Creato da namy0000 il 04/04/2010

Un mondo nuovo

Come creare un mondo nuovo

 

Messaggi di Maggio 2017

La Balena blu

Post n°2214 pubblicato il 31 Maggio 2017 da namy0000
 

2017, Avvenire 30 maggio. Adolescenti. “Una sfida che dalla Rete accompagna i giovani in pericolose prove che minano il loro equilibro rendendoli vulnerabili. A Milano una ragazza, sulla cui identità il riserbo è ovviamente assoluto, era giunta a metà del percorso previsto. Una serie di prove di coraggio sempre più difficili ed estreme che si concludono con la richiesta - o l'ordine - del suicidio di chi sta "giocando".

“La Balena blu dura diversi giorni e comincia con prove blande per arrivare ad atti di autolesionismo” ha detto il colonnello del Carabinieri Canio Giuseppe La Gala, che ha aggiunto: “Se un adulto dovesse accorgersi di comportamenti strani che potrebbero essere collegati ad una di queste prove deve rivolgersi subito alle forze dell'ordine”. Per questo motivo è stata attivata una chat di WhatsApp al numero 348.25.74.166 rivolto soprattutto alle famiglie o anche a giovani in cerca di spiegazioni, per rispondere alle domande di chi vuole un aiuto concreto e qualificato.

 

Le vittime di questo fenomeno sono minori tra i 9 e i 17 anni e possono essere aiutati anche da Onlus come Pepita il cui presidente Ivano Zoppi spiega: “Ragazzi, fermatevi davanti a chi vi dice che per provare brividi occorre mettere in pericolo la propria sicurezza e la propria vita e non date retta a chi cerca di convincervi a superare delle sfide in cui si distrugge la propria vita e quella degli altri che vi stanno attorno”.

 
 
 

Le emozioni sono

Post n°2213 pubblicato il 31 Maggio 2017 da namy0000
 

Le emozioni sono delle modificazioni neurofisiologico-chimiche, che si accompagnano a cambiamenti comportamentali e a un’espressione soggettiva dell’emozione stessa. Esse hanno una funzione adattiva, in quanto consentono all’individuo di sintonizzarsi con l’ambiente circostante e fornire una risposta coerente con la stimolazione ricevuta. Le emozioni, va precisato, non sono solamente delle reazioni a un input esterno, bensì possono essere esse stesse stimolo scatenante. Sono state a lungo studiate, al fine di comprenderne i caratteri sostanziali, giungendo a una classificazione condivisa da diversi autori:

 

  1. Emozioni fondamentali (gioia, tristezza, rabbia, paura), caratterizzate dall’attivazione di uno specifico e distinto substrato neuronale e di una precisa configurazione dell’espressione del viso.
  2. Emozioni complesse (ad es. vergogna, senso di colpa, orgoglio, invidia), influenzate da norme interne al soggetto ed esterne (culturali), che si fondano su un giudizio di base positivo/negativo. In merito a questa categoria, i punti di vista degli autori non sono del tutto concordi, poiché alcuni ritengono esse siano una derivazione delle emozioni fondamentali, mentre altri le reputano il risultato della loro combinazione.
  3. Le emozioni comprendono due aspetti fondamentali: l’espressione e il riconoscimento. Tra i 4 e i 7 mesi i bambini riconoscono i cambiamenti espressivi del volto, e già intorno all’anno di vita riescono a rispondere in maniera specifica alle diverse emozioni altrui (social referencing)... Queste conquiste emotivo-affettive fanno sì che i bimbi innanzitutto comprendono di avere a che fare con le emozioni e, inoltre, imparino a gestirle. Successivamente, indicativamente dopo i 6 anni, accedono a un livello cognitivamente più complesso: iniziano a cogliere la differenza fra ciò che provano e ciò che è opportuno manifestare, compiendo quindi un’analisi del contesto esterno e delle norme sociali, oltre che dei propri vissuti interni. Intorno agli 8 anni spesso è possibile considerare le abilità affettivo-emotive simili a quelle di un adulto. In sintesi, il raggiungimento di un adeguato livello di sviluppo emotivo-affettivo permette al bambino non solo di gestire le proprie emozioni, ma anche di comprendere lo stato d’animo altrui (le cosiddette teorie della mente), con ripercussioni positive a livello psico-relazionale.
  4. Come favorire le competenze emotive? C’è una connessione fra lo sviluppo emotivo-affettivo e la relazione fra bambino e mamma (ovvero colui/colei che funge da principale agente di cura per il piccolo). All’interno di questo rapporto privilegiato è opportuno dare spazio alle emozioni, attraverso il gioco, il racconto di storie, la visione di film o cartoni animati in cui i protagonisti si emozionano. Parlare delle emozioni con i nostri bambini, ovviamente con un linguaggio concreto ed adeguato alla loro età, fa sì che essi vengano gradualmente avvicinati a questa tematica e siano così accompagnati nella sua scoperta da un adulto che funge da mediatore e da chiave d’accesso a un livello che piano piano il bambino imparerà a gestire autonomamente. L’adulto dovrà essere egli stesso in primis esempio di persona capace di emozionarsi, senza vergognarsene né esserne sopraffatto, poiché gran parte degli apprendimenti in età evolutiva passa attraverso l’imitazione di ciò che viene visto compiere dalla persona che lo cura. Un adulto empatico, che sappia sintonizzarsi funzionalmente con i vissuti del bambino: da un lato tranquillizzare il piccolo rispetto a ciò che sta provando, riducendo il vissuto di angoscia e di confusione che può essere esperito vivendo qualcosa di sconosciuto o difficilmente gestibile; dall’altro suggerire strategie per affrontare l’ansia o il disorientamento che lo accompagnano. In questo caso l’adulto dovrà essere emotivamente competente, ovvero capace di comprendere sé stesso, le proprie emozioni e stabilire con esse dei rapporti positivi che conducano a un’efficace autoregolazione. (Cherubina Riva, dott.ssa in psicologia età evolutiva, da Riconoscere e gestire le emozioni nei nostri bambini, Famiglia in dialogo, Genn.-Febbr. 2015). 

