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Messaggi del 09/06/2015

Un viaggio alla scoperta della pena di morte..

Post n°7096 pubblicato il 09 Giugno 2015 da nina.monamour

Il 27 Maggio il Parlamento dello Stato del Nebraska, negli Stati Uniti, ha abolito la pena di morte. Non è stato un percorso facile anche perché il Governatore repubblicano Pete Ricketts ha posto il veto sulla legge, successivamente superato con una nuova votazione parlamentare. Il Nebraska è il diciannovesimo stato americano su 50 ad avere abolito la pena di morte.

Facciamo il punto sulla pena di morte negli Stati Uniti e nel mondo. Quante persone vengono condannate a morte in un anno? Quali sono i paesi dove il boia lavora di più? E i reati per cui si può finire sul patibolo? Ma, soprattutto, la pena di morte serve a scoraggiare il crimine?

 

  Nel 2014, almeno 2.466 persone in 55 paesi sono state condannate a morte, portando a più di 19 mila gli individui in attesa dell'esecuzione nel mondo.

Il numero però è approssimativo, perché paesi come Cina e Corea del nord, non divulgano le macabre cifre delle esecuzioni, che difendono come un segreto di stato

In Italia è stata abolita nel 1994, attualmente lo Stato italiano non prevede la pena di morte in nessun caso. La prevedeva invece il codice penale militare di guerra.

  La pena capitale era già stata bandita nel 1889 e ripristinata con una legge del 1926. Dopo la caduta del fascismo venne abolita, tranne che per i reati fascisti e di collaborazione. Nel 1945 si ammise nuovamente come misura temporanea per gravi reati.

Fra il 26 aprile 1945 ed il 5 marzo 1947 vennero giustiziate 88 persone per avere collaborato con i tedeschi. Furono le ultime esecuzioni effettuate in Italia.
Con la Costituzione della repubblica italiana del 27 dicembre 1947, la pena capitale fu bandita sia per i reati comuni, sia per i reati militari commessi in tempo di pace.

Quanti modi ha inventato l’uomo per uccidere? Moltissimi, alcuni estremamente violenti e altri appena un po’ più "civili" e rispettosi dei condannati.

In uso fin dall’antichità in Medio Oriente e in Europa, la lapidazione è oggi diffusa in Paesi islamici come Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.

Caratterizzata dalla partecipazione di molti “boia” (spesso una folla intera), tale pratica prevede che il reo/rea, seppellito per metà, venga preso a sassate fino al trapasso, per asfissia e danni cerebrali. L’agonia può durare ore.

Fin dai tempi dell’antico Egitto e dell’antica Roma, dove fu in auge soprattutto in età imperiale, la decapitazione (diffusa anche in Asia) è stata considerata una delle pene più “benevole”.

Il condannato è infatti immediatamente incosciente (per via del mancato afflusso di sangue al cervello) e muore in meno di due minuti, senza agonia.

Utilizzata fin dai tempi più antichi, la crocifissione ebbe particolare successo presso i Romani tra il III sec. a. C. e il I sec. d. C. La vittima veniva prima flagellata, poi moriva per emorragia, infarto o blocco respiratorio causato dalla postura, dopo un’agonia che poteva durare giorni.


"Il martirio di San Pietro" di Caravaggio

Secondo la tradizione il primo Papa morì crocifisso a testa in giù. Fu lo stesso Pietro a chiedere questa forma di crocefissione perché non si sentiva degno di essere crocefisso nello stesso modo di Gesù.

Associata alla caccia alle streghe, la morte sul rogo era già diffusa nell’antica Roma e presso l’Impero bizantino, ma conobbe maggior successo in epoca medioevale mietendo vittime come Giovanna d’Arco (1431).

La morte avveniva per bruciatura degli organi oppure, prima, per asfissia

La ghigliottina conobbe il suo periodo d’oro nella Francia post rivoluzionaria, durante il cosiddetto terrore giacobino.

Nata come perfezionamento della decapitazione, tale macchina di morte introdusse nel 1792 la novità della lama obliqua, ritenuta più efficace nella recisione del collo rispetto ad accette e spade.

 La pratica della fucilazione iniziò a prendere piede attorno alla fine del XVIII secolo negli Stati Uniti, in particolare durante la Guerra di Indipendenza (1775-1783).

Diffusasi più tardi in Europa e in Asia (oggi è in uso in Afghanistan e Cina), prevede che la vittima venga colpita da un singolo boia o da un intero plotone. Il decesso è immediato.

Ideata negli Usa alla fine del XIX secolo, la sedia elettrica (oggi in disuso) prevede che al condannato siano trasmesse delle forti scariche elettriche per provocarne l’arresto cardiaco o la paralisi respiratoria.

Peraltro, mentre gli organi “friggono”, la vittima talvolta sobbalza, si urina addosso e vomita. La morte subentra di norma dopo un’agonia di qualche minuto.

 Le prime camere a gas sono comparse negli Stati Uniti nel XX secolo, trovando poi diffusione nella Germania nazista durante l’Olocausto. Il detenuto (o i detenuti, nel caso di esecuzioni multiple) viene chiuso in una camera stagna e intossicato con acidi letali, perdendo dapprima conoscenza e morendo per asfissia in circa 10 minuti.

Nei lager nazisti inizialmente si usò monossido di carbonio prodotto spesso usando i gas di scarico di camion o carri armati, poi si passò allo Zyklon B, che permetteva di uccidere in maniera veloce un gran numero di persone contemporaneamente (1000-1500 in circa trenta minuti).


Nella foto la camera a gas del penitenziario statale del New Mexico (USA), fu usata solo una volta nel 1960.

Tra le ultime pratiche di morte ideate dall’uomo vi è l’iniezione letale, diffusasi negli Usa dalla fine del XX sec. e in uso oggi anche in altri Paesi (Cina).

Sono iniettate sostanze chimiche che portano al decesso per blocco respiratorio in un arco di tempo che va dai cinque ai 15 minuti.


fonte Amnesty International 

 
 
 

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