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UN'ALTRA ME

Post n°19 pubblicato il 05 Maggio 2010 da A.MAZZONEBIONDA
 

Mi guardo allo specchio e scopro un’altra me, come se qualcosa fosse morto per mostrare altro. Solitaria, implacabile, assurdamente distaccata, come se l’umiliazione dei giorni scorsi delle parole scritte da LUI abbia definitivamente affossato, quella parte dolce e tenera che cozzava con l’amazzone che è in me…

Leggendo quelle parole una rabbia infinita è montata in me e implacabile ho voluto insozzare quell’amore puro e immortale che sento per lui… Sono andata all’appuntamento, sì ho smesso i miei panni per indossare quelle di un’altra me, sconosciuta ma intraprendente. L’ho lasciato fare provocandolo dolcemente, ho lasciato che facesse gioire il mio corpo troppo a lungo addormentato… due anni non sono un giorno, due anni di un piacere solitario, due anni di abbracci sognati. Mi è piaciuto, è piaciuto al mio corpo e non ha toccato la mia anima…

Forse sono apparsa troppo distaccata, forse ho frustrato il suo orgoglio maschile  attraverso la mia indifferenza,infatti si è stizzito (l’ho sentito ieri) , ma non mi ha voluto spiegare perché… forse non mi sono interessata al dopo, forse dovevo mandare messaggi smielati a gratificare il suo ego… Non l’ho fatto e mi sembrava chiaro dal discorso che anche lui aveva fatto che non ama troppo appiccicume e smielature. Non importa, non posso pensare anche al turbamento di uno notoriamente conosciuto come uno str… Abbiamo fatto a gara a chi lo è di più e non mi interessa il risultato.

Se mi spiegherà bene, altrimenti lo cancello,tanto per i prossimi due anni sono a posto… mi accontento di poco.

Mi guardo lo specchio e quel che vedo mi piace… una nuova me , un nuovo modo di vedere le cose e vivere le emozioni, e ora passerà solo chi avrà tempra di scalare il muro che ho eretto.

LUI…lo lascio andare ai suoi fantasmi e ai suoi tormenti, come alle sue donne complicate e contorte… sono altra ormai e LUI mi ha creata così… Non meritavo di essere umiliata con quelle parole di scherno sui miei sentimenti e ingiuste .

Bene io e l’altra me dobbiamo conoscerci.

CORSA

“ Inseguivo le nubi e l’aria era fresca

inseguivo le nubi i pezzi di cuore pian piano si staccavano da me

Inseguivo le nubi e  brandelli di pelle volavano via

Inseguivo le nubi e le braccia eran dietro

Inseguivo le nubi e nascevo di nuovo”

E.

 
 
 

MEMORIE

Post n°18 pubblicato il 26 Aprile 2010 da A.MAZZONEBIONDA
 

 

Giorni di grandi silenzi e profondi pensieri, giorni pieni di LUI e dei nostri ricordi.

Dovrei  ringraziarlo, mi ha fatto capire cosa significa amare anche se è un amore ormai non più corrisposto; eppure ero tra le sue braccia in un tempo lontano, la sua  bocca mi cercava mi voleva con insaziabile ardore… era la  felicità più totale…e ci amavamo… poi la vita cambia… Ora solo le sue parole, i suoi suggerimenti,  le sue inspiegabili mezze parole.

Va bene così, ho potuto amarlo ed essere me stessa, mi ha fatto questo grande regalo, ho potuto discutere, arrabbiarmi, piangere con lui… mostrare la mia gelosia… ma come fare per non essere gelosa di lui è talmente eccezionale, come possono le altre donne non innamorarsi di lui?

Ho scelto una vIta silenziosa e solitaria, non parlo più, passeggio freneticamente per ore sul lungomare per sedare le mie tensioni e sognare, l’unica cosa che ancora mi rimane.

