Post n°2211 pubblicato il
29 Maggio 2017 da
namy0000
“Nel primo secolo dopo Cristo, Seneca si meravigliava di quanto poco le persone dessero valore alla vita mentre la vivevano: tutti sembravano sempre terribilmente occupati, con le loro paure mortali, con i loro desideri immortali, generosi solo del loro tempo. Anche i ricchi, scriveva Seneca, andavano sempre di fretta, maledicendo la loro sorte e aspettando con trepidazione il momento in cui finalmente avrebbero riposato: “Sono avari delle loro ricchezze; ma quando si tratta di perdere tempo, sprecano l’unica cosa di cui dovrebbero essere avari”, osserva in De Brevitate vitae, forse il primo libro di autoaiuto sulla gestione del tempo. Il tempo sulla Terra è incerto e fuggevole, ma ognuno di noi ne ha a sufficienza per fare un respiro profondo, immergersi in pensieri profondi e annusare profondamente delle rose. “La vita è lunga, se sai farne uso”, ammoniva Seneca. Quasi 2000 anni dopo, de Grazia scriveva le stesse cose. La vita moderna, con le sue perdite di tempo, la sua fame di denaro, il suo egoismo e la sua superficialità, lo esasperava. Tutti correvano, correvano e correvano, ma per andare dove? Perché? La gente rinunciava al tempo per qualsiasi cosa, ma ne valeva la pena? Il suo saggio Of time, work and leisure, uscito nel 1962, si conclude con una raccomandazione: “Stendetevi sotto un albero, mettete le braccia sotto la testa, meravigliatevi del punto in cui siete arrivati, sorridete e ricordate che sull’inizio e la fine di ogni grande impresa dell’uomo regna il disordine” (The Economist, Regno Unito, Internazionale n. 1092 del 6 marzo 2015).
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