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Messaggi di Gennaio 2017

 

La rivincita dell'Italia che scava e sa soffrire

Post n°101 pubblicato il 21 Gennaio 2017 da robertocass
 
Foto di robertocass

 

 

 

 

Tanti che non torneranno sono da piangere e da ricordare, e non sarà mai possibile festeggiare davvero: perché questa è e resta una tragedia immane.

Ma, da ieri, è anche un’altra storia.

Perché ogni viso stravolto e grato che viene strappato alla montagna è una rivincita dell’altra Italia.

Non il Paese furbastro e sciatto, non il Malpaese che con grottesca pigrizia prende sottogamba l’allarme per il disastro lanciato quasi in diretta da un superstite.

No, questa è l’Italia che scava e sa soffrire.

Quella che non smette di sperare, dando in fondo qualche ragione pure al tanto criticato capo della Protezione civile Fabrizio Curcio che mai aveva buttato la spugna.

Dopo il bambino, esce dal cunicolo aperto nel ghiaccio la mamma, Adriana che, voltandosi, implora i pompieri di pensare anche all’altra figlia più piccola, «è nella stanza accanto...», o almeno in ciò che resta d’una stanza d’albergo tra lastroni, detriti e tronchi.

Più di quaranta ore di prigionia nel buio dolente della valanga, con il terrore per compagno. Alla fine della giornata, tra chi è salvo e chi, individuato sotto il ghiaccio, sta per esserlo, si arriverà a una lista di dieci nomi (tra loro quattro bambini), numero variabile perché le fonti ballano un po’ e perché occorre cautela, ogni nome di chi ce l’ha fatta avvicina l’angoscia dell’altra lista, quella dei sommersi, nel cuore e nella mente di tante famiglie in esasperante attesa e già sul piede della rivolta.

E tuttavia la cronaca di ieri e dell’altro ieri va scritta anche in modo diverso.

Con visi diversi, che sin dall’inizio c’erano ma forse non vedevamo, accecati dal dolore e dalla rabbia.

Al centro operativo di Penne, tra le squadre d’intervento, rientra uno dei quattro che la prima notte sono riusciti a raggiungere Rigopiano: s’è fatto settecento metri di risalita con le pelli di foca sotto gli sci e ridacchia, «guardi che per noi è normale».

Ha 38 anni, è un volontario nel Corpo nazionale di soccorso alpino e speleologico.

E non vuol dire il nome: «Nel gruppo siamo quindici, se glielo dico faccio un’ingiustizia agli altri quattordici».

Negli occhi ha questi mesi che hanno stravolto l’Italia centrale: «Ero ad Amatrice, è stato terribile.

Ma quello che ho visto quassù non ha paragoni. È un terremoto coperto da tre metri di neve ghiacciata».

Loro non hanno mai smesso di lavorarci e di crederci.

E il risultato di ieri è frutto dell’intera notte passata a scandagliare la montagna che ha inghiottito l’albergo, con i cani, resistendo al freddo e allo sconforto, a rischio della vita perché la slavina del disastro «non è stabilizzata», dicono.

Il primo messaggio di vittoria tra l’elicottero dei pompieri e la base fa venire un brivido: «Ne abbiamo trovati sei e servono coperte: sono vivi».

Vivi.

Questa straordinaria e magica parola rimbalza in fretta nella valle di Farindola, nelle frazioni di Penne, da dove venivano quasi tutti coloro che lavoravano nell’hotel.

Fa il giro d’Italia e l’Italia diventa Rigopiano, come trentasei anni fa diventò Vermicino.

E molto di più, perché quella prima diretta è moltiplicata per mille e mille volte sui social network e qui ci sono le tv di mezzo mondo.

Al bivio, pochi chilometri sotto l’albergo caduto, c’è l’ultima base dei soccorsi: passano, si coordinano, ripartono.

Stavolta ci sono le ambulanze, sì, tante, che iniziano ad affluire arrancando.

L’assistente Maria ha la faccia da mamma buona e viene da Bari («dal Cep, il massimo del malfamato, lì o esci delinquente o esci come me, poliziotto»): non sta più nella pelle.

Si agita, si sbraccia: «C’è gente viva là sopra, le ambulanze passano prima!».

