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Messaggi del 19/04/2015

Vorrei che la maestra sapesse

Post n°1782 pubblicato il 19 Aprile 2015 da melen.me
 

 

«...che non ho le matite per fare i compiti»

Kyle Schwartz insegna in una scuola elementare di Denver, USA, in un quartiere povero, dove il 90 percento dei suoi alunni appartengono alla minoranza ispanica e a famiglie svantaggiate, inserite in programmi di buoni-mensa e altre forme di sostegno. La sua idea è stata di chiedere ai bambini , di 7 oppure 8 anni, di scrivere lettere anonime dal titolo “Vorrei che la mia maestra sapesse…”. I risultati sono stati strappacuore: «Vorrei che la mia maestra sapesse che non ho matite a casa per fare i compiti»; «Vorrei che la mia maestra sapesse quanto mi manca mio papà da quando è stato deportato», ma anche «...che voglio andare all’università», o banalmente «...che ci dà troppi compiti». «Quanto gli studenti sentono che hanno voce, che sono ascoltati, sono davvero più aperti. E ci sono più possibilità che se la sentano di correre questo rischio a scuola» - ha spiegato Kyle - Io senz’altro ora capisco meglio chi sono, le sfide che affrontano. Avere quel semplice livello di empatia per i bambini... penso che la mia classe sia fiorita».
Uno degli scopi è proprio quello di dare una scrollata alla comunità, facendo toccare con mano le problematiche dei suoi figli. E permettere all’insegnante di aiutare le famiglie a indirizzarsi verso risorse che possono risultar loro utili.


Una lettera a se stessi dai banchi, 20 anni dopo

L’iniziativa di Kyle ha immediatamente ispirato altri insegnanti e operatori sociali.

Ovviamente è solo una tra le migliaia che magari rimangono nascoste tra le cattedre e i banchi del mondo, dopo aver cambiato magari anche solo un pochino la vita a chi vi sedeva sopra. A proposito di lettere, indimenticabile il progetto di Bruce Farrer, prof di superiore secondaria che ha chiesto ai suoi studenti di scrivere una lettera a se stessi, al loro futuro se stesso, assicurando che le avrebbe rispedite loro a 20 anni di distanza.

Farrer, adesso in pensione, ha modo e volontà di mantenere le sue promesse di allora:

rintraccia gli studenti uno ad uno, e fa pervenire loro la missiva.

E così, decine e decine di persone adulte, tra meraviglia, commozione, gioia piuttosto che imbarazzo, hanno ricevuto una lettera da se stessi adolescenti,che probabilmente avevano dimenticato di avere scritto, ma che di sicuro ora li farà riflettere.

Saranno diventati quello che speravano?

E noi cosa avremmo scritto in quella lettera?

BUONGIORNO.


 
 
 

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