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Erasmo da Valvasone

Post n°521 pubblicato il 05 Ottobre 2014 da valerio.sampieri
 

I tre sonetti che seguono furono scritti in morte di Irene di Spilimbergo, famosa promettente pittrice che morì giovanissima. Nel volume che celebrò la sua morte furono inseriti componimenti di praticamente tutti i poeti dell'epoca, noti e meno noti, tra i quali quelli di Erasmo da Valvasone. L'opera completa di tale poeta è reperibile sul sito Biblioteca Italiana.

1

Potè Irene gentil, mentre a Dio piacque,
or col pennello, or con soavi accenti

far noto, a queste et a quell'altre genti,

quanto egli nel crearla si compiacque,

che n'empì di stupor, non pur quest'acque
d'Adria, e 'l Tirren, ma tutti quattro i venti,

ch'or risuonan di pianto e di lamenti,

poi che per cruda morte estinta giacque.

Anzi non giace; ma levata al cielo
con voce assai più dell'usato pura

canta, spirti di Dio, là su tra voi.

Or se fu tal, quand'ella era tra noi,
qual or dev'esser, che più non oscura

e cela il bel, che copria 'l terren velo?


2

Non vide alcun, dal dì che gira il sole,
tre grazie in donna così rare accolte,

com'ebbe Irene ; e chi lo niega, ascolte,

e dirà: — Il mondo a gran ragion si dole. —

Con leggiadri concetti alte parole
strette or cantando, or pur slegate e sciolte,

che 'nnanzi 'l dì l'ingordo ciel n'ha tolte,

furono in lei non mai più udite, e sole.

Mentre la dotta man finge e colora
or pensier vaghi, ora verace istoria,

oscura il nome al grand'Apelle e Fidia.

La beltà, che d'ogn'altra ebbe vittoria,
empì noi di stupor, gli altri d'invidia:

or se l'opponga chi più 'l mondo onora.


3

Se 'l lacero figliuol pianse l'Aurora,
se di pianto bagnò Tetide il figlio,

e s'adverso destin, s'uman periglio

noiar pò forse cotai numi ancora,

o com'è per aver turbati ognora
l'armonia gli occhi e lagrimoso il ciglio,

da l'or che sciolta dal terreno essiglio

Irene al ciel tornò dove splend'ora.

Né men pianger dee Amor, che la faretra
vota rimase, e spente le facelle,

nel giorno, onde sì 'l mondo anco si duole,

ch'estinte fur le due vive fiammelle,
rotte le dolci, angeliche parole,

ch'arso e spezzato avrieno un cor di pietra.

Erasmo da Valvasone

Commenti al Post:
Vince198
Vince198 il 05/10/14 alle 18:02 via WEB
Complimenti Valerio! Però mi sa che a Valvasone la gente ricorda di più un certo Pasolini.. ^___^
 
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Un blog di: valerio.sampieri
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