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Il Mistero Buffo italiano

Post n°898 pubblicato il 04 Marzo 2013 da VoceProletaria

Il Mistero Buffo italiano

         Il Papa si è dimesso;
il Governo non c'è;
il Capo della Polizia è in ospedale;
il Presidente della Repubblica è sulla via di casa...

Cos'è successo? Forse la Rivoluzione...?

      
         Care colleghe, cari colleghi,
impossibile eludere un commento dopo le ultime elezioni politiche.

        Ce ne faremo carico, nonostante la forte delusione ed il senso di sconfitta sia ancora prevalente e impedisca il classico ragionamento "a freddo".  Ci proveremo comunque e ci torneremo anche più avanti..

        La sconfitta di Rivoluzione Civile è chiara, non assumersene le responsabilità sarebbe decisamente sbagliato.
        Lo facciamo invitandovi alla lettura della critica all'operazione elettorale di Rivoluzione Civile rimandando ad alcune prime considerazioni di Sandro Targetti (PRC) riportate su http://blog.libero.it/VoceProletaria/11948900.html , e a quelle di Domenico Moro riportate su http://blog.libero.it/VoceProletaria/11951162.html

Istituzioni e politica.
        Il quadro politico nel criterio della governabilità è sconfitto, la sua sconfitta è direttamente proporzionale ad un "analfabetismo di ritorno"  tipico dei periodi di crisi e, a maggior ragione, tipico del nostro paese che premia la forma e non la sostanza.
        Il Movimento 5 Stelle, una creatura che nasce tutt'altro che spontaneamente nel cuore della società italiana (in particolare quella "avanzata", almeno nelle forme tecnologiche), proponendosi al di sopra della distinzione "destra-sinistra", confermando un carattere interclassista tipico dei grandi partiti degli ultimi vent'anni, esprime appunto la "forma"  dell'opposizione alla crisi della politica e dell'economia, ma non la attua nella sostanza, nel programma, nella prospettiva di fondo ed, anzi, allude e prelude ad un moderno gattopardismo in cui tutto cambia per non cambiare niente.
        C'è un sommovimento "politico", ma non ancora "istituzionale".

Da qui in avanti la seguente comunicazione è semplice opinione, e come sempre aperta ad ogni critica ed osservazione.
                
Due comici, due piazzisti di lunga esperienza.
         Sono indubbiamente loro i due veri vincitori di queste elezioni: Grillo e Berlusconi.       
Qui si propone, tuttavia, un ragionamento controcorrente rispetto all'opinione prevalente, indicando quello che a nostro avviso risulta il principale vincitore: Berlusconi. Ancor più di Grillo.

        Grillo, tutto sommato, non è altro che il "figliolo ormai maturo"  dello stesso Berlusconi e di un berlusconismo che in poco più di vent'anni ha modificato geneticamente una intera nazione.
        Il lessico, le forme di comunicazione, l'evasività dalle domande e dalle istanze davvero cruciali, l'orizzonte politico, la conseguente demagogia indirizzata ad un populismo di pancia sono speculari e simmetriche tra i due.   Ma chi ha, tra i due, maggiori possibilità di ulteriore successo sul medio-lungo periodo?  Grillo o la "casta"...?

        E'  nostra convinzione che, proprio perché Grillo ha funzionato da "bidone aspiratutto"  intercettando tantissimi voti da destra e da sinistra e da un astensionismo che altrimenti sarebbe stato ancor più rilevante di quanto già ora non sia, senza la sua presenza oggi avremmo da commentare una schiacciante vittoria di Berlusconi, e non un suo "secondo posto".
        Ma la presenza di Grillo e, soprattutto, dei "suoi"  grillini quanto e/o come può durare...?

        Su Grillo, dunque, per il momento ci limitiamo a rimandare al bell'intervento di Wu Ming  su http://blog.libero.it/VoceProletaria/11948948.html che ci pare sappia cogliere un senso molto più profondo di quanto comunemente spacciato e... percepito.
        Ci torneremo, comunque; il suo "Mistero Buffo" (con tanto di imprimatur doc di Dario Fo) ci darà di che riflettere, denunciare e, crediamo, persino da ridere.

Il caimano riemerso dalla palude.
        Su Berlusconi, invece, è preferibile spendere due parole in più fin da subito, poiché ci appare come quello che ha le migliori chance (suo unico limite l'età anagrafica), ora ed anche nel prossimo futuro, per un rilancio ancor più massiccio in termini di consensi e, soprattutto, di potere effettivo. 
        Il "secondo posto", ad una incollatura da Bersani, infatti non lo penalizza, anzi... ne fa il vero dominus di questa e probabilmente della prossima (assai prossima) legislatura. Eravamo convinti che in realtà questo fosse proprio l'obiettivo perseguito da Berlusconi. Ora ne siamo ancora più convinti.

