Vento di Passionearmonie di sensi |
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Le scivolò nella mente ... piano
simile al passo tremulo d' una foglia
o al lento seguitare d' ombra su muri dormienti
Così ... nel crepuscolo di parole appena sussurrate entrò ...
varcando cancelli appena dischiusi.
Come una lama di luce si spinse oltre la radura gelosamente nascosta agli occhi del vizio e come un coltello scavò nella carne
per ritrovare radici di pensieri
scandagliando la fonte delle chiare acque .
Quando ebbe preso possesso dei suoi Ricordi
e stretto la chiave dei labirinti più impervi
schiuse le labbra ...
Non era un ordine, ne una sorda imposizione
era piuttosto la congiunzione perfetta
delle loro voglie ritrovate
fuse nel sodalizio ritmato della voce.
Così arroventando le parole le chiese di volare.
Erano gli ultimi Angeli d'una razza estinta
e ognuno conservava del suo antico lignaggio
un'unica ala ...
ma questo non era un limite
era piuttosto il solco raro da colmare
l'altra parte d'una perfezione smarrita
il resto che completava il cerchio perduto
il colmo e la vertigine d'una gioia ritrovata
che li rendeva unici come profumo di vento
tra le colonne di un tempio mai edificato.
E il tempo si fermò sull'uscio di un intenzione
un dubbio dolce che dava piacere ad entrambi
un attesa che recise il filo della carne
che bruciava i nodi della pelle
mentre gli attimi ... lesti ...
presero a consumare impazienti
i grani rotolanti Della loro infinità .
Siddy
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VENTO Erano come lunghi rami gelidi di un albero senza tempo...
morbidezze fruscianti di un gelo antico
Canapi lisci come seta e soffio di vertigine
ed io del suo refolo mi lasciai incatenare
come l'estasi stillata dal fuso delle fiamme
perche ne avevo bisogno,
perche ne provai piacere,
perché soprattutto ne avevo smania e desiderio
Così gradita m'apparve l'arte sua
perché simile al vento che giunge dal mare
e al mare suo lesto torna .
Siddy
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Braccia nude tra serti di mirto sciolgono promesse strette tra nodi d' acanto e fili di iuta. Gambe sciolte e snelle battono la terra che geme e flette come su verghe dal midollo intinto nel succo di un ventre gravido di voglie. Sterrano i vermi l'humus pronto al germoglio di giovani virgulti e da questo incesto che pulsa e scorre come linfa e seme di giumente mi plasmi ...come demone informe. Poi carezzi con mani infatuate la mia creta cesellando i bui anfratti della mente e corrompi i gemiti del mio sanguinare affondando i polsi nel petto esangue. Così afferri questo corpo come un uncino usa nel fondo della carne e posi il morso delle tue labbra sulle mie ... Infondi un alito che brucia le corde e i fili dell' anima dormiente e quando un battito sale fin dentro il cuore ribelle mi togli la vita dolcemente... scivolando dentro... lentamente... come una lama gaudente che in silenzio uccide nel piacere che riempie... Siddy
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Ci sono giorni che passano come vento e scivolano sulla pelle come pioggia, senza che nemmeno mi accorga di quanto vissuto ho attraversato, di quanti occhi ho incontrato sulle linee dei miei pensieri e quante ombre hanno cercato emozioni e possibilità di storie, sacrificate al tempo e al caso che le ha dimenticate, perdute o non significate, lasciandole nel lago brumoso di coincidenze sfiorate. E vi sono quegli altri...quei giorni in cui nulla sfugge e tutto è possibile. Giorni in cui uno sguardo si trasforma in un sorriso, e ci si ferma a parlare con una sconosciuta che ti strappa un brivido e ti lascia una carezza sull'anima. Io che ho attraversato mille strade, raccolto fiori su prati di un orizzonte illimitato, io che ho navigato sui mari più agitati legando funi e stralli, serrando