Il suo collega anziano, 28 anni di servizio, ha i lucciconi: «E sì, io mi commuovo, non me ne vergogno».

Manovrando frenetici per superare i blocchi di neve, i pompieri si fanno gli auguri: «In bocca al lupo e speriamo che stavolta crepi».

Vivi, sono vivi.

Il bar tabacchi di Villa Cupoli, ai piedi del canalone, è il vero punto di raccolta dei paesani, degli amici, di chi sta col fiato sospeso.

Tutti conoscono tutti, e Danilo, aria mite e occhiali spessi, dice che ormai si va solo a casa per mangiare un boccone e si torna qui di corsa a guardare la televisione stretti gli uni agli altri: «Sono tutti amici miei, lassù, siamo cresciuti insieme, non ci dormo!».

Il bar è pieno e parte un boato quando appare il primo flash: sei vivi.

Ogni vivo che s’aggiunge, ogni barella che passa sullo schermo, la scena si ripete: «Linda, quella è Linda!». «Quello è il pizzaiolo di Penne!».

Martina lavorava nell’albergo, è salva per caso, è stata intervistata al mattino e, alle due di pomeriggio, guarda se stessa che parla dei suoi compagni alla tv.

È anche un immenso specchio questa storia, dalla prima diretta Facebook di un quotidiano locale ai salvataggi postati da pompieri e finanza sui siti.

Così lo guardiamo e riguardiamo ipnotizzati il primo faccino di bimbo che spunta dall’antro della morte.

Noi, più vecchi, sappiamo perché: è una catarsi, il finale di una diretta infinita, il riscatto che ci rubarono assieme alla vita di Alfredino Rampi.

 
 
 

Diario da un Futuro Possibile

Post n°100 pubblicato il 08 Gennaio 2017 da robertocass
 
Foto di robertocass

Epilogo


 


Sono passati vent'anno, 40 sulla Terra, anni intensi e di grandi soddfisfazioni.

Marte è diventato la nostra nuova casa, la sua aria è perfettamente respirabile, il cielo è di un blu meraviglioso.

La nostra economia sta crescendo rapidamente, le stagioni durano il doppio e riusciamo a fare anche tre, quattrro raccolti l'anno, produciamo vino e olio e sono nate tante aziende che producono e vendono l'eccedenza.

Abbiamo dovuto inserire una moneta, gli scambi diventavano troppo complicati e il baratto non era attuabile.

Sono nate le prime industrie manifatturiere, produciamo di tutto, sempre sotto il rigido controllo del Programma, riusciamo a produrre ad inquinamento zero e il rispetto dell'ambiente è assoluto e non ammette deroghe.

Il Governo Centrale controlla l'economia e stabilisce i prezzi, la proprietà privata è ridotta nei tempi e nei termini che vengono stabiliti di volta in volta.

Abbiamo importato mucche, asini, cavalli, capre, pecore e galline e sono nati i primi allevamenti, sempre nell'assoluto rispetto dell'ambiente e degli animali.

Sembra tutto perfetto, l'unico dubbio è che comunque siamo controllati da un governo centrale elettronico che programma e decide qualsiasi cosa, lasciando a noi ben poche possibilità di scelta.

E' giusto tutto questo?

Certo abbiamon la sicurezza che che non potremo mai ritrovarci con i problemi che avevamo sulla Terra, abbiamo la certezza che questa nuova casa rimarrà intatta, con la garanzia che tutto il progresso che avremo e che è stato già stabilito avverrà nel rispetto totale dell'ambiente.

Sì ma a quale prezzo?

E' un prezzo pesante che deve essere pagato per forza, abbiamo visto quello che èsuccesso dando la totale libertà di scelta, una scelta che purtroppo diventa anche quella di rubare e di uccidere, di sfruttare tutto e tutti solo per il proprio tornaconto, di non pensare al bene della comunità ma solo a quello personale.

Oggi il Governo Centrale programma e decide sempre e solo nell'interesse di tutti, qualsiasi scelta viene fatta dall'enorme computer che controlla il pianeta, dal clima alle cose più semplici, tutto viene sempre pianificato e verificato.

Devo dire però che forse solo io vedo queste differenze, i primi coloni e i loro figli sono stati educati al rispetto assoluto del bene comune e per loro è assolutamente normale.