         Riprendendo quanto già avevamo scritto all'inizio dell'anno ( http://blog.libero.it/VoceProletaria/11850914.html), si può  riaffermare che Berlusconi, lungi dall'essere mai "morto", oggi può starsene tranquillamente ad aspettare il rapido declino di un PD impossibilitato a dar vita ad un vero governo (a meno che Bersani, per davvero, non consegni i suoi testicoli nelle mani di Grillo. Il che, conoscendo il masochismo dei piddini, non è da escludere...) e pure pressato dal fiato sul collo della Merkel, della BCE, e dei soliti poteri forti che invitano ancora ad una politica di rigore e di lacrime e sangue nonostante il generale rifiuto  riscontrato.
        ...Ma Berlusconi può anche dettare le sue condizioni in un (più probabile, per come stanno le cose) "governissimo", ovvero una coalizione tra PD e PDL all'insegna di prime e necessarie riforme di sistema, in primis la legge elettorale.  Una legge che, stando così le cose, potrebbe rivelarsi persino più nociva di quella attuale...
        Un "governo di programma", insomma, potrebbe essere la realtà che si imporrebbe oggettivamente per una soluzione "istituzionale" alla crisi di governabilità, e che oggettivamente potrebbe favorire una soluzione "politica" ancora più favorevole proprio a Berlusconi. 
        Sarebbe infatti Berlusconi l'unico che potrebbe ripresentarsi di fronte ai poteri internazionali e ricontrattare un accomodamento come rigenerato leader, ma privo dello stigma di "antisistema"  che è invece caratteristico di Grillo.
        Il caimano riemerso, così, può papparsi il grillo ed il giaguaro scolorito...

Un altro vincitore, in ombra...
         ...è Maroni.
         L'obiettivo prefisso, ovvero la conquista della Regione Lombardia, è più che sufficiente a garantire alla Lega Nord un consolidamento ed un rafforzamento in una situazione che ai più appariva disperata doppo i traumi dell'ultimo anno. 
        Il sogno del Grande Nord, ancorché slogan retorico (ma non privo di segnali, almeno per noi, inquietanti) ripropone un immaginario simbolico e collettivo che dopo la defenetrazione di Bossi sembrava ormai perduto.  Maroni, concentrando le sue forze residue in poche regioni comunque strategiche a livello nazionale oltre che territoriale, e trascurando scientemente le restanti "appendici italiche", ha saputo fornire il necessario cemento ideologico, dunque una rinnovata motivazione alla base leghista, riuscendo a far ingoiare il patto con Berlusconi, indigeribile e fattore di sicura ripulsa in caso di insuccesso.
        Che Roma si arrangi, ai leghisti basta l'erbetta padana...

Spennare le galline. Una piuma alla volta...
        Il PD, solo in virtù di un diabolico sistema elettorale, risulta il vincitore formale, ma non effettivo.  Anzi, è il vero e proprio sconfitto.
        Si trova infatti messo all'angolo, con il cerino acceso tra le mani e sarà costretto a bruciarsele in mille maniere nella impossibilità di una composizione di interessi tra loro incociliabili. 
Pronostico: Bersani prima vittima, gli altri a seguire.

        I grillini appena entrati in Parlamento sconteranno con tutta probabilità la mancanza di una vera organizzazione, ma soprattutto di una vera e propria "visione"  organica che non è surrogabile nelle indicazioi telecomandate dei loro guru Grillo&Casaleggio. Il lavoro parlamentare richiede ed impone comunque una diversa metodologia - ed autonomia - che non si presta tanto facilmente ad una costante e perenne consultazione "on line".   La politica di palazzo, così come quella più prosaica e "terrena", sa imporre i momenti in cui si deve scegliere senza troppo tergiversare.
        C'è già chi ha definito gli eletti grillini come "la gallina da spennare".
        Se si dà il giusto tempo, quello di uno spiumamento progressivo e costante, lo riteniamo anche noi più che probabile.  Ci risulta difficile, infatti, immaginare una loro continuità, da qui a pochi anni (o forse pochi mesi, addirittura...) a venire, nella loro attuale forma (non) organizzata e telecomandata.

        Chi resta, al momento?  Monti, graziato per un soffio dal suo ingresso in Parlamento ma punito clamorosamente per la sua politica antipopolare e con pesanti perdite tra i suoi alleati più fidi...?
Si pensi a Fini ed ai suoi futuristi...   

        E poi c'è il poerta di Terlizzi che, a fronte della sua pur sonora bocciatura e capolinea politico, ancora afferma "miffione compiuta".   Forse è proprio lui il più comico tra tutti...