 
 
 

Un lavoro di Sisifo

Post n°2212 pubblicato il 30 Maggio 2017 da namy0000
 

“Un lavoro di Sisifo: che il masso del destino umano venga continuamente, di generazione in generazione, sospinto in alto, per poi scivolare sempre in basso, rendendo così vane le fatiche precedenti”.

‹‹Chi crede sa che si va avanti, non si gira intorno. Chi crede sa che la storia non assomiglia alla tela di Penelope, continuamente ritessuta per venire continuamente disfatta. Anche il cristiano potrà essere assalito dagli incubi angoscianti dell’inutilità di tutto, a partire dai quali il mondo pre-cristiano ha creato quelle sconcertanti immagini dell’angoscia di fronte alla sterilità dell’agire umano. Ma nel suo incubo penetra la voce salvifica e trasformatrice della realtà: “Coraggio, io ho vinto il mondo” (Gv 16,33). Il mondo nuovo, raffigurato nell’immagine della nuova Gerusalemme con cui termina la Bibbia, non è un’utopia, ma una certezza cui andiamo incontro nella fede. C’è una redenzione del mondo: ecco la ferma fiducia che sostiene il cristiano e che lo convince che anche oggi vale la pena di essere cristiano›› (J. Ratzinger, Introduzione al cristianesimo, Queriniana, Brescia 2003, 348-349).

 
 
 

Nel primo secolo

Post n°2211 pubblicato il 29 Maggio 2017 da namy0000
 

“Nel primo secolo dopo Cristo, Seneca si meravigliava di quanto poco le persone dessero valore alla vita mentre la vivevano: tutti sembravano sempre terribilmente occupati, con le loro paure mortali, con i loro desideri immortali, generosi solo del loro tempo. Anche i ricchi, scriveva Seneca, andavano sempre di fretta, maledicendo la loro sorte e aspettando con trepidazione il momento in cui finalmente avrebbero riposato: “Sono avari delle loro ricchezze; ma quando si tratta di perdere tempo, sprecano l’unica cosa di cui dovrebbero essere avari”, osserva in De Brevitate vitae, forse il primo libro di autoaiuto sulla gestione del tempo. Il tempo sulla Terra è incerto e fuggevole, ma ognuno di noi ne ha a sufficienza per fare un respiro profondo, immergersi in pensieri profondi e annusare profondamente delle rose. “La vita è lunga, se sai farne uso”, ammoniva Seneca. Quasi 2000 anni dopo, de Grazia scriveva le stesse cose. La vita moderna, con le sue perdite di tempo, la sua fame di denaro, il suo egoismo e la sua superficialità, lo esasperava. Tutti correvano, correvano e correvano, ma per andare dove? Perché? La gente rinunciava al tempo per qualsiasi cosa, ma ne valeva la pena? Il suo saggio Of time, work and leisure, uscito nel 1962, si conclude con una raccomandazione: “Stendetevi sotto un albero, mettete le braccia sotto la testa, meravigliatevi del punto in cui siete arrivati, sorridete e ricordate che sull’inizio e la fine di ogni grande impresa dell’uomo regna il disordine” (The Economist, Regno Unito, Internazionale n. 1092 del 6 marzo 2015).

 
 
 

Spero di poter avere un futuro

Post n°2210 pubblicato il 28 Maggio 2017 da namy0000
 

“Friday viene dal nord della Nigeria, dalla zona in cui imperversa Boko haram. ‹‹Mio padre era cristiano e mia madre musulmana, e là, per la mia famiglia, ci sono stati sempre grandi problemi: le famiglie paterna e materna non sono mai andate d’accordo, e vivere da cristiani in una zona musulmana è stato difficile. Mio padre è morto quando avevo otto anni, e mia madre se ne è andata in Ghana insieme a mia sorella, lasciandomi con il nonno. Quando mia mamma è morta, lo scorso anno, e la situazione è iniziata a peggiorare per gli attacchi, un amico di mia madre mi ha aiutato ad andare in Libia. Ma lì c’era la guerra. Sono rimasto solo due settimane. L’amico di mia madre, una sera, è venuto a prendermi a casa e mi ha portato in un posto vicino al mare, dove ci hanno fatto salire su delle barche. Una nave italiana ci ha portato a Bari. Qui sto bene, le persone sono gentili con me. Io sono un fabbro. In Nigeria non ho più nessuno: spero di poter avere un futuro in Italia››” (Scarp de’ tenis, dic.2015-genn.2016).

 
 
 

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