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Libri, articoli e altro di Andrea e Daniela

 

I LIBRI DI ANDREA

- 35 borghi imperdibili a due passi da Milano (2019)

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- 35 borghi montani imperdibili della Lombardia (2019)

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- Il patrimonio immateriale dell'Unesco (2019)

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- L'arte della botanica nei secoli (2018)

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- 35 borghi imperdibili della Lombardia (2018)

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- I grandi delitti italiani risolti o irrisolti (2013, nuova edizione aggiornata)

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- Bande criminali (2009, esaurito)

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- La sanguinosa storia dei serial killer (2003, esaurito)

 

I NOSTRI LIBRI

- Itinerari imperdibili - Laghi della Lombardia (2018)

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- Caro amico ti ho ucciso (2016)

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- Milano criminale (2015, II edizione)

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- I 100 delitti di Milano (2014)

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- I personaggi più malvagi della storia di Milano (2013)

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- Milano giallo e nera (2013)

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- Gli attentati e le stragi che hanno sconvolto l'Italia (2013)

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- Le famiglie più malvagie della storia (2011, II edizione)

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- 101 personaggi che hanno fatto grande Milano (2010)

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- Il grande libro dei misteri di Milano risolti e irrisolti (2006, III edizione)

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- Milano criminale (2005,  esaurito)

 

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I LIBRI DI DANIELA

- Josephine Baker Tra palcoscenico e spionaggio (2017)

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- La vita che non c'è ancora (2015)

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- Le grandi donne di Milano (2007, II edizione)

  

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- L'eterno ritorno, un pensiero tra "visione ed enigma" (2005)

 

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Messaggi di Aprile 2014

IMMIGRATI, Salvini STRONCA il governo «Renzi? Bravo FESSO»

Post n°1649 pubblicato il 30 Aprile 2014 da accorsiferro
Foto di accorsiferro

«Per l’emergenza sbarchi non basta chiedere aiuto all’Onu e all’Europa. Devastante abrogare il reato di clandestinità»

di Andrea Accorsi

Renzi bravo fesso. Berlusconi pronto a dirne di tutti i colori pur di avere visibilità. Mentre la Kyenge insiste a promuovere politiche nefaste. Sono i commenti della Lega sulle ultime uscite in materia di immigrazione. Un tema tanto delicato meriterebbe ben altro dibattito. E invece...
«Renzi deve chiedere l’aiuto dell’Onu e dell’Europa per l’emergenza sbarchi - esordisce Matteo Salvini via web -. Bravo fesso, aspetta e spera... Intanto la Lega prepara il suo sbarco in Sicilia - annuncia il Segretario federale -. Lunedì 5 maggio andrò personalmente sull’Isola. Stop a Mare Nostrum: clandestino è reato».
Salvini punta il dito sull’abrogazione del reato di clandestinità. Un errore fatale. Con questa scelta, infatti, «è passato un messaggio devastante. In più non c’è ancora una legge, quindi non possiamo fare un referendum contro. È la tipica questione all’italiana». Ma non è l’unica. Tutt’altro.

«LA KYENGE INSISTE IN POLITICHE NEFASTE»

«La Kyenge vuole la politica nefasta di quando era ministro. Mare Nostrum è fallita. I clandestini? Lontano dall’Italia». Il deputato Massimiliano Fedriga ne ha per tutti. Berlusconi e le sue frasi sulla Shoah compreso. «Pur di avere visibilità e raggranellare voti, in questo momento Berlusconi è disposto a dirne di tutti i colori - rileva -. Noi, invece, ci concentriamo sui temi concreti, non sulle sparate estemporanee». Sulla missione Mare Nostrum, Fedriga è categorico: «È stata un fallimento, rappresenta un favore a chi sta facendo commercio di carne umana. La Kyenge insiste perché porta avanti la politica nefasta, fatta di parole che cercava di esprimere quando era ministro dell’Integrazione».
Capitolo risorse. «Quest’anno - fa i conti Fedriga - è prevista una spesa solo per l’immigrazione clandestina pari a 10 miliardi di euro tra costi diretti e indiretti. Noi pensiamo che queste risorse debbano essere impiegate nella lotta alla disoccupazione, incentivando nuove assunzioni e spezzando la spirale della disoccupazione». Infine, per quanto riguarda le risorse destinate dalla Ue, «a me risulta che il nostro governo non stia chiedendo le compensazioni che l’Unione europea si era impegnata a dare. È l’ennesima dimostrazione che siamo dentro un’Europa matrigna».

RAINIERI: BASTA FAVORI AGLI SCAFISTI

Commentando il vertice di ieri a Palazzo Chigi su Mare nostrum, il segretario nazionale della Lega Nord Emilia, Fabio Rainieri, osserva: «L’operazione non è stata solo un costo inutile ricaduto sulle spalle dei contribuenti, ma una vera e propria perdita di tempo a favore di scafisti e trafficanti di uomini. Lo abbiamo già detto in tutte le maniere, possibile che Renzi proprio non voglia rendersene conto? L’emergenza si risolve con una serie di politiche congiunte guidate dall’Ue sulle coste di partenza dei migranti, non certo in mezzo al mare dove, ovviamente, l’unica cosa che si può fare è prestare soccorso a chi rischia di naufragare». Rainieri chiede quindi di «smetterla con falsità e buonismo peloso: fino a oggi gli unici che hanno guadagnato da questa situazione sono gli scafisti».

ZAIA: IN VENETO NIENTE SPAZIO PER ALTRI ARRIVI

Anche il Governatore del Veneto, Luca Zaia, è entrato nell’argomento dopo aver incontrato in Prefettura a Venezia il ministro dell’Interno, Angelino Alfano. «In Veneto non c’e spazio per altri immigrati. Non è mancanza di solidarietà ma un fatto di concretezza: aiutiamo quelli che già abbiamo e già sono a sufficienza. Al ministro - spiega Zaia - ho espresso la preoccupazione del Veneto per l’ondata migratoria che sta interessando il Paese. E che in particolar modo i veneti non possono accogliere nuovi arrivi. Ho spiegato ad Alfano che qui abbiamo 550 mila immigrati, molti dei quali stanno perdendo il lavoro: dai 40 ai 50 mila sono senza lavoro. Gli ho espresso l’impossibilità di ricevere ancora questa ulteriore pressione di immigrazione e gli ho espresso le preoccupazioni evidenti in termini di ordine pubblico. Penso a Padova e altre parti del Veneto». E Alfano, che cos’ha risposto? «Sul tema immigrati il ministro ha dato una risposta istituzionale - ha concluso Zaia - che è palpabile con le azioni che il governo sta facendo sostenendo l’attività di Mare Nostrum e il recupero degli immigrati in mare».
Da Forza Italia si levano più voci per invitare il governo a non aspettare il semestre italiano di presidenza dell’Ue per chiedere un impegno dell’Europa e delle Nazioni unite sulla questione clandestini. Ma non ci sono solo gli sbarchi a raffica sulle nostre coste a preoccupare il Carroccio.

«SULL’ASILO DELEGA IN BIANCO AL GOVERNO»

«I parlamentari della maggioranza - denuncia l’on. Emanuele Prataviera - stanno scelleratamente decidendo una delega al governo non eletto di Renzi per legiferare e disciplinare la materia della protezione internazionale e del diritto d’asilo, stabilito dalla Costituzione all’articolo 10. Oggi non esistono leggi che disciplinano questo importante e delicato status. Stranamente, si dimenticano di chiedere l’unica cosa intelligente che avrebbero dovuto chiedere, e cioè quella di applicare le sanzioni previste anche dalle direttive Ue per chi froda le richieste».
Secondo Prataviera, «senza alcuna responsabilità nei confronti dei cittadini onesti i deputati di Pd, Ncd e Sc agiranno scavalcando il confronto parlamentare e senza valutare nemmeno la sostenibilità di norme che nei fatti hanno un enorme impatto sulla società, che a oggi risulta incalcolabile anche sulla finanza pubblica. Con le leggi europee che stiamo discutendo oggi, il Pd e gli alleati regaleranno una delega in bianco al governo sottolineando così il fallimento delle politiche dell’Unione europea su tali materie. Per i cittadini che pagano e pagheranno economicamente l’invasione in atto, altri ne trarranno uno sporco vantaggio: pensiamo alle cooperative sociali, per le quali sarà garantito lavoro a basso costo. Ricordiamo - conclude il deputato leghista - che esiste la legge che favorisce benefici fiscali se il 30% del personale gode dello status di persona svantaggiata, come lo sono i beneficiari di protezione internazionale».

dalla Padania del 29.4.14

 
 
 

Il vertice su Mare Nostrum fa un buco nell’acqua

Post n°1648 pubblicato il 30 Aprile 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Nessun correttivo all’operazione dalla riunione a Palazzo Chigi, ma solo l’invito a Onu e Ue a impegnarsi nella gestione dei flussi

di A. A.

