione Teologica Internazionale sull'omosessualità e sulla stessa tendenza all'omosessualità tanto di Preti quanti di Suore quanto di Laici e Laiche, non Preti e non Suore, ma tuttavia appartenenti ad Istituti di Vita Consacrata ed a Società di Vita Apostolica, machili e/o femminili? Ed in tal caso tale Dicastero e tale Commissione Teologica Internazionale si sono rivolti agli Stati affinché provvedessero convenientemente a disciplinare e sanzionare, anche penalmente, nel Loro e nel Loro territorio di giurisdizione situazioni clericali o suorali come quelle or ora indicate?
xii. Ha mai preso posizione il Dicastero della Dottrina della Fede o la Commissione Teologica Internazionale, presieduto dal Signor Cardinale Prefetto Joseph Ratzinger contro la palese violazione di specifiche e precise norme teologiche e filosofiche e giuridiche cattoliche, relative all'obbligo della non venalità clericale soprattutto per i preti secolari e diocesani, e cioè non appartenenti ad Istituti di Vita Consacrata od a Società di Vita Apostolica ed alla stessa Prelatura Personale dell'Opus Dei, che è sul punto un vero esempio per tutti della serietà e dell'integrità morale di quello che deve essere nella Chiesa cattolica l'esempio di vita di un Chierico? Ed in tal caso tale Dicastero e tale Commissione Teologica Internazionale si sono rivolti agli Stati affinché provvedessero convenientemente a disciplinare e sanzionare, anche penalmente, nel Loro e nel Loro territorio di giurisdizione situazioni clericali quelle or ora indicate?
xiii. Etc…
* * *
Restando a disposizione, si porgono distinti saluti.

Maurizio Incerpi

PER CONOSCENZA:
- A Sua Eminenza
Il Signor Cardinale Joseph Ratzinger
Prefetto della Congregazione della Santa Sede per la dottrina della Fede
Santa Sede - Città del Vaticano fax 06 69884532

- Alla Sala Stampa della Santa Sede 06 69885178
- A 06 69883675
- Al quotidiano della C.E.I.: 02 6780509
- Al quotidiano: Il Sole 24 ore 02 30222486
- Corriere della Sera 02 29009705
- Gazzetta del Mezzogiorno 080 5470488
- Il Secolo IXI 010 5388426
- Repubblica 06 49822923
- Il Mattino di Napoli 081 2451546
- La Nazione 055 2342646
- Il Tirreno 0586 220713
- La Stampa di Torino 011 6568924
- Libero 02 28184273

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

ENCORE A PROPOS DE L’HOMOSEXUALITE (I Partie)

Post n°16 pubblicato il 28 Marzo 2005 da STUDIOMAURINC



MAURIZIO INCERPI
AVVOCATO ROTALE
n° 69 dell'Albo 2003 degli Avvocati Rotali e Procuratori Rotali
del Tribunale della Rota Romana, Dicastero della Sede Apostolica, Città' del Vaticano
LUCCA 55100 VIA T. BANDETTINI, TRAV. VI - N° 100 - Telf. e Fax. 0583-584931 Cell. 339 4358750
SAVONA 17100 VIA E. DE AMICIS Nà 3712 - Telf. e Fax. 019-801210 Cell. 339 4358750
avvrotale.incerpi@lunet.it www.lunet.it/avvrotale_incerpi
Lucca (Italia), 12 agosto 2003


Objet : Intégrations à la lettre ouverte du 5 août 2003 d’un Avocat du Tribunal Apostolique de la Rote Romaine au Cardinal Joseph Ratzinger – Cardinal Préfet de la Congrégation de la Doctrine de la Foi – à propos du document CITTA’ DEL VATICANO, 31 juillet 2003 (VIS).

ENCORE A PROPOS DE L’HOMOSEXUALITE

Ce dont a traité le Cardinal Ratzinger, personnalité de grande renommée non seulement dans le monde catholique, est sans doute matière de spécialistes du système ecclésiastique, en particulier des spécialistes de la théologie catholique.
Mais puisque le droit de l’Eglise s’enracine dans sa propre théologie, sa propre morale, sa propre philosophie catholique, et comme Monsieur le Cardinal Ratzinger dans son document en objet se rapporte au droit et au système juridique des Etats, de leurs législations, il m’apparaît opportun de préciser que le document en question est sévèrement critiquable : et cela pour plusieurs raisons d’ordre interne au système ecclésiastique.

