Creato da namy0000 il 04/04/2010

Un mondo nuovo

Come creare un mondo nuovo

 

Messaggi di Gennaio 2017

Ridere e

Post n°2026 pubblicato il 31 Gennaio 2017 da namy0000
 

Un ragazzo dice al nonno: “Un navigatore ti dice cosa fare nei minimi dettagli...”, “Io per quello ho sempre avuto tua nonna!”.

 

Un frate si presenta in paradiso.

Aprite! –

Chi è? –

Un cappuccino. –

 

Qui nessuno l’ha ordinato!

 
 
 

La semioticascrittori

Post n°2025 pubblicato il 30 Gennaio 2017 da namy0000
 

“La semiotica. Nessuno sa mai cosa sia la semiotica. Nessuno. Mai. Sconosciuta al mondo reale. Era spaventosamente complicata. Qualcosa che ritenevo al di sopra delle mie capacità. La lezione di Umberto Eco in un pomeriggio luminoso e tiepido a Bologna, credo che fosse la tarda primavera del 2003, cambiò completamente le carte in tavola. La semiotica come chiave di lettura del mondo. Parlò delle gioie e delle meraviglie di una disciplina che contribuisce a svelare il significato del mondo, e lo fa attraverso l’analisi. Svelò quale opportunità si celi nel capire come le cose – le parole, le immagini, le situazioni – ci parlano, nell’imparare a leggere il modo in cui la realtà è scritta. Disse allora, come aveva già detto in passato, che ‹‹un lavoro ve lo dovrete inventare›› - probabilmente miglior consiglio sulla carriera che abbia mai ricevuto. Non mi convinse a studiare semiotica su due piedi, ma le sue parole cominciarono a erodere l’intonaco, formando la crepa che creò il buco che poi frantumò la diga portandomi, poco più di un anno dopo, a iscrivermi a quel corso di laurea specialistica con buona pace del buonsenso italiano e delle mie paure. È stata una scelta che mi ha cambiato la vita. Ho avuto rare occasioni di vedere il professore Eco, ma ogni volta mi ha sbalordito con la sua personalità enorme e gioiosa, con la vastità della sua conoscenza, e l’insaziabilità della sua sete di sapere. ‹‹Umberto Eco è smodato; per cultura, e generosità››. Eco sapeva “tutto”, di “tutto”. Era straordinario nel rendere chiari e comprensibili argomenti molto complessi, ed è per questo che i suoi saggi sono un regalo per la mente curiosa. Per lui niente era mai troppo alto, o troppo basso. Eco ti metteva, davanti agli occhi, con naturalezza, e una risata, il potere assoluto del suo genio – curioso, intrigante, sbalorditivo. Eco avvertì noi studenti di un dubbio, sempre in agguato: dedicare tutto quel tempo allo studio delle strutture di ciò che ci stupisce, ci infastidisce o ci annoia, perfino, non finisce per dissipare la magia e inaridire l’esperienza della vita, un po’ come conoscere i trucchi di un prestigiatore? ‹‹Beh››, rispose a sé stesso e a tutti noi, ‹‹anche i ginecologi s’innamorano››” (Annalisa Merelli, da Quella lezione che cambiò la mia vita, Quartz, Stati Uniti, Internazionale, n. 1141 del 26 febbr. 2016).

 
 
 

Il nostro pianeta

Post n°2024 pubblicato il 30 Gennaio 2017 da namy0000
 

“Il nostro pianeta Terra sta rallentando: l’influenza principale è quella della Luna, la cui forza di gravità oppone resistenza alla Terra, allungando impercettibilmente ogni “giorno solare” rispetto al precedente. Via via che ogni giorno solare rallenta, praticamente tutti gli orologi del mondo (tranne le meridiane), sono destinati ad andare fuori sincrono. L’International earth rotation and reference systems service (Iers), un organismo che gestisce i sistemi internazionali di riferimento nel campo dell’astronomia e della geofisica, ha annunciato l’introduzione di un secondo intercalare alla fine di giugno 2015. Non ci sono altre vie d’uscita per risolvere il rompicapo del secondo intercalare” (J. Dussault, The Christian Science Monitor, Stati Uniti, pubblicato in Italia dal settimanale Internazionale, N. 1085, del 16 gennaio 2015).

 
 
 

Era fondamentale

Post n°2023 pubblicato il 30 Gennaio 2017 da namy0000
 

“Era fondamentale per me sentire che c’era intorno un creato, qualcosa di più armonioso, di più grande, in cui la storia viene accolta” (Susanna Tamaro, scrittrice).

 
 
 

Ed ecco improvvisamente

Post n°2022 pubblicato il 27 Gennaio 2017 da namy0000
 

Ed ecco che improvvisamente, qualche settimana fa, è spuntato il pensiero liberatorio, simile a un esitante e giovanissimo stelo in un deserto d’erbacce: se anche non rimanesse che un solo tedesco decente, quest’unico tedesco meriterebbe di essere difeso contro quella banda di barbari, e grazie a lui non si avrebbe il diritto di riversare il proprio odio su un popolo intero. Questo non significa che uno sia indulgente nei confronti di determinate tendenze; si deve ben prendere posizione, sdegnarsi per certe cose in certi momenti, provare a capire, ma quell’odio indifferenziato è la cosa peggiore che ci sia. È una malattia dell’anima. (...) Le concezioni razionali socialiste che avevo acquisito – e che mi avevano insegnato a guardare a un popolo non come a un insieme, ma come a una maggioranza buona ingannata da una minoranza cattiva... (...) La vita non può essere rinchiusa in uno schema determinato. Però tutto questo costa un prezzo di dolore, di forti conflitti interiori, di reciproche offese di tanto in tanto, di nervosismo e di rimorso, ecc. ecc. A volte, se sono improvvisamente presa dall’odio, dopo aver letto il giornale o dopo aver avuto notizie di fatti che capitano, mi metto a inveire contro i tedeschi, fuori di me. So che lo faccio apposta per ferire Käthe, per sfogare in qualche modo il mio odio anche se poi lo scarico su una persona sola – una persona di cui so che ama la sua patria d’origine, com’è più che naturale e comprensibile, del resto: ma in quel momento io non riesco ad accettare il fatto che lei non provi altrettanto odio, voglio che tutto il mio prossimo  sia in sintonia con me. (...) In quei discorsi, infatti, non si riflette quasi più sulle questioni politiche, non si tenta quasi più di individuare le grandi linee e di capire cosa c’è dietro: si rimane a un livello molto basso... (...) Le minacce e il terrore crescono di giorno in giorno. M’innalzo intorno la preghiera come un muro oscuro che offra riparo, ne esco più raccolta, concentrata e forte.

(Etty Hillesum, ebrea, morta ad Aushwitz a soli 29 anni, alcune piccolissime parti, da Diario, gli Adelphi, 1996: ogni sua parola è carica di significato). 

 
 
 

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