Immagino, mentre sto camminando, di vedere il riflesso del vetro di un’ auto  in fondo al vialone e di veder scendere una figura, che comincia piano a camminare verso di me; non lo riconosco, ma il mio cuore comincia a battere freneticamente perché l’ha già sentito… comincio a correre a perdifiato, fino ad arrivare ansante a qualche metro da lui, mi fermo e lo scruto e quando senza una parola mi sorride mi getto tra le sue braccia. Nel sogno non è importante che io sia fresca di parrucchiere, in fondo sto camminando a passo veloce  per il lungomare…e lui mi accetta anche così…

Le sue braccia… il mio sogno irraggiungibile , i miei sogni, unica compagnia di una vita solitaria… la mia.

Devo far qualcosa, devo liberarmi e devo liberarlo almeno del mio amore, per lasciargli solo il mio dialogo… mi rimetto in gioco, ma in un rapporto carnale, il mio cuore ormai non c’è più… un altro uomo deve tenermi tra le braccia , deve baciarmi, per cancellare i suoi di baci, per sciogliere almeno il mio corpo…e  solo così il nostro rapporto, tra me e LUI diventerà alla pari…

Accetto ciò che ho sempre rifiutato, accetto la ginnastica, accetto di trasformarmi in un giocattolo tra le mani di un uomo…e chiudo questo amore e questa leale fedeltà ad un ricordo nel mio cuore. Per LUI e per me…forse diventare la donna facile mi aiuterà.

 

 
 
 

GIORNI CONVULSI...

Post n°17 pubblicato il 06 Aprile 2010 da A.MAZZONEBIONDA
 

Giorni convulsi, in cui organizzare, supportare, esserci per tutto e tutti.

Oggi sono da mia madre, ci sono i miei nipoti e io le do una mano ad organizzare giochi e passatempi.

Strano, mi guardo intorno e non ricordo le cose che facevo quando ci abitavo, saranno le trasformazioni avvenute ad opera di una madre sull’arredamento, comunque l’unico ricordo netto è una lunga attesa notturna sul divano della telefonata di un mio ex fidanzato che rivedeva una sua ex e dovevano chiarire.

Ieri riflettevo di come abbia impostato la mia vita al senso di responsabilità nei confronti di tutti.

Faccio cose perché gli altri si aspettano che io le faccia, non perché magari ne abbia voglia.

Mio marito con il suo bisogno di essere accudito e gestito, perciò pensare per le mie cose e le sue, i miei pazienti, giocoforza ovviamente,i miei amici che aspettano le mie iniziative.

Tutti in un modo o nell’altro dipendenti.

A volte immagino se mi sedessi a braccia conserte. Cosa accadrebbe? So la risposta, perché è già successo dopo la morte di mio padre, si scompenserebbero, si arrabbierebbero.. perché io non posso avere un cedimento, una vulnerabilità.

La mia voce resta inascoltata, le mie necessità non si odono restano lì senza possibilità di essere ascoltate.

E quindi una donna di 41 anni che desidera nutrire anche la sua affettività, cercando braccia forti e la possibilità di esprimere la propria passionalità, seduttività resta inascoltata.

LUI, (Il mio amore) dice che io ho rispetto di mio marito, ma quello che mi domando è se lui ha rispetto di me  con questa sua dimensione anaffettiva e richiedente.

Mi chiedo quanto sia giusto tutto ciò e quanto sia così sbagliato invece trovare una dimensione affettiva che non toglie nulla a quello che mio marito vuole o non vuole.

Con un sorriso penso che questo mio abbandonare questa dimensione affettiva, sia solo una forma di rispetto a LUI (il mio amore) e al sentimento, indubbiamente a senso unico che provo per lui.

Come posso concedermi ad altri quando ogni mio gesto e pensiero  è pieno solo di LUI? Di LUI di cui ho solo la voce (E forse ora neanche più quella).