Cette communication sera transmise aux journalistes spécialistes en la matière, afin que, si ils le désirent, ils puissent en tenir compte.
Cette même communication destinée à Monsieur le Cardinal Ratzinger, sera adressée aux organes informatifs du Saint Siège (L’Osservatore Romano) et de l’Eglise catholique italienne (Avvenire) ainsi qu’à d’autres Eglises catholiques dans le monde et à des organes informatifs journalistiques et associatifs.


1. L’ peut être masculine (= gay) e/o féminine (= lesbisme), qu’il s’agisse d’une femme à l’égard d’une femme ou d’un homme à l’égard d’un autre homme. Et ne doit pas se confondre avec la « pédophilie » même si il n’est pas exclu qu’une telle situation se manifeste chez les personnes homosexuelles ou ayant des tendances homosexuelles mais aussi chez les hétérosexuels. Il est vraiment singulier que parfois – mais seulement pour des motifs d’ignorance – le concept de ou de s’introduise lorsqu’on parle d’homosexualité. Nous en trouvons un exemple édifiant dans le Vol.9 de l’Encyclopédie De Agostini E 12, Novara 1980, p.146 : « A la fois l’homosexualité est associée à la tendance à chercher des rapports sexuels avec des personnes impubères ou à peine pubères, du même sexe… ». Mais nous pouvons aussi rencontrer des définitions comme par exemple celle donnée dans le Vocabulaire de la Langue Italienne, Nicola Zingarelli, Nvelle édition VIII annotée par le Professeur Giovanni Balducci, Bologne 1960, à savoir : « homosexualité : f. Sodomie, etc. » !
2. En second lieu – et en ce qui concerne l’homosexualité – on peut et doit distinguer et (= avoir ou désirer avoir des rapports avec le même sexe). Distinction dont le document en objet ne tient pas compte, en contradiction non seulement avec la réalité de la situation représentée par les législations nationales mais aussi en contradiction avec la doctrine et la jurisprudence du Département judiciaire du Saint Siège, dénommé Tribunal de la Rote Romaine, et avec la doctrine canonique et la praxis judiciaire, presque générales et aussi consolidées par les jugements de tous les Tribunaux ecclésiastiques existants dans le monde au niveau du système judiciaire de l’Eglise catholique universelle.
3. Pour ce qui concerne le droit matrimonial canonique, dans lequel le mariage se définit comme un engagement entre un homme et une femme établissant entre eux la communauté de toute la vie etc…(can.1095,C.J.C 1983 pour l’Eglise catholique latine ; can.776, C.C.E.O 1990 pour l’Eglise catholique orientale), l’homosexualité, qu’elle soit masculine ou féminine, à la différence de ce que soutient Monsieur le Cardinal Ratzinger dans son document en objet, n’est pas considérée comme un empêchement au mariage, ni défendant ni dirimant celui-ci, des jugements nombreux en la matière ayant été rendus que ce soit par le Tribunal de la Rote Romaine comme par les innombrables Tribunaux Ecclésiastiques matrimoniaux, présents dans le monde entier.
a- Cela signifie que peuvent s’épouser, comme dans les faits régulièrement, des personnes homosexuelles (qu’il s’agisse d’homosexualité masculine ou féminine), même si apparemment non telles ou du moins de sexes différents mais avec une orientation sexuelle n’excluant pas nécessairement l’homosexualité de l’une e/o de l’ensemble des parties : l’homosexualité de l’homme ou de la femme se manifestant après le mariage. A l’inverse, il n’en résulte pas moins qu’il n’existe pas de jugements déclaratifs de nullité matrimoniale en raison de tendances à l’homosexualité de l’un e/o de l’autre des époux. D’autre part si la preuve de l’affirmation homosexuelle, dans le procès canonique de nullité, afin d’obtenir une sentence déclarative de nullité du lien conjugal, n’est pas facile à faire, à moins qu’il existe une évidente homosexualité antécédente à la célébration du mariage religieux et en outre grave et perpétuelle, il est sérieusement douteux qu’il soit plus facile d’acquérir la preuve de la tendance à l’homosexualité , qui à des fins juridiques ne peut être démontrée comme antécédente, grave et perpétuelle ( donc incurable).
b- La constatation de l’existence de l’homosexualité – obligatoirement fondée sur les trois points précités (antécédente à la célébration du mariage, et de plus perpétuelle et de plus encore grave), un ou deux de ces points n’étant pas suffisants juridiquement – est sans doute canoniquement un posterius et non un prius à la célébration du mariage religieux catholique.