vele nel vento e nella grandine, oggi mi siedo su un bianco cippo a pensare agli amori che mi hanno attraversato. Per le donneche mi hanno accompagnato sciolgo un anello di una catena che lega le ossa del costato, per un pezzo di questa mia strada insieme a loro, alle parole condivise e agli abbracci che si sono sciolti in mille grinze lascio un fiore e le note di un amusica senza fine. Così mi chiedo se tutto ciò che ho e ho avuto ha mutato il corso delle mie esistenze, se dentro di me conservo ancora le messi che ho mietuto nei giorni di sole, se i miei occhi racchiudono ancora i riverberi dei raggi di luna che hanno illuminato le mie notti, e se la mia mente riesce ancora a ricamare, di quelle vite, i fili della carne e i merletti delle loro emozioni ... perchè in fondo ho vissuto nel profondo nuotato in acque calme e sotto la ferza delle onde su bianchi scogli affioranti e di quel profondo conservo ancora i ricordi della mia inquieta natura di ... ramingo. Siddy
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Non sono mai stato un uomo superficiale, una persona che attraversa le cose distrattamente senza cogliere i dettagli e le sfumature del mondo. Ho sempre avuto una certa sensibilità per il particolare, il grigio celarsi d'un ombra, lo sbuffo arricciarsi delle labbra, il torcersi delle dita torturate dall'ansia. Sostare sui merli d'una torre ha il pregio di avere ai propri piedi i passi della gente, l'affannarsi rigoglioso dei pensieri di una moltitudine in continuo divenire. L'orizzonte che va distendendosi, l'aria che sale tiepida o che ne discende gelando il viso , rendendolo liscio e tagliente come il vetro, mentre il vento scompiglia i capelli e scuote le fronde. Si questa torre è sempre stata la mia compagna, alta come una colonna di un tempio insuperato, possente come i bastioni di Agharti, sassi lisci e smussati come rocce levigate dal mare, pietre d'angolo chiare come sabbia di un deserto infuocato. La amo e la odio ...si la amo come potrei amare una donna desiderabile e voluttuosa, capricciosa e superba con la mente fine come uno stiletto che ti entra lento fino al midollo d'ogni singola cellula. E la odio per il suo invulnerabile silenzio, per l'eternità che confina la mia umanità nel limbo delle cose che svaniscono nelle sabbie del tempo. La odio certo ...ma come potrei odiare una donna che mi si concede senza combattere, che svuota la mente dai ricatti del'adulazione, che si sveste senza grazia e nulla concede alla lussuria della raffinatezza, al compiacimento della bellezza dei movimenti o al fascino iniquio e ardente delle parole. Ma il mio odio altro non'è che invidia ... una gelosia malriposta verso cio che mi trascende, così resto nella mia umiliazione di mortale, di colui che osserva l'infinito con l'immutabile bellezza che la vista gli regala. Lo contemplo e in questo so d'essere granello d'infinitudine, ma resto solo in questo mio mutare. Ora è il ricordo di ciò che è stato a farmi vacillare, i roghi sotto gli archi del loggiato, le lunghe cavalcate fra i boschi di cedri, la spada che lesta s' abbatteva sui corpi dei nemici, come falce messoria sui teneri fili d'erba, e Lei... Lei con i suoi capelli vermigli, come rosse spighe di grano, Lei che mi scaldava il petto con l'indaco degli occhi, e ancora Lei che danzava scalza sulle coltri di neve, mentre tutto intorno taceva, e la notte, vestita d'inchiostro, col suo pennino d'argento scriveva le pagine del nostro Amore
Siddy
