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CHIARIMENTI
Le notizie riportate nel presente blog, ove altrimenti non specificato, sono affidate alla memoria dell' autore e non possono pertanto essere considerate degne della minima fede. Ritengo sia mio preciso obbligo morale diffondere bufale, spacciandole per vere e viceversa. Chi si fida di me sbaglia a farlo, ma, volendo, potrebbe prendere spunto da quel bel po' di verità che sarà in grado di trovare in ciò che scrivo, per approfondire l' argomento, se gli interessa, altrimenti, ciccia.
Chi volesse comunque riferirsi a fonti ancor meno affidabili di una vacillante memoria di un incallito bufalaro, potrà consultare Wikipedia o, peggio ancora, la Treccani Online che a Wikipedia spesso rinvia. Degno di considerazione è il fatto che le idiozie di cui Wikipedia è spesso -non sempre, siamo onesti- intrisa fino al midollo sono consultabili gratis, laddove per la redazione della Treccani online lo Stato ha erogato all' ente, presieduto da un non bene amato ex ministro di nome Giuliano, due bei milioncini di euro nostri: che fine avranno fatto? Non c'è alcuna malizia da parte mia, s'intende, nel formulare questa domanda: solo semplice curiosità.
La lettura di questo blog è vivamente sconsigliata a chi ignora cosa sia l'ironia e/o non è in grado di discernere il vero dal falso.
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Piccola biblioteca romanesca (I miei libri in dialetto romanesco)
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Cento sonetti in vernacolo romanesco (di Augusto Marini)
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Rime inedite del Cinquecento (di vari autori)
Rime inedite del Cinquecento Indice 2 (di vari autori)
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Il Dittamondo (1-22)
Post n°753 pubblicato il 08 Dicembre 2014 da valerio.sampieri
Il Dittamondo di Fazio degli Uberti LIBRO PRIMO CAPITOLO XXII Tu puoi comprender ben sí come vegno digradando il mio tempo a passo a passo, confiorendo de’ miei alcun piú degno. Era lo stato, ch’avea allor, sí basso, ch’oltra i due mari e ’l giogo d’Apennino 5 poco il mio nome facea ancor trapasso, perché l’invidia di ciascun vicino e Sanniti e Latin davano ingombro al bene, in ch’io sperava per distino. Papir Cursor del suo corpo t’aombro forte, leggieri e d’animo sí magno, che de’ nemici fe’ piú volte sgombro. La gran discordia a dirti qui rimagno ch’ebbe con Fabio e de’ Sanniti nota l’arme, di che giá fece il bel guadagno. 15 Cosí montava allor su per la rota, come si va sul pin di rama in rama: bontá de la famiglia mia divota. Chi è or colui che ’l suo Comun tanto ama, che negasse d’averne signoria 20 per viver puro e torne altrui la brama, come piú volte fe’ d’aver bailia Massimo Fabio del mio? E di tal servo giusto è che sempre la memoria sia. Costui piú volte mise ossa e nervo 25 per me ed isconfisse il Tosco e il Gallo, dopo l’augurio del lupo e del cervo. Costui riscosse la vergogna e il fallo del suo figliuolo con tanta vittoria, ch’io lo rimisi nel suo primo stallo. 30 E perché noti ben la sua memoria Ponzio prese e puose a’ colpi fine de’ Sanniti: che fu sí lunga storia. In questo tempo le cittá vicine quale omaggio mi fe’, qual fu conquisa: 35 per ch’io piú allargai le mie confine. Ma perch’ella non va com’uom divisa, quando montar credea di bene in meglio, fu con Cecilio la mia gente uccisa. Ora, figliuolo, a ragionar mi sveglio 40 le gran battaglie e come la fortuna doler mi fe’ in questo tempo veglio. Dico che non per fallo o colpa alcuna de’ miei con Taranto incominciai guerra, per la qual molte si vestîr di bruna. 45 Emilio con il fuoco e con le ferra, per vendicar lo ricevuto oltraggio, corse, in quel tempo, tutta la lor terra. Pirro d’Epirro, isceso del lignaggio del magnanimo Greco, in loro aiuto 50 venire vidi e farmi gran dannaggio. E credo ben che non avria perduto Levino contro a lui, di sopra Liro, se avesse a’ leofanti proveduto. Non molto poi i miei si partiro, 55 per vendicare il danno, dal mio ospizio, benché pur sopra lor giunse il martiro. Qui si convien la luce di Fabrizio, che ’l tenne a fren, mostrar ne le parole, 60 pien di vertú e mondo d’ogni vizio. Costui fu tal, che ’n prima avresti il sole tratto del suo cammin, che lui avessi volto a far quello che onestá non vole. Oh, quanto il loderesti, se sapessi 65 ciò ch’a Pirro rispuose e poi sí come mandò il medico preso per suoi messi! Veder bramava, per lo molto nome, il leofante e ’l gran dificio ch’ello portava a dosso, in cambio d’altre some; 70 quando fu Curio primamente quello che, poi ch’egli ebbe Pirro in fuga messo, me ’l presentò armato d’un castello. Tremò la terra sotto i piedi, apresso, de’ Piceni e de’ miei, fatte le schiere, 75 per che ciascuno spaurio adesso. Ma qui è bel d’udire e di sapere quel tempo ch’io avea in fino al dí che Taranto ai miei fe’ dispiacere. Venti sei anni a rilevare un D mancavano e tu cosí li nota, se con altri di tal materia di’. Orribil fiamme e diverse tremota si videro e sentîr, per che temenza n’ebbe grande di qua la gente tota. 85 Credo per segno di crudel sentenza si vider correr sangue le fontane e lupi squartar l’uomo in mia presenza. Ora ti vengo a dir le cose strane che funno in mare, in terra, e le sconfitte 90 galliche ed ispagnuole e africane, ben che ’n molti volumi siano scritte. |
Inviato da: Vince198
il 25/12/2023 alle 09:06
Inviato da: amistad.siempre
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Inviato da: patriziaorlacchio
il 26/04/2023 alle 15:50
Inviato da: NORMAGIUMELLI
il 17/04/2023 alle 16:00
Inviato da: ragdoll953
il 15/04/2023 alle 00:02