c- Cela signifie, par conséquent, que l’homosexualité masculine ou féminine n’est pas suffisante, en soi et pour soi, et à plus forte raison une tendance à l’homosexualité, pour rendre nul le mariage, mais que l’homosexualité pour pouvoir porter à un jugement de nullité matrimoniale doit avoir les caractéristiques susmentionnées . La nullité sera donc déclarée par jugement.
d- Mais si cela est vrai, cela veut dire qu’il est nécessaire d’instaurer un procès matrimonial spécifique et que ce procès se conclue par des sentences conformes – et donc ainsi affirmant l’existence de cette homosexualité d’une part ou de l’autre ou de l’ensemble des conjoints.
e- Et, si il est nécessaire d’instaurer un procès matrimonial, cela veut dire qu’avant tout ce mariage a été célébré.
f- Mais si cela est vrai, cela signifie – d’un point de vue canonique, tant juridique que théologique que philosophico-catholique - que l’homosexualité ne constitue pas un empêchement ( ni défendant ni dirimant, selon l’acception canonique ) au mariage catholique mais, et seulement alors que ce lien aura été soumis à un jugement, une incapacité.
g- Nous devons retenir comme innovateur et en manifeste contraste avec la théologie catholique ce qui est affirmé dans le document en objet, rendu public par Monsieur le Cardinal Ratzinger, Préfet de la Congrégation ( ou Ministère du Saint Siège ) de la Doctrine de la Foi !
h- En fait, dans la réalité de l’expérience ordinaire, la plupart des liens matrimoniaux ne viennent pas à être soumis à un jugement de validité, sans vouloir prendre ici en considération le procès de mariage célébré mais non consommé : un procès qui ne rentre pas dans la juridiction contentieuse mais dans une juridiction administrative et qui se réfère à un empêchement au mariage.
i- Par conséquent – et avec une stricte référence aux procès matrimoniaux contentieux – il n’est pas à exclure que nombre de mariages célébrés dans l’Eglise catholique et retenus selon le système juridique canonique pleinement licites et légitimes, et donc valides, en réalité pourraient ne pas l’être et justement pour cette raison, si ils venaient à être soumis à un jugement canonique de nullité du lien matrimonial et si le procès ( à travers les spécifiques preuves juridiques, toutes autres que faciles et encore plus compliquées lorsqu’elles se rapportent à une simple tendance ) avait par suite la reconnaissance de la nullité, pour cette raison, du lien matrimonial contracté.
4 – En troisième lieu, on doit examiner si l’homosexualité est d’ordre génétique ou le fruit de circonstances éducatives ou sociales, de l’ambiance et donc purement psychique et n’ayant rien à voir avec un caractère génétique, à moins qu’elle soit la conséquence d’un traumatisme des organes génitaux ( par ex : par accident ou un autre motif qui ne serait pas d’ordre génétique ou psychique).
a. L’homosexualité peut donc être aussi d’origine génétique et je voudrais rappeler ce qu’écrivaient Jan Klein , Naoyuki Takahata et Francisco J. Ayala dans un article publié sur n° 36 de février 1994 : « …l’espèce humaine, découle-t-elle d’un nombre restreint d’individus, peut être d’une seule femme, ou bien prend elle son origine dans un ample groupe composé de 10 000 individus ?… En 1987, Rebecca L. Cann, qui travaillait alors à l’Université de Berkeley en Californie, et ses collaborateurs rapportaient les résultats obtenus en analysant l’A.D.N mitochondrial de plusieurs populations humaines. Ces analyses ne sont ni les premières ni les dernières du genre, mais eurent une vaste résonance principalement à cause de l’expression () , surtout dans les journaux populaires, une explication qui donnerait l’origine de l’humanité moderne à un seul individu. En réalité le travail de Cann et de ses collaborateurs n’a pas démontré cela. Ce que ces chercheurs sont arrivés à démontrer (bien que cela soit aussi contesté) c’est que toutes les variantes d’A.D.N mitochondrial aujourd’hui présentes dans la population humaine sont dérivées d’une femme qui a vécu il y a environ 200 000 années. Une telle conclusion, si elle est juste, ne signifierait pas que l’arbre généalogique de l’espèce humaine ait eu un début il y a 200 000 années, provenant d’une seule mère : cela voudrait dire en fait que les encore existants dans l’A.D.N mitochondrial ont fusionné en une unique molécule ancestrale présente à cette époque. Mais puisque l’A.D.N mitochondrial est hérité comme unité, il peut être considéré à part égale de tous les autres 40 000 gènes humains, chacun desquels pouvant remonter, théoriquement, à un gène ancestral. Ces gènes existaient dans des temps diverses du passé ; les gènes pour l’MHC ,comme nous l’avons vu, peuvent dériver d’ancêtres ayant vécu il y a 65 millions d’années. L’expression > a induit beaucoup de réflexions sur l’arbre généalogique des individus, ainsi que sur l’arbre généalogique des gènes. Les propos de Cann et de ses collaborateurs ne sont pas réellement en contradiction avec les propos relatifs à l’MHC ni ne démontrent une phase ‘ en col de bouteille’ dans l’évolution de l’espèce humaine. Les propos sur l’MHC sous-entendent que la ligne primitive de la descendance des hominidés s’est scindée, à un certain point, au moins en deux groupes de populations, un desquels ayant conduit à l’actuel HOMO sapiens… »
