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« ScenarioLa prudenza »

L'oche e li galli

L'oche e li galli

Ar tempo de l'antichi, in Campidojjo,
dove che vvedi tanti piedestalli,
quell'ommini vestiti rossi e ggialli (1)
c'ingrassaveno l'oche cor trifojjo.

Ecchete che 'na notte scerti galli
viengheno pe ddà a Roma un gran cordojjo:
ma ll'oche je sce messeno uno scojjo,
ché svejjorno un scozzone de cavalli.



Quell'omo, usscito co la rete in testa
e le mutanne sole in ne le scianche,
cacciò li galli e jje tajjò la cresta.

Pe cquesto caso fu che a ste pollanche
er gran Zenato je mutò la vesta,
ch'ereno nere, e vvorze fàlle bbianche.

Note:
1 I così detti Fedeli del Campidoglio. Vedi la nota ... del Sonetto ...

Giuseppe Giaochino Belli
Terni, 4 ottobre 1831 - De Pepp'er tosto
(Sonetto 172)

Commenti al Post:
the.pink.shade
the.pink.shade il 26/02/17 alle 12:45 via WEB
Una vera battaglia per la scelta di un colore :-) Buona domenica, appassionato Valerio -Shade
 
 
valerio.sampieri
valerio.sampieri il 26/02/17 alle 16:09 via WEB
Ci sarà anche stata battaglia, ma il fatto che il Senato (er gran Zenato) cambi il colore de "la vesta" delle "pollanche" con un atto di pura volontà, mi fa schiattare dalle risate :-)
 
NORMAGIUMELLI
NORMAGIUMELLI il 26/02/17 alle 19:00 via WEB
Ve bah, io mica l'ho capita, però :-(
:-*
:-*
 
 
valerio.sampieri
valerio.sampieri il 26/02/17 alle 20:29 via WEB
I Galli assalirono Roma, nottetempo, ma non riuscirono ad entrarvi, perché le oche del Campidoglio si misero a starnazzare, svegliando i Romani che furono così in grado di difendersi e di respingere l'assalto. Belli ipotizza ironicamente che le oche fossero nere e che in riconoscimento del loro servigio reso all'Urbe, il Senato decretò che da allora in poi le oche fossero bianche! ^__________^
:-*
:-*
 
   
NORMAGIUMELLI
NORMAGIUMELLI il 26/02/17 alle 20:33 via WEB
Ah ecco perché ti faceva tanto ridere!!!! ^___________^ Grazie per la spiegazione, Vale :-)))
:-*
:-*
 
     
valerio.sampieri
valerio.sampieri il 26/02/17 alle 20:47 via WEB
:-) Mi sembra che l'espressione "er fijo dell'oca bianca" possa avere qualcosa a che vedere con questo episodio storico :-))
:-*
:-*
 
     
valerio.sampieri
valerio.sampieri il 26/02/17 alle 21:04 via WEB
Ovviamente ho detto una cavolata: questo episodio non c'entra niente!!! :-)
:-*
:-*
 
     
valerio.sampieri
valerio.sampieri il 26/02/17 alle 22:12 via WEB
E dire che all'etimologia avevo già accennato in un post del 22 marzo 2011 :-O
 