L’alternativa a Mare Nostrum? Sollecitare Onu e Ue a prendersi a cuore il problema dell’immigrazione di massa verso le nostre coste. Tutto qui. L’annunciato vertice di governo sulla missione Mare Nostrum non ha saputo produrre nulla di più.
Nei giorni scorsi Renzi aveva detto che la missione andava «verificata». A tale scopo, ieri mattina ha riunito a Palazzo Chigi i ministri dell’Interno, Angelino Alfano, della Difesa, Roberta Pinotti, degli Esteri, Federica Mogherini, i sottosegretari alla presidenza Graziano Delrio e Marco Minniti, il capo della Polizia, Alessandro Pansa e il capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli. Risultato? Il classico topolino partorito dalla montagna.
Al termine del vertice, durato poco più di un’ora, non si è raggiunto null’altro che la risoluzione a tornare «con determinazione», in vista del semestre di presidenza italiana della Ue, sull’impegno della stessa Unione europea e delle Nazioni unite sul fronte della gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo. «Al centro della riunione operativa - spiega pomposamente Palazzo Chigi - la valutazione della missione nella sua positiva azione di contrasto della criminalità organizzata, che ha portato all’arresto di 207 scafisti, e in quella di salvataggio di vite umane ma anche le sue criticità. In particolare, nell’impegno da parte delle Nazioni unite e dell’Unione europea sul quale l’Italia tornerà con determinazione in vista del nostro semestre di presidenza del prossimo Consiglio europeo». Punto.
«È necessario che la Ue si dia da fare» ha ripetuto Alfano al termine di una riunione in Prefettura a Venezia, prima di ribadire che «Mare Nostrum è un’operazione a tempo, l’Italia non può sostenerla a tempo indeterminato».
Nessuna correzione della mission affidata alle unità della Marina militare dallo scorso ottobre, nessun rafforzamento del dispositivo di accoglienza dei clandestini a terra, come pure chiedono a gran voce gli amministratori locali siciliani, investiti di un fenomeno dai contorni epocali. E neppure un cenno allo smistamento dei sedicenti profughi nel Nord della Penisola che sta sollevando proteste da destra a sinistra, per la totale improvvisazione, unita alla mancanza di risorse straordinarie, nella quale si svolgono le operazioni.
L’Italia si limiterà a chiedere il coinvolgimento dell’Europa e delle Nazioni Unite per un intervento «significativo» sul fenomeno migratorio proveniente dalla Libia. Fra le ipotesi prese in esame, anche l’invio di una delegazione internazionale incaricata di studiare soluzioni in loco per arginare e rallentare il flusso migratorio verso la Penisola. Il fenomeno degli sbarchi di massa di immigrati sulle coste italiane, rilevano fonti qualificate, deriva anche dall’instabilità politica della Libia, uno Stato che non appare ancora in grado di assicurare stabilità e sicurezza e dove è più facile, in assenza di controlli, organizzare partenze verso l’altra sponda del Mediterraneo.

dalla "Padania" del 29.4.14

 
 
 

Altro che Liberazione, SIAMO OCCUPATI da tedeschi e clandestini

Post n°1647 pubblicato il 28 Aprile 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Salvini (Lega): con l’euro, Berlino sta riuscendo in quello che non riuscì a fare coi carri armati. E con gli immigrati ormai è una invasione

di Andrea Accorsi

Altro che Liberazione. La Penisola è oggi più che mai occupata, minacciata, colonizzata. Dalla finanza tedesca, attraverso la moneta unica europea. E dalle migliaia di clandestini che continuano a sbarcare sulle coste del Sud, per diffondersi rapidamente lungo tutta la Penisola. Più o meno come accadeva il 25 aprile del 1945. Solo che allora, al posto dell’euro, i tedeschi usavano l’esercito. Mentre gli extracomunitari erano quelli delle truppe coloniali messe in campo dagli Alleati. Un quadro terribile, allora come oggi. Tanto da far concludere a Matteo Salvini: i partigiani di un tempo oggi sarebbero con noi.
«Oggi molti ricordano la Liberazione dell’Italia dall’occupante straniero. Quello che i tedeschi non riuscirono a fare coi carri armati, stanno riuscendo a fare oggi con l’euro e con la finanza. Lega, unica e nuova forza di Liberazione». Così il Segretario federale su Facebook. «Intanto - aggiunge - stanno sbarcando altri 395 occupanti clandestini». Poi, alla luce degli ulteriori sbarchi di immigrati, Salvini aggiorna il conto. E trae le debite conclusioni. «In arrivo in Italia altri 2.000 clandestini - posta -. Ci vuole tanto a respingere, espellere, come fece Maroni? Altro che Liberazione, questa ormai è una invasione. Clandestino è reato: siete pronti a firmare?», alludendo alla campagna per reintrodurre il reato di clandestinità, appunto.
Poi, una replica al capo del governo. «Renzi twitta “Viva l’Italia libera”. Ma ci piglia per scemi? Fra l’euro tedesco e le migliaia di clandestini, l’Italia non è mai stata così occupata e, purtroppo, disoccupata. I partigiani di un tempo, oggi sarebbero con noi».
Ancora sul web, Salvini commenta soddisfatto le due tappe ravvicinate del Basta Euro Tour, giovedì sera a Treviso e ieri mattina a Reggio Emilia. «Sala strapiena di gente a Treviso per parlare di euro, di lavoro e di futuro - scrive -. All’inizio avevo dei dubbi, ma ora sono certo che le persone non vogliono morire di banche, di finanza e di euro. Riportiamo al centro l’uomo e la donna, non solo il denaro e il profitto!». E su Reggio: «Sala piena e gente in piedi a Reggio Emilia. Le minacce dei centri sociali non fermano la voglia di capire, e di resistere a un’Europa assassina. Fuori dall’euro, subito, per tornare a lavorare!».
A margine della tappa reggiana del fortunato tour contro la moneta unica, Salvini ha affermato: «Saremo anche a Napoli, a Salerno, a Taranto, a Cagliari, a Catania perché l’euro e la finanza stanno massacrando tutta Italia, da Nord a Sud. L’euro è una moneta tutta sbagliata ed è un’invasione che Renzi e Alfano stanno aiutando in maniera complice e folle».
Sulle polemiche sollevate da una certa parte politica per la concomitanza della tappa di Reggio con le celebrazioni per il 25 Aprile, il leader del Carroccio ha ribattuto: «In un Paese libero stiamo festeggiando la libertà di pensiero e di parola. A provocare non siamo noi, ma quei fascisti rossi che decidono chi ha diritto di manifestare e chi no. Questi sono davvero dei balordi, io ritengo di poter esprimere pacificamente il pensiero mio, di tanti reggiani e di tanti emiliani che vogliono continuare a liberarsi». E a chi gli contesta l’alleanza con la Le Pen, ribatte pronto: «La storia della Le Pen, che sarà il primo partito in Francia, è una storia che dice prima i francesi, prima il lavoro, stop all’immigrazione di massa, no all’euro, no all’estremismo islamico. Lasciamo che i francesi decidano per i francesi e gli italiani per gli italiani. Sono contento della sala piena, anzi dovevamo prenderne una più grossa perché nonostante le minacce di qualche pezzente… Alcuni centri sociali invitavano con maniere non troppo educate a starcene a casa, quindi è gentaglia. Mi spiace per gente che magari voleva esserci e non è venuta per timore. La sala strapiena è la miglior risposta alle minacce. Reggio non è cosa loro. Mi sembra un atteggiamento mafioso: a Reggio si fa come dico io e tu non ci puoi venire. Ma siamo in Italia o dove? Fortunatamente, non siamo in un centro sociale».
Nella stessa circostanza, il professore Claudio Borghi Aquilini si è espresso in questi termini sulla riforma del lavoro proposta dal governo: «Se uno Stato è in crisi di domanda e si propone come soluzione la flessibilità, stiamo sbagliando candeggio: in questo momento il problema è far assumere le persone creando lavoro, se aumentiamo la flessibilità andiamo incontro ad un ulteriore aumento della disoccupazione. La ricetta, semmai, è rendere competitivo il lavoro in Italia».

dalla Padania del 26.4.14

 
 
 

ANPI e centri sociali contro la Lega a REGGIO

Post n°1646 pubblicato il 28 Aprile 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Salvini: «Ecco la democrazia dei fascisti rossi»

di A. A.