b. L’article se réfère au polymorphisme MHC et à l’origine de l’homme et non à l’homosexualité génétique, j’ai voulu également le citer, pour rappeler que tout ce qui est naturellement humain correspond à un ordre moral naturel ou de droit naturel et n’est pas nécessairement soumis à des jugements d’ordres moraux, qui nient l’ordre moral naturel, ce qui évidemment est subrepticement l’inverse de l’exposé fait dans le document de Monsieur le Cardinal Ratzinger à propos de l’homosexualité d’ordre génétique qu’il ne prend aucunement en considération.
5 - Cette matière, comme la matière théologique du droit de l’Eglise catholique, appartient à des spécialistes. Ainsi apparaît encore plus absurde, d’un point de vue strictement juridique, la position que Monsieur le Cardinal Ratzinger a fait assumer au Saint Siège dans le Département de la Doctrine de la Foi, dont il est le Cardinal Préfet, attendu qu’il n’est pas toujours facile de percevoir des caractères distinctifs entre l’homme et la femme, dans le sens populaire et traditionnel des termes, etc…etc… Ainsi la même Encyclopédie, précitée, dans le passage évoqué, continue : ‘…il est impossible de relever dans l’homosexualité des caractéristiques physiologiques propres à l’autre sexe, en particulier des déséquilibres hormonaux, qui peuvent porter à l’acquisition des caractéristiques sexuelles de l’autre sexe.’
6 - Mais encore plus graves sont les affirmations contenues dans ce document, qui se rapportent à la théologie et philosophie ou théosophie, qui imprègnent non seulement le droit de l’Eglise mais l’entité et l’essence pneumatologique de l’Eglise, alors que, tenant compte justement de la réalité pneumatologique de la personne humaine au-delà de la théologie et de la philosophie ecclésiastique catholique, doctrine et jurisprudence s’accordent à retenir l’homosexualité, entendu comme cause de nullité matrimoniale, comme une incapacité et non comme un empêchement au mariage : comme une incapacité à assumer les obligations essentielles du mariage (can. 1095 n°3 , C.J.C. 1983), non comme, soulignons le, un empêchement au mariage.
7 - Dans ce sens – et cela en relation au mariage – les Commentateurs du droit canonique – par ex. Luigi Chiappetta – s’accordent pour ranger l’homosexualité parmi les anomalies psychiques , la définissant comme ‘…anomalie sexuelle, qui recherche le plaisir érotique avec des personnes du même sexe’ en faisant une distinction entre l’homosexualité et le lesbisme, retenant que ‘…l’homosexualité est le terme propre à l’homme ; se référant à la femme, elle prend le nom de lesbisme…’ mais ils distinguent entre homosexualité et homosexualité – ce que ne fait pas le document critiqué – en déterminant substantiellement deux espèces, définies par cet auteur comme :
a. Syndrome homosexuel naturel et syndrome homosexuel mixte.
b. Le premier serait caractérisé ‘… par une tenace répulsion envers le sexe opposé.’
c. Le second serait celui ‘…dans lequel les rapports sexuels sont consommés avec tantôt des personnes du même sexe, tantôt des personnes du sexe opposé. Les sujets ayant de tels rapports mixtes sont dénommés « bisexuels » .’
d. Pour conclure , cet auteur fait une distinction sur le grade et la forme de l’homosexualité : ‘L’homosexualité a plusieurs grades et formes : elle peut être , en fait, contrôlable ou incontrôlable, guérissable ou incurable, occasionnelle ou habituelle, congénitale ou acquise, active ou passive ...etc.’ (L. Chiappetta, Il Matrimonio nella nuova legislazione canonica e concordataria, Roma 1990, p.209 ).
8 – Les thèmes ici abordés se réfèrent à la casuistique de nullité matrimoniale canonique propre à deux personnes, les conjoints, apparemment et , et qui en réalité, ayant célébré le mariage et instauré une vie en commun, entrent en crise de rapports et, ensemble ou séparément, soumettent au jugement des Tribunaux de l’Eglise catholique la validité ou l’invalidité de leur lien matrimonial pour raison d’homosexualité de l’une ou de l’autre des parties o/e – cela n’est pas exclu ! – des deux ensemble.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