     
valerio.sampieri
valerio.sampieri il 26/02/17 alle 22:17 via WEB
Non trovo il link del sito dal quale avevo copiato questa spiegazione. Il testo seguente, comunque, si trova sotto il menu Curiosità di "Roma antica".
E’ un detto assai comune in Roma: Ecchè sej er fijo dell’Oca bianca? Per significare che non si consente privilegio o trattamento separato da quello comune a chi pretende riguardi singolari, grazie speciali.
Quale possa essere l’origine di questo strano adagio, che stende le sue radici sin forse nella più remota antichità, può svelarlo quanto congettura argutamente il Piazza nella pregiata sua Gerarchia Carnalizia (Roma1703, p. 91), parlando di Castel Cesano "d’onde" (egli dice) "il proverbio misterioso della Gallina bianca." Riferisco le sue stesse parole:
"Del medesimo Castello, o del vicino sito, verso il Tevere, se ne fa menzione con un erudito, e curioso avvenimento, registrato da Livio e da Plinio in questo luogo detto anticamente, prima che fosse Villa e diporto de’ Cesari, Ad Gallinas; ove trattenendosi Livia Drusilla, chiamata poi Augusta, quando fu sposata a Cesare, un’aquila lasciolli cadere nel seno una gallina bianca, che rapito haveva nel rostro, e tra’ gli artigli un ramoscello di lauro con le bacche verdeggianti; ed essendo stato il prodigio consultato dagli Auguri, che allevare si dovesse la Gallina, e dette bacche germinare nel Campidoglio; da questo ne nacque il Laureto, d’onde si prendevano gli allori per coronare i Cesari, ed i Trionfanti; e da queste si ordinò per legge, che i polli della GALLINA BIANCA, come sagri non si uccidessero; ma si allevassero per indi cavarne gli auguri, d’onde ne nacque il proverbio: Gallinae filius albac, quando vogliono notare un privilegiato più degli altri.
Gli Aruspici, per quanto ne osserva Antonio degli Effetti, allevavano questi polli in un vicolo dell’Alta semita, tra Porta Pia, ed il Quirinale; vicino a cui eravi una Contrada detta (e forse anche oggidi) Ad Gallinas albas. Aggiunge Dione per meglio stabilire la fede al racconto, un nuovo prodigio; cioè, che ogni qualvolta moriva un imperatore si disseccava quell’arbore, d’onde erasi tolto l’alloro per incoronarlo; e quando morì Nerone, prodigio esecrando di crudeltà, si disseccò tutto il Laureto del Campidoglio, chiamato da Pietro Valeriano selva vejentana, perchè erasi tolto il primo virgulto dell’alloro, in questa Villa, posta tra le colonie de’ Vejenti; e morirono tutti li polli venuti per lunga propagine dalla Gallina bianca. Altri come modernamente il Cluverio, hanno detto, che la Villa dei Cesari, ed ove siano occorsi questi prodigiosi avvenimenti, fosse dove hora è la sponda del Tevere, lungi da Roma nove miglia, come lo riferisce Zonara, e Frassineto; nel cui sito però non si veggono vestigi di tanta caduta magnificenza, quanti in questa di Cesano ecc. ecc.".
Non è questo il luogo di rilevare le inesattezze dell’autore per quanto riguarda le congetture circa la precisa località in questione. Accenneremo solo che dagli archeologi più reputati si ritiene oggi che la Silva Vejentana sia stata, non già, come sogna il Valeriano citato dal Piazza sul Campidoglio, bensì nella villa Vejentana di Livia detta ad gallinas albas, ad lauros, od anche villa Caesarum presso all’antico Saxa Rubra al 7° miglio a destra di Prima Porta sul colle, che domina il Tevere, al biforcamento delle vie Flaminia e Tiberina, ove torreggiano costruzioni imponenti antiche di opere reticolate. In questa villa dalla gallina caduta in segno a Livia nacque quel numero grandissimo di galline bianche, che riguardate come sacre, sfuggirono alla morte comune a questi bipedi piumati, cioè di essere cacciate nella pignatta a far brodo o infilzate allo spiedo; in questo il lauro recato in bocca dalla bianca gallina a livia, piantato formò presto il boschetto, da cui si coglievano gli allori per i Cesari trionfanti. Nel 1863 le escavazioni quì intraprese diedero splendidi risultati, tra’ quali l’inestimabile tesoro della statua famosa d’Augusto, che ora ammirasi al Braccio nuovo del museo Vaticano; non però veruna Gallina bianca.
Come poi la Gallina bianca dei Cesari, madre delle galline bianche, a cui non si tirava il collo, sia divenuta nella bocca del popolo l’oca bianca non saprei , benchè il passaggio sia molto facile, determinarlo. Ma che l’oca bianca sia la gallina bianca di Livia si può anche da questo ricavare, che se la prima non fosse un surrogato dell’altra, il detto non avrebbe senso, non essendo già meravigliose ed eccezionali le oche bianche, il cui naturale colore si è questo appunto, siccome ognuno conosce.
 
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Un blog di: valerio.sampieri
Data di creazione: 26/04/2008
 

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