        Al prossimo giro di valzer, sia Monti che Vendola, saranno già un ricordo. Come quel tal millantatore, Giannino, più simile a Sgrinfia (il ladro di polli, complice di Gambadilegno) che non ad un esperto di economia...

Le galline che si possono spennare sono più d'una, dunque...

Temi sottovalutati.
         Tra le spiegazioni consolatorie proposte dalla "stampa che conta", quella del gruppo Repubblica/L'Espresso in primis, ci si sofferma volentieri sull'alibi dell'inganno dell'IMU che Berlusconi ha inviato a milioni di elettori.
        E' vero, si tratta di inganno buono per polli e da bravo piazzista Berlusconi conosce i polli che sa di poter spennare.  L'analfabetismo sopra accennato produce anche questo, ma non è certo solo questa la sola ragione che spiega il fascino che Berlusconi ancora esercita su un terzo della popolazione votante.

        Tra le ragioni della protesta tradottasi in voti per Berlusconi e Grillo è stato ben presente il tema della "sovranità nazionale".  Un tema importante e serio e che avrebbe potuto e dovuto essere, unitamente ai temi dei lavoratori, il principale cavallo di battaglia della sinistra antiliberista ed anticapitalista. Invece...

...invece il tema è stato distorto e banalizzato in termini quanto mai contraddittori dai due imbonitori di piazza che, però, sono stati percepiti come gli antagonisti agli alfieri della "cessione di sovranità", ad iniziare da Napolitano, il Presidente della Repubblica, campione indiscusso in questo triste primato, per finire al PD e Monti, commissari esecutivi per la "cessione di sovranità".

         Ma era proprio l'Europa che si è vista all'opera, quella del rigore (e del vigore) delle banche, l'Europa dello Spread e dei diktat berlinesi, l'Europa antiosociale che si voleva punire e che si è punita.
       
La CGIL della Camusso, fattore di (im)potenza per la sinistra.
        La necessaria discussione che ci sarà nei partiti della sinistra, tra quelli della supposta "vittoria"  nonché tra quelli del mancato ingresso in Parlamento, non lascerà comunque indenne la segreteria del principale sindacato italiano "a sinistra".
        La CGIL della Camusso, prima col suo scandaloso supporto alle politiche antipopolari e contro i lavoratori di Monti e Bersani, e poi con il suo esplicito appoggio elettorale a questi, non è assolutamente esente da critiche e osservazioni, anzi... 
        L'assoluta e totale subordinazione della Camusso ai desiderata di Bersani, nelle sue declinazioni più dolorose come la Riforma Fornero, quella sulle pensioni, sull'accanimento contro i lavoratori pubblici, sui lavoratori dipendenti, sui precari, sugli esodati, sugli stessi già pensionati (quelli al minimo, non quelli "dorati"...) ha contribuito al senso di smarrimento e di frustrazione poi tradottasi in rabbia nel voto, più dell'assenza mediatica dello "smacchiatore di giaguari". 
        La Camusso, più di chiunque altri, porta su di sé una responsabilità enorme, perché è la personificazione della NON volontà di combattere tutte le storture qui denunciate, ma anzi, nell'assecondarne le attuazioni.
        Al congresso che si aprirà intorno alla fine dell'anno dovrebbe precedere una seria riflessione tutta "politica"  e, se fosse cosa seria davvero, ad essa dovrebbero corrispondere le immediate DIMISSIONI della Camusso. Un gesto di siffatta dignità ri-darebbe motivo di speranza e di motivazione ad una sinistra, politica oltre che sindacale, altrimenti dispersa e mai più recuperabile.
       
        Senza un Sindacato di Classe - che oggi sarebbe già sufficiente tradurlo come "indipendente"  dal PD e dai "poeti addomesticati" - non ci sono serie possibilità di riaggregazione e ricomposizione di una adeguata rappresentanza. Né in Parlamento (ed è il meno...), né tanto meno nella società.
        Il vero dramma sta ancora qui!

Situazione di stallo e patti a venire.
         Oggi, dunque, quella Europa che ha tifato e aiutato Monti ed il PD, ed insieme ad essa i poteri grandi e piccoli italiani così come quelli che stanno oltreoceano, sa che dovranno scendere a patti di nuovo con lui, Berlusconi.            
        Gli altri "contendenti"  si sono dimostrati, per l'ennesima volta, solo pallide e malriuscite imitazioni o macchiette.   Niente che possa rassicurare quei poteri ed i mercati padroni.

        Insomma, a meno di un accidente dovuto all'età anagrafica, in questo quadro istituzionale il mattatore è e sarà ancora lui, il Caimano.

        A questa situazione non c'è soluzione se non la Rivoluzione.  

...e neanche più "civile", ma sociale..!      

Noi ci proveremo, come prima e più di prima!

Un saluto.                    ProletariaVox

 
 
 
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