ENCORE A PROPOS DE L’HOMOSEXUALITE (II Partie)

Post n°17 pubblicato il 28 Marzo 2005 da STUDIOMAURINC

9 – A PROPOS DE L’EDUCATION DES ENFANTS - abordée dans le document de Monsieur le Cardinal Ratzinger – Ne se pose-t-il pas des problèmes éducatifs, alors que des enfants, depuis longtemps et bien avant que le cas vienne à être examiné par la justice de l’Eglise, sont confrontés à une ambiance familiale où l’un des deux géniteurs (le père ou la mère) était ou a découvert être homosexuel ou avec des tendances homosexuelles ? Et, toujours évoquant l’éducation des enfants ou des adolescents, nous devrions en conclure –selon le document de Monsieur le Cardinal :
a – Qu’ainsi ces jeunes ont subi ou subissent la violence ?
b – Ou que ces jeunes, une fois devenus adultes et dans une dynamique de mariage, devraient rester attentifs à ne pas mettre au monde des enfants homosexuels, qui reproduiraient eux mêmes encore le cycle de l’homosexualité, selon les lois spécifiques de l’hérédité génétique ?
10 - A mon avis, Monsieur le Cardinal Ratzinger, en tant que Préfet du Département du Saint Siège dénommé Doctrine de la Foi, aurait mieux fait de ne pas rendre public ce document, oblitérant, entre autre, que constitutionnellement parlant (en référence à la loi constitutionnelle PASTOR BONUS de Romana Curia, qui discipline les rapports entre les différents Ministères du Saint Siège),
a – L’unique Ministère du Saint Siège compétent pour dialoguer avec les Etats – et donc aussi avec leurs législations – est le Ministère du Secrétariat d’Etat, qui a une Section Spécifique, la Section II, Dirigée par l’Archevêque français JEAN-LOUIS TAURAN et une autre dédiée aux rapports avec les Etats dirigée par Monsieur le Cardinal Secrétaire d’Etat ANELO SODANO.
b – Attendu que tous les Départements du Saint Siège SONT ENTRE EUX JURIDIQUEMENT ( art. 2, § 2 de la Constitution Apostolique PASTOR BONUS DE ROMANA CURIA ) et que Monsieur le Cardinal Ratzinger – dont la personnalité est dotée d’une grande expérience et de l’intelligence des choses du Saint Siège – ne peut se définir comme ignorant ces normes constitutionnelles, surgissent spontanément une série de demandes :
I – Pourquoi Monsieur le Cardinal Ratzinger a-t-il voulu envahir , en tant que Cardinal Préfet du Ministère de la Doctrine de la Foi , les compétences propres et spécifiques du Ministère du Secrétariat d’Etat, Section II, qui est la section compétente en ce qui concerne les rapports avec les Etats ?
II – Pourquoi Monsieur le Cardinal Ratzinger a-t-il voulu innover à propos de l’homosexualité, qualifiant celle-ci d’un empêchement au mariage alors qu’inversement elle a toujours constitué non un empêchement mais plutôt une incapacité au mariage ?
III – Et pourquoi Monsieur le Cardinal Ratzinger, se référant à des arguments relatifs aux , catholiques ou non catholiques, a-t-il envahi les prérogatives de compétence respectivement : du Conseil Pontifical pour la laïcité, du Conseil Pontifical de la Justice et de la Paix, du Conseil Pontifical , du Conseil Pontifical pour la Promotion de l’Unité des Chrétiens, du Conseil Pontifical pour la Famille, du Conseil Pontifical pour les Opérations Sanitaires, du Conseil Pontifical pour l’Interprétation des Textes Législatifs, du Conseil Pontifical pour le Dialogue Inter-Religieux, du Conseil Pontifical de la Culture, du Conseil Pontifical des Communications Sociales ?