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Le scivolò dentro piano, simile a un ombra su un muro appena scaldato dal ricordo del sole, e nel crepuscolo di parole appena sussurrate entrò varcando cancelli appena socchiusi. Come una lama di luce si spinse oltre la radura tenuta gelosamente nascosta e come un coltello scavò nella carne per ritrovare la radice dei suoi pensieri, scandagliando la fonte delle sue acque . Quando ebbe preso possesso dei suoi pensieri, strinse la chiave dei labirinti più inaccessibili della sua mente tra le labbra e arroventando le parole col suo respiro le chiese di spogliarsi ... non era un ordine, ne una sorda imposizione ... no, era solo la congiunzione perfetta delle loro voglie fuse nel sodalizio ritmato della voce di lui. E il tempo si fermò sull'uscio di un intenzione che dava piacere ad entrambi, un attesa che recise il filo di una passione che bruciava i nodi della carne mentre gli attimi veloci presero a consumare la loro l'eternità ... Siddy
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Un sole timido oggi spunta tra carri di nuvole che scivolano verso un domani che ha il sapore della rinuncia. Le persone sembrano resuscitare, uscendo dai loro serragli pigramente, via via acquistano piu sicurezza come in una frenetica discesa veso il centro del mondo. Si scambiano sorrisi, strette di mano, notizie sul tempo che è e che farà. Se ci si riflette sembra che ogni cosa abbia un pò perso d'importanza rispetto al tempo, pioverà, farà la neve, freddo, caldo, pare che tutto ruoti intorno ad un eterna insoddisfazione sul clima, alimentata dall'ansia di un futuro che rende tutti attenti a qualcosa che è sempre stato... la mutevolezza straordinaria del cielo, il meraviglioso scuotere del vento, l'agitarsi delle reni del mare, il vorticoso incedere delle acque di un fiume, il gelo che smuta in tepore, il bianco mantello della neve, il grigio pennello della pioggia, e quei raggi di calore di cui ti accorgi solo quando mancano da un po. Ricordo quando ancora vestivo con i sandali e i pantaloni corti, d'estate ovviamente, che la sera dopo i rossi tramonti che accendevano e fortunatamente continuano a farlo, le montagne della mia terra, prima che il sole le oltrepassasse inabissandosi nel mare azzuro , mi stendevo sull'erba guardando il cielo alla scoperta delle prime stelle. La luna se era già li mi divertivo a cercarla , non'è mai stata precisa mi dicevo, o la ritrovavo li a vegliare il suo gregge di stelle premature o era del tutto assente, a volte piena, a volte timida e velata a pezzi. Insomma una gran furbona, un po' come mi sembravano le ragazze di allora, non che siano cambiate più di tanto. Si perchè anche loro somigliavano alla luna, e della luna forse hanno conservato i tratti del carattere, della sensibilità, del mutevole ordine dei loro attegiamenti , il trasparente sodalizio dei loro sentimenti col loro chiaro pensare, la bellezza intramontabile che si scopre via via che cadono i veli e si vestono d'ombra e luce. Vi erano giorni nella mia adolescenza precoce, che le vedevo mostrarsi linde, ragggianti, eppure sempre ammantate di un alone di incertezza, conservare un altera semplicità pure nella costante fragilità del loro essere. Senza troppi artifici a quell'età erano il frutto di una spontaneità coerente con la fanciullesca scoperta di un mondo in continuo divenire. A me piaceva osservarle nei loro passi, nell'ìincedere sicuro di un entità multiforme che ti chiede la mano per attraversare le assi di un ponte eretto su un abisso, non per paura, non per pavida incertezza ma per la condivisione innata di un emozione forte, o solo per sentirsi parte di un tutto senza possesso e senza esclusivo dominio delle cose. Vedevo i miei coetanei spesso un po goffi nei confronti di quel concentrato di energia che sarebbe esplosa negli anni dello sviluppo. Ragazzini presi da una palla, o da giochi che saggiavano le forze, stabilendo gerarchie, forgiando gruppi e amicizie che si sarebbero spinte negli anni per poi sgretolarsi o cementarsi per tutta una vita. Ma erano ancora acerbi rispetto a quelle donne ancora in erba è vero ma piene di una