L’arrivo di Matteo Salvini a Reggio per la tappa emiliana del Basta Euro Tour proprio nel giorno della commemorazione del 25 Aprile ha provocato la reazione dei centri sociali, fra i quali il “Laboratorio Aq16”, che hanno inscenato una manifestazione, culminata puntualmente in tafferugli con le forze dell’ordine.
Il momento di maggiore tensione si è verificato quando il corteo dei manifestanti ha tentato di forzare uno sbarramento eretto dagli agenti della polizia schierati in tenuta antisommossa. Obiettivo dichiarato dei partecipanti al corteo, raggiungere l’Hotel Posta, nel pieno centro cittadino, dov’era in programma la tappa del Tour. Nel corso del corteo, inoltre, i poliziotti che presidiavano l’intera zona fin dalle prime ore del mattino sono stati fatti bersaglio di fumogeni e di bombe carta.
Ad un certo punto, uno degli agenti ha perso le staffe e si è tolto il casco, invitando i giornalisti presenti alla scena a darne conto nelle loro cronache. «Manifestare è giusto se si manifesta con educazione e rispetto - ha detto -. Siamo stanchi di fare da bersaglio».
La manifestazione era stata annunciata dal centro sociale Aq16 su Facebook in questi termini: «Se proprio ci deve essere una festa, gliela facciamo noi. La Reggio degna scenderà in piazza per far capire che le strade sono di chi lotta a testa alta per la libertà e che la Lega Nord non è la benvenuta». A gettare benzina sul fuoco aveva contribuito anche la sezione cittadina dell’Anpi, parlando apertamente di «una provocazione» di Salvini e, più in generale, della Lega nella Città del Tricolore, che è anche medaglia d’oro della Resistenza.
Fra i pretesti addotti da chi avrebbe voluto dare l’assalto (democratico, s’intende) all’Hotel Posta contro il convegno sull’euro, il recente accordo elettorale stretto dalla Lega Nord con Marine Le Pen, leader del Front National francese.
Severi i commenti espressi dallo stesso Salvini. «Un “centro sociale” di Reggio Emilia, tal Laboratorio Aq16, minaccia i leghisti che saranno a Reggio per il Basta Euro Tour - aveva scritto nei giorni scorsi sul web il Segretario federale del Carroccio -. Kompagni che difendono l’Europa delle banche e della finanza? Roba da matti... Se pensano di farci paura, sbagliano di grosso: stiamo arrivando! Indipendenti e Liberi, dallo Stato e da Bruxelles».
Ancora ieri, dopo il corteo e gli scontri dei manifestanti con la polizia, Salvini è sbottato: «Reggio Emilia, ecco la democrazia dei fascisti rossi».

dalla "Padania" del 26.2.14

 
 
 

Zaia: i tagli per il bonus Irpef? Alle Regioni sprecone, costi standard per tutti

Post n°1645 pubblicato il 25 Aprile 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Il Governatore del Veneto: «Con quei soldi si sarebbero potuti creare 640 mila posti di lavoro per i giovani»

di Andrea Accorsi

Itagli previsti dal decreto Irpef sono approdati ieri sul tavolo della Conferenza delle Regioni. «Se di tagli si deve parlare, la mia posizione è che i tagli vanno fatti in quelle Regioni in cui lo spreco è evidente» ha ribadito il Governatore del Veneto, Luca Zaia. La Conferenza, presieduta da Vasco Errani (Emilia-Romagna) e alla quale hanno preso parte anche Stefano Caldoro (Campania), Nicola Zingaretti (Lazio), Francesco Pigliaru (Sardegna) e Catiuscia Marini (Umbria), si è confrontata sul decreto Irpef e i risparmi per 700 milioni di euro su beni e servizi chiesti dal governo alle Regioni.
«Il vero elemento di lettura - ha aggiunto Zaia - sono i costi standard: tutti si devono assoggettare ad essi». il Governatore veneto ha poi commentato il bonus da 80 euro in busta paga per i redditi “medi”. «Questi 80 euro cubano 6,4 miliardi di euro: se li trasformassimo in opportunità di lavoro per le Regioni, potremmo assumere tranquillamente 640 mila ragazzi. Ho massimo rispetto per i lavoratori, ma questa è una manovra elettorale - ha tagliato corto -. Non sarà stabilizzata e dirò di più: ne sono fuori tutti quelli con reddito sotto gli 8 mila euro, i pensionati e quei ragazzi che si sono dovuti fare la partita Iva».
L’assessore al Bilancio del Veneto, Roberto Ciambetti, se la prende invece con le continue modifiche del decreto. «In poche ore - accusa - il governo cambia per tre volte il decreto legge approvato il 18 aprile dal Consiglio dei ministri e impedisce alle Regioni di capire quali e quanti tagli dovranno essere pagati dai cittadini. Si rimane sconcertati - incalza Ciambetti - per un comportamento che non è solo irrituale quanto irrispettoso delle istituzioni locali. La proposta del governo è, per così dire, un work in progress, un mutante che cambia di ora in ora: in mattinata avevamo un testo, attorno alle 14 un altro, tra l’altro entrambi zeppi d’errori, ora il terzo. Il bello è che il dl dovrebbe essere, in teoria, quello approvato dal Consiglio dei ministri del 18 aprile, ma visto che solo oggi siamo arrivati a tre stesure diverse, c’è da chiedersi cosa abbiano approvato i ministri. È scandaloso che un governo non sappia cosa va a chiedere o proporre al Paese».
L’assessore regionale veneto lamenta poi che «qui si rischia di ridicolizzare le istituzioni e raschiare il fondo del barile: vengono chiesti indirettamente ai cittadini, attraverso i tagli a Regioni e Comuni, qualcosa come un miliardo e 400 milioni solo quest’anno. Ai cittadini i soldi entreranno da una parte ma usciranno, raddoppiati, da un’altra. I tagli sono veri e noi, come Regioni ed Enti Locali, che dobbiamo gestirli, abbiamo il diritto oltre che il dovere di pronunciarci in maniera adeguata, perché poi, alla fine, i cittadini, le associazioni, i sindacati e quant’altri vengono da noi a protestare, mica vanno a Palazzo Chigi».
Nel pomeriggio, la Conferenza delle Regioni ha proseguito il confronto sulle riforme prima dell’audizione delle autonomie locali al Senato. Alla I Commissione di Palazzo Madama sono stati sentiti i rappresentanti delle Regioni, degli Enti locali, di organizzazioni sociali e di associazioni nell’ambito dell’indagine conoscitiva per l’istruttoria legislativa dei disegni di legge costituzionale sulla riforma del Senato e del Titolo V della Costituzione.

 

dalla "Padania" del 25.4.14

 
 
 

Narrami o Musa dell’eroe della Formula 1

Post n°1644 pubblicato il 24 Aprile 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

di A. A.

