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Storie di Famiglia

Post n°53 pubblicato il 05 Luglio 2014 da robertocass
 

3° Puntata

 

 

 

E' così che si cresce pensava mentre s'incamminava verso l'appuntamento e quando torno parlo con Nazzarena, è questo il suo nome, gli dico subito che io voglio farmi una famiglia ed è anche se siamo ancora giovani io voglio sistemarmi con una brava ragazza.

Voglio uscire appena possibile di casa, io non sono come mio padre, non ce l'ha faccio a stare buono e a sopportare in silenzio.

Buongiorno capo, sono pronto.

Bene carica tutto che partiamo.

E' questo il tuo primo viaggio?

Ti auguro che sia il primo dei tanti che farai e di trovare quello che cerchi.

Forza che partiamo.

Partono e il vecchio furgone fa un sobbalzo in avanti, ma poi prende il ritmo e si cammina che è un piacere.

Dove andiamo?

Devo fare tutti gli impianti, bagni e riscaldamento, di una villa a circa 80 km da qui, è per questo che ci dormiamo, non c'è nessuno e così evitiamo di fare avanti e indietro e di spendere soldi di benzina.

Ne ho parlato con il padrone e a lui non interessa, basta che non sporchiamo e che mettiamo tutto a posto, c'è anche la cucina e possiamo arrangiarci.

Bene allora cucino io, sono capace di fare la pasta col sugo.

Bravo il mio Egidio, ho trovato un assistente cuoco.

Il ragazzo gli sorride, si sente bene, si sente grande, ed è felice anche perchè verrà pagato e con quello al ritorno andrà subito a comprarsi un motorino.

Arrivano ad un grande cancello, davanti una stradina e poi una casa così grande che al ragazzo sembrava un castello.

Che lusso e chi è il padrone.

Oh è di un direttore di banca, gente importante, su vieni che scarichiamo.

La villa era su una collinetta, circondata da alberi, dall'alto si vedeva una città grande che sembrava non finire mai.

E quella?

Come? ma quella è Roma.

Roma? Io l'ho vista solo su qualche giornale, è lì che andrò a vivere.

Va bene, vedo che hai le idee chiare, su che abbiamo tanto da fare.

Il primo giorno sembrava non finire mai, dopo aver scaricato il furgone aveva dovuto sistemare tutto piano per piano,la sera era a pezzi.

Il padrone in cucina aveva lasciato di tutto, fecero un po' di pasta e poi finirono con il prosciutto che avevano portato da casa.

La sera le luci della città erano uno spettacolo meraviglioso, sembravano un enorme albero di natale.

Egidio rimase a guardarle tanto che ci si addormentò.

Lo svegliò il fresco della notte.

Dove ha messo i materassi?

Trovò il suo in un angolo della cucina, ci si buttò sopra stremato.

Il lavoro era pesante ma che soddisfazione quando provarono tutto, l'acqua usciva dai rubinetti e i termosifoni si scaldavano, tutto funzionava perfettamente.

Il ragazzo ne era felice, cosciente che questo mese era stata per lui una scuola importante, si sentiva in grado di fare qualsiasi cosa.

Capo, sei sicuro che quel tuo amico ha sempre quella Vespa che vuole vendere?

Bò, penso di sì, appena rientriamo ci andiamo subito.

E così fecero, la Vespa era bianca, perfetta, l'aveva tenuta proprio bene, Egidio ne era entusiasta.

Aveva investito tutto su quell'acquisto ma tornare motorizzato era un sogno che diventava realtà.

L'ingresso in piazzetta fù trionfale, tutti intorno a complimentarsi, così giovane e già con la testa sulle spalle, bravo hai fatto bene.

A casa fù uguale anche se poi la madre lo chiamò da parte.

Bravo, e per Rino?

Come per Rino?

Eh sì Rino è tuo fratello tu devi pensare a lui, dovevi portargli qualcosa, dargli un po' di soldi.

E perchè non si muove anche lui?

Che c'entra, lui è più sfortunato, tu devi aiutarlo.

Egidio non sapeva che questo era solo l'inizio, e che questa storia non sarebbe mai finita, quel fratello a cui non somigliava sarebbe stato sempre fra lui e sua madre.

Margherita non pensava ad altro, d'altra parte Egidio era nato da un matrimonio di cui non si era nemmeno resa conto, Rino era invece figlio dell'amore.

L'incontro con Giovanni era stato per lei sconvolgente, un uomo bello, alto, istruito, sempre ben vestito che aveva scelto lei, lei che non era bella, lei che non sapeva nemmeno leggere e scrivere.

Era stato qualcosa che lei non avrebbe potuto nemmeno immaginare, un amore forte in cui lei si era persa completamente.

E poi la scelta di vivere insieme a danno di quel pover'uomo di Alessandro, a cui lei era affezionata e gli dispiaceva trattarlo così, ma tutti i suoi dubbi svanivano quando entrava Giovanni, quando la chiamava in camera appena uscivano tutti.

Non riusciva a resistere ai suoi baci, alle sue carezze ed allora dimenticava tutto, le chiacchere e i rimorsi, e si convinceva che non era niente di strano, che potevano tranquillamente vivere così.

E poi guardava quel ragazzo che si alzava a mezzogiorno e che non combinava niente di buono.

Oh era simpatico a tutti, raccontava tante storielle ma di lavoro non parlava mai.

E per lei era diventato un chiodo fisso, appena poteva ne parlava a quell'altro figlio che invece cominciava a guadagnare e che già portata soldi a casa.

Tanto fece che alla fine costrinse Egidio a portarselo al lavoro, a farlo assumere dove lavorava, solo che Rino s'impegnava poco, era sempre in ritardo e anche se alla fine il lavoro lo faceva anche bene, non andava mai bene ai titolari.

Egidio non se ne preoccupava più di tanto, lo presentava mettendo bene in chiaro che lui non c'entrava nulla e che assumerlo o no era una loro scelta, sulla quale lui non avrebbe messo mai bocca.

Aveva 18 anni e faceva già il capoccia, Michelini era andato in pensione, restava in ufficio e lasciava tutto in mano a lui, a lui che era un capo nato, a lui che a comandare gli veniva proprio bene.

Trattava sempre tutti cordialmente e con il sorriso ma otteneva sempre quello che voleva, usava sempre il cervello e prima di parlare controllava sempre tutto in modo da non poter mai essere contraddetto.

Quella sera era proprio contento, aveva sistemato tutto, aveva fatto assumere Rino da un altro idraulico in modo da non averlo più fra i piedi, ed aveva chiesto al capo due ore di permesso per l'indomani.

Sì, pensava, domani sarà un giorno importante.

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