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Maria Chiera

Post n°1583 pubblicato il 27 Novembre 2015 da namy0000
 

Maria Chiera, impiegata torinese, che ha lasciato il lavoro, la sua città, una vita privata, per indossare la sofferenza degli altri. A conferma del suo progetto, Madre Teresa di Calcutta le disse: “Sei sulla strada giusta. Vai avanti e non voltarti più indietro”. Dal 1992, su un crinale delle colline marchigiane, fra Fano e Pesaro, è nata, per suo merito, l’Oasi dell’accoglienza, sospesa tra cielo e mare. È una casa di campagna, ristrutturata e rivestita di fiori: una “famiglia di famiglie”, che accoglie gratuitamente bimbi e adulti talassemici di tutto il mondo, con genitori, fratelli e sorelle. Vi soggiornano per lungo tempo, spesso anni, per il trapianto del midollo osseo che permette di salvarsi a chi è stato colpito da questa malattia genetica e da altre gravi malattie del sangue. Indiani, nepalesi, pakistani, marocchini, romeni, italiani... imparano a volersi bene, a superare le difficoltà, legate alle diverse provenienze, abitudini e tradizioni. Vivono insieme il Natale e il Ramadan con reciproco rispetto e partecipazione. Lei che dice ai suoi “accolti”: “Se non posso toglierti questo peso dalle spalle ti aiuto a portarlo. Io non sono nessuno, ma sono qui con te, per vivere il tuo dolore fino in fondo. L’importante è esserci, sempre, anche se non posso fare nulla”. Come con Bushra, l’undicenne palestinese, abbandonata dal padre a 2 anni, con una madre afflitta da gravi disagi psichiatrici. Un fiore che voleva sbocciare a tutti i costi, con la sua voglia di vivere e di combattere, pur nella consapevolezza del proprio male. Dal letto d’ospedale, scrisse a Maria una struggente letterina: “...tu per me sei come una mamma, una sorella, un qualcuno impossibile da definire. Quando sono arrivata, avevo paura, pensavo di non poter contare su nessuno, di essere sola a combattere contro la malattia e lo scuro dei giorni. Sono contenta oggi, pur essendo in ospedale, perché so che con me ci sei tu, anche quando non ti vedo. Perché so che c’è qualcuno che si occuperà di mia mamma durante la sua malattia”. Bushra non ce l’ha fatta, se n’è andata nel maggio scorso, con Maria accanto e il pianto delle sue piccole amiche di cordata. Ma il suo ricordo è diventato una luce che cambia la vita delle persone. Don Luigi Ciotti, caro amico dell’Oasi, un giorno ha detto: “Maria Chiera, partendo dal nulla, e affidandosi a quella sana follia che coltiva la speranza, capace di spostare le montagne, è riuscita in un’impresa difficilissima, quella di saldare la solidarietà alla giustizia, riconoscendo il diritto di chi soffre ad avere un luogo dignitoso e rispondente alle sue necessità”.

 
 
 
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