Non abbiamo avuto altri arrivi, i terrestri non sono accettati e il divario fra noi e loro è diventato incolmabile. Non accettano di essere diventati una colonia e il nostro avanposto sulla Terra non riesce a controllarli.

Il pianeta è tornato ad essere perfettamente abitabile e nonostante siano rimasti in pochi hanno ripreso a contendersi le poche risorse che di nuovo sono disponibili.

Sono nate di nuovo le nazioni ed ognuna cerca di fare il proprio interesse ai danni delle altre, è nata una nuova classe dirigente che con un potere assoluto cerca sempre e comunque l'arricchimento personale. Riusciamo oggi a controllare solo un decimo del territorio e si sta pensando seriamente di lasciarli al loro destino, li abbiamo più volte aiutati a stravolgere gli equilibri e a cambiare gli uomini al potere ma senza risultati.

Dopo tante promesse sono sempre ritornati alle solite ambizioni e alle solite lotte intestine.

I terrestri sono abituati a questo, è normale questo divario fra potere e popolo, fra interessi privati e interressi comuni, un divario che non diventa mai motivo di lotta.

Il popolo si ribella e combatte contro il tiranno, ma poi finiti i nobili ideali rimane solo il desiderio di prendere il loro posto, per continuare con le stesse modalità senza mai pensare ad un cambiamento radicale.

Non avremo più altri arrivi e il nostro avanposto oggi è sulla stazione spaziale orbitante attorno al pianeta, siamo rispettati solo per la tecnologia che loro non hanno e che non potranno mai avere.

Il nostro controllo su questo è assoluto, abbiamo posto dei paletti insormontabili, tutta la scienza e tutta la tecnologia informatica è solo di nostra pertinenza.

Ci penso spesso, forse li trattiamo come animali, li abbiamo confinati nel loro pianeta, limitando al massimo qualsiasi possibilità di progresso nei campi che potrebbero diventare pericolosi.

Ma non abbiamo altre soluzioni, noi siamo marziani e siamo diversi anche fisicamente, la nostra evoluzione è stata guidata e il dna modificato per assicurare una perfetta salute sia fisica e mentale.

Sono scomparsi i difetti fisici e i nuovi nati, siamo già alla terza generazione, sono più bassi con un'altezza media di un metro e mezzo, sono calvi ed hanno delle braccia leggermente più lunghe, sono scomparse le differenzazioni sessuali e le nascite vengono programmate e decise con largo anticipo.

I nostri ragazzi sono belli e forti, molto intelligenti e la loro educazione segue binari molto rigidi agendo sul dna per creare già dalla nascita dei futuri agricoltori o industriali, scienziati o militari.

I militari diventano Spaziali e le nostre esplorazioni sono già arrivate alle stelle vicine, abbiamo trovato nuovi mondi e sono già in atto programmi per iniziare a colonizzarli.

L'uomo nuovo è una meravigliosa realtà e il futuro è tutto da scrivere.

Io e Maria siamo i grandi vecchi, siamo i padri della patria e veniamo favoleggiati dalle nuove generazioni, siamo arrivati ad avere quasi 140 anni e siamo ancora in perfetta forma.

Ci siamo ritirati su un isolotto dove viviamo soli con le nostre cose, soli con i nostri ricordi, orgogliosi di quello che abbiamo contribuito a costruire, orgogliosi del mondo che siamo riusciti a far nascere, orgogliosi dell'uomo nuovo che grazie al nostro lavoro oggi è una meravigliosa realtà.

Siamo gli unici ad avere accesso al Programma e siamo parte integrante del Governo Centrale di cui siamo gli unici e i soli componenti. Ci rendiamo conto che non volendo siamo diventati la nuova religione, non volendo siamo diventati gli esseri quasi divini che dall'alto proteggono Marte e i suoi abitanti.

Non volevamo ma il Programma ha voluto agevolare questo, l'uomo deve avere qualcosa in cui credere e non potevamo che essere noi gli esseri superiori da cui tutto è nato.

Non volevamo ma sono nate chiese che predicano questo e che parlano di noi come gli esseri superiori che hanno creato il mondo. Non volevamo ma ci piace pensarlo, la nostra parte terrestre si crogiola di questo amore senza preoccupparsi più di tanto se rischia diventare idolatria.