IV – Bien que considérant que Monsieur le Cardinal Joseph Ratzinger est le Préfet de l’ex. Saint Office ou Congrégation de la Doctrine de la Foi, et qu’il préside d’autre part la Commission Théologique Internationale en outre présente dans de nombreux Conseils Pontificaux cités , cette position interne est-elle suffisante pour justifier sa prise de position dans l’argument en objet, ou bien peut-on et doit-on la définir, dans la stricte rigueur juridique constitutionnelle ecclésiastique du Saint Siège, cette prise de position qui est la sienne et qu’il a fait endosser aussi au Ministère dont il est le Préfet, comme une imposition ou un coup de main de caractère constitutionnel ?
V – Etc…
11 – Mais venons en à un autre aspect et ce aux rapports entre homosexualité et tendances à l’homosexualité et , attendu et considérant que les dans l’Eglise (can. 1009, C.J.C. 1983 ) sont respectivement :
a. de l’Episcopat,
b. du Presbytérat,
c. du Diaconat,
d. Et que pour le droit ecclésiastique catholique, seules les personnes baptisées et de sexe masculin (can.1024) peuvent recevoir validement l’ordination sacrée, soit que les ordinands appartiennent comme élèves à un Séminaire Diocésain ou à un Séminaire d’un Institut de Vie Consacrée ou encore à une Société de Vie Apostolique ou à l’Opus Dei, soit dans le cas de l’ordination épiscopale, clercs ou prêtres, appartenants tantôt au clergé diocésain séculier tantôt au clergé religieux.
12 – Aujourd’hui seules les personnes de sexe masculin , peuvent recevoir ces ordres ‘… qui par un jugement prudent de la part de l’Evêque ou d’un Supérieur compétent tenant compte de toutes les circonstances, présentent une foi intègre, sont mûes d’intentions droites, possèdent la science voulue, jouissent d’une bonne estime et sont dotées de toutes les qualités physiques et psychiques conformes avec l’ordre qu’elles doivent recevoir.’ (can. 1029, C.J.C. 1983 ).
13 – Et il est vrai que – se référant au second des trois ordres établis dans le droit de l’Eglise, celui du presbytérat – il est aussi mentionné que ‘… pour une cause canonique, ainsi qu’occulte, l’Evêque ou le Supérieur compétent peuvent interdire l’accès au presbytérat à des diacres destinés à être leurs sujets, sauf recours à règle du droit.’ (can.1030),
a. mais, à part l’incise du canon, ‘Seulement pour une cause canonique, ainsi qu’occulte…’ – trop générale et qui fait preuve d’une codification destinée à l’usage d’une partie du peuple de Dieu qui appartient au clergé et en cela d’une codification bien qu’ecclésiastique mais aussi éminemment cléricale, alors que la grande majorité du peuple de Dieu est constituée de laïcs ( cfr.canoni 204 e 207, C.J.C.) -,
b. une série de demandes :
i. Mais si la cause est occulte, comment peut-elle venir à la connaissance de qui que ce soit, à part de l’intéressé même, porteur d’une telle cause ?
ii. Si l’Evêque ou le Supérieur viennent à prendre connaissance ( comment ? : parce que le candidat la leur confie ? Parce que quelqu’un d’autre la leur confie, qui serait en relation avec le candidat ? ) de cette cause, elle n’est plus occulte ! Et donc : quel est le sens logique et juridique de cette norme ?
iii. L’homosexualité (ou les tendances à l’homosexualité) pourrait-elle faire partie de ces causes occultes ? Est-il à exclure sérieusement, puisque occulte et donc dissimulée et donc cachée , que cela ne soit plus ainsi une fois l’ordre reçu depuis peu mais encore et aussi conféré depuis plusieurs années ?