Mi trovo in questi giorni di fronte ad una scelta, che però non colma il mio bisogno più grande, il cuore. Ho la possibilità di conoscere un uomo con il quale stranamente parlo bene, il suo interesse ovviamente verte su altro; all’inizio mi sentivo molto motivata, da come si proponeva, parlava, sembrava essere sulla mia lunghezza d’onda, ma nel corso dei giorni il suo interesse sessuale si è manifestato più esplicitamente.

Mi raffredda molto quando si corre troppo, si salta a pie pari la magia del primo incontro, io credo nella gradualità, nel tempo che affina la conoscenza, nel corteggiamento; non mi piace mettere i paletti subito, le regole già dettate, come se avere o fare determinate cose sia indispensabile per vedersi.. e ovviamente parlo di caratteristiche specifiche per il duello tra le lenzuola. Credo prima nel dialogo che costruisce il rapporto, poi forse e non sempre  l’intimità.

Ma forse approfondisco questo in un prossimo post… mi sembra che qui mi sono dilungata abbastanza.

 
 
 

MIO PADRE

Post n°16 pubblicato il 25 Marzo 2010 da A.MAZZONEBIONDA
 

Sento ancora addosso il gelo che mi ha aggredito quando lunedì sono entrata in casa di mio padre, dopo più di un anno, il primo impulso come sempre  è stato quello di chiamarlo, contro ogni logica, contro il silenzio della sua casa e il suo freddo e il suo odore di chiuso.

Due anni e più da quando è morto investito, due anni e più che la mia vita si è fermata, congelata in quell’attimo e in quella domanda infinita, se avessi chiamato, avrebbe cambiato l’attimo fatale?

Ma non avrò mai risposta.

Mio padre, presenza unica e irripetibile nella mia vita, l’uomo che ho sicuramente amato dell’amore più puro e incrollabile, quello di una figlia , quello di una bambina. L’amore che poi si è trasformato per gli uomini che da donna ho amato, pur mantenendo quell’unico irripetibile amore su un livello diverso  e irraggiungibile ( Come d’altronde deve essere un amore tra padre e figlia). Ero la sua principessa, ho trascorso una vita ad affannarmi per renderlo fiero e orgoglioso di me, perché non potesse  mai rimpiangere di non aver avuto un figlio maschio… Ed ogni sorriso che mi rivolgeva mi riempiva di una gioia profonda, spingendomi a fare ancora di più. Per nove mesi mi ha tenuto accanto a se con la culla appena nata, per nove mesi sono stata il suo unico stupore e il suo unico amore, diceva sempre che gli somigliavo (Come in effetti è anche caratterialmente). La sua mano sulla spalla, i suoi abbracci, la sua voce, il suo odore che ho cercato affondando il viso nei suoi vestiti dell’armadio lunedì, mi mancano. Sono congelata da allora,da quel maledetto giorno, come se la mia vita fosse finita insieme alla sua; lui diceva che prima o poi si muore tutti ma che lui mi abbandonasse così non l’avrei mai pensato. Sono morta con lui, muoio con lui ogni giorno, per la sua assenza, il vuoto che ho intorno che mi sono costruita io, per  far in modo che nessuno avesse più bisogno di me, ho allontanato tutti perché ormai non ho nulla da dare a chicchessia e soprattutto non voglio portare più  nessuno nel baratro del mio nero, ho indossato la maschera e ancora regge.

Infatti mi sono relegata qui, sconosciuta a tutti, per un nuovo inizio, per la libertà di parlare del mio nero, della lotta incessante che compio ogni giorno per trovare uno stimolo per andare avanti, anche se tutto mi sussurra nell’orecchio di smettere di lottare, di chiudere gli occhi ed abbandonarmi al corteggiamento della trista Signora; senza svelarmi agli amici, a coloro che mi conoscono, a coloro che non vedono il silenzio e il gelo dentro di me.