La vita oltre un vetro. Attaccata a quelle macchine fredde, asettiche, quasi belle nella loro inumanità. Dietro quel vetro il Campione combatte la sua ultima battaglia. In palio, stavolta, non c’è l’alloro del primato, un record o un punto per il Mondiale di Formula 1. C’è la vita. Quella vissuta finora tra una gara e l’altra ma, soprattutto, in una gara e in un’altra. Sfide sempre nuove, diverse, irresistibili. Tutte vinte, o quasi. Fino all’ultima, forse impossibile anche per chi è già nel novero degli immortali. Da quel 29 dicembre è iniziata un’altra storia per quell’uomo oltre quel vetro, la nuova storia di Michael Schumacher. Ché le Moire - le regolatrici dei destini degli uomini - no, non avevano osato quel giorno tagliargli i fili della vita su quelle nevi francesi. Il giornalista Pino Casamassima ripercorre carriera gloria e vita privata (per quel poco che ne è filtrata) dell’ultimo eroe moderno, con toni insolitamente epici e classicheggianti (Il campione. Storia di Michael Schumacher, Sperling&Kupfer, pp. 202). Una lettura sorprendente e piacevolissima, appassionata e appassionante, sul novello Achille a quattro ruote che ha segnato, più che un’epoca, un’epopea.

 

dalla Padania del 20.4.14

 
 
 

Clandestini, governo sotto il tiro del “fuoco amico”

Post n°1643 pubblicato il 23 Aprile 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Caritas, Enti locali, sindacati, perfino Arci e Unhcr sparano a zero sulle politiche di accoglienza di Renzi & C.: «Situazione al collasso per colpa di un Esecutivo cialtrone. Era meglio quando c’era il ministro Maroni»

di Andrea Accorsi

Tutti contro il governo per l’emergenza sbarchi. Caritas, sindacati, Enti locali, perfino - udite udite - l’Arci e l’Alto commissariato Onu per i rifugiati sparano a zero sulla «miopia» e gli «errori» dell’Esecutivo renziano. Che cade così vittima, oltre che della propria incapacità, del “fuoco amico” di associazioni e amministratori che pure si sono sempre prodigati per spalancare le porte ai clandestini.
Prendete la Caritas: quella che stiamo vivendo, lamenta Oliviero Forti, responsabile immigrazione di Caritas italiana, è «un’emergenza annunciata, frutto di una miopia del governo, o meglio di una mancanza di volontà politica di gestire il problema immigrazione». Per Forti «nessuno del governo ha pensato di chiamare le organizzazioni per fare un piano sulla situazione dell’accoglienza, come invece fu fatto dal governo Berlusconi al tempo del conflitto in Libia. Maroni pensò a un tavolo con i protagonisti dell’accoglienza sui territori. Oggi, invece, che questo tavolo è ancora più necessario, nessuno se ne occupa. Non c’è nessuna pianificazione, è tutto improvvisato».
Forti se la prende anche con il fatto di aver messo in campo l’operazione Mare nostrum senza pianificare al contempo un rafforzamento delle strutture e dei centri di prima accoglienza, e con l’incognita dello Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, «il cui annunciato ampliamento per situazioni di emergenza come quella attuale, rimane ancora bloccato per questioni burocratiche del tutto inspiegabili».
Anche Filippo Miraglia, responsabile immigrazione per l’Arci, lamenta la scarsa attenzione delle istituzioni verso le associazioni che da tempo chiedono di avere voce in capitolo nella gestione degli arrivi dei migranti. «Le prefetture si rivolgono a noi per l’accoglienza - spiega - ma quando si tratta di ragionare sulle soluzioni non veniamo presi in considerazione». Miraglia denuncia come «le persone vengono più volte spostate e accolte in strutture inadeguate come bed & break-fast, alberghi e non vengono seguite da nessuno. La gestione complessiva degli interventi di accoglienza - taglia corto - è cialtrona e approssimativa».
Per dare un’idea della situazion, basti dire che, come rileva l’Anolf, l’Associazione nazionale oltre le frontiere della Cisl, il sistema di accoglienza dei clandestini in Sicilia è al collasso dopo i 20 mila arrivi dei primi mesi di quest’anno, quando per il ministro Alfano ne sono attesi altre centinaia di migliaia entro l’estate. A Pozzallo (Ragusa) gli 800 clandestini giunti il giorno di Pasqua sono assistiti da appena 10 volontari della Croce Rossa Italiana.
Per la portavoce dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) Carlotta Sami, «tutto è lasciato alla buona volontà degli amministratori locali, ma serve una regia centrale, un piano che il governo non è riuscito ancora a fare». A destare preoccupazione sono in particolare i minori non accompagnati: «Ne stanno arrivando tanti e se si allontanano c’è un reale rischio di abusi o di sfruttamento». Per tutti, «la prospettiva molto spesso è finire ai margini della società, mentre chi arriva vuole costruirsi una vita migliore e non finire su una panchina».
Alzano la voce anche gli amministratori locali di sinistra. Stefania Saccardi, vicepresidente della Regione Toscana e renziana doc, accusa il governo di «incapacità organizzativa»: «Mandano gli immigrati nei bed & breakfast - dice - mentre i posti Sprar sono vuoti. È inimmaginabile una procedura come questa in cui i prefetti arruolano le strutture sul territorio mettendoci dentro decine di immigrati senza dire nulla ai sindaci». Mentre l’assessore alle Politiche sociali dell’Emilia-Romagna, Teresa Marzocchi, considera un errore l’accoglienza “lineare” attuata dal governo: «A ogni comune - spiega - vengono assegnati gruppi di 50 profughi senza tener conto né delle caratteristiche dei territori né di quelle delle persone».

 

dalla Padania del 23.4.14

 
 
 

Stop a Mare Nostrum In Parlamento le mozioni della Lega

Post n°1642 pubblicato il 23 Aprile 2014 da accorsiferro
 
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Salvini: «Siamo l’unico Paese al mondo che paga per aiutare gli scafisti a fare il loro sporco lavoro»

di A. A.

Stop alla sciagurata operazione Mare Nostrum. È quello che chiede la Lega in una mozione già depositata alla Camera, cui seguirà oggi una identica proposta di risoluzione al Senato. I soldi per traghettare i clandestini fino alle nostre coste sono agli sgoccioli, come ammette lo stesso Alfano: «Non potremo sostenere a lungo i costi di Mare Nostrum». E il Carroccio si riserva di chiedere le dimissioni del ministro dell’Interno con un’altra mozione, stavolta di sfiducia.
«Non consentiremo che le navi della nostra Marina divengano un traghetto tra la Libia e la Sicilia» ha tuonato ieri Alfano in una intervista. Peccato che sia proprio quello che sta avvenendo da ottobre, quando Mare Nostrum ha avuto inizio. «Questa operazione è un aiuto di Stato agli scafisti - tuona Matteo Salvini -. Penso che l’Italia sia l’unico Paese al mondo che dà dei soldi per aiutare gli scafisti a fare il loro sporco lavoro. Gli immigrati devono essere soccorsi, curati, rifocillati e rimandati là da dove sono partiti: nell’interesse loro, che rischiano la morte attraversando il Mediterraneo, e nell’interesse degli italiani e dei milioni di immigrati che sono giunti qua regolarmente e che pagano le tasse». A chi contesta la politica dei respingimenti, Salvini ribatte: «Sono padre di due bambini, sono una persona a posto e non sono né più buono né più cattivo di Alfano, ma non sono fesso. Prima di ogni altra cosa sono dell’idea di aiutare gli italiani, poi gli stranieri possiamo pure mandarli a casa loro».
E mentre Alfano pensa di risolvere tutti i problemi chiedendo di aprire una sede di Frontex in Italia, la Lega affila le armi in Parlamento. Difficile pensare a una mozione di sfiducia individuale nei confronti del titolare del Viminale: servono 50 firme al Senato e 63 alla Camera. La Lega potrebbe cercare quelle che mancano in altri gruppi, come Fi e M5s. Ma sa anche che i primi «si comportano come Gianni e Pinotto, fingono di litigare ma sono della stessa pasta di Alfano», come rileva Gianluca Pini, vicepresidente dei deputati della Lega. Mentre i grillini, ricorda il capogruppo a Palazzo Madama, Massimo Bitonci, «sono gli stessi che hanno proposto di cancellare il reato di immigrazione clandestina».
Sono invece già nero su bianco i due atti in cui il Carroccio chiede di «sospendere immediatamente» Mare Nostrum, missione militare-umanitaria che, si legge, «non ha svolto alcuna funzione dissuasiva ma ha piuttosto agevolato l’attività degli scafisti, poiché la consapevolezza di giungere più facilmente alle nostre coste, anche grazie alle navi della Marina Militare e delle forze di polizia, sta spingendo un numero sempre maggiore di aspiranti clandestini a pagare ingenti somme per tentare la traversata del Canale di Sicilia». Fra le ragioni addotte, i rischi sanitari «anche alla luce della gravissima epidemia di Ebola che si sta diffondendo in tutta l’Africa» e «i gravissimi disagi, i problemi di ordine pubblico e i danni anche economici, in particolare per gli abitanti delle zone in prossimità degli sbarchi».

