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fuori dalla "normalità"

Giorni fa ho letto questo post sui bambini ad alta sensibilità (HSP);anni orsono ho invece letto un libro sui "bambini indaco". Ma tra i bambini "ad alta sensibilità" e gli "indaco" non sono riuscita a trovare grandi differenze: in ambedue i casi si tratta di individui molto acuti e sensibili che, proprio a causa delle loro capacità al di fuori dalla norma, faticano ad integrarsi in una società come la nostra, e in particolare in alcuni ambienti fortemente strutturati, inclini a valorizzare chi riesce ad amalgamarsi perfettamente alla mediocre normalità generale  e tendenti invece ad espellere, come se si trattasse di un un corpo estraneo rigettato da un organismo, chi ha sensibilità e capacità diverse.
Riguardo agli "indaco", il libro riportava diversi casi e parecchie definizioni, tra cui alcune molto fantasiose: c'è infatti addirittura chi sostiene che provengano da un altro pianeta.
Mi ha colpito la storia di una ragazza che, pur non individuando in se stessa nulla di diverso rispetto ai suoi coetanei, non riusciva mai davvero ad integrarsi e ad essere apprezzata, al punto da non riuscire a legare con nessuno. Raccontava poi che, scoprendo di essere "indaco", si era sentita più sollevata (forse perchè aveva dato un nome, una definizione al suo disagio).
I bambini "ad alta sensibilità" sono dotati di una sorta di antenne che permettono loro di percepire umori e pensieri altrui prima che vengano manifestati apertamente. Il loro particolare intuito non li porta quindi ad individuare prima degli altri solo mere forme esteriori (la forma di un albero, o il volo di un uccello) come l'articolo parrebbe voler affermare; tali individui "speciali" spesso soffrono perchè capiscono chiaramente quando non sono apprezzati, e ciò capita di frequente perchè considerati "strani". Tutto ciò che non riusciamo a spiegarci, a definire chiaramente, suscita in noi disagio e diffidenza. Coloro che presentano questa caratteristica crescono quindi con una profonda fame di "normalità", e, pur essendo intelligenti come (o forse di più) di altri si sentono diversi, crescono con un'opinione negativa di se stessi, e la loro autostima lentamente quanto inesorabilmente si logora. Adorano fidarsi ciecamente dell'"altro" perchè sentono il bisogno di essere compresi ed accettati, e anche quando nell'altro intuiscono la volontà di approfittare della loro disponibilità cercano di chiudere quegli "occhi interiori" per la necessità di essere presi in considerazione ed apprezzati.
A volte diventano geni, o artisti: scrittori, pittori o musicisti, non sempre per dote innata ma per un'impellente necessità di esprimersi: necessità tanto pressante ed urgente da portarli a divenire maestri nell'uso di un linguaggio che consenta loro di rendere visibile quel vulcano interiore che, pur apparendo silente dall'esterno, in realtà è in continua eruzione. Una vita particolarmente difficile talvolta aumenta la loro voglia di mostrare il proprio valore, e li porta a diventare grandi geni o grandi artisti. Però queste persone, in fondo al loro essere, si sentiono sempre incomplete.
La mente umana ci sorprende di continuo, e noi cerchiamo di "cartalogare" ogni "stranezza", ogni atteggiamento che ci appare diverso dalla "normalità", con una definizione o con una "sigla". Così inseguiamo affannosamente ogni atteggiamento umano cercando di imbrigliarlo classificandolo, ma la misteriosa mente umana corre più forte, sfuggendo alla nostra volontà di dare a tutto un nome.
Immaginio un futuro in cui ognuno sfoggerà un cartellino che identifichi il suo essere "fuori dalla norma", ma dato che tutti avranno il proprio cartellino, possedere un comportamento "strano" rispetto alla norma diventerà normale!