generosa concentrazione di vita e sentimento. Somigliavano frutti ancora chiusi al mondo, mentre loro stavano sbocciando e tendevano la mano elargendo sorrisi, e curiosando sul mondo più che intorno a se stesse. Ecco a me piaceva osservarle, carpirne segreti, inebriarmi del fascino della loro voce, delle grida ancora stridule ma piene di una musicalità ineguagliata. Le vedevo muoversi con grazia, stuzzicare l'aria e il vento con i capelli, incedere superbe e allo stesso tempo timide con una umanità che riconciliava il mondo. Erano fiori d'armeria sui cigli delle colline che respiravano l'aria del mare ed erano bucaneve apparentemente fragili ma forti e resistenti al caldo e al gelo che la vita le avrebbe riservato. Oggi che i miei occhi si posano su un mondo meno fanciullesco vedo molti di quei fiori recisi nel pieno del loro fulgore, a volte privati dell' acqua o esposti ai venti e al sole cocente finiscono per inaridire . Allora tutto questo non faceva parte dei miei pensieri, vedevo ragazze felici che coltivavano sogni e visioni colorate di stanze illuminate dal sole di una felicità semplice e meravigliosa. Oggi molti di quei sogni sono svaniti nella disillusione e nel disincanto, ma è la vita, quella strada fatta di slarghi e crocicchi, di soste e incontri che ognuno di noi decide di compiere operando scelte e incontrando il destino e il caso, due compagni a volte infidi e a volte generosi di doni. A quell'età in cui il mondo ruota sempre intorno a noi, facevo le mie prime esperienze col femminino incanto. Non parlo di baci o di sesso, che serbo di quei tempi nella mia intimità, come un segreto di un epoca d'oro pudica e primitiva, chiuso in quel retrobottega della mente che geloso si serra nella regione più inaccessibile dell'animo. Forse per mantenerne intatta la grazia, la purezza di una scoperta che è avanzata a volte per gradi, altre nelle irruenza dei sensi infatuati dal mistero di un fuoco che ardeva in ogni angolo del corpo. No...qui mi riferisco alle esperienze che segnano la diversità dei generi, l'esatta compenetrante certezza che nel guardare l'altra la si riconosce come metà di un qualcosa che è uguale a noi stessi ma così profondamente diversa. E' un concetto complesso e semplice allo stesso tempo ma che mi ha accompagnato per tutti questi anni senza mai mutare. Quell'esatto momento di cui ci si accorge che quell'essere diverso da noi è speciale e non'è più solo una compagna di giochi, di scuola, o di casa, ma è una persona di cui si inizia a comprendere la meraviglia, i dettagli e un richiamo che ha il profumo di un misterioso bisogno. Quel preciso momento che segna l'abbandono di noi stessi come punto fisso dell'universo, per spostarsi sull'altra togliendo parte dell'interesse riflesso sul proprio io, per donarlo a una donna di cui si avverte la neccessità della presenza e così ci si rende conto che quella bastevolezza che riempiva le nostre ore col gioco e col possesso di noi stessi non è più il gratificante e totalizzante partecipare di noi al mondo che ci circonda, ma ci scopriamo fragili con la certezza che quell'incontro o quelle presenze, così delicate, generano una mancanza che andrà riempita della profondità dei loro sguardi, dei suoni cristallini della loro voce , del calore di corpi levigati dal vento e dal corso delle maree, per sentirci veramente appagati, completi in un equilibrio che non' è e non sarà mai perfettamente stabile e definitivo . Avevo meno di dieci anni ma la felicità di appartenere a un mondo che regalava la presenza di quell' universo femminile era già la costatazione della grandezza di Dio e della felicità che il mondo ci avrebbe regalato in quella straordinaria esperienza che è la vita... Siddy