dalla "Padania" del 23.4.14

 
 
 

SBARCATI altri 1.200 con mezzi della Marina In 300 sono già fuggiti

Post n°1641 pubblicato il 22 Aprile 2014 da accorsiferro
 
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Il bel tempo favorisce le traversate delle “carrette del mare”, controlli difficili per l’afflusso massiccio

di Andrea Accorsi

Prepariamoci ad accogliere altri 1.200 clandestini. Con relativi parenti, che presto si uniranno a loro tramite i cosiddetti ricongiungimenti familiari. E quanto questi “migranti” siano disposti a rispettare le nostre regole, lo dimostra l’ennesima fuga di massa dai centri di accoglienza.
Grazie al “servizio taxi” della Marina militare, a Pasqua sono stati caricati e fatti sbarcare comodamente in Sicilia altri 1.219 immigrati. Oltre agli 828 sbarcati domenica a Pozzallo, nel Ragusano, nella notte altre 321 persone sono state portate a bordo nel Canale di Sicilia dalla nave “San Giorgio” nell’ambito dell’operazione “Mare Nostrum” e trasferite sulla fregata “Espero”. Ma mettetevi il cuore in pace: molti altri arriveranno nelle prossime ore, considerato il bel tempo che favorisce le traversate delle “carrette del mare”.
Oltre a quella degli sbarchi, è piena emergenza nelle strutture attrezzate per ricevere i clandestini. «Le strutture sono ormai al collasso - è l’sos lanciato dal sindaco di Pozzallo, Luigi Ammatuna -. Il nostro centro può ospitare 180 immigrati e ne abbiamo stipati 284. La situazione è davvero molto difficile, solo nelle ultime 48 ore ci sono stati tre sbarchi rispettivamente di 434, 176 e 218 migranti che per fortuna sono stato smistati in altri centri quali Messina e Trapani».
Per Ammatuna «è stata ed è una Pasqua difficile. In paese, cittadini, negozianti e albergatori si lamentano non tanto per la presenza dei migranti, che si comportano benissimo, quanto per il timore che il turismo sta calando e sarà destinato a scendere ulteriormente se questa emergenza continuerà».
Ma non tutti i clandestini sbarcati «si comportano benissimo»: oltre duecento di loro sono fuggiti proprio dalle strutture di accoglienza di Pozzallo. Un centinaio si sono allontanati anche da alcuni dei centri allestiti tra Ragusa e Comiso. Molti di loro si sono dispersi per le campagne circostanti.
Lo stato di continua emergenza rende più difficili i controlli e la gestione delle presenze. E quest’anno più che mai è l’intera Sicilia ad essere investita dall’emergenza. Chiuso per lavori di ristrutturazione il centro di Lampedusa, dove al momento c’è solo un presidio per le emergenze, tocca alle città di mare siciliane occuparsi della prima accoglienza di centinaia di clandestini che vengono sbarcati dai mezzi navali sulle banchine dei porti.
Pozzallo, Augusta, Catania, Porto Empedocle sono le aree più interessate, ma gli sbarchi non mancano neanche sulla costa occidentale. Trapani si affida ai Cas, Centri di accoglienza straordinaria. La prefettura ha messo in atto un sistema di accoglienza diffuso su tutto il territorio della provincia: in pratica, alberghi e strutture dell’ex Ipab sparsi nella provincia si occupano di ospitare i clandestini in convenzione con la Prefettura, e quindi dietro pagamento di un corrispettivo. «Fino adesso - dice il sindaco di Trapani, Vito Damiano - tutto ha funzionato abbastanza bene e la cittadinanza non ha risentito in alcun modo dell’arrivo di queste persone». Fino adesso.
Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, aveva lanciato l’allarme all’inizio del mese: dalle coste della Libia sono pronti a partire tra 300 e 600 mila immigrati, che potranno contare sull’operazione militare e umanitaria nel Mar Mediterraneo meridionale iniziata lo scorso 18 ottobre.
Ad oggi la task force di “Mare Nostrum” ha soccorso oltre 20 mila migranti. Nell’operazione, che ha un costo compreso tra 6 e 9 milioni di euro al mese, sono impiegati personale, mezzi navali e aerei della Marina Militare, dell’Aeronautica Militare, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Guardia Costiera, del personale del ministero dell’Interno-Polizia imbarcato sulle Unità della Marina Militare e di tutti i Corpi dello Stato che, a vario titolo, concorrono al controllo dei flussi migratori via mare. Uno spiegamento massiccio che, di fatto, agevola a caro prezzo gli ingressi irregolari nella Penisola. Contenti noi...

dalla Padania del 22.4.14

 
 
 

RENZI, BASTA SPOT E fai qualcosa di concreto per l’emergenza-lavoro

Post n°1640 pubblicato il 21 Aprile 2014 da accorsiferro
 
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Governo nel mirino per le promesse mancate e la vaghezza della sua politica economica. Fugatti (Lega): «Finora solo manovre da campagna elettorale»

di Andrea Accorsi

Renzi scambia la politica economica per uno spot pubblicitario. «Manovre da campagna elettorale» le liquida Maurizio Fugatti, responsabile Economia e Sviluppo della Lega Nord. «Allo stato attuale, il governo è da zero in pagella perché non fa nulla per la prima emergenza: il lavoro» gli fa eco Massimiliano Fedriga, capogruppo del Carroccio in commissione Lavoro alla Camera.
Il primo rilievo mosso dalla Lega, talmente evidente da risultare imbarazzante per l’Esecutivo, è la completa assenza nei suoi provvedimenti delle categorie sociali più a rischio, ovvero pensionati, esodati e disoccupati. «Dopodiché - incalza Fugatti -, e lo dice il Sole 24 Ore, quindi non è una visione di parte, l’ultimo decreto sui famosi 80 euro in più in busta paga non è una riforma strutturale, cioè non garantisce questi 80 euro anche per il 2015. È una “riforma spot” per quest’anno, mentre Renzi ha sempre detto che era a regime, cioè per sempre. È un’altra grave carenza che va ad alimentare il dubbio che sia uno spot pubblicitario per le elezione europee. Certo, meglio 80 euro che niente e meglio una volta che mai; ma non è quello che aveva promesso. E poi bisognerà cercare di capire dove troveranno le risorse per questo taglio dell’Irpef».
Già, perché su questo il governo non ha ancora chiarito nulla, rimandando la questione a dopo le festività pasquali. Per il momento, girano solo bozze con diverse ipotesi. «Pare che ci sia un rimando alla legge di stabilità - riepiloga Fugatti -. Parte dei 6,5 miliardi che servono per coprire il taglio dell’Irpef potrebbe provenire dalle banche con la rivalutazione delle quote detenute in Bankitalia (e relativa tassazione aumentata dal 12 al 26%, nda). Chiaro che è meglio prendere quei soldi dalle banche che altrove, ma anche il pozzo senza fondo delle banche sta arrivando al fondo. E non c’è dubbio che le banche si rifaranno sui costi dei servizi per gli utenti e sull’erogazione del credito, già basso, diventando ancora meno sensibili alle richieste. Quindi una scelta simile avrà conseguenze negative».
Ma restano tanti altri dubbi sulle fonti di finanziamento per il taglio tanto sbandierato dal premier. «Potrebbero esserci tagli a beni e servizi delle Regioni e degli altri Enti locali - avverte ancora Fugatti -. Dicono che non ne faranno sulla sanità? Saranno sotto altra forma... Insomma, già oggi il giudizio è negativo, ma ci attendiamo altre brutte sorprese. Ad esempio, si vocifera di tagli all’agricoltura, con una revisione del sistema fiscale agricolo che ridimensionerebbe i finanziamenti al gasolio agricolo. Insomma, c’è molta vaghezza, e sarà così ancora per quattro-cinque giorni».
Ma di una cosa il responsabile Economia della Lega è sicuro: «Se ti presenti in conferenza stampa e dici che i sottosegretari andranno a piedi o in autobus perché gli togli l’auto blu va bene, può essere populistico e demagogico, ma non è che lì trovi i miliardi che servono. Come non li trovi in tante altre misure spot lanciate dal governo. Il Def e il decreto sull’Irpef - tira le somme Fugatti - magari potranno ingannare qualcuno nel breve periodo, ma passate le settimane si capirà che sono promesse al vento. Come quelle di arrivare al pareggio di bilancio già quest’anno e di fare riforme strutturali».
L’accusa che muove Massimiliano Fedriga è invece un’altra. «Come al solito Matteo Renzi ha reperito le risorse per finanziare la sua campagna elettorale colpendo gli Enti locali, compresi quelli virtuosi, invece di andare a tagliare gli sprechi attuando i costi standard, o magari tagliando i 1.300 euro che ci costa al mese ogni immigrato clandestino. E purtroppo questa elemosina di 80 euro al mese si trasformerà in minori servizi per i cittadini». Più in generale, «nella politica economica del governo non c’è nulla che incentiva la creazione di lavoro. Renzi aveva detto che era la sua priorità - ricorda Fedriga -. Abbiamo visto misure propagandistiche ma nulla di concreto, ha totalmente abbandonato questo fronte. Il governo è assolutamente latitante sul principale problema che sta vivendo il nostro Paese in questo momento».

