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Europa immaginata dai migranti

Post n°3014 pubblicato il 07 Maggio 2019 da namy0000
 

Europa, non è questa l’Europa immaginata dai migranti. “Sono sincero, gli italiani sono razzisti”, dice Jibu, senegalese a Roma. “L’hai visto con i tuoi occhi, no?”, dice Fernando, anch’egli senegalese. Si riferisce a un episodio successo due ore prima. Fernando e un giovane nigeriano volevano raggiungere Termini per prendere l’ultimo treno. Sicoome la stazione della metropolitana San Giovanni era chiusa ho chiamato un autista di Uber. Dopo qualche minuto di attesa  abbiamo visto avvicinarsi una Mercedes. Ma quando l’autista si è accorto che eravamo 3 uomini neri ha annullato la corsa. E così sono diventato un protagonista del mio reportage. 11 anni fa sono arrivato nei Paesi Bassi come rifugiato. A parte qualche episodio spiacevole ho ricevuto una buona accoglienza e ho potuto vivere il sogno europeo. La realtà insegna però che quel sogno non è per tutti. Da quando vivo nei Paesi Bassi l’Europa è cambiata molto. Oggi i populisti e i nazionalisti influenzano sempre di più le politiche sull’immigrazione, soprattutto in Italia, dove al governo c’è una coalizione formata dalla Lega e dal Movimento 5 stelle…

“Questa è vita? È questa l’Europa?”, chiede Mustafa, che più degli altri vive male la permanenza in Italia. “Sono arrivati alle cinque del mattino, senza preavviso e mentre dormivamo. Le stesse modalità usate per catturare i capi della mafia”…..  Mustafa ha bei ricordi dell’Olanda: “Ti trattano come un essere umano e ti danno anche dei soldi per comprare il biglietto dell’autobus”. Finché la polizia non l’ha rimandato in Italia in base al regolamento di Dublino (secondo cui un cittadino extracomunitario può fare domanda d’asilo solo nel primo paese dell’Unione in cui è arrivato). Il giudizio sull’Italia è negativo: “Guardati intorno, c’è spazzatura ovunque. Una cosa simile nei Paesi Bassi non la vedresti mai. L’Italia non è Europa. È come la Libia. Noi non piacciamo agli italiani”….. “Quando sono arrivato qui nel 1982 ero uno dei primi immigrati. Si vede anche nella foto di gruppo dell’università. Venivamo per studiare e poi trovavamo subito un lavoro. Ora c’è un’onda di profughi, gruppi di ragazzi che gironzolano per la città. Sembrano meno seri, senza obiettivi. Ai nostri tempi era diverso”, Yuma senior è il ritratto del bravo migrante che si è integrato, mentre i giovani di cui parla rappresentano i migranti indesiderati…… Preferisce non chiedere ospitalità alla Caritas o ad altre organizzazioni. “Lì è già tutto pieno. Perché credi che tutta questa gente dorma qui? E poi dovrei dormire con degli estranei, l’idea non mi piace”. Spera di trovare un nuovo lavoro. “Così potrò permetermi una casa”. Alcuni migranti hanno già abbandonato quella speranza e cercano di guadagnarsi da vivere in altri modi. “Ne vuoi un po’?”, mi chiede un giovane nigeriano in tono aggressivo durante una delle mie lunghe passeggiate per Roma. Vende droga. È un’immagine diffusa quella dei migranti che si trovano alle strette e, per sopravvivere, scelgono la strada della criminalità. Le prigioni di Roma ne sono piene….. I miei coetanei africani che sperano di vivere il sogno europeo devono sapere cosa li aspetta. “Alla fine lo sgombero è stato un bene”, dice Lamine mentre siamo seduti in un McDonald’s di fronte a Termini. “Il presidio impigriva la gente, non la incoraggiava a cercare altro”. Dopo lo sgombero, lui e il suo gruppo di amici sono riusciti a trovare una sistemazione. Cucinano, pregano e mangiano insieme. A Omar è andata un po’ meglio: grazie a un fondo di un miliardario brasiliano ha ottenuto una stanza per 6 mesi. Quando chiedo che piani abbiano, Lamine indica la guardia di sicurezza nigeriana che gira per il McDonald’s con un completo elegante. Omar pensa di aprire un ristorante africano: “A Roma non c’è un buon ristorante senegalese. Un locale con musica, una bella atmosfera e prodotti tipici di qualità, un posto come quello che avevo aperto nel mio paese”. Mustafa aspetterà altri 3 mesi e poi tenterà di andare in un altro paese, forse in Francia. Nel frattempo, le loro giornate proseguono con i ritmi di sempre. “Dopo la sveglia ci laviamo”, dice Omar. “Poi preghiamo, facciamo colazione, e se c’è lezione andiamo a scuola. Il resto del tempo lo passiamo a casa, o per strada. ‘La strada è una scuola di vita’, dicono gli italiani. Per me la vita è questa”.

 
 
 
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