Non è facile trovare uno stimolo, quando le poche cose che ho si volatilizzano nella mia vita, LUI riusciva a farmi scintillare a farmi scaldare ancora, magari con le nostre discussioni, o solo con una semplice parola,sentirlo mi faceva sentire viva e sorridevo, anche quando litigavamo,  ma anche LUI è sparito e il suo silenzio è inequivocabile (Altri occhi, altri pensieri sono dentro di lui). Che diverso senso potrebbero avere questi allontanamenti che si susseguono  nella mia vita se non quello di abbandonarmi, di deporre le armi?

Non ho figli, non ho pazienti, non ho legami importanti, lascio solo un marito bambino, ma che comunque ha ancora una madre che potrà occuparsi di lui… cosa  mi trattiene, cosa mi fa svegliare ogni mattina e far procedere le ore?

Se mio padre mi sentisse non sarebbe lieto, lui la vita l’amava, ma ora non c’è più ed io non riesco a scendere a patti con la sua  assenza.

 
 
 

SERATA DI TRANQUILLA ROUTINE

Post n°15 pubblicato il 23 Marzo 2010 da A.MAZZONEBIONDA
 

Eccomi qui, il bel ninnoletto di casa salutato e lasciato nella sua cornice… mentre il maritino se ne va a suonare con il suo gruppo musicale. Non importa se non sto bene, non importa se sua madre di fianco a noi non sta bene… non importa , va e basta.

Credo sia il periodo più allucinante che abbia mai attraversato, l’angoscia  per i periodici rinnovi di contratto di mio marito (Non  abbiamo mai la sicurezza della firma se non l’ultimo giorno), io che in queste ultime settimane lavoro pochissimo se non per niente, cure mediche agli animaletti di casa e la depressione con cui combatto causata dalla morte di mio padre  due anni fa e una serie di vicissitudini che l’hanno seguita.

Certo io poi non mi risparmio nessun calvario e ieri  ho accompagnato  mia sorella in tribunale  per la causa  per l’investimento di mio padre… Non è tanto quel che si dicono nelle udienze ma è tutto l’insieme che ti uccide, la cecità di mia sorella sull’avvocato che ha nominato, lo stanzone dove insieme si accalcano detenuti e imputati, le chiacchiere di chi non ha rispetto per le udienze…L’avvocato che non  si ricorda la data dell’incidente e dobbiamo dirla noi… Eppoi la visita a casa di mio padre per portare delle cose che erano state lavate, il silenzio, l’odore d’umidità e chiuso , e affondare  il viso dei suoi vestiti per ritrovarlo per colmare il vuoto e il gelo che ho dentro…

Tutto troppo, tutto ferisce profondamente e mi lascia stremata…eppure non posso sottrarmi, è mia sorella e l’accompagnerei anche all’inferno.

Quindi torno a casa con la testa che mi scoppia e ieri sera il mio corpo che si è fatto unico portavoce  del mio star male, visto che sono abile attrice di fronte al mondo,  ha ceduto, mal di stomaco fin quasi a vomitare e debolezza estrema…

Oggi sono ancora sottosopra, ma la vita va avanti no?

Anche l’unica parte bella della mia esistenza si è disintegrata,”LUI” il mio amore; parole scritte che non lasciano dubbi, lo stesso copione, gli alberi di ciliegio, telefonate, immagino, frequenti… Tutto mi dice che sono out, quindi stavolta ho deciso io, basta non voglio più essere il suo caso pietoso, basta con  tutto, lo amo troppo per sopportare quello che leggo, lo amo troppo per accontentarmi delle briciole…Mi sarebbe piaciuto che avesse telefonato per chiedermi il perché di quelle parole che gli ho lasciato scritte , ma non si può avere tutto dalla vita e io mi sto abituando a non avere nulla.

Questo significa che non avrò più nessuno con cui parlare e confrontarmi ma va bene così, mi son  rimaste così poche parole.

Ed ora un po’ d’ipnotica tv… e il ninnolo passa il tempo.

 
 
 
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Un blog di: A.MAZZONEBIONDA
Data di creazione: 29/01/2010
 

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