 

dalla "Padania" del 20.4.14

 
 
 

PADOVA SICURA la scommessa di Massimo Bitonci

Post n°1639 pubblicato il 19 Aprile 2014 da accorsiferro
 
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Il candidato sindaco della Lega: «Telecamere e vigili di quartiere per ripulire la città. E poi turismo, giù l’Irpef e nessun nuovo ospedale»

di Andrea Accorsi

Senatore Bitonci, qual è l’eredità che lascia a Padova la Giunta Zanonato?

«Un’eredità pesantissima dal punto di vista della sicurezza - risponde Massimo Bitonci, “anima” del Carroccio padovano e candidato sindaco del capoluogo sostenuto anche da Fi, Fratelli d’Italia-An e liste civiche di centrodestra -. Il degrado nei quartieri, ma anche nel centro storico, è evidente. Al punto che il tema principale della campagna elettorale non è la crisi economica o la disoccupazione, ma è diventato proprio la sicurezza. Spaccio, prostituzione, furti, scippi sono all’ordine del giorno. Una città di poco più di 200 mila abitanti si ritrova alla stregua di grandi agglomerati urbani, dove questi problemi sono estremamente pesanti».

Che cosa prevede di fare in materia di sicurezza?

«Abbiamo preparato un programma molto dettagliato, con una serie di ordinanze e di modifiche al regolamento di Polizia municipale: stop all’accattonaggio; divieto di campeggio, per evitare i campi nomadi, oggi presenti in più punti della città; un piano articolato di illuminazione e di telecamere collegate con la centrale operativa della Polizia municipale, in collaborazione con carabinieri e polizia; armare la Polizia municipale; il vigile di quartiere, per riportare la Polizia municipale a camminare per i quartieri compiendo servizi specifici, anche con l’utilizzo di biciclette e di cani».

Quali sono gli altri punti qualificanti del suo programma?

«Un recente studio del Sole 24 Ore colloca Padova fra le città più tartassate d’Italia. L’addizionale comunale sull’Irpef allo 0,8 per mille pesa per ben 280 euro a testa. Una delle nostre proposte è diminuire subito l’aliquota. Poi c’è il turismo, da rilanciare. Sulle opere pubbliche abbiamo elaborato negli anni un programma di venti pagine molto dettagliato per i vari settori. A cominciare dalla ristrutturazione e l’ampliamento dell’attuale ospedale, utilizzando risorse già messe a disposizione dalla Regione, anziché costruirne uno nuovo. Penso che il project financig che stava portando avanti l’attuale Amministrazione, con l’indebitamento che comporta, sia un grave errore. L’attuale sede può essere recuperata e ampliata: una proposta che, se all’inizio ha fatto storcere il naso a qualcuno, sta prendendo piede, tanto che i padovani dicono che è la migliore».

Il centrodestra si presenta al voto diviso, dal momento che l’Ncd candida Maurizio Saia. Che cosa comporterà questo sul piano politico?

«È chiaro che i padovani devono individuare nel sottoscritto il vero candidato del centrodestra. Quello al candidato sostenuto da Ncd, Udc e altre liste minori è un voto non utile al cambiamento della città, anche se nei programmi ci sono punti simili. L’atteggiamento dell’Ncd padovano, in particolare, è volto più a creare problemi a Forza Italia che a essere propositivo: la sua sa di una candidatura per rompere, non per aiutare. Tanto che, secondo voci di corridoio, qualcuno di loro avrebbe dichiarato che al secondo turno appoggerebbe il centrosinistra: secondo me è una pazzia».

Quale consenso ritiene possa ricavare la Lega oggi a Padova?

«La Lega non è mai stata molto forte nei centri urbani, mentre lo è molto di più nei comuni più piccoli. Anche a Padova partiamo da un dato non eccezionale, ma i sondaggi ci danno in forte crescita. Anche il fatto che il candidato sindaco del centrodestra è della Lega darà una mano alla lista del Carroccio, come a quella di appoggio per Bitonci sindaco».

Come sta andando la campagna elettorale?

«Molto bene. Abbiamo scelto una formula diversa dal solito, con meno sale pubbliche e più serate nei bar, molto partecipate, e mattine nei mercati, dove si avvicina moltissima gente. Il riscontro c’è stato e le percezioni sono buone».

Quale ritiene sia l’avversario più temibile nella corsa a Palazzo Moroni?

«Il prosindaco uscente (Ivo Rossi, che ha sostituito Zanonato quando questi è diventato ministro del governo Letta, nda), che non è stato eletto, ma è da aspettarsi sia l’avversario da battere. Noi puntiamo alla vittoria al primo turno, ma ritengo probabile un ballottaggio tra noi e il centrosinistra, che è comunque spaccato in più tronconi».

Salvini ha detto che fare il sindaco della propria città è la cosa più bella cui un politico possa ambire. Condivide?

«È sicuramente la più importante. Quello del sindaco, insieme con gli assessori e i consiglieri comunali, è rimasto l’unico ruolo politico che mantiene un rapporto diretto con i cittadini. Sono dell’idea che il nostro Movimento deve puntare molto sugli amministratori locali: per noi è un grande valore aggiunto averne tanti, e ci ha fatto tenere duro anche in momenti di grande difficoltà politica. Io stesso ho fatto il sindaco per tanti anni (a Cittadella, nda), molti altri tengono su il nome della Lega nel territorio. Auguro a me e anche a Matteo Salvini di diventare sindaci delle nostre città».

dalla Padania del 19.4.14

 
 
 

Fazio sale al Colle per sproloquiare su euro ed Europa

Post n°1638 pubblicato il 16 Aprile 2014 da accorsiferro
 
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Il giornalista tv serve l’assist a Napolitano per dare contro gli eurocritici: «Irrinunciabile il processo verso l’economia sociale di mercato»