iv. Et dans le cas où une personne, qui aurait reçu un des ordres ecclésiastiques, soit aussi confrontée à une communauté de jeunes ( par ex. une école, une chaire d’enseignement…) , ces jeunes ont-ils subi ou subissent-ils la violence et peut-on invoquer aussi dans ce cas la Convention de New York sur le droit des enfants, invoquée par Monsieur le Cardinal Ratzinger dans le document public indiqué en objet à ma présente lettre ?
v. N’y a-t-il jamais eu et n’existe-t-il pas encore et maintenant, dans l’orbe terrestre ecclésiastique catholique, des cas d’homosexualité féminine dans les couvents de Sœurs, par exemple de Clausura, ou d’homosexualité masculine dans les Séminaires, que ce soit avant ou après le Concile Œcuménique Vatican II ?
vi. Et n’existe-t-il pas des cas d’homosexualité entre les prêtres, mariés ou non mariés, appartenants à l’Eglise catholique orientale ?
vii. Comment pouvons-nous envisager les rapports entre le Ministère de la Doctrine de la Foi , en tenant compte de la thématique soutenue en matière d’homosexualité , et l’Eglise catholique française, et celle des U.S.A., etc… ?
viii. Comment pouvons-nous envisager les rapports entre l’Eglise de Rome et l’Eglise Anglicane, après la récente élection d’un Evêque homosexuel (Gay Bishop Rev. Gene Robinson) ?
ix. N’y a-t-il jamais eu ou n’y a-t-il pas dans l’Eglise catholique universelle des Evêques ou des Cardinaux homosexuels ou ayant des tendances homosexuels ?
x. Mais surtout : Est-ce dans ce mode qu’un Ministre en charge d’un Ministère aussi important que celui de la Doctrine de la Foi, dont il est Président, se doit de traiter cette matière et dans un document public ?
xi. Le Ministère de la Doctrine de la Foi (ou la Commission Théologique Internationale) a-t-il jamais pris position sur la propre tendance à l’homosexualité chez les Prêtres et les Sœurs, les laïcs et les laïques non Prêtres et non Sœurs, mais tous appartenants à des Instituts de Vie Consacrée et à des Sociétés de Vie Apostolique, masculines e/o féminines ? Et dans ce cas tel Ministère et telle Commission Théologique Internationale se sont-ils retournés vers les Etats afin qu’ils essayent convenablement de discipliner et de sanctionner, même pénalement, dans leur et dans leur territoire de juridiction des situations cléricales comme celles ainsi indiquées ?
xii. Le Ministère de la Doctrine de la Foi (ou la Commission Théologique Internationale), présidé par Monsieur le Cardinal Préfet Joseph Ratzinger a-t-il jamais pris position contre l’évidente violation des spécifiques et précises normes théologiques , philosophiques et juridiques catholiques, relatives à l’obligation de non vénalité cléricale surtout pour les prêtres séculiers et les diocésains, et ceux n’appartenants pas à des Instituts de Vie Consacrée ou à des Sociétés de Vie Apostolique ou à la Prélature Personnelle de l’Opus Dei, qui est sur ce point un véritable exemple pour tous de sérieux et d’intégrité morale de ce que devrait être dans l’Eglise catholique l’exemple de vie d’un clerc ? Et dans ce cas tel Ministère ou telle Commission Théologique Internationale se sont-ils retournés vers les Etats afin qu’ils essayent convenablement de discipliner et de sanctionner, même pénalement, dans leur et dans leur territoire de juridiction des situations cléricales comme celles indiquées ?
xiii. Etc…

* * *

Restant à votre disposition, recevez mes salutations distinguées.


Maurizio Incerpi

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963