Creato da nina.monamour il 11/06/2010 |
L'INFERNO CHE HO SCELTO..
Lei gli sussurrò
"Sono il tuo inferno"
e lo guardava con occhi densi di desiderio.
Lui la attirò prepotentemente a sé...
e mentre la spogliava con gli occhi e con le mani rispose...
"TU.. sei l'Inferno che mi sono scelto..."
il resto....è storia...
CARPE DIEM..
Ci sono persone che non vivono la vita presente, ma si preparano con grande zelo come se dovessero vivere una qualche altra vita e non quella che vivono e intanto il tempo si consuma e fugge via..
"Carpe diem, quan minimun credula postero"
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Il cliente ha sempre ragione?
Post n°7868 pubblicato il 20 Febbraio 2017 da nina.monamour
Scoppia la polemica per il bar in piazza dei Signori a Treviso che fa pagare 30 centesimi a due clienti una ciotola d’acqua per il cane. “Scusi, è possibile avere una ciotola d’acqua?”. Questo hanno chiesto due persone sedute ai tavolini del bar “Signore e Signori” di Treviso per rifocillare il cane che avevano al seguito. Richiesta prontamente accolta dal personale del locale, che altrettanto prontamente aggiunge la voce “Acqua cane” all’ordinazione. Al momento di pagare, increduli leggendo lo scontrino (a proposito, rileggere la nostra scontrineide è sempre istruttivo), i due clienti hanno chiesto spiegazioni ai titolari del bar, che giustificavano il surplus di 30 centesimi per il servizio e la ciotola. Ovviamente la foto dello scontrino è stata postata sul web e sono bastate poche ore per arrivare ai TG nazionali. La maggior parte delle reazioni sul web è palesemente in difesa dei clienti (il cliente ha sempre ragione?), con toni che vanno dallo stupito all’indignato. Non è stata la somma, chiaramente, a scatenare la contestazione generale, ma il gesto. Il fatto di avere la voce “Acqua cane” nel registratore di cassa significa che non è una novità per il bar trevigiano farsi pagare questo genere di servizi, scoperta che ha indispettito ancora di più gli animalisti, che condannano e promettono boicottagio (tutto questo gratis invece). C’è chi, addirittura, è andato a riesumare un’ordinanza del Magistrato civico di Trieste, risalente al 1877, che invitava i proprietari di esercizi pubblici a tenere fuori dai negozi dei recipienti d’acqua “monda” per i cani, durante la “stagione calda”. Promettendo sanzioni per i disubbidienti.
Più esiguo, invece, il numero di chi difende il bar, considerando la ciotola d’acqua una consumazione come un’altra, e non un dovere (morale?) dei proprietari: “Si chiama servizio al tavolo! Uomo o cane che sia“. La storia dell’acqua gratis nei bar è una questione ancora irrisolta, se al sud è prassi affiancare alla tazzina di espresso un bicchiere d’acqua (compreso nel prezzo),
a Milano non è difficile che vi inseriscano un sovrapprezzo per averlo. Ma ora il problema sembra essere un altro, l’acqua cane. Confidiamo nel buon senso dei gestori. |
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