di Andrea Accorsi

Contro la Lega si muove nientemeno che il Colle. La campagna del Carroccio anti-euro e anti-Bruxelles continua a fare proseliti. E a rompere le uova nel paniere di chi ha sempre benedetto questa Europa e la sua moneta unica. Per questo scendono in campo i grossi calibri, con tanto di lacchè mediatici al seguito. Obbiettivo: tentare di contrastare l’ascesa della Lega nei sondaggi come nelle simpatie popolari.
Prendete la puntata di domenica scorsa di Che tempo che fa, su Rai3. Per la prima volta, il presidente della Repubblica ha rilasciato una intervista all’interno di una trasmissione tv in prime-time. L’intervista è stata registrata nello Studio alla Vetrata del Quirinale da un più che mai ossequioso Fabio Fazio. Il tutto per dire cosa? Che l’Europa unita è una benedizione, che non si può tornare indietro e che una vittoria degli euroscettici alle prossime elezioni sarebbe una iattura per il compimento del sogno europeo, che Napolitano riassume in «una economia sociale di mercato». Un autentico ossimoro, dal suono vagamente sinistro.
Il Capo dello Stato parte da lontano, e per prima cosa puntualizza il motivo per cui è nata la Ue. «A cosa serve l’Europa? È importante dire innanzitutto -spiega - a che cosa è servita perché talvolta si ha l’impressione che l’Europa per molti rappresenti soltanto la politica di austerità degli ultimi cinque anni. Ma l’Europa è nata sessant’anni fa ed è servita in primo luogo a garantire la pace nel cuore dell’Europa, una pace che era stata brutalmente strappata due volte nel corso del Novecento».
Dopo questa precisazione, Napolitano affronta la questione più spinosa: la crescente disaffezione verso Bruxelles. «Le istituzioni dell’Unione europea - ammette - non sono riuscite a stabilire un rapporto più diretto con i cittadini innanzitutto in termini di informazione, di comunicazione come base di un coinvolgimento, del sentirsi in qualche modo partecipi delle decisioni e delle scelte che venivano fatte».
Il presidente italiano specifica poi che la frase “ce lo chiede l’Europa” non è «una cattiva parola però suscita molti equivoci. Fu adoperata anche - aggiunge - da uomini di governo italiani europeisti i quali ritenevano che per sbloccare certe situazioni in Italia, per determinare cambiamenti che erano necessari ma che tardavano a venire, occorresse una sollecitazione, una richiesta, una frusta dell’Europa».
Nel corso dell’intervista, Napolitano torna più volte sull’influenza che potranno avere gli euroscettici nel caso di una loro vittoria alle elezioni di maggio. E deve riconoscere: «Il timore è che se si avessero forti rappresentanze euroscettiche nel Parlamento, diventerebbe più faticoso il cammino». Ma il Capo dello Stato non crede «ad un’Europa che torni indietro, anche con tutti coloro che arrivassero da euroscettici al Parlamento europeo. Ormai quello che si è costruito nei rapporti tra le società, tra le economie, tra le culture e anche tra i sistemi giuridici non può essere distrutto nemmeno da parte di chi lo voglia accanitamente».
Insomma, quel che è fatto è fatto. ««Quello che è stato scritto nei nostri trattati - ribadisce -, il modello vero e proprio che è stato siglato, quello di una economia sociale di mercato, che significa precisamente combinare dinamismo economico, produttività, competitività dell’economia con diritti sociali, è qualcosa di irrinunciabile per l’Europa». Una difesa a spada tratta dello status quo che non è affatto piaciuta a Matteo Salvini.
«Napolitano - riassume il Segretario federale - ammonisce che sull’Europa (e quindi anche sull’euro) non si può tornare indietro. Un presidente “super partes”...» ironizza Salvini, che richiama quindi il suo hashtag sul web: «Giorgiostaisereno, la gente non è scema e ha già scelto. Liberiamoci dalla gabbia dell’euro, e si torna a volare!».

dalla Padania del 15.4.14

 
 
 

Salvini e Le Pen disegnano la nuova Europa dei popoli

Post n°1637 pubblicato il 16 Aprile 2014 da accorsiferro
 
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Oggi a Strasburgo l’incontro tra i due leader per concordare un programma comune. Il Segretario della Lega: «Pd e Fi nel partito unico dell’euro»

di A. A.

Sovranità monetaria, tutela delle nostre economie anche attraverso il ricorso a dazi nei confronti dei concorrenti sleali sulla scena internazionale, trasformazione della Ue in una confederazione di Stati sovrani. Con un freno deciso all’immigrazione incontrollata dal resto del mondo.
Dovrebbero essere questi i punti che Matteo Salvini discuterà oggi a Strasburgo con la leader del Front National, Marine Le Pen, per sviluppare un programma politico comune da portare in Europa. Una piattaforma di proposte che, come si vede, parte dalla comune battaglia contro la moneta unica ma va ben al di là di essa, fino a riscrivere le stesse regole fondanti della Ue. Obiettivo: far decidere i popoli e non subire più i diktat di Bruxelles.
Così com’è oggi, «l’Europa per noi è un costo di 6 miliardi all’anno ma quando c’è un problema se ne frega, compresi terremoti e alluvioni». Il Segretario federale lo ha ribadito intervenendo su Rai1 all’Arena di Massimo Giletti. Quanto all’euro, «è una moneta sbagliata - ha proseguito Salvini -, fatta su misura dei tedeschi. Con una moneta più giusta lavorerebbero più gli italiani. Chi difende l’euro, o non l’ha capito o è in malafede». E di chi si tratti, Salvini lo precisa sul suo profilo Facebook, annotando: «Il partito (beh, partito...) di Monti e Tabacci dice che “uscire dall’euro non serve”. Se qualcuno aveva ancora dei dubbi, adesso ha capito! Liberiamoci dall’Euro-gabbia, e torniamo a correre».
Ma il “partito” dell’euro è molto più ampio. «Su lavoro ed Europa, Forza Italia e Pd sono nel partito unico dell’euro - ha poi detto Salvini ad Agorà su Rai3 -. E purtroppo neanche il Movimento Cinque Stelle ha il coraggio di dire no all’euro e ha votato a favore dell’abolizione del reato di immigrazione clandestina. Gli unici a difendere certi confini, quindi, siamo noi della Lega. Siamo ad oltre 200 mila firme dei cittadini per cancellare la legge Fornero», ha aggiunto facendo il punto sulla raccolta di firme per i referendum promossi dal Carroccio.
Tornando allo scenario politico nazionale e a quello europeo, anche a Bergamo, sesta tappa del suo “Basta euro tour”, Salvini ha criticato le politiche di Bruxelles e gli ultimi presidenti del Consiglio italiani che le hanno applicate supinamente, andando contro gli interessi nazionali. E ha ribadito di condividere le tesi antieuropeiste del Front National della Le Pen.
L’incontro di oggi, annunciato da tempo, servirà per affinare contenuti, obbiettivi e strategie. Salvini sarà il primo interlocutore europeo della Le Pen, che nei prossimi giorni incontrerà anche le delegazioni del Partij Voor de Vrijheid (Partito della libertà) olandese di Geert Wilders, del Vlaams Belang (Interesse fiammingo) belga, dello Slovenská Národná Strana (Partito nazionale slovacco) e del Freiheitliche Partei Österreichs (Partito della libertà austriaco) di Heinz-Christian Strache. Dopo il passo indietro degli inglesi dell’United Kingdom Indipendence Party di Nigel Farage, sono ancora in corso trattative con i nazionalisti bulgari e gli Sverigedemokratisk Ungdom (Democratici svedesi).
Il primo obiettivo è far eleggere al Parlamento europeo 26 deputati di almeno sette nazioni diverse, per poter costituire a Strasburgo un nuovo gruppo.

dalla "Padania" del 15.4.14

 
 
 

Liguria e Veneto contro l’arrivo di altri “profughi”

Post n°1636 pubblicato il 14 Aprile 2014 da accorsiferro
 
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Viale: le istituzioni locali boicottino i tavoli dei prefetti come in Lombardia