Tanto il nostro intervento sul Programma è assolutamente irrisorio, le macchine che controllano tutto e tutti e che garantiscono il nostro futuro si autoprogrammano e sono completamente autonome, anche se dovessimo farci prendere da un'improvvisa megalomania saremmo subito fermati e resi innocui.

Ci piace quello che abbiamo fatto, tutti i nostri sogni sono diventati realtà e ci piace pensare che siamo stati noi gli artefici di tutto, gli studi di Maria hanno permesso la nascita di questo nuovo mondo e di questa nuova umanità.

Sulla Terra milioni di anni fa è avvenuta la stessa cosa, milioni di anni fa qualcuno ha permesso la nascita della vita, qualcuno ha inserito nel caos primordiale il primo dna da cui tutto è derivato.

Ma chi era questo qualcuno?

Sono state fatte milioni di ipotesi e la più accreditata è quella di esseri provenienti dalle stelle che hanno fatto quello che poi abbiamo fatto noi su Marte accelerando all'inverosimile il processo di evoluzione.

Ma i nostri studi non ne hanno trovato traccia ed allora?

Allora l'inizio si è chiamato Dio, e nonostante il nostro livello scientifico non siamo riusciti a dare una spiegazione diversa.

E ora su Marte siamo noi l'inizio da cui tutto è nato.

E poi cosa succederà, la nostra immagine sarà in tutte le case e la sera ci ringrazieranno? Verrano stampati santini con la nostra immagine?

Fino a che punto il Programma vorrà spingere questo che sta diventando un vero e proprio culto?

Fino a che punto conviene al Potere, umano o elettronico che sia, far pensare che le soluzioni non sono dentro di noi, ma dipendono da un intervento esterno che si ottiene pregando o facendo penitenze e sacrifici? Fino a che punto conviene far credere che tutto dipende da un qualcosa che non possiamo vedere e che in fondo decide per noi?

Fino a che punto?

L'inizio di tutto c'è stato e possiamo chiamarlo come vogliamo, ma non decide chi deve essere fortunato e chi no, chi deve vincere e chi deve perdere, chi deve nascere e chi deve morire.

A l'uomo è stato concesso il totale libero arbitrio e tutto quello che succede è una sua libera scelta, talvolta non libera ma comunque scelta, le soluzioni a un problema sono diverse e a seconda di quello che decidiamo tutto cambia come continue sliding doors che si aprono e si chiudono a seconda di quello che scegliamo di fare.

Vedremo cosa ci riserva il futuro, che per quanto pensi di programmare presenta sempre delle incognite che possono essere positive o negative, e che arrivano comunque anche se non vogliamo.

Il futuro è tutto da scrivere, si aprono enormi possibilità, è prossimo l'incontro con gli esseri delle stelle, è prossimo il raggiungimento della velocità della luce che ci consentirà di raggiungere mete fino ad oggi impensabili, è prossima la terraformazione di un nuovo pianeta fuori del sistema solare.

Il futuro è tutto da scrivere ed è stato già impostato, già sappiamo quello che faremo, non possiamo sapere come e quando questo avverrà, ma è certo che tutto quello che è stato previsto dovrà avvenire.

E noi?

Noi non moriremo, prima che finisca il nostro tempo diventeremo delle realtà virtuali, avremo vita eterna nei circuiti del Governo Centrale e saremo la garanzia che mai le macchine potranno ribellarsi all'uomo, diventeremo parte integrante dei circuiti e il nostro cervello sarà il controllo, sarà la parte umana della grande macchina.

E questo sarà il nostro futuro, ma oggi siamo qui seduti vicini mano nella mano.

Si sta facendo sera, il cielo è sereno e si cominciano a vedere le stelle. Siamo seduti in riva al mare, Maria mi è vicino e mi abbraccia, aspettiamo il tramonto del nostro sole, lo stesso sole che vedevamo da ragazzi sulla Terra, lo stesso tramonto che ci faceva sognare e ci faceva sperare.

Aspettiamo, fra qualche ora vedremo sorgere la Terra, la notte è splendida.

Aspettiamo l'alba.

 
 
 
 
 

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