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Avrei voluto disegnare aquiloni e lasciarli liberi di giungere in mondi lontani e come tappeti volanti farmi trasportare, avrei voluto disegnare sbuffi d'aria come un elfo dei boschi, e con essi navigare su nuvole capricciose buone da mangiare, ma questa è un altra storia, di quelle che che si vedono al cinema, o si leggono sui libri quando da bambino la fantasia materializza ogni cosa e nulla sembra irreale, improbabile, piuttosto assume i caratteri di forme e sostanze alternative, vive. Per me era importante sapere che il mondo non finiva in ciò che gli occhi mi mostravano, ma che c'era un velo oltre il quale cose sempre nuove si manifestavano agli occhi della mente, che c'era sempre un avventura da vivere oltre il sogno, una terra misteriosa dove tutto poteva essere contrario, opposto, un incredibile visione dove certezza e logica lasciavano il posto al dubbio e all'irrazionale, dove la ragione diveniva follia gioconda, dove l'ordine era disordine e caos. La fantasia è sempre stata una terra di conquista fin da quando ho iniziato a muovere i primi passi, non che li abbia mossi subito, ero pigro in questo o forse già da allora mi piaceva viaggiare con la testa prima ancora che con le gambe, e ho anche parlato tardi, tre anni dicono i più informati di me, coloro che per affetto e cura parentale hanno sempre tenuto il conto dei miei progressi, delle malattie infantili, del rifiuto tanto atteso del pannolino, dei primi dentini caduti e lasciati riposare sotto il cuscino. Forse parlare a quell'età aveva anch'esso una ragione in quel viaggiare nel regno della fantasia, che crea materia come le forme d'argilla create da un genio, e mi si disvelava davanti un infinito cosmico fatto di incredula duttilità della sostanza, da plasmare e levigare, da disfare e rifare con la stessa velocità di un pensiero che si scalda e partorisce lesto da un emozione continuamente mutante. Per me era importante penetrare i segreti, ma non per carpirne il midollo della ragione, no o non solo, piuttosto per farmi trascinare da lui, conquistarmi alla sua deriva per poi uscirne come da sabbie mobili mortali o dal fondo di un abisso e tornare a respirare a pieni polmoni con la consapevolezza di esserne sopravvissuto. Il buio mi spaventava, avevo quattro anni, e ciò fino a sei anni, non era una paura fertile e orrorifica, no...era un timore tangibile di qualcosa di sconosciuto, inafferrabile, così lo affrontavo col cuore in gola, evitando, per quanto riuscivo a farlo, di aprire le luci, era come se sfidando quel mistero a palesarsi ne esorcizzavo la pazienza inabissandomi dentro di lui per esserne parte. Per me era importante conoscere i miei limiti, e questo nella gioia , nella sofferenza, nel dolore, nei giochi, nella paura di non farcela, nel confronto con gli altri ragazzi e nel rapporto con le donne. Sempre la costanza del mettermi in gioco e la risultante di un confronto pari a pari, come una gara senza la pressione della vittoria, ma la necessità di conoscere se stesso nel fondo dell'anima. Come quando ci si guarda allo specchio, non so se capita anche a voi ma al primo sguardo ci riconosciamo e forse nemmeno ci badiamo, siamo sicuri della presenza di noi stessi, della coincidenza di quell'immagine col nostro io senziente, magari parliamo tra noi e spesso a voce alta con quell'altro...si, quello riflesso nello specchio che sappiamo essere noi.....ma se ci fissiamo per un tratto più lungo di una banalità scolpita nel silicio, allora quell'immagine, quell'inquilino chiuso in quel riflesso inizia ad avere una vita tutta sua. Così fissandolo scopriamo una ruga , un difetto, un tratto d'espressione che prima non conoscevamo o su cui eravamo sempre stati distratti. Guardiamo gli occhi, le pieghe ai lati della bocca, un neo appena visibile e quello sguardo che sembra censurare o ammansire, rimproverare piuttosto che darci un buffetto sulla guancia per dire ..su su che che stai andando alla grande. Siddy