di Andrea Accorsi

Si allarga la protesta del Nord contro l’arrivo di altri immigrati irregolari sul territorio. Dopo l’annuncio dell’assessore alla Sicurezza e all’Immigrazione della Regione Lombardia, Simona Bordonali, in base al quale l’Ente non parteciperà ai tavoli delle Prefetture per sistemare 500 stranieri nella regione, il Segretario nazionale della Lega Nord Liguria, Sonia Viale, lancia un appello alle istituzioni liguri, affinché disertino, quando saranno convocati, i tavoli delle prefetture sull’ospitalità e le modalità di accoglienza delle migliaia di clandestini. Solo una minima parte di essi saranno riconosciuti profughi effettivi, dopo una lunga procedura.
«La Liguria segua l’esempio della Lombardia e si disertino i tavoli delle prefetture - è l’invito di Sonia Viale -. La netta presa di posizione dell’assessore lombardo è assolutamente condivisibile, e deve fungere da esempio. Non sappiamo se le Amministrazioni di sinistra, che predicano il buonismo e nulla fanno per fermare questa invasione incontrollata, saranno capaci di fare come la Lombardia e di pensare ai propri cittadini prima di ogni altra cosa. Ma di sicuro lo faranno i rappresentanti della Lega nelle istituzioni liguri».
Dal Veneto si leva la voce dell’europarlamentare Mara Bizzotto, vice Segretaria veneta della Lega Nord, in merito all’arrivo di altre centinaia di profughi in varie località del Nordest dopo i massicci sbarchi degli ultimi giorni. «Non possiamo e non vogliamo più ospitare altri presunti profughi nel nostro territorio: il Veneto e il Vicentino hanno già dato, accogliendo fin troppi clandestini dall’identità sconosciuta e che il più delle volte hanno fatto perdere le loro tracce - lamenta l’on. Bizzotto -. È giunto il momento di dire basta alla fallimentare gestione dell’emergenza profughi messa in atto dal governo Renzi-Alfano: nei nostri paesi non c’è più posto per accogliere altri immigrati».
Quanto all’Italia, spiega l’eurodeputata, «il nostro Paese, lasciato scandalosamente solo dall’Europa e con un sistema di accoglienza assolutamente folle, sta subendo una vera e propria invasione di immigrati. E mentre l’Italia sta collassando per questi continui sbarchi, gli altri Paesi europei vanno invece nella direzione opposta, chiudendo le frontiere o rispedendo a casa i clandestini».
Nella Penisola, ricorda ancora Mara Bizzotto, ogni presunto profugo, oltre a ricevere vitto e alloggio gratuiti, costa oltre 30 euro al giorno a carico delle casse pubbliche: «Una situazione francamente intollerabile e insostenibile -lamenta -, soprattutto se paragonata al nulla che viene dato ai nostri cittadini in difficoltà. In questo grave momento di crisi economica è nostro dovere pensare prima alla nostra gente e non agli immigrati».

dalla Padania del 13.4.14

 
 
 

Ci tengono d’occhio pronti a CENSURARCI Ma non ci fermeranno

Post n°1635 pubblicato il 11 Aprile 2014 da accorsiferro
 
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Sconcertante monitoraggio dell’“Osservatorio sulle discriminazioni” che attacca il nostro giornale perché scriviamo «clandestini»

di Andrea Accorsi

Attacco alla Padania per i suoi articoli sugli immigrati. I contenuti del nostro giornale sono stati monitorati per alcune settimane, alla ricerca di «discriminazioni e fattori di rischio delle stesse di tipo etnico-razziale o religioso». Risultato: un elenco di articoli nei quali «si ravvisano rilievi di tipo discriminatorio o comunque non corretti in base alla normativa comunitaria ed italiana».
Ohibò, che cosa avremo mai scritto di così grave? Poco o nulla. Ad esempio, ci viene contestato di usare la parola “clandestino” per indicare gli immigrati irregolari. Oppure di «creare allarmi ingiustificati» circa la loro presenza sul territorio nazionale. E ancora, di usare «immagini stereotipate», di «falsare i fatti di cronaca», di ricorrere a titoli «pretestuosi ed enfatizzanti».
Ma chi sono i maestrini della comunicazione politically correct, che ci accusano di lesa deontologia professionale? Tanto per cominciare, non hanno nulla a che vedere con il giornalismo e l’informazione. Si tratta di tale associazione “Articolo 3-Osservatorio sulle discriminazioni”, con sede a Mantova. Peccato che al numero di telefono dell’associazione non risponda mai nessuno. Perché ne avremmo avute, di cose da chiedere.
L’associazione mantovana lavora per conto dell’“Antenna territoriale Unar”. No, non pensate a radio o televisioni: Unar sta per Ufficio nazionale antidiscriminazioni, che rientra fra gli organi della presidenza del Consiglio dei ministri. Ecco un buon suggerimento da dare a Renzi per la sua politica di tagli sulla pubblica amministrazione. Perché l’Ufficio, l’Antenna, l’Osservatorio e chissà cos’altro utilizzano soldi pubblici. E per fare cosa? Per perdere tempo a leggere i giornali - quelli “scomodi”, va da sé - e muovere gravi accuse sulla base di argomentazioni inesistenti, quando non addirittura risibili.
Per rendersene conto, basta sfogliare il rapporto del monitoraggio, pardon, dello «screening effettuato attraverso software dedicati», come si premurano di precisare gli autori nella e-mail recapitata al nostro direttore. Autori che non hanno avuto neppure il coraggio di firmare la loro opera, preferendo celarsi dietro un insondabile “staff monitoraggio stampa”.
La critica mossa più di frequente nei confronti dei quindici articoli finiti nella “lista nera” dell’Osservatorio è quella di usare il termine “clandestini” per gli immigrati irregolari. Ma rimuovere la parola non cambia la realtà. Certo, il governo ha cancellato il reato di clandestinità: ma questo non ci pare abbia trasformato di colpo le migliaia di clandestini che ogni giorno sbarcano nella Penisola in cittadini onesti e integrati, che rispettano la legge, lavorano e pagano le tasse. Anche il sindaco di Roma non vuole che si parli di nomadi, ma di “caminanti”. Senza accorgersi di cadere nel ridicolo.
Altra accusa: quando parla di immigrati, clandestini o no che siano, la Padania userebbe titoli «enfatizzanti e fuorvianti». Cari signori, il titolo è per definizione una forzatura, dovendo concentrare in poche parole il contenuto di un intero articolo. Ed è ovvio che, per non risultare noioso o banale, il titolo sottolinei ciò che fa più notizia, «enfatizzandolo».
Già da questi rilievi si può dedurre come il monitoraggio in questione sia una solenne boiata. Ma c’è dell’altro. A proposito di un altro nostro testo “bacchettato”, il fantomatico Osservatorio rileva come «l’articolo da conto (proprio così: da, senza l’accento) di un solo punto di vista e non viene offerta parola alla minoranza o a rappresentanti di essa». Cari signori: ma vi siete accorti che la Padania è per sua stessa natura un giornale di parte, meglio di partito, e quindi offrire «un solo punto di vista», ovvero quello del Movimento del quale è organo ufficiale, è proprio la sua mission, come direbbero gli strateghi del marketing?
In definitiva, da questa attività di dossieraggio un po’ grottesca emerge che quello che scriviamo va benissimo, come il modo in cui lo titoliamo. Perché è vero, drammaticamente vero, ed è presentato non in modo soft ma sanguigno, polemico, da stecca nel coro, com’è nel Dna della Lega. Certo, tutto questo non piace a qualcuno. Che, non potendo farci chiudere tout court, cerca di metterci il bastone tra le ruote con iniziative come il monitoraggio che ci ha preso di mira. Senza trovare nulla, ma proprio nulla, di rilevante sotto il profilo deontologico, figuriamoci sotto quello penale. Ma non finisce qui.
Già, perché il monitoraggio in questione è oggetto di una interrogazione del deputato Davide Caparini alla presidenza del Consiglio. «È evidente - si legge nell’interrogazione - il carattere intimidatorio dell’azione di un ente di emanazione governativa tipico dei regimi autoritari e con contorni da censura politica con l’intento di impedire a individui, associazioni, partiti e mezzi di informazione di divulgare informazioni ed esprimere opinioni contrarie a quelle del potere esecutivo. Tale censura si realizza attraverso il divieto di trattare taluni argomenti o attraverso il controllo preventivo dei contenuti divulgati dai mezzi di informazione. La censura fascista in Italia - ricorda ancora Caparini - consisté nel controllo della comunicazione e, in particolare, della libertà di espressione, di pensiero, di parola, di stampa e nella repressione della libertà di associazione, di assemblea, di religione avutasi soprattutto durante il Ventennio».
A Renzi viene chiesto di far gentilmente sapere quanto costa questo servizio di monitoraggio, quante sono le persone che vi vengono impiegate, quanti sono i dipendenti dell’Unar e a quanto ammontano i relativi costi. E ancora, se non ritiene simili pratiche «lesive dei diritti di libertà di espressione e di stampa garantiti costituzionalmente» e infine «se non valuti che il comportamento dell’Unar sia andato ben oltre le funzioni ad esso assegnate dalla norma istitutiva».

dalla Padania dell'11.4.14

 
 
 
 
 

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