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Dialogo, dialogo, e amore

Post n°2233 pubblicato il 12 Giugno 2017 da namy0000
 

“Caro direttore, qualche giorno fa, mio figlio, che ha 11 anni e sta frequentando la prima media, mi ha chiesto se era vero tutto quello che si dice su Blue Whale. Confesso che non sapevo nemmeno di che cosa stesse parlando, così dalle sue stesse parole ho appreso che ‹‹è una specie di gioco su Internet che ti costringe a sostenere delle sfide, ti chiede anche di farti del male e, alla fine, di suicidarti››. Il sollievo per il fatto che si fosse rivolto a me su questa questione non è bastato ad alleviare l’angoscia che mi ha provocato il venire a sapere dell’esistenza di questo fenomeno. Aperti gli occhi, ho visto che se ne parla un po’ dovunque, anche se facendo tanta confusione. Che cosa c’è di vero e che cosa è frutto di una psicosi? Ma, soprattutto, che cosa possiamo fare affinché i nostri figli siano in grado di affrontare, quando non saremo lì a vigilare, tutti i pericoli che arrivano dai social e dal Web? Ormai chiunque, anche mio figlio, attraverso il cellulare ha un accesso pressoché illimitato a questo mondo, ricco certo di cose buone, ma invaso anche da tentazioni e reali pericoli. Grazie di cuore per l’aiuto che vorrà dare a me e a tanti altri genitori nella mia situazione – Stefano P. – Vicenza”.

“Il fenomeno Blue Whale sta mettendo in ansia molti genitori, tanti adolescenti ne parlano tra loro e la stessa Polizia postale lo sta seguendo con attenzione. Di cosa si tratta e quanto sappiamo finora? Il nome significa ‹‹balena blu››, e si riferisce all’abitudine delle balene di lasciarsi morire sulla spiaggia. Si tratterebbe di una sfida, diffusa tramite le chat e social network come Instagram, WhatsApp, Facebook. I ragazzi sono spinti da un “curatore” ad affrontare cinquanta prove estreme in cinquanta giorni, fino al suicidio. Tra le varie sfide, quella di procurarsi dei tagli alle braccia, e svegliarsi alle 4,30 per vedere un film horror. Chi ha dato il via a questo gioco perverso sarebbe un giovane russo, attualmente in carcere, che in questo modo voleva eliminare la ‹‹spazzatura biologica››, persone deboli e fragili che non meritano di vivere. Già questo fa riflettere e dovrebbe indurre a respingere un pensiero così folle ed estremista. La Polizia postale invita a vigilare, perché anche se non ci sono certezze su un gioco strutturato di nome Blue Whale, esistono comunque persone e gruppi che istigano all’autolesionismo e al suicidio, e indubbiamente gli adolescenti vivono una situazione di particolare fragilità. Non bisogna però esasperare troppo il fenomeno, dargli troppa enfasi perché, reale o no, la tendenza all’emulazione è sempre in agguato. Per prima cosa, dunque, i genitori e noi adulti in genere non dovremmo lasciarci prendere dall’ansia o addirittura dalla fobia per i mezzi digitali. Rischieremmo di far chiudere i ragazzi ancor più in sé stessi, ottenendo l’effetto contrario. Si tratta, invece, di instaurare un dialogo franco e sereno, mostrando il nostro amore nei loro confronti, richiamando ai valori della vita, della bellezza, del bene. Non sempre è facile, ma non possiamo rinunciare a parlare con i nostri figli, mettendoli magari anche in contatto con qualche altro adulto di cui si fidano (un insegnante, l’allenatore, un parente…). Come scrive lo psicoterapeuta Alberto Pellai, dobbiamo trovare un modo di stare al fianco dei nostri figli ‹‹anche nella loro vita on line, che non può diventare una “zona franca” dove tutto può succedere››. Aggiungo qualche altro suggerimento che viene dalla stessa Polizia postale: gli adulti parlino con i ragazzi sui temi della sicurezza in Rete, prestino attenzione ai cambiamenti repentini nella loro vita, nel rendimento scolastico, nel ritmo sonno-veglia, nella socializzazione. Ai ragazzi stessi la Polizia consiglia: denunciate chi cerca di indurvi a farvi del male, a compiere autolesionismo, a uccidere animali; se sei stato coinvolto in qualche modo nel Blue Whale chiedi aiuto, parlane con i genitori o con un adulto. Un’ultima riflessione: il male esiste, e la Rete non ne è immune; ci sono persone cattive, non dobbiamo essere ingenui. Ma, il male si vince solo con l’amore, con la vita, con la gioia. In questo senso è interessante l’iniziativa di un’insegnante di Moncalieri, Valentina R., che ha ideato la pagina Facebook White Whale (balena bianca) con una controproposta positiva: 50 mosse verso la felicità” (FC n. 24 dell’11 giugno 2017).

 
 
 
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