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Questo il destino del mio vento che scuote le foglie nel loro sfiorire, e in questo suo dimentico fluire osservo il mutare d' anime sole ... Come carri di nuvole sciolgo i pensieri come nel vento che li trascina spargendo fili d'aria consunta. Così dunque perdo lo sguardo come nella scia d' una nave nel suo lungo peregrinare. Scarnifico la carne e le vene dei polsi che si inaridiscono come fiumi orfani di lacrime di fonte. E giunge l'imperio d'un soffio vespertino che nell'estate mulina tra le ossa del costato come fiamme di una fornace ardente. Simile a lava che brucia e colma la terra che fonde al suo calore, sciogliendo il cuore e le mute parole nell'intimità ingorda ... della sera. Siddy
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Post n°17 pubblicato il 30 Gennaio 2015 da Om_Siddhartha_Om
Spesso mi chiedo dove vada questo carrozzone mutante. In viaggio chissà davvero da quando, da dove e verso quale meta spiega le sue vele. Rapporti difficili quelli tra uomini, che si amano e si uccidono con la stessa facilità, lo stesso entusiasmo. Rapporti complessi come lo sono tra uomini e donne di questa specie che poi tanto diversa dal resto della fauna terrestre non'è. Mangiano, si accoppiano,generano e accudiscono figliolanze, vivono in gruppi e a volte in promiscuità come formiche affaccendate. Ma hanno un cervello che lavora a una velocità enormemente maggiore del resto degli animali, in senso creativo e biodinamico, ma ciò in ambo le direzioni, ossia nel positivo, che porta a salti evolutivi epocali, e in senso distruttivo, che parimenti precipita in abissi profondissimi. Si filosofeggia sul dove, sul chi, sul perché, e si dettano costituzioni per il giusto vivere, salvo poi assoggettarsi a pochi deus ex machina, a mode cangianti, per lo più frutto di analisi pavloriane che rendono le masse un gigantesco automa replicante se stesso. Verso dove si dirigge questa moltitudine di uomini e donne... quale viaggio l' aspetta, verso quali mondi terreni. Ci sentiamo un popolo telematico costantemente unito da bit tecnologici, ma siamo sempre più soli, sempre piu affamati di spazi e visibilità. Consumiamo avidamente tutto e in pochi secondi. Corpi e sessocome bandierole , notizie come vento, selfie come surrogato all'invisibilità. Ci amareggiamo, per fortuna, ancora per una violenza , ma siamo spesso indifferenti o quasi verso uno sterminio o verso catastrofi planetarie che ci sembrano lontane. Consumiamo oggetti che sappiamo essere dannosi ma sono di moda, compriamo gingilli dietro cui c'è la mano nera della criminalità ma sono convenienti, ci dotiamo di attrezzi e suppellettili che sappiamo frutto di discriminazione, soprusi e violenze spesso su minori, ma facciamo finta di ignorare cosa si nasconde dietro la cortina di fumo fatta di dolore e sfruttamento. Ma così è sempre avvenuto...il mondo è sempre stato una palestra marziale dove il più forte impone regole, detta la legge e fa funzionare il mercato. Guardiamo un film che racconta noi stessi, la nostra società e ci scandalizza, ci urta quella sensibilità che ci rconosciamo, eppure sublimiamo questo senso di colpa con un transfert veso una società aliena a noi stessi.... un po' come quando gettiamo dall' auto in corsa l'incarto di una caramella, un fazzolettino o peggio una lattina, dopotutto domani ci sarà qualcuno che pulirà le nostre colpe. Buon voyage ... Siddy
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Inviato da: bluiceee
il 05/01/2021 alle 14:29
Inviato da: Om_Siddhartha_Om
il 23/06/2020 alle 21:35
Inviato da: gatta433
il 23/06/2020 alle 21:22
Inviato da: Om_Siddhartha_Om
il 21/06/2020 alle 22:09
Inviato da: gatta433
il 